lunedì 3 gennaio 2011

'Il Sole 24 Ore': il Papa protagonista dell'economia del 2010 per i continui richiami contro l'egoismo e per aver reso trasparente lo Ior

"Per i suoi continui richiami alla comunità economica e finanziaria contro l'egoismo e lo sfruttamento selvaggio delle risorse" e "per aver reso trasparente lo Ior": con questa motivazione il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore ha deciso d'includere Benedetto XVI tra i protagonisti del mondo economico nell'anno 2010. "Il Papa teologo - scrive l'autorevole quotidiano economico - ha dato ancora una volta prova della profondità del suo pensiero e di quanto sia capace d'incidere sulla società contemporanea". Nell'età della grande crisi il messaggio dell'Enciclica "Caritas in veritate" è stato fondamentale per "i suoi continui richiami al mondo dell'economia e della finanza contro gli egoismi e il nichilismo della società contemporanea". Deve far riflettere, inoltre, "il monito sullo sfruttamento delle risorse, prima di tutto quelle agricole, a danno dei Paesi più poveri". Il quotidiano non manca di rilevare l'impegno concreto di Benedetto XVI in favore della trasparenza bancaria. Il Motu Proprio contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo "chiude nel migliore dei modi una lunga parentesi di opacità della banca vaticana".

L'Osservatore Romano

Vian: sulle violenze che prendono a pretesto la religione e massacrano i fedeli tante volte la Santa Sede e Benedetto XVI hanno alzato la voce

Dopo la strage di Alessandria “gli attentati anticristiani sembrano avere attirato l'attenzione mediatica internazionale, che a questi temi in genere non è molto sensibile. Da almeno tre anni infatti alti esponenti della Santa Sede e della Chiesa cattolica gettano l'allarme di fronte alla cristianofobia. Una realtà purtroppo in crescita, che allarma e va combattuta almeno quanto l'islamofobia e l'antisemitismo”. È quanto scrive il direttore de L'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, in un editoriale di prima pagina intitolato 'Il sangue dei fedeli' dedicato alla strage di fronte alla chiesa copta di Alessandria d'Egitto. “Sulle violenze che prendono a pretesto la religione e massacrano i fedeli – scrive Vian - tante volte la Santa Sede e Benedetto XVI hanno alzato la voce, senza fare distinzione se le vittime fossero musulmane o cristiane”. "Sulle violenze che prendono a pretesto la religione e massacrano i fedeli tante volte la Santa Sede e Benedetto XVI hanno alzato la voce, senza fare distinzione se le vittime fossero musulmane o cristiane". "Richiamando la celebrazione del Sinodo delle Chiese del Medio Oriente - scrive Vian ricordando il discorso alla Curia romana - Benedetto XVI ha ricordato la saggezza del consigliere del mufti del Libano quando questi ha detto: 'Con il ferimento dei cristiani veniamo feriti noi stessi. Purtroppo, però, questa e analoghe voci della ragione, per le quali siamo profondamente grati, sono - ha aggiunto il Papa - troppo deboli. Anche qui l'ostacolo è il collegamento tra avidità di lucro ed accecamento ideologico'. Molte voci di solidarietà e di ragionevolezza sono venute dopo la strage di Alessandria da musulmani, ebrei e cristiani, in diverse parti del mondo, e questo è un segno di speranza. Che dà ragione alle parole di Benedetto XVI e alla sua tenace volontà rivolta alla convivenza: 'L'essere umano è uno solo e l'umanità è una sola. Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto contro l'uomo alla fine ferisce tutti'. Perché versare il sangue dei fedeli, di ogni credente e di ogni creatura umana - conclude Vian - offende Dio".

