domenica 2 maggio 2010

Il Papa lascia Torino. In dono al Pontefice un volume di pregio sulla Sindone dell'editrice Utet. La maglia della Juventus targata 'Benedetto 16'

Il Papa ha lasciato Torino, al termine della Visita pastorale in occasione dell'Ostensione della Sindone. L'aereo con a bordo il Pontefice è decollato pochi minuti prima delle 20 dall'aeroporto Caselle. A salutarlo c'erano il sindaco Sergio Chiamparino, il prefetto Paolo Padoin, il questore Aldo Faraoni, il card. Severino Poletto.
Tra i doni offerti a Benedetto XVI in occasione della sua visita nel capoluogo piemontese c'è stato anche il primo esemplare di un volume di pregio della Sindone, realizzata dalla Utet storica casa editrice torinese. A consegnarglielo l'amminastraore Gian Luca Pulvirenti e il dirigente Marco Castelluzzo. L'opera, a tiratura limitata e numerata unica al mondo, è stata realizzata con il patrocinio del Comitato per l'Ostensione e in collaborazione con il Museo della Sindone e il Comitato internazionale di Sindonologia. A una prefazione del Custode pontificio della Sindone, card. Poletto, seguono 180 pagine curate dai maggiori esperti al mondo del Telo. Tre sono le sezioni: La lettura del Telo a cura di Bruno Barberis e Gian Maria Zaccone, Storia, Devozione e Scienza a cura di Bruno Barberis e Gian Maria Zaccone e La Passione nell'Arte a cura di Timothy Verdon.
Maglietta a strisce bianco-nere della Juventus dedicata a Papa Benedetto XVI. A realizzarla è stato lo stesso store della squadra torinese, in occasione della visita a Torino. "Benedetto - 16": ecco cosa compare nel retro della maglietta speciale, esposta in vetrina nel negozio ufficiale della Juventus, in via XX settembre. Davanti gli sponsor e la scritta Juventus. Una vera e propria maglia di calcio, dedicata al Pontefice.

Apcom, Adnkronos

Incontro con i malati del Cottolengo. Il Papa: non siete estranei al destino del mondo, ma tessere preziose di un bellissimo mosaico formato da Dio

I malati rappresentano "tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo": è quanto ha detto il Papa in visita nella chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo di Torino, ultima tappa della sua trasferta di dieci ore nella città della Mole. “È un incontro, il nostro, che si intona molto bene al mio pellegrinaggio alla Sacra Sindone, in cui possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo”. San Giuseppe Benedetto Cottolengo, ha ricordato il Papa, “è stato un vero e proprio campione della carità, le cui iniziative, come alberi rigogliosi, stanno davanti ai nostri occhi e sotto lo sguardo del mondo”, ma “non fu facile per il Cottolengo iniziare la sua impresa”. “Il Cottolengo, pur attraversando nella sua vita momenti drammatici, mantenne sempre – ha proseguito - una serena fiducia di fronte agli eventi; attento a cogliere i segni della paternità di Dio, riconobbe, in tutte le situazioni, la sua presenza e la sua misericordia e, nei poveri, l’immagine più amabile della sua grandezza”. San Cottolengo “sentì di impegnarsi per Dio e per l’uomo”, con una “totale dedizione al servizio dei più piccoli e dimenticati. Principio fondamentale della sua opera fu, fin dall’inizio, l’esercizio verso tutti della carità cristiana, che gli permetteva di riconoscere in ogni uomo, anche se ai margini della società, una grande dignità”. “Recupero della dignità personale per san Giuseppe Benedetto Cottolengo – ha chiarito Benedetto XVI - voleva dire ristabilire e valorizzare tutto l’umano: dai bisogni fondamentali psico-sociali a quelli morali e spirituali, dalla riabilitazione delle funzioni fisiche alla ricerca di un senso per la vita, portando la persona a sentirsi ancora parte viva della comunità ecclesiale e del tessuto sociale”. "Cari malati, voi svolgete un'opera importante - ha detto - vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore. Cari fratelli e sorelle, tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo - ha concluso - ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo". “Se la passione dell’uomo è stata assunta da Cristo nella sua Passione, nulla andrà perduto. Il messaggio di questa solenne Ostensione della Sindone: ‘Passio Christi – Passio hominis’, qui si comprende in modo particolare”, ha concluso.

