
domenica 22 marzo 2009
Il direttore della Sala stampa vaticana: il Papa ha parlato delle oscurità, dei problemi, della guerra, ma ha aperto molto alla speranza per l'Africa

L'incontro con i movimenti per la donna. Il Papa: riconoscere e difendere la loro dignità. Pieno diritto di inserirsi nella vita pubblica

"La donna è un altro 'io' nella comune umanità. Bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, differentemente da ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro". Il Papa ha chiesto a gran voce che la donna in Africa sia considerata al pari dell'uomo, e di porre fine allo sfruttamento delle donne. Il Papa ha esortato a "un'effettiva consapevolezza delle condizioni sfavorevoli a cui sono state, e continuano a essere, sottoposte tante donne, esaminando in quale misura la condotta e gli atteggiamenti degli uomini, a volta la loro mancanza di sensibilità o di responsabilità, possano esserne la causa". "Carissimi angolani - ha detto il Papa - oggi nessuno dovrebbe più dubitare del fatto che le donne, sulla base della loro dignità pari a quella degli uomini, hanno pieno diritto di inserirsi attivamente in ogni ambito della vita pubblica, e il loro diritto deve essere affermato e protetto anche mediante strumenti legali, là dove questi appaiano necessari. Tuttavia il riconoscimento del ruolo pubblico delle donne - ha proseguito Papa Ratzinger - non deve sminuire l'insostituibile funzione che esse hanno all'interno della famiglia: qui, infatti, il loro contributo per il bene e lo sviluppo sociale, anche se poco considerato, è di un valore realmente inestimabile". Uomo e donna, dunque, "sono chiamati a vivere in profonda comunione, in un vicendevole riconoscimento e dono di se stessi, lavorando insieme per il bene comune con le caratteristiche complementari di ciò che è maschile e di ciò che è femminile". Il Papa ha messo in guardia dal mondo attuale "dominato dalla tecnica" in cui "si sente bisogno di questa complementarietà della donna, affinché l'essere umano vi possa vivere senza disumanizzarsi del tutto". "Si pensi alle terre dove abbonda la povertà - ha proseguito il Pontefice - alle regioni devastate dalla guerra, a tante situazioni tragiche risultanti da migrazioni forzate e non. Sono quasi sempre le donne - ha affermato il Papa - che vi mantengono intatta la dignità umana, difendono la famiglia e tutelano i valori culturali e religiosi".
"La storia - ha aggiunto Benedetto XVI - registra quasi esclusivamente le conquiste dei maschi, quando in realtà una parte importantissima si deve ad azioni determinanti, perseveranti e benefiche poste da donne". E ha ricordato l'esempio di due donne: Teresa Gomes, grande evangelizzatrice, morta in Angola nel 2004, e Maria Bonino, pediatra italiana morta a causa del virus Ebola. "La Chiesa e la società umana - ha continuato - sono state e continuano ad essere enormemente arricchite dalla presenza e dalle virtù delle donne, in particolare di quelle che si sono consacrate al Signore e, poggiando su di Lui, si sono messe al servizio degli altri".
La donna è soggetto primario nel riconoscere il ruolo fondamentale della famiglia nella società. "La presenza materna all'interno della famiglia - ha affermato Benedetto XVI - è così importante per la stabilità e la crescita di questa cellula fondamentale della società, che dovrebbe essere riconosciuta, lodata e sostenuta in ogni modo possibile. E per lo stesso motivo - ha ribadito Papa Ratzinger - la società deve richiamare i mariti e i padri alle loro responsabilità riguardo alla propria famiglia". "A livello personale - ha concluso il Papa - la donna sente la propria dignità non tanto quale risultato dell'affermazione di diritti sul piano giuridico, quanto piuttosto come diretta conseguenza delle attenzioni materiali e spirituali ricevute nel cuore della famiglia".
Incontro con i Movimenti Cattolici per la Promozione della Donna nella Parrocchia di Santo António di Luanda (22 marzo 2009) - il testo integrale del discorso del Papa
Padre Lombardi: Benedetto XVI molto addolorato per la morte delle due giovani che attendevano di incontrarlo

L'Angelus a Luanda. Il Papa: il mondo volga gli occhi all'Africa colma di speranza ma assettata di giustizia e sviluppo. Pace nei Grandi Laghi