SIR, TMNews

Padre Lombardi: non è chiaro il senso delle parole dell'imam di Al-Hazar. Il Papa ha condannato più volte la violenze nei confronti di tutti

''Nella dichiarazione ufficiale che è stata diffusa dal Grande imam di Al-Hazar egli condanna duramente l'attentato e si è anche recato a portare le sue condoglianze al Papa copto Shenuda, non credo quindi opportuno in un momento così delicato e concitato, e in cui tutti devono essere uniti contro il terrorismo, discutere su altri particolari il cui senso non ci è chiaro''. Lo ha sottolineato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ai microfoni della Radio Vaticana, in merito agli attacchi contro i cristiani in Egitto. ''Per quanto riguarda la posizione del Papa - ha aggiunto Padre Lombardi - è chiarissima, come sempre. Condanna radicale della violenza, vicinanza alla comunità orribilmente colpita, preoccupazione per la libertà religiosa delle minoranze cristiane, ma nel contesto della preoccupazione per la libertà religiosa di tutti, non solo dei cristiani, come ha detto nel Messaggio per la Giornata della Pace. Il Papa ha condannato innumerevoli volte la violenza nei confronti di tutti e non solo dei cristiani, basti ricordare il suo recente discorso al nuovo ambasciatore dell'Iraq presso la Santa Sede, dove parlava proprio delle vittime innocenti della violenza, sia musulmani sia cristiani''. In questo momento, ha sottolineato, ''è necessario naturalmente l'impegno di tutti i responsabili per la lotta contro il terrorismo e per la sicurezza delle popolazioni; ma anche l'impegno di tutti gli operatori di pace, di tutte le fedi e di tutte le tendenze per opporsi a un disegno di odio, che evidentemente mira a dividere, a suscitare tensione, odio e conflitto. Occorre quindi che la doverosa solidarietà per i cristiani colpiti non diventi in alcun modo occasione per alimentare un conflitto fra le religioni o le civiltà che sarebbe deleterio''. ''L'invito del Papa ad Assisi per il prossimo ottobre - ha concluso il portavoce della Santa Sede - dimostra la sua volontà di ribadire il messaggio fondamentale che in nome di Dio non si può fare guerra, ma solo pace. Ma ora, nei prossimi giorni, ricordiamo che fra il 6 e il 7 gennaio i cristiani copti celebrano il Natale. Uniamoci a loro in profonda solidarietà, nella loro sofferenza e nella preghiera per la pace per tutte le loro comunità''.

Asca

Gli esponenti di tutte le religioni ad Assisi per pregare per la pace. La visione del Papa dell'incontro e il dialogo interreligioso nel Pontificato

