sabato 23 luglio 2011

Il Papa: profondamente rattistrato per l'insensata violenza in Norvegia, respingere vie dell'odio e lavorare per un futuro di solidarietà e libertà

Benedetto XVI ha inviato un messaggio di cordoglio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, al re di Norvegia Harald V, esprimendo la sua vicinanza alla popolazione colpita dalla "insensata violenza" degli attentati di Oslo e Utoya. Il Pontefice ha esortato i norvegesi a non cadere nella spirale dell'odio e a reagire "senza paura" per un futuro "di solidarietà e libertà". "Profondamente rattristato dalle notizie della grave perdita di vite umane causata dagli attacchi di insensata violenza perpetrati a Oslo e Utoya, Sua Santità Papa Benedetto XVI - si legge nel messaggio - offre ferventi preghiere per le vittime e le loro famiglie invocando la pace di Dio sui morti e la divina consolazione su coloro che soffrono. In questo momento di dolore nazionale Egli prega che tutti i norvegesi siano spiritualmente uniti nel fermo intento di respingere le vie dell'odio e del conflitto e di lavorare insieme senza paura per costruire un futuro di rispetto reciproco, solidarietà e libertà per le generazioni a venire", conclude Benedetto XVI.
"È una follia. Una follia umana". Con queste parole pronunciate ai microfoni di Radio Vaticana, il nunzio apostolico in Norvegia, mons. Emil Paul Tscherrig, ha commentato la strage di Oslo. "Tutte queste cose – ha detto - sono follie umane molto difficili da spiegare, sia che abbiano motivi politici o personali. In qualunque caso è sempre una cosa incredibile". "Siamo tutti molto colpiti da questi terribili fatti, da questi due attentati che hanno causato così tanti morti, soprattutto fra i giovani – ha affermato -.Facciamo le nostre vivissime condoglianze a tutte le famiglie e a tutte le persone che sono state colpite". Mons. Tscherrig ha sottolineato che "per i norvegesi è una grande catastrofe. I norvegesi già dicono che è la più grande sciagura che ha colpito il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Di fatto è una cosa incredibile: è un Paese pacifico, con una società molto democratica e libera, ed effettivamente quello che è successo è un grande colpo per tutta la popolazione".

AGV News, Vatican Insider

Il Papa in Regno Unito. Dal 16 al 18 settembre le celebrazioni nelle parrocchie del Paese per il primo anniversario del viaggio di Benedetto XVI

È trascorso quasi un anno dal Viaggio Apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito, svoltosi dal 16 al 19 settembre 2010. In vista del primo anniversario, la Chiesa locale ha lanciato un invito ai fedeli “a condividere testimonianze di grazia”, così da celebrare l’evento nel modo spirituale migliore. “Condividete le vostre esperienze – spiega in un videomessaggio mons. Kieran Conry, presidente della Pastorale per l’evangelizzazione e la catechesi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – Cosa ha fatto per voi il Papa? Vi ha ispirato in qualcosa? Cosa è successo dopo la visita del Santo Padre? Vi sentite diversi rispetto ad un anno fa, anche nel vostro essere cattolici? Spero che la risposta sia ‘Sì, mi sento diverso e mi sento migliore’ e che la vita delle persone sia cambiata”. L’anniversario del viaggio di Benedetto XVI sarà celebrato dal 16 al 18 settembre nelle varie parrocchie del Paese: venerdì 16 è prevista la penitenziale, mentre sabato 17 tutti i fedeli sono invitati a condividere ricordi e fotografie dell’incontro con il Papa, offrendo anche intenzioni di preghiera speciali per Benedetto XVI. Domenica 18 settembre, invece, tutte le parrocchie sono chiamate ad indire una colletta per supportare l’opera di evangelizzazione della Chiesa di Inghilterra e Galles. Sempre domenica 18, verrà celebrata una Messa di ringraziamento per la visita del Santo Padre, nel giorno in cui, tra l’altro, la Chiesa locale celebra la Domenica missionaria nazionale. Il tema scelto per giornata è “Un vento fresco sulle nostre vele” e mons. Conry lo spiega così: “Ciò che vogliamo dire alla gente è di gonfiare le proprie vele con un vento fresco, di lasciarsi catturare dall’entusiasmo e dalla gioia di Cristo per scuotere via la polvere della stanchezza, dell’indifferenza e dell’apatia che si è insinuata nelle nostre vite”. “Riempiamo le nostre vele con la fiducia e la gioia di essere cattolici – conclude il presule – Ed è per questo che il tema della Domenica missionaria nazionale è quello di non perdere slancio nella fede”. Da segnalare, infine, che le testimonianze dei fedeli potranno essere inviate tramite e-mail all’indirizzo missionvolunteer@cbcew.org.uk.