Apcom, SIR


Il Papa davanti alla Sindone: Icona scritta col sangue che parla di amore e vita. Il mistero più oscuro della fede anche speranza che non ha confini

E' quasi un boato quello che ha accolto l'arrivo di Benedetto XVI al Duomo di Torino. L'applauso e le grida dei fedeli sono esplose quando il Santo Padre, dopo aver raggiunto il Duomo a bordo della papamobile, è uscito un istante per salutare la folla. Il Pontefice è poi rientrato all'interno della chiesa per la venerazione della Sindone e la sua meditazione. Il Papa ha sostato in preghiera per cinque lunghi silenziosi minuti davanti alla Sindone, che la tradizione cristiana considera il telo con cui venne avvolto Gesù dopo la flagellazione e crocifissione. Benedetto XVI si è inginocchiato, raccolto in preghiera silenziosa, ai piedi dell'Icona.
E' la meditazione davanti alla Sacra Sindone il discorso centrale della giornata di trasferta del Papa a Torino. "Questo è per me un momento molto atteso. In un'altra occasione - ha detto - mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto - ha aggiunto Benedetto XVI - perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l'umanità". La Sindone è l'Icona del Sabato Santo, l'Icona del mistero della Resurrezione: “La Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato”. Un mistero che è legato al giorno del silenzio, appunto il Sabato Santo. “Nel nostro tempo - ha detto il Papa - specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più".
"Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità”. Ma la morte di Gesù ha un aspetto totalmente positivo. E, ha proseguito il Papa “questo mi fa pensare al fatto che la Sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo”. Ecco cosa ha fatto Cristo, “rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui”. Il Papa ha proseguito: “Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori”.
Del resto “l’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita”. Un mistero che è Resurrezione. “Mi sembra - ha detto il Papa - che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” - promana una solenne maestà, una signoria paradossale.” La Sindone, ha concluso il Papa, è una Icona scritta con il sangue. “L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.”

Adnkronos, Apcom, Korazym.org


Il Papa ai giovani: il vostro cuore per natura sensibile all’amore vero. Rendere la vita bella e grande è impegnativo, ma con Gesù tutto è possibile!