La convocazione da parte di Benedetto XVI di esponenti di tutte le religioni ad Assisi, per pregare per la pace, 25 anni dopo il primo storico incontro di questo genere voluto da Papa Wojtyla, "impegna la Chiesa Cattolica al dialogo tra tutti i credenti come una delle chiavi per aiutare il mondo ad avere una anima non violenta", commenta il portavoce della Comunità di Sant'Egidio Mario Marazziti, il giorno di Capodanno in Piazza San Pietro con i circa 12.000 esponenti della Comunità che hanno partecipato alla iniziativa "Pace in tutte le terre", issando gli striscioni con i nomi di tutti i Paesi del mondo in guerra. Dunque, Joseph Ratzinger come Karol Wojtyla. Venticinque anni dopo, Benedetto XVI ripercorrerà le orme del suo predecessore quando, nell'ottobre prossimo, si recherà ad Assisi per un incontro dedicato alla pace con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. Ad annunciarlo è stato il Papa in persona in occasione dell'Angelus della Giornata Mondiale della Pace che la Chiesa Cattolica celebra il primo dell'anno. La svolta è epocale. Il dialogo con le altre religioni, nel corso del Pontificato di Papa Ratzinger, ha avuto alti e bassi. All'epoca in cui Giovanni Paolo II convocò l'incontro del 1986, si disse che l'allora card. Ratzinger era perplesso per il rischio di sincretismo insito in una simile manifestazione. Indiscrezione mai confermata ufficialmente, che sembrarono trovare conferma però nel 2006, quando ricorse il ventesimo anniversario dell'evento. Joseph Ratzinger, eletto nel frattempo al soglio pontificio, inviò a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, una lettera ricca di precisazioni e puntualizzazioni. Pur riconoscendo che l'incontro del 1986 era stato una "puntuale profezia" di Giovanni Paolo II, il nuovo Papa spiegava: "Per non equivocare sul senso di quanto, nel 1986, Giovanni Paolo II volle realizzare, e che, con una sua stessa espressione, si suole qualificare come 'spirito di Assisi', è importante non dimenticare l'attenzione che allora fu posta perché l'incontro interreligioso di preghiera non si prestasse ad interpretazioni sincretistiche, fondate su una concezione relativistica". In riferimento ai rappresentanti delle altre fedi, nella lettera datata 2 settembre 2006 Benedetto XVI aggiungeva: "Come noi cristiani, anch'essi sanno che nella preghiera è possibile fare una speciale esperienza di Dio e trarne efficaci stimoli nella dedizione alla causa della pace. E' doveroso tuttavia, anche in questo, evitare inopportune confusioni. Perciò, anche quando ci si ritrova insieme a pregare per la pace, occorre che la preghiera si svolga secondo quei cammini distinti che sono propri delle varie religioni". Ancora: "La convergenza dei diversi non deve dare l'impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verità e la possibilità di attingerla". Di lì a poco, il 12 settembre, il Papa pronunciò, nella cittadina bavarese di Ratisbona, un celebre discorso che, per alcuni riferimenti alla dottrina dell'islam, fece infuriare molti esponenti musulmani in giro per il mondo. Il nuovo Segretario di Stato Tarcisio Bertone gettò acqua sul fuoco, lo stesso Benedetto XVI precisò che non era sua intenzione offendere la religione del profeta Maometto. Seguì un incontro a Castel Gandolfo con un gruppo di rappresentanti musulmani. A fine novembre, infine, Benedetto XVI compì un viaggio programmato da molto tempo che assunse, però, il valore di una rappacificazione con l'islam: si recò in Turchia e, nella moschea blu di Istanbul, sostò un paio di minuti in un atteggiamento di meditazione che a diversi osservatori sembrò una vera e propria preghiera in un luogo di culto musulmano. Qualche mese dopo, poi, il Papa tornò su una decisione presa in precedenza. Nei mesi precedenti aveva accorpato il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso al Pontificio consiglio della Cultura, ma a giungo del 2007 tornò a dare autonomia al dicastero vaticano responsabile dei rapporti con l'islam e le altre religioni e nominò alla sua guida il cardinale francese Jean-Louis Tauran, ministro degli Esteri della Santa Sede all'epoca di Wojtyla. Se era inizialmente sembrato in secondo piano nelle preoccupazioni del Papa, il dialogo interreligioso acquistò sempre più importanza. Ad immortalare l'attenzione di Benedetto per i rappresentanti delle altre fedi, una momento che lo ritrae a Nazareth, nel maggio 2009, mano nella mano con un rabbino israeliano e un leader druso, intonare un comune canto per la pace (foto).

Giacomo Galeazzi, La Stampa

Il 5 gennaio Benedetto XVI tra i piccoli del Centro per la cura e l'assistenza al bambino con spina bifida del Policlinico Gemelli