Radio Vaticana

Memoria di Santa Brigida di Svezia. Il Papa: riconoscenza per le tante donne che illuminano le famiglie con la testimonianza di vita cristiana

La Chiesa ricorda oggi nella liturgia la compatrona d’Europa, Santa Brigida di Svezia (foto). Moglie e madre, e poi vedova e mistica, Brigida di Svezia è vissuta lungo l’arco del 1300, in un periodo in cui si annoverano le pagine tra le più difficili del Papato, quelle della “cattività avignonese”. La Santa scandinava fu una delle donne che con fervore e determinazione si batté per l’unità della Chiesa e per restituire dignità al ruolo del Successore di Pietro. A lei, Benedetto XVI ha dedicato lo scorso anno un intenso ritratto. La vita di Brigida di Svezia è la storia di due storie. La storia di una donna vicina a Dio che rende santo un matrimonio e la storia di una donna vicina a Dio che rende santa se stessa, santificando chi le sta vicino. Nel primo caso, uno splendido esempio di coerenza cristiana domestica. Nel secondo, di coerenza cristiana pubblica. Benedetto XVI ne parla con scoperta ammirazione, quando le sue catechesi ritraggono alcune delle grandi figure femminili del Medioevo. Brigida nasce nel 1303 a Finster, nel nord della Svezia. A 14 anni è, per l’epoca, in età da matrimonio. Lei si sente attratta dalla consacrazione a Dio, ma non si oppone al volere del padre. Per 28 anni, è una moglie e madre attenta, amorevole e profondamente cristiana, al punto che, nota il Papa, anche una dei suoi otto tra figlie e figli, Caterina, verrà proclamata Santa: “La sua saggezza pedagogica fu apprezzata a tal punto che il re di Svezia, Magnus, la chiamò a corte per un certo periodo, con lo scopo di introdurre la sua giovane sposa, Bianca di Namur, nella cultura svedese. Brigida, spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera ‘chiesa domestica’”.
La quotidianità di Brigida spiega ciò che oggi si è largamente smarrito sul senso del matrimonio cristiano, e cioè che i coniugi possono dimostrarne la “bellezza” coltivando la grazia che sostiene il loro specifico Sacramento. Con tenerezza e aiuto reciproco, osserva il Papa. Con solidarietà e partecipazione alla vita della Chiesa. Brigida, culturalmente preparata, insegna al marito, Ulf, a leggere e a studiare, favorendo con ciò la sua carriera. E assieme a lui, ricorda Benedetto XVI, “pratica con generosità” opere di carità verso i poveri: “Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di Santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede. Penso con riconoscenza a tante donne che, giorno dopo giorno, ancor oggi illuminano le proprie famiglie con la loro testimonianza di vita cristiana”.
Poi questa parte della storia termina nel 1341. Ulf muore e Brigida, rimasta vedova, non cerca un altro uomo, ma Dio. Si trasferisce in un monastero cistercense, dove comincia ad avere delle rivelazioni divine, molto particolari, visioni intense sull’amore di Dio per l’umanità. Ma anche rivelazioni sulla sorte della Chiesa del suo tempo, soprattutto sul Papato, che in quel periodo ha lasciato la sede di Roma per la Francia: “Ricevendo questi carismi, Brigida era consapevole di essere destinataria di un dono di grande predilezione da parte del Signore: 'Figlia mia – leggiamo nel primo libro delle Rivelazioni –, Io ho scelto te per me, amami con tutto il tuo cuore...più di tutto ciò che esiste al mondo'. Del resto, Brigida sapeva bene, e ne era fermamente convinta, che ogni carisma è destinato ad edificare la Chiesa. Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana”.
Dopo aver fondato un Ordine religioso, detto del Santo Salvatore, Brigida si trasferisce a Roma e qui viene colpita dal degrado della città e del clero. Anche da ciò si nota la lontananza del Pontefice da Roma e lei intensifica preghiere e suppliche perché tutto ciò finisca e non solo la Chiesa, ma tutta l’Europa, torni, secondo la concezione sociopolitica del tempo, ad avere una unità sotto le guide dell’Imperatore e del Papa: “Proveniente dalla Scandinavia, Santa Brigida testimonia come il cristianesimo abbia profondamente permeato la vita di tutti i popoli di questo Continente. Dichiarandola compatrona d’Europa, il Papa Giovanni Paolo II ha auspicato che Santa Brigida – vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione – possa intercedere efficacemente presso Dio, per ottenere la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani”.