Sulle note di Emmanuel, l'inno della Giornata Mondiale della Gioventù di Roma 2000, Piazza San Carlo riempita da 30mila giovani ha accolto l'arrivo del Santo Padre alle 16.45. Migliaia i fazzoletti gialli sventolati, su cui c'è scritto in blu "I giovani e il Papa Ostensione della Sindone Opera diocesana pellegrinaggi Torino". Alcuni artisti e cantanti di Christian Music, accompagnati dalla scuola di Hope Music e da alcuni ragazzi della pastorale giovanile piemontese, hanno intrattenuto con canzoni e testimonianze i giovani. Il coro, ai due lati del palco dove siede il Papa, si chiama Hope ed è composto dai giovani delle diocesi italiane, 270 ragazzi con indosso t-shirt gialle,verdi,viola e azzurre, che al termine dell'incontro hanno cantato la canzone "Santo volto dei volti", l'inno composto in occasione di questa giornata. Dopo l'introduzione del card. Poletto, ha parlato un rappresentante dei giovani che ha donato al Santo Padre un quadro di Ezio Gribaudo, pittore torinese con il ritratto di Papa Ratzinger che fece al momento della sua elezione.
Nel suo discorso, Benedetto XVI ha riflettuto con i giovani sul significato di felicità, sul senso vero della vita, di una scelta definitiva. "Oggi non è facile parlare di vita eterna e di realtà eterne - ha affermato il Pontefice - perché la mentalità del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo: tutto muta, e anche molto velocemente. 'Cambiare' è diventata, in molti casi, la parola d'ordine, l'esercizio più esaltante della libertà - ha aggiunto - e in questo modo anche voi giovani siete portati spesso a pensare che sia impossibile compiere scelte definitive, che impegnino per tutta la vita". "Ma è questo il modo giusto di usare la libertà?", si è domandato Benedetto XVI. "E' proprio vero che per essere felici dobbiamo accontentarci di piccole e fugaci gioie momentanee, le quali, una volta terminate, lasciano l'amarezza nel cuore? Cari giovani, non è questa la vera libertà - ha risposto Papa Ratzinger - la felicità non si raggiunge così. Ognuno di noi è creato non per compiere scelte provvisorie e revocabili, ma scelte definitive e irrevocabili, che danno senso pieno all'esistenza".
Parlando alle migliaia di ragazzi e ragazze, assiepati sotto una pioggia battente in Piazza San Carlo, il Papa ha indicato loro un testimone da imitare, un esempio di vita anche durante la scorsa GMG di Sydney, “un giovane della vostra Città: il beato Piergiorgio Frassati, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della beatificazione”. “Cari giovani, - ha esortato - abbiate il coraggio di scegliere ciò che è essenziale nella vita! ‘Vivere e non vivacchiare’ ripeteva il beato Piergiorio Frassati. Come lui, scoprite che vale la pena di impegnarsi per Dio e con Dio, di rispondere alla sua chiamata nelle scelte fondamentali e in quelle quotidiane, anche quando costa!”. Partendo dal brano evangelico del Giovane ricco, il Papa ha ricordato che “Gesù indica qual è la ricchezza più grande della vita: l’amore”. E ha aggiunto: “Amore è il nome proprio di Dio”. “Oggi viviamo in un contesto culturale che non favorisce rapporti umani profondi e disinteressati, ma, al contrario, induce spesso a chiudersi in se stessi, all’individualismo, a lasciar prevalere l’egoismo che c’è nell’uomo. Ma il cuore di un giovane è per natura sensibile all’amore vero. Perciò mi rivolgo con grande fiducia a ciascuno di voi e vi dico: non è facile fare della vostra vita qualcosa di bello e di grande, è impegnativo, ma con Cristo tutto è possibile!”. Sono diverse le vie, secondo il Papa, verso l’amore di Dio: la confessione, l’Eucarestia, la lectio divina, “la lettura spirituale della Bibbia” e la carità. “Nello sguardo di Gesù che fissa con amore il giovane del Vangelo, cogliamo tutto il desiderio di Dio di stare con noi, di esserci vicino. Sì, cari giovani, Gesù vuole essere vostro amico, vostro fratello nella vita, il maestro che vi indica la via da percorrere per giungere alla felicità. Egli vi ama per quello che siete, nella vostra fragilità e debolezza, perché, toccati dal suo amore, possiate essere trasformati. Vivete questo incontro con l'amore di Cristo in un forte rapporto personale con Lui; vivetelo nella Chiesa, anzitutto nei Sacramenti”.
L’invito accorato ai giovani a non lasciare la Chiesa, si rinnova anche in questa occasione, in maniera forte e profonda. “Voi incontrerete questo amore e ne sperimenterete tutta la fecondità se con sincerità cercherete il Signore e se vivrete con impegno la vostra partecipazione alla vita della comunità cristiana. Ciascuno si senta “parte viva” della Chiesa, coinvolto nell’opera di evangelizzazione, senza paura, in uno spirito di sincera armonia con i fratelli nella fede e in comunione con i Pastori, uscendo da una tendenza individualista anche nel vivere la fede, per respirare a pieni polmoni la bellezza di far parte del grande mosaico della Chiesa di Cristo”. Prima di recarsi al Duomo di Torino, per venerare la Sindone, il Papa ha lasciato ai giovani l’icona che porta al “volto di Cristo”: proprio il Sacro telo che secondo la tradizione avvolse il corpo del Cristo. “La Sacra Sindone sia in modo del tutto particolare per voi un invito ad imprimere nel vostro spirito il volto dell’amore di Dio, per essere voi stessi, nei vostri ambienti, con i vostri coetanei, un’espressione credibile del volto di Cristo”.
"Santità, quante volte anche noi di fronte al male e alla sofferenza e alla morte - ha detto un rappresentante dei giovani al Papa prima del suo discorso - cadiamo nella crisi di una fede che pare non sappia rispondere alle nostre piccole grandi difficoltà. E, soprattutto, una fede che vorremmo a volte piu tangibile e sperimentabile. Viviamo cosi rincorrendo sempre nuove esperienze e cercando di avere tutto e subito senza riuscire a dare un senso alla nostra esistenza. Davanti alla Sindone però tutto puo rivedersi e ravvedersi perchè la vita di ognuno di noi ha la fortuna di, citando il nostro arcivescovo, specchiarsi davanti alla Sindone". "Santo Padre - ha concluso il giovane dinnanzi al Santo Padre a nome di tutta la gioventù della diocesi di Torino - crediamo che una delle maggiori sfide per noi giovani oggi, considerando la precarietà della nostra società, sia proprio l'impegno a costruire delle vite coerenti bene ancorate in questo mondo, ma altrettanto desiderose di tenere lo sguardo verso l'alto. Felici di condividere lo stesso cammino di fede, la salutiamo con affetto e le diciamo che è bello averla qui con noi, ma sappia anche che Torino, che i giovani sono con lei".