Per i piccoli degenti del Policlinico universitario Agostino Gemelli (foto) la vigilia dell’Epifania sarà un giorno speciale, anche se trascorso in ospedale: alle 17.00 riceveranno infatti la visita di un ospite d’eccezione come il Papa. Benedetto XVI porterà doni ai bambini ricoverati presso i reparti pediatrici e benedirà il Day Hospital, aperto lo scorso novembre, del Centro per la cura e l’assistenza al bambino con spina bifida. "Stiamo aspettando con gioia il Santo Padre e abbiamo preparato i regali per lui, ma non posso rivelare di che si tratta: è una sorpresa", dice la dottoressa Claudia Rendeli, coordinatrice del Day Hospital e del Centro. Una struttura nata nel 1989, che segue circa 700 pazienti non solo di tutto il Lazio, ma in arrivo anche da diverse regioni, "soprattutto Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna, dove mancano centri multidisciplinari - informa la dottoressa -, mentre da noi le famiglie trovano un’équipe con i vari specialisti che consentono una presa in carico globale del paziente". Bambini e ragazzi, quindi, sono seguiti fino alla soglia della maggiore età e ancor prima di nascere. Perché si può prevenire la malformazione della spina bifida "con una corretta somministrazione dell’acido folico qualche mese prima della gravidanza fino a tutto il primo trimestre: occorre informare di più a riguardo le coppie che decidono di avere un figlio - riferisce Rendeli -. Inoltre è fondamentale intervenire tempestivamente sul neonato per limitare le complicanze legate alla patologia". Una situazione difficile da sostenere da soli: oltre al supporto psicologico, per le famiglie c’è un’associazione di genitori di bambini con spina bifida e idrocefalo, "La strada per l’arcobaleno onlus", nata nel 1998 grazie all’iniziativa di un gruppo di genitori di piccoli ricoverati presso il Centro del Gemelli. "Lavoriamo in stretta collaborazione", afferma la dottoressa, sottolineando l’importanza di un graduale percorso di autonomia dei pazienti, durante l’adolescenza, "perché spesso mamme e papà sono iperprotettivi nei confronti dei figli disabili e fanno fatica a tagliare il cordone ombelicale". Il Centro per la spina bifida e il relativo Day Hospital si trovano presso il Dipartimento di scienze pediatriche medicochirurgiche e neuroscienze dello sviluppo, diretto dal professore Costantino Romagnoli. "Siamo molto emozionati: io e la dottoressa Rendeli avevamo inviato un invito al Pontefice ma non ci aspettavamo una risposta così immediata; la sua sarà la prima visita al Gemelli di carattere privato e non istituzionale, perché vuole incontrare soprattutto i bambini", sottolinea. Ne incontrerà una trentina, al quinto piano, passando anche nel reparto di terapia intensiva neonatale, dove lo attenderà il personale in servizio e qualche genitore; nell’atrio, prima di congedarsi, "alcuni bambini gli dedicheranno un canto e un messaggio". Due targhe ricorderanno l’evento "per noi storico: per la prima volta un Papa visiterà i reparti di pediatria del Policlinico; Giovanni Paolo II si era affacciato nei reparti di oncologia e neurochirurgia pediatrica, al decimo piano, attigui a quello in cui era ricoverato". L’attesa visita del Pontefice concluderà le numerose iniziative che il Gemelli ha promosso durante le festività natalizie per rendere più accogliente l’ospedale ai degenti e ai loro familiari. Nella hall si sono svolte presentazioni di libri, proiezioni di film, momenti di svago animati da personaggi dello spettacolo. Un tentativo di "alleggerire il peso emotivo connesso al ricovero", fa notare Cesare Catananti, direttore del Gemelli, che ci tiene a ringraziare chi decide di "condividere in spirito di solidarietà il suo tempo con le persone malate e i loro familiari".

Laura Badaracchi, RomaSette.it

Tre ex vescovi anglicani d'Inghilterra sono entrati in comunione con la Chiesa Cattolica a Capodanno durante la Messa nella Westminster Cathedral

Tre ex vescovi anglicani sono stati ricevuti nella Chiesa Cattolica il giorno di Capodanno, durante una Messa nella chiesa madre del cattolicesimo inglese, la “Westminster Cathedral” (foto) di Londra. John Broadhurst, Andrew Burnham and Keith Newton, gli ex vescovi anglicani di Fulham, Ebbsfleet and Richborough, sono diventati cattolici grazie alla Costituzione Apostolica “Anglicanorum coetibus” di Papa Benedetto XVI, che prevede che gli anglicani entrati in comunione con la Chiesa di Roma mantengano in parte la loro liturgia e possano venire riordinati come sacerdoti cattolici. Anche le moglie di due dei vescovi anglicani e tre suore di Walsingham sono state ricevute nella Chiesa Cattolica. A celebrare la Messa è stato il vescovo ausiliario di Westminster Alan Hopes, lui stesso un ex anglicano che, insieme ai vescovi Bernard Longley e Malcolm McMahon, fa parte della commissione avviata dalla Conferenza Episcopale cattolica di Inghilterra e Galles per implementare la Costituzione Apostolica. I tre vescovi hanno anche ricevuto la Cresima e sono tornati ai loro posti in chiesa mentre i fedeli applaudivano. In un comunicato pubblicato lo scorso novembre i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles hanno detto che si attende per questo mese di gennaio il decreto che dia il via all’ordinariato.

SIR