Radio Vaticana

Udienza generale, 27 ottobre 2010, Santa Brigida di Svezia

GMG 2011-Il Papa a Madrid. Cresce nella capitale spagnola l'attesa a meno di un mese. Il 16 agosto la Messa inaugurale, il 18 l'arrivo di Benedetto

Il contatore sul sito internet www.madrid11.com avverte che mancano appena 25 giorni all'inizio della Giornata Mondiale della Gioventù nella capitale spagnola; due in più all'arrivo di Benedetto XVI, che vi sosterà dal 18 al 21 agosto. A meno di un mese i preparativi procedono a gran ritmo. Tutto è pronto nell'aerodromo di Cuatro Vientos, dove il Papa presiederà la Veglia sabato 20 e la Messa conclusiva nella mattina di domenica 21; lo stesso vale per l'area di piazza Cibeles, dove sarà celebrata, senza il Pontefice, la Messa inaugurale del 16, e dove si svolgeranno anche l'accoglienza al Papa il 18 e la Via crucis il 19 agosto. E a proposito di quest'ultimo avvenimento, molto atteso in ogni GMG, don Eric Jacquinet, responsabile della sezione giovani del Pontificio Consiglio per i Laici, illustra a L'Osservatore Romano alcuni particolari. "Nelle varie stazioni - dice - sarà portata da giovani provati dalla vita". Il messaggio è, aggiunge, "mostrare che Gesù è vicino alla loro sofferenza e indica il cammino per andare avanti. Cristo è vicino ai giovani toccati dalla sofferenza". Per questo sono stati scelti giovani provenienti da zone di conflitto come la Terra Santa e l'Iraq (dovrebbero essere almeno duemila i pellegrini dai Paesi arabi) o dove i cristiani sono perseguitati a causa della fede, come l'India e l'Egitto, o colpite da disastri naturali, come Giappone e Haiti, migranti oggi residenti in Spagna ma originari dell'America Latina, disabili, malati di Aids e disagiati, con i volontari che se ne prendono cura. Inoltre, come di consueto, avvenimenti culturali e di festa faranno da contorno ai momenti liturgici. Nei giorni precedenti l'arrivo del Papa, infatti, centinaia di vescovi terranno catechesi sul tema della GMG: 250 i luoghi selezionati, 75 sono solo per i gruppi di lingua spagnola, i più numerosi. Ma tra i trenta idiomi previsti ci saranno anche l'arabo, il cambogiano, il vietnamita, il cinese, nelle versioni mandarino e cantonese, e la lingua dei segni per i non udenti. "Un vescovo parlerà normalmente - spiega in proposito Jacquinet, alla sua prima esperienza organizzativa di una GMG - e gli interpreti tradurranno a seconda dei Paesi di provenienza dei giovani sordi". Tra i gruppi di catechesi più originali, anche quello per l'Euregio, che unisce coetanei franco-tedeschi delle zone di confine tra i due Paesi. Inoltre a Madrid tutti gli appuntamenti saranno trasmessi non solo da radio, televisioni e web, ma grazie a telefonini e smartphone, anche dai social network, "che potranno avvicinare i giovani in Spagna - commenta il giovane sacerdote francese - con quelli rimasti a casa". E se nel luglio 2008 a Sydney le tecnologie informatiche hanno fatto il loro ingresso trionfale nelle GMG, oggi a Madrid con la diffusione dell'iPhone il balzo in avanti è ancora maggiore. "Attraverso queste tecnologie - afferma Jacquinet - molti più giovani potranno seguire la GMG e partecipare spiritualmente, anche se lontani fisicamente. Però occorre un po' di prudenza, anzitutto per i costi delle chiamate internazionali