venerdì 26 marzo 2010

Dopo nove anni finalmente 'L'Osservatore Romano' pubblica la traduzione italiana del Motu Proprio e della Lettera sui delitti più gravi

L'Osservatore Romano ha pubblicato la traduzione italiana le norme vaticane sui ''delicta graviora'', emanate dal Vaticano nel 2001. In particolare, il quotidiano ha pubblicato il Motu Proprio ''Sacramentorum sanctitatis tutela'' del 30 aprile 2001, con cui Giovanni Paolo II promulgava le norme sui delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, e la Lettera di accompagnamento ''Ad exsequendam ecclesiasticam legem'' del 18 maggio 2001 inviata a tutta la gerarchia cattolica, in cui la Congregazione per la Dottrina della Fede dava notizia delle norme sui delitti più gravi (''delicta graviora'') riservati alla medesima Congregazione.

Asca

Padre Cantalamessa: il tradimento di alcuni preti è la prova più dura che la Chiesa attraversa. Occorre un sussulto di speranza e una purificazione

''Se ci sarà umiltà, la Chiesa uscirà più splendente che mai da questa guerra! L'accanimento dei media - lo vediamo anche in altri casi - a lungo andare ottiene l'effetto contrario a quello da essi desiderato'': ha fatto riferimento allo scandalo pedofilia che in questi giorni sta colpendo la Chiesa il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, durante la terza predica di Quaresima in vista della Pasqua che ha tenuto questa mattina nella Cappella Redemptoris Mater di fronte a Papa Benedetto XVI e alla Curia romana. Il frate cappuccino ha trattato il tema della ''necessità di una purificazione all'interno della Chiesa, a partire dal suo clero'' ed ha criticato ''il tradimento della fiducia di Cristo e della Chiesa, la doppia vita, il venir meno ai doveri del proprio stato, soprattutto per quanto riguarda il celibato e la castità. appiamo per dolorosa esperienza quanto danno può venire alla Chiesa e alle anime da questo tipo di infedeltà. E' la prova forse più dura che la Chiesa sta attraversando in questo momento''. Per il predicatore del Papa, sono ''la tiepidezza di una parte del clero, la mancanza di zelo e l'inerzia apostolica'' a ''indebolire la Chiesa più ancora degli scandali occasionali di alcuni sacerdoti che fanno più chiasso e contro i quali è più facile correre ai ripari''. Padre Cantalamessa ha citato il profeta Geremia: ''Il Signore è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca. E' bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore. Porga la guancia a chi lo percuote, si sazi pure di offese!''. Il cappuccino ha anche ricordato quando, nel 2001, si era trovato ''a predicare un ritiro al clero di una diocesi americana scosso dalla reazione indiscriminata dell'opinione pubblica di fronte agli scandali di alcuni dei loro membri'': ''Si era all'indomani del crollo delle Torri Gemelle - ha osservato Cantalamessa - e le macerie materiali sembravano il simbolo di altre macerie. Questo testo della Scrittura contribuì visibilmente a ridare fiducia e speranza a molti''. “Non si deve generalizzare, per carità: la Chiesa di oggi è ricca di sacerdoti santi che compiono silenziosamente il loro dovere. In linea generale, chi conosce un po’ la storia della Chiesa sa che il livello del clero di oggi è molto migliore di quello di altre epoche della Chiesa. Un laico impegnato mi diceva con tristezza: ‘La popolazione del nostro Paese, negli ultimi 20 anni è cresciuta di oltre tre milioni di abitanti, ma noi cattolici siamo fermi al numero di prima. Qualcosa non va nella nostra Chiesa’. Conoscendo quel clero per aver predicato, sapevo che qualcosa non andava: la preoccupazione di molti di loro non erano le anime, ma i soldi e le comodità”. A sostegno di questa disamina senza giri di parole, che ha delineato per contrasto la sobrietà di gesti e parole che deve essere propria di un sacerdote, padre Cantalamessa ha portato l’esempio di Santa Teresa d’Avila che, nei suoi scritti, confessa di aver cercato di coniugare forzatamente per un certo tempo le cose di Dio con quelle del mondo, condannandosi in sostanza all’infelicità. Scriveva la grande mistica: “‘Cadevo e mi rialzavo, ma mi rialzavo così male che tornavo a cadere...Posso dire che la mia vita era delle più penose che si possano immaginare, perché non godevo di Dio né mi sentivo contenta del mondo. Quando ero nei passatempi mondani il pensiero di quello che dovevo a Dio me li faceva trascorrere con pena e quando ero con Dio mi venivano a disturbare gli effetti del mondo’. Molti sacerdoti penso potrebbero scoprire in quest’analisi il motivo profondo della propria insoddisfazione e scontentezza”. E proseguendo con la meditazione sulle altre possibili cause di crisi di una vocazione, dalla tentazione del denaro all’indifferenza verso le anime, barattata con la preferenza per le comodità, padre Cantalamessa ha riconosciuto alle aggregazioni ecclesiali di laici quelle capacità di zelo che talvolta difettano ai sacerdoti. Dobbiamo essere, ha esclamato, “modelli del gregge” e non i “padroni della fede”, poveri come lo fu il Santo Curato d’Ars, capaci di farsi scomodare dalle esigenze dell’apostolato non cedendo alla tentazione, ha insistito, di tenere Cristo “in libertà vigilata”: preghiera sì, “ma che non comprometta il riposo”, obbedienza a Dio che però “non abusi della disponibilità” del prete, castità che però non imponga la rinuncia “ad avere un’idea di ciò che succede nel mondo”. E rovesciando la frase di Cristo “io sto alla porta e busso”, ha soggiunto: “In noi sacerdoti Cristo non bussa per entrare, ma per uscire. Nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito di Cristo, ma può succedere che questo Spirito finisca per essere come imprigionato e murato dal cuore di pietra che gli si forma intorno, non ha la possibilità di espandersi e permeare di sé le facoltà, le azioni, i sentimenti della persona. Quando leggiamo la frase di Cristo: 'Io sto alla porta e busso', dovremmo perciò capire che Egli non bussa dall’esterno, per entrare, ma bussa dall’interno per uscire”. La meditazione, introdotta dalla citazione del lamento di Geremia, che disilluso del suo sacerdozio sceglie inizialmente di voltare le spalle a Dio, è stata conclusa da padre Cantalamessa con le parole che lo stesso Geremia scopre dentro di sé quando comprende che Dio non lo abbandonerà se lui sarà capace di convertirsi. E’ di questa consapevolezza, di questa solidità di fede, ha concluso il predicatore francescano, che il Papa e la Chiesa hanno bisogno in questa delicata e sofferta fase: “Quello che occorre, in questo momento, è un sussulto di speranza...Cristo soffre più di noi per l’umiliazione dei suoi sacerdoti e l’afflizione della sua Chiesa. Se lo permette, è perché conosce il bene che da essa può scaturire in vista di una maggiore purezza della Chiesa...L’invito di Cristo ‘Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò’ sappiamo che era rivolto in primo luogo ai discepoli, agli Apostoli che aveva intorno, e dunque oggi a noi sacerdoti. A noi dice: ‘Venite a me, a me, non a voi stessi, alle vostre risorse. Venite a me e troverete ristoro’”.