Recita dell'Angelus Domini nella Spianata di Cimangola a Luanda (22 marzo 2009) - il testo integrale delle parole del Papa
La Messa a Luanda. Il Papa: ogni cristiano in questo Continente sperimenti l'amore misericordioso di Dio. Diventate costruttori di un domani migliore

Dopo tanti anni di "tribolazione" e di guerra, l'Angola deve ora rialzarsi. Il Papa ha ricordato "le terribili devastazioni della guerra civile" del Paese africano. Nell'omelia, Benedetto XVI ha ricordato come l'esperienza della guerra è "fin troppo familiare all'Africa nel suo insieme: il potere distruttivo della guerra civili, il precipitare nel vortice dell'odio e della vendetta, lo sperpero degli sforzi di generazioni di gente perbene". "Sono venuto in Africa proprio per predicare questo messaggio di perdono, di speranza e di una nuova vita in Cristo. Vi chiedo oggi di pregare, in unione con tutti i nostri fratelli e sorelle in tutta l'Africa - ha detto il Pontefice - per questa intenzione: che ogni cristiano in questo grande Continente sperimenti il tocco risanante dell'amore misericordioso di Dio e che la Chiesa in Africa diventi per tutti" luogo "di autentica riconciliazione". "Cari amici, questo è il messaggio che il Papa porta a voi e ai vostri figli". Diventate "costruttori di un domani migliore per il vostro amato Paese".


La guerra, dunque, "distrugge tutto ciò che ha valore: famiglie, intere comunità, il frutto della fatica degli uomini, le speranze che guidano e sostengono le loro vite e il loro lavoro". E "quando la Parola del Signore è trascurata e la Legge di Dio è ridicolizzata, disprezzata e schernita - ha concluso il Papa - il risultato può essere solo distruzione". Benedetto XVI ha esortato dunque i cittadini dell'Angola a "diventare messaggeri di questo amore misericordioso entro le nostre famiglie e comunità, a scuola e al posto di lavoro, in ogni settore della vita sociale e politica". Ai presuli delle Conferenze episcopali di Angola e Sao Tomé, Botswana, Sudafrica e Swaziland, Lesotho, Mozambico, Namibia e Zimbabwe, così come ai fedeli delle varie diocesi angolane il Papa, ha detto: "Voi sapete in base ad un’amara esperienza che, rispetto alla repentina furia distruttrice del male, il lavoro di ricostruzione è penosamente lento e duro. Richiede tempo, fatica e perseveranza (…) Fate sì che le vostre parrocchie diventino comunità dove la luce della verità di Dio e il potere dell’amore riconciliante di Cristo non siano soltanto celebrati, ma espressi in opere concrete di carità. E non abbiate paura! Anche se questo significa essere un 'segno di contraddizione' (Lc 2, 34) di fronte ad atteggiamenti duri e ad una mentalità che vede gli altri come strumenti da usare piuttosto che come fratelli e sorelle da amare, da rispettare e da aiutare lungo la via della libertà, della vita e della speranza".

Il Papa ha poi alzato la voce: è egoista chi procede "all'eliminazione di vite umane innocenti mediante l'aborto". Benedetto XVI ha condannato "l'insidioso spirito di egoismo che chiude gli individui in se stessi, divide le famiglie e, soppiantando i grandi ideali di generosità e di abnegazione, conduce inevitabilmente all'edonismo, all'evasione in false utopie attraverso l'uso della droga, all'irresponsabilità sessuale, all'indebolimento del legame matrimoniale, alla distruzione delle famiglie e all'eliminazione di vite umane innocenti mediante l'aborto". "Quanto grandi - ha affermato - sono le tenebre in tante parti del mondo. Tragicamente, le nuvole del male hanno ottenebrato anche l'Africa, compresa questa amata Nazione di Angola. Pensiamo al flagello della guerra - ha proseguito - ai frutti feroci del tribalismo e delle rivalità etniche, alla cupidigia che corrompe il cuore dell'uomo, riduce in schiavitù i poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una società più solidale e più giusta - una società veramente ed autenticamente africana nel suo genio e nei suoi valori", ha detto. Al contrario "la Parola di Dio è una parola di speranza senza limiti. Dio - ha concluso Papa Ratzinger - non ci dà mai per spacciati. Egli continua ad invitarci ad alzare gli occhi verso un futuro di speranza e ci promette la forza oper realizzarlo".
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