e per l'eventuale necessità di dover cambiare numero".Tra le novità di Madrid 2011 anche la distribuzione dei pasti ai pellegrini: "Non ci sarà più un grande distributore unico - informa Jacquinet - ma i giovani potranno pranzare con i ticket-restaurant nelle strutture che espongono il logo della GMG in vetrina". Al di là di tutti gli aspetti organizzativi, per l'officiale del Pontificio Consiglio per i Laici c'è una certezza di fondo: "A operare è lo Spirito Santo, che sa parlare al cuore dei giovani. Per questo motivo ogni Giornata della Gioventù ha portato vocazioni, risvegli di fede, conversioni. Non ci sono strategie di conquista, ma l'azione rinnovatrice ed efficace dello Spirito". E i numeri sembrano dargli ragione: quasi mezzo milione i giovani iscritti da duecento Paesi, cifra mai raggiunta in passato in questo periodo, e trentamila i volontari impegnati, quindicimila i sacerdoti che accompagneranno i giovani insieme a oltre settecento vescovi. Intanto, lunedì 18 luglio, sono arrivati i due simboli dei grandi raduni internazionali delle nuove generazioni: la Croce lignea e l'Icona mariana. Hanno raggiunto la capitale spagnola dopo aver visitato le 63 diocesi del Paese, percorrendo quasi ventimila chilometri. Ad accoglierle, nella Cattedrale dell'Almudena, centinaia di ragazzi e di ragazze dell'arcidiocesi che hanno partecipato alla veglia di preghiera presieduta dal card. Antonio María Rouco Varela. Il porporato si è rivolto ai presenti sottolineando come la Giornata Mondiale della Gioventù sia per lui un motivo di gioia e un motivo di orgoglio per la Chiesa madrilena. "Gesù è la verità che illumina ogni uomo che viene nel mondo", ha spiegato. Da qui l'invito ad "abbracciare la croce di Cristo, lo strumento che avvicina alla vittoria sulla morte fisica. La croce dei pellegrini è un simbolo della vittoria di Gesù sulla morte e il dolore". Infine ha auspicato il successo di questo avvenimento imminente, affinché la GMG divenga "una pietra miliare nella storia della salvezza". La Croce e l'Icona resteranno in Cattedrale fino al 30 luglio, dopodiché saranno ospitate in altre chiese della capitale. Nelle stesse ore in cui i due simboli venivano accolti nella Cattedrale madrilena, il card. Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, durante una conferenza al corso estivo "I giovani e la Chiesa cattolica" presso l'Università Re Juan Carlos, aveva messo in evidenza come "la situazione dei giovani in Spagna non sia affatto facile, né esente da sofferenze". La causa andrebbe ricercata nell'elevato livello di disoccupazione, che "comporta scoraggiamento e conflitto sociale". Per questo è necessario aiutare i più poveri, "tra cui i giovani, che non hanno lavoro e vivono con una cultura della delusione che li ignora". Quanto alla GMG, il cardinale spagnolo ha sottolineato che essa porterà speranza per i giovani del Paese. "Come qualsiasi pellegrinaggio - ha detto - essa è una parabola di ciò che è la vita, con le sue gioie e i suoi dolori", in cui "possiamo essere senza niente e, allo stesso tempo, avere tutto". Per il cardinale, sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI "non hanno mai rinfacciato nulla ai giovani, non hanno condannato, ma proposto un programma esigente e allo stesso tempo appassionante".