Apcom, Korazym.org

Il Papa benedice la prima pietra della chiesa del Servizio missionario giovanile, in memoria di una diciassettenne morta di incidente in motorino

La prima pietra della futura chiesa del Sermig, il Servizio missionario giovanile, è stata benedetta questa mattina da Benedetto XVI. La benedizione è avvenuta all'interno della chiesa di San Carlo, una delle due chiese gemelle di Piazza San Carlo a Torino, prima dell'inizio della celebrazione della Santa Messa. Insieme al Papa erano presenti il card. Tarcisio Bertone, l'arcivescovo di Torino card. Severino Poletto, il fondatore del Sermig Ernesto Olivero e l'architetto Benedetto Camerana. La chiesa, che viene costruita all'interno dell'Arsenale della Pace, nella periferia di Torino, sarà intitolata a Maria Madre dei giovani e verrà costruita in memoria di Cecilia Ghilardi, una ragazza di 17 anni morte lo scorso anno in un incidente stradale mentre era in sella al suo motorino. A realizzare l'edificio religioso sarà l'impresa di costruzioni del padre della ragazza, presente insieme alla moglie alla benedizione.

Adnkronos, Apcom

Regina Caeli. Il Papa: Maria vegli sulle famiglie e sul mondo del lavoro, su chi ha smarrito la fede e la speranza, conforta i malati e i carcerati

Al termine della Santa Messa presieduta in Piazza San Carlo a Torino, prima del canto del Regina Caeli, Benedetto XVI ha affidato i torinesi alla Beata Vergine Consolata, patrona della città: “Veglia, o Maria, sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano "sale e luce" in mezzo alla società”. “La Vergine Maria – ha aggiunto - è colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l’immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d’amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il Volto di Dio”.

AsiaNews

Messa a Torino. Il Papa: Gesù ha affrontato la croce per mettere un argine al male e farci intravvedere il momento in cui ogni lacrima sarà asciugata

Oltre 50mila, secondo gli organizzatori, hanno assistito alla Santa Messa in Piazza San Carlo a Torino, presieduta da Papa Benedetto XVI. La piazza conteneva circa 25mila fedeli, mentre altrettanti pellegrini si sono riversati nelle vie limitrofe e soprattutto in piazza Castello, dove sono allestiti maxischermi per poter seguire gli appuntamenti della giornata del Pontefice. Con il Papa hanno concelebrato 30 vescovi di cui otto cardinali, ed erano presenti 600 autorità, 700 sacerdoti e diaconi con le tonache bianche, 250 cantori diretti dal maestro Alessandro Ruo Rui. Sull'altare, dove spiccava la cattedra papale realizzata in legno e velluto porpora dai maestri artigiani del Friuli, i giovani studenti del seminario maggiore pronti a ricoprire il ruolo di ministranti. Nelle prime posizioni, a sinistra del palco, erano ospitati i fedeli ammalati.
Nell'omelia, Benedetto XVI ha affermato che la Sacra Sindone ci ricorda che “Colui che è stato crocifisso, che ha condiviso la nostra sofferenza…è colui che è risorto e ci vuole riunire tutti nel suo amore. Si tratta di una speranza stupenda, ‘forte’, ‘solida’”. Alle decine di migliaia di fedeli presenti il Papa ha ribadito che nella Sacra Sindone “vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: ‘Passio Christi. Passio hominis’. Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno”. Il Pontefice ha sottolineato che tale rinnovamento pesca nel “nuovo” comandamento che Gesù affida ai suoi discepoli: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri”. Se ci amiamo gli uni gli altri, Gesù continua ad essere presente in mezzo a noi”.
“Gesù – ha aggiunto - ci ha dato se stesso come modello e fonte di amore. Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore”. Nella sua omelia Benedetto XVI ha elencato i molti problemi presenti nella città: “Penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati”. “Dandoci il comandamento nuovo – ha continuato - Gesù ci chiede di vivere il suo stesso amore, che è il segno davvero credibile, eloquente ed efficace per annunciare al mondo la venuta del Regno di Dio. Ovviamente con le nostre sole forze siamo deboli e limitati. C’è sempre in noi una resistenza all’amore e nella nostra esistenza ci sono tante difficoltà che provocano divisioni, risentimenti e rancori. Ma il Signore ci ha promesso di essere presente nella nostra vita, rendendoci capaci di questo amore generoso e totale, che sa vincere tutti gli ostacoli. Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo. Amare gli altri come Gesù ci ha amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore”. Benedetto XVI ha ricordato che “le parole di Gesù acquistano… una risonanza particolare per questa Chiesa, una Chiesa generosa e attiva, a cominciare dai suoi preti”. Il Papa si è rivolto poi ai sacerdoti e ai religiosi incoraggiandoli: “A volte, essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso, gli impegni si moltiplicano, le richieste sono tante, i problemi non mancano: sappiate attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l’annuncio profetico di salvezza; ri-centrate la vostra esistenza sull’essenziale del Vangelo; coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternità all’interno del presbiterio, delle vostre comunità, nei rapporti con il Popolo di Dio; testimoniate nel ministero la potenza dell’amore che viene dall’Alto”.
Guardando poi alle tante sfide che la città della Sindone vive, ha aggiunto: "Penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono in solitudine, agli emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani". Il Papa ha quindi esortato le “famiglie a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni”; coloro che lavorano nel mondo dell’università a un “dialogo umile nella ricerca della Verità, certi che è la stessa Verità che ci viene incontro e ci afferra”; chi è impegnato nelle amministrazioni pubbliche a vivere “la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile”, segno che “il pensiero cristiano sull’uomo non è mai contro la sua libertà, ma in favore di una maggiore pienezza che solo in una ‘civiltà dell’amore’ trova la sua realizzazione”; i giovani a “non perdere mai la speranza”. Tale speranza poggia sulla resurrezione di Gesù: “Essa è l’inizio di tutta una serie di ‘cose nuove’, a cui partecipiamo anche noi. ‘Cose nuove’ sono un mondo pieno di gioia, in cui non ci sono più sofferenze e sopraffazioni, non c’è più rancore e odio, ma soltanto l’amore che viene da Dio e che trasforma tutto”.