L'Osservatore Romano

Lettera del Papa al card. Ortega, inviato speciale in Costa Rica per il 375° anniversario del ritrovamento dell'effigie di Nostra Signora degli Angeli

Con la solenne celebrazione del 2 agosto si chiude a Cartago in Costa Rica l’Anno giubilare indetto per il 375° anniversario del ritrovamento dell’immagine di Nostra Signora de los Ángeles, patrona del Paese. Per l’occasione il Papa ha nominato suo inviato speciale il card. Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey, e in una lettera inviata al porporato ha auspicato che “le anime di tutti i fedeli siano rafforzate dalla venerazione di questa sacra immagine”. “Tutti sanno che esistono innumerevoli segni sacri capaci di diffondere la religione cristiana su tutta la terra, di accrescere la devozione dei fedeli e fra le testimonianze straordinarie c’è anche l’immagine della Nostra Signora degli Angeli conservata nella Basilica di Cartago". Sono passati 375 anni dal rinvenimento di quella piccola statua segno della presenza della Madre di Dio in quel luogo, spiega ancora il Pontefice, ma essa continua ad essere un punto di riferimento. L’auspicio del Papa è che i tanti cittadini che parteciperanno alle celebrazioni per questo anniversario, possano non solo ammirare la prodigiosa icona, ma ne comprendano il senso profondo e ottengano un rinnovato slancio nella fede. Appena 20 centimetri di altezza, tratti da meticcia, viso arrotondato e l’immancabile manto con cui copre il Bambino Gesù, mentre indica con la mano destra il suo cuore immacolato. E’ questa l’effige venerata da milioni di pellegrini. A trovarla, nel villaggio dei Pardi, su una enorme roccia da cui scaturiva una sorgente, è stata una ragazzina della città di Cartago, Giovanna Pereira, il 2 agosto del 1636. Felicemente sorpresa, la piccola l’ha portata a casa e riposta in un’arca di legno ma il mattino seguente la statuetta era scomparsa. Così tornò sul posto e ne trovò un’altra che provò a conservare accuratamente ma anche questa il giorno dopo non c’era più e così ancora, finchè Giovanna non corse in chiesa a parlare con il parroco. Don Alonso, comprese che si trattava di un avvenimento soprannaturale e che quella piccola statua era di fatto una rappresentazione della Madonna, che desiderava essere onorata e venerata proprio e solo in quel luogo. I fedeli hanno cominciato ad invocarla come Vergine Bruna, poi Vergine dei Pardi, ancora Regina di Cartago, per ultimo le fu dato il nome di Madonna degli Angeli per essere stata trovata il 2 agosto, data in cui l’Ordine francescano onora la sua Patrona come Santa Maria degli Angeli. Tre anni dopo il ritrovamento fu costruita la prima chiesa, poi nel 1674 i fedeli, sempre più numerosi hanno deciso di edificare un tempio che fosse degno di lei, ma due secoli dopo un terremoto lo distrusse completamente. Solo nel 1912 ha avuto inizio la costruzione dell’attuale Santuario nazionale che nel ‘35 Papa Pio XI ha costituito Basilica Minore. Tante le tradizioni e le celebrazioni con cui il popolo costaricano manifesta il suo affetto e la sua devozione alla “Nigrita”. Una su tutte la cerimonia della Vestizione o la Romaria, il lungo pellegrinaggio per chiedere grazie particolari. Il 2 agosto poi la solenne Eucaristia perché la Vergine, secondo le parole di Benedetto XVI regni in tutti i cuori del mondo.

Radio Vaticana

GMG 2011-Il Papa a Madrid. Un evento per tornare a confessarsi. L'esempio e l'invito di Benedetto XVI: 'osate' l'amore, ricolmi di quello di Dio