Apcom, AsiaNews


L'arrivo del Papa a Torino e la calorosa accoglienza in Piazza San Carlo. I saluti di benvenuto del sindaco Chiamparino e dell'arcivescovo Poletto

Il Papa è arrivato intorno alle 9.15 all'aeroporto di Torino-Caselle, per la visita pastorale alla città piemontese durante la quale Benedetto XVI venererà la Sindone nel Duomo. Papa Ratzinger è stato accolto dal neo-presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, dal presidente della Provincia Antonio Saitta e dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Da parte ecclesiale, il Papa è stato accolto dal card. Severino Poletto, arcivescovo della città, dal nunzio mons. Giuseppe Bertello, dal vescovo ausiliare mons. Guido Fiorino. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ha viaggiato sullo stesso aereo del Papa, un Airbus A319, decollato dall'aeroporto militare di Ciampino alle 8.35. Era dal 1998 che un Papa non faceva visita alla città piemontese. In attesa dell'arrivo del Santo Padre la folla ha riempito Piazza San Carlo e le vie del centro cittadino. Già dalle otto di questa mattina è iniziata la lunga processione di fedeli e pellegrini per arrivare al "salotto di Torino". Rigorosamente a piedi, perchè tutte le vie limitrofe alla piazza sono bloccate da transenne per motivi di sicurezza. Ad accogliere l'arrivo del Papa in Piazza San Carlo un applauso e uno sventolio di bandiere vaticane; oltre a Piazza San Carlo i fedeli si sono affollati anche sotto i maxischermi nel centro di Torino.
"Benvenuto a Torino, le porgo il saluto caloroso della città, mio personale e di tutti coloro che hanno atteso con affetto e interesse la sua visita, in occasione di questa ostensione straordinaria della Sindone per la cui concessione ancora la ringrazio". Sono le prime parole del saluto rivolte dal sindaco al Papa. Chiamparino ha ricordato come "Torino e il Piemonte sono sin dall'800 patria di grandi santi sociali: il teatro Giuseppe Allamano, Don Giovanni Bosco, Benedetto Cottolengo, San Giuseppe Cafasso, Giulia Colbert di Barolo, il Beato Faa' di Bruno e il Beato Piergiorgio Frassati. Anime illuminate che seppero interpretare i bisogni profondi del loro tempo e dare risposte concrete". Uomini e donne che scelsero di lavorare in strada accanto agli ultimi, uomini e donne che scelsero i povero. Costruttori di opere di carita' che professarono l'altruismo come via di redenzione e religiosità". Chiamparino ha ricordato quindi come Torino "è una città che da sempre ha saputo e sa riconoscere il valore pubblico della religiosità. Forse anche per il valore sociale di quell'impegno è più facile a Torino capire quale valore possa avere la fede per la comunità civile". Ed ancora "Torino è una città laica e rispettosa di tutte le religiosità e anche per questo ha saputo e sa, anche in questo momento difficile sotto la sferza di una crisi e di una metamorfosi sociale intensa, lacerante, densa di incognite ma anche di potenzialità, accogliere e integrare chi veniva in cerca di lavoro nel secolo scorso, accogliere e integrare oggi chi scappa da guerre e fame". Il sindaco di Torino ha ricordato quindi l'opera del card. Michele Pellegrino, con immediato applauso da parte di tutta la piazza.
"Questa città oggi l'accoglie in un momento nel quale, tutti i credenti e non sono chiamati a riflettere in un senso profondo che l'immagine della Sindone rappresenta: testimonianza storica o mistero del dolore che riscatta. Essa muove in noi meditazione autentica e ci induce a una ancora maggiore attenzione alla sofferenza e al bisogno dell'altro. Santità - ha detto ancora - l'accolgono oggi, a Torino, donne e uomini, cittadini e pellegrini, fede e ragione unite, richiamando colui che il suo predecessore definì 'Padre dell'Europa cristiana' San Benedetto nello sforzo di coniugare memoria, intelligenza e volontà verso la sua alta forma di carità - ha concluso - la comprensione di se e dell'altro".
"Ci siamo preparati con una preghiera speciale per poter vivere questo incontro come un autentico evento di grazia". Così il card. Severino Poletto si è rivolto a Benedetto XVI. "Ci stringiamo intorno a lei per esprimere il nostro affetto di figli - ha detto l'arcivescovo - la nostra totale comunione di intenti per contribuire con la nostra preghiera a chiedere al Signore forza e consolazione per il suo ministero che lei svolge con grande autorevolezza di dottrina". "A nome di tutti - ha proseguito - voglio dire che siamo felici che lei sia qui oggi a Torino per venerare la Sindone insieme ai due milioni di pellegrini che in queste settimane passano davanti al Sacro Lino. Mi faccio interprete del sentimento dei miei confratelli, dei vescovi del Piemonte e ricordo quanti non sono in piena sintonia con la fede e tuttavia riconoscono e avvertono se la sua voce va ascoltata e con lei ci si deve confrontare". Una città, ha detto Poletto, "stupenda e complessa. E noi ci affidiamo alla sua preghiera - ha concluso - sapendo che noi di Torino non siamo stretti nel suo cuore".

Apcom, Agi, Adnkronos

Il Papa a Torino. L'arcivescovo: una nuova carica di energia spirituale, ci sosterrà nel compito di seguire Gesù nei diversi contesti dell'esistenza

“Una grazia speciale per la nostra Chiesa”. Così l’arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto, in un'articolo su L’Osservatore Romano in edicola venerdì parla della Visita pastorale di Benedetto XVI, oggi a Torino. La visita, che avviene in occasione dell’Ostensione della Sindone, “sembra sposarsi bene con questo momento d’internazionalizzazione che stiamo vivendo – precisa l’arcivescovo – e pare svelarcene la profondità. La presenza del Papa, infatti, ci aiuterà a percepire, vivere e approfondire il senso e la ricchezza della cattolicità della Chiesa, che vuole raggiungere tutti gli uomini, qualunque sia il colore della loro pelle, la provenienza, la cultura, il censo”. “La presenza del Papa – prosegue il card. Poletto – ci aiuterà, infatti, a non porre troppe attenzioni alle nostre stanchezze, ma a vedere i doni che il Signore risorto continua a fare alla sua Chiesa universale. Inoltre essa ci sarà di stimolo a essere fedeli, fino in fondo, alla vocazione che la Chiesa torinese sembra aver ricevuto col dono dei suoi santi sociali, simbolo di una comunità cristiana che è sempre stata e continua a essere capace di una carità intelligente verso i più poveri e gli emarginati, come ancora oggi si può riscontrare nella generosità di molti preti, religiosi e laici di questa diocesi”. " la parola del Papa sarà per noi una nuova carica di energia spirituale: ci impegniamo ad accoglierla e custodirla nei nostri cuori, nella certezza che essa ci sosterrà nel nostro compito di seguire il Signore Gesù nei diversi contesti della nostra esistenza. Il Papa ci aiuterà anche a riconoscere i molteplici e confortanti segni della presenza del Signore in mezzo a noi e a saper leggere, nella fede, le situazioni di fatica che la nostra città vive, specialmente negli ammalati, in chi ha perduto il lavoro, negli immigrati, in chi è solo".

SIR