Si va ben i social network, il web, la tv on line le dirette e tutto sono utili e belle, ma pensiamo soprattutto alla fede. Quella che i ragazzi porteranno a Madrid da tutto il mondo sarà anche un aiuto per la Spagna che si vuole scrollare di dosso certi “zapaterismi”. E il Papa lo sa molto bene. Per questo si reca in Spagna per la terza volta. Non solo una Giornata Mondiae della Gioventù quella che dal 16 al 21 agosto anima Madrid e le diocesi della penisola iberica. Certo al primo posto ci sono i giovani, e del resto loro sono la primavera e il futuro. E a loro spetta il compito di combattere con la gioiosità della fede il secolarismo che dilaga in Europa. Allora andiamo un pò a scavare dietro le manifestazioni belle, ma esteriori, della GMG di Madrid e ascoltiamo che cosa ci dice il Papa. Primo messaggio: confessatevi. Sarà proprio Benedetto XVI a dar l’esempio confessando alcuni giovani di ogni parte del mondo durante i giorni di Madrid. Una abitudine che il Papa avena preso nel secondo anno del pontificato proprio per la celebrazione diocesana della GMG a Roma. Era il 29 marzo del 2007, Benedetto XVI volle che lo stile della celebrazione cambiasse nettamente dalle consuete feste di piazza con qualche vip e poca preghiera. Quello con il giovani a pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa diventa un “incontro attorno alla Croce, una celebrazione della misericordia di Dio che nel Sacramento della confessione ognuno di voi potrà sperimentare personalmente”. Il Papa rilancia il sacramento più disatteso dai ragazzi (e non solo) come un gesto di amore. Lo aveva ricordato anche ai bambini della prima comunione incontrati nell'ottobre 2005. Quanto spesso ci si deve confessare? Bisogna farlo anche se non si sono commessi peccati? Chiedevano i piccoli. La confessione non è un conto da pagare, ma un colloquio d’amore. E l’ uomo, il “cristiano non può vivere senza amore. Anzi, se non incontra l’amore vero non può dirsi nemmeno pienamente cristiano, perché, come ho rilevato nell’Enciclica 'Deus caritas est', 'all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva'”. Eppure se entriamo nelle nostre chiese la fila la domenica per ricevere l’ Eucaristia è normalmente una buona fila. Ma di fronte ai confessionali la fila è minore. Forse un po’ è anche colpa di alcuni sacerdoti che sembrano distratti e svogliati in confessionale. Eppure l’esempio viene dai grandi santi sacerdoti che furono anche amorevoli confessori. Uno per tutti Padre Pio. Un confessore dev’essere per prima cosa un penitente, deve gustare il sacramento. Un dono reciproco. Alla scuola del grande dono di Dio, quello della Croce, dell’amore senza limiti, “un amore crocifisso, che non si ferma allo scandalo del Venerdì Santo, ma culmina nella gioia della Risurrezione e Ascensione al cielo e nel dono dello Spirito Santo, Spirito dell’amore per mezzo del quale - diceva il Papa ai giovani nel 2007- anche questa sera, saranno rimessi i peccati e concessi il perdono e la pace”. Allora ecco un mini vademecum indicato dal Papa per una buona confessione: “Ogni volta che lo fate con fede e devozione, l’amore e la misericordia di Dio muovono il vostro cuore, dopo un attento esame di coscienza, verso il ministro di Cristo. A lui, e così a Cristo stesso, esprimete il dolore per i peccati commessi, con il fermo proposito di non peccare più in avvenire e con la disponibilità ad accogliere con gioia gli atti di penitenza che egli vi indica per riparare il danno causato dal peccato...Uscendo da questa celebrazione, con i cuori ricolmi dell’esperienza dell’amore di Dio, siate preparati ad 'osare' l’amore nelle vostre famiglie, nei rapporti con i vostri amici e anche con chi vi ha offeso. Siate preparati ad incidere con una testimonianza autenticamente cristiana negli ambienti di studio e di lavoro, ad impegnarvi nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni e in ogni ambito della società”. Certo non è un impegno da poco. Ma del resto a che sarà servito altrimenti incontrarsi tra migliaia di giovani, essere ospitati nelle famiglie, pellegrinare per le diocesi di Spagna e del mondo seguendo la Croce della GMG?

Angela Ambrogetti, Korazym.org

29 marzo 2007: Celebrazione della Penitenza con i giovani della diocesi di Roma in preparazione alla XXII Giornata Mondiale della Gioventù

L’infanzia, la guerra, la vocazione, la passione per la musica, la fede: la vita di Joseph Ratzinger vista con gli occhi del fratello Georg

I due fratelli Ratzinger furono costretti ad arruolarsi nella "Hitlerjugend", la Gioventù hitleriana, ma il futuro Papa si rifiutò di partecipare alle sue attività e la famiglia ne venne penalizzata. E loro padre, che era un commissario di polizia, "fin dall'inizio è stato un grande oppositore del nazismo. Capì subito che il nazionalsocialismo sarebbe stato una catastrofe e che non era solo un grande nemico della Chiesa ma più in generale di ogni fede e di ogni vita umana". Lo racconta mons. Georg Ratzinger (nella foto con Benedetto XVI), nell'intervista rilasciata al vaticanista Andrea Tornielli nel 2008, rilanciata da Vatican Insider, il sito del quotidiano La Stampa. "Lo Stato - ricorda - aveva disposto che tutti i ragazzi delle scuole, in base alla loro età, dovessero iscriversi a determinati gruppi giovanili. Quando divenne obbligatorio, venimmo iscritti in blocco. Non c'era libertà di scelta e il non presentarsi avrebbe avuto certamente delle conseguenze negative. Mio fratello Joseph però non frequentava questi raduni e non si presentava agli appelli. Questo comportò un danno economico per la mia famiglia in quanto non beneficiò più dello sconto sulle tasse scolastiche". Il fratello di Benedetto XVI conferma anche che un loro cugino finì ucciso nell'"Aktion T4", il progetto di eutanasia nazista. "Era - ricostruisce l'anziano sacerdote - un nostro cugino, figlio di una sorella di mia madre. Era un ragazzo carino e allegro, ma soffriva di disturbi mentali. Non era in grado di dialogare correttamente o di partecipare alle conversazioni". Si era detto che il giovinetto fosse affetto dalla sindrome di Down, ma mons. Georg non ricorda "nulla di preciso sulla sua malattia". "Solo molto più tardi - rivela - scoprimmo che i nazisti erano venuti a prenderlo a casa e che era stato ucciso in un campo di sterminio". "Eravamo - continua il fratello del Papa - una famiglia molto unita. Nostro padre era commissario di polizia, proveniva da un'antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Mia madre era figlia di artigiani, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca. Quando era possibile noi bambini andavamo alla messa quotidiana. Si faceva colazione a casa. Poi ci si vedeva di nuovo a pranzo. Secondo la tradizione bavarese mangiavamo prima una zuppa e poi il piatto principale. Il pomeriggio facevamo i compiti e poi con mio fratello andavamo a passeggiare per la città. Poi si cenava insieme. All'epoca non c'erano nè radio n tv e la sera nostro padre suonava la cetra e cantava canzoni. Poi si andava presto al letto". Nell'intervista, mons. Georg confida i propri sentimenti di affetto e rispetto per Joseph Ratzinger, fin dal giorno della sua nascita. "Era - dice - il Sabato Santo del 1927. Gia' dall'alba c'era una gran confusione in casa, e io non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Volevo alzarmi, ma mio padre mi disse di continuare a dormire perchè mi era nato un fratellino. Lo vidi solo dopo: era piccolo e delicato. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa parrocchiale di Marktl sull'Inn, il paese dove abitavamo. Quel giorno pioveva, nevicava e tirava vento, così i miei genitori decisero di lasciare a casa me e mia sorella per non correre il rischio che ci ammalassimo". Il futuro Papa, confida, "era un bambino vivace, ma non un terremoto. Ed era sempre allegro. Fin da piccolo mostrava una grande sensibilità nei confronti degli animali, dei fiori e, in generale, della natura. Forse anche per questo a Natale lui riceveva sempre in dono animali di pezza. La sua attenzione per la natura e gli esseri viventi è un suo tratto caratteristico". Quando nel 1935 Georg entrò nel seminario arcivescovile di Traunstein, Joseph decise di seguirne le orme. "Mio fratello ed io - rievoca l'anziano sacerdote musicista che ricevette anche lui l'ordine sacro il 29 giugno 1951 - eravamo entrambi chierichetti, tutti e due servivamo Messa. Ci fu presto chiaro, prima a me e poi a lui, che la nostra vita sarebbe stata a servizio della Chiesa". Da parte sua Benedetto XVI ha definito pubblicamente suo fratello Georg "una guida affidabile". "Dall'inizio della mia vita - disse, infatti, il 22 agosto 2008 ringraziando il sindaco di Castelgandolfo per aver concesso la cittadinanza onoraria a Georg Ratzinger - mio fratello è stato sempre per me non solo compagno, ma anche guida affidabile. E' stato per me un punto di orientamento e di riferimento con la chiarezza, la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili".

Agi

"Vi racconto mio fratello, il Papa"