Asca, Radio Vaticana

I Legionari ammettono gli abusi e la doppia vita di padre Maciel: non è un modello di vita sacerdotale. Grazie al Papa per la Visita Apostolica

''Accettiamo con dolore che davanti alla gravità delle sue mancanze, non possiamo guardare la sua persona come modello di vita cristiana o sacerdotale''. Lo scrivono i vertici della congregazione dei Legionari di Cristo, in un comunicato diffuso oggi al termine della riunione annuale dei leader della Legione, guidata da padre Alvaro Corcuera. L'ordine esprime il proprio ''dolore e rammarico a tutte e ad ognuna delle persone che sono state danneggiate dalle azioni del nostro fondatore''. ''Partecipiamo - aggiungono i Legionari - alla sofferenza che questo scandalo ha causato alla Chiesa e ci affligge e ci addolora profondamente''. In particolare, i Legionari chiedono perdono ''a tutte quelle persone che hanno accusato'' padre Maciel in passato ''e ai quali non si diede credito o non si seppe ascoltare perchè in quel momento non potevamo immaginarci questi comportamenti'', come le vittime dei suoi abusi sessuali. Quanto ai sospetti di complicità con gli abusi commessi dal fondatore, i Legionari precisano che ''se risultasse che ci sia stata qualche collaborazione colpevole, agiremo secondo i principi di giustizia e carità cristiane responsabilizzando queste persone dei loro atti''. ''Dio - osservano i vertici della congregazione - nei suoi misteriosi disegni ha scelto padre Maciel come strumento per fondare la Legione di Cristo e il Movimento Regnum Christi e ringraziamo Dio per il bene che ha compiuto''. ''Ispirandoci nell'esempio di Cristo - concludono - che condanna il peccato ma cerca di salvare il peccatore e convinti del significato e della bellezza del perdono, raccomandiamo il nostro fondatore all'amore misericordioso di Dio''. I Legionari ammettono che le accuse di aver commesso ''atti di abuso sessuale a danni di seminaristi minori'' sollevate contro il loro fondatore sono vere. ''Profondamente costernati dobbiamo dire che questi fatti sono accaduti'', ricordando l'investigazione canonica su Maciel che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva iniziato nel 2004 . L'indagine si era conclusa, come reso noto dalla Sala Stampa vaticana nel nel maggio 2006, con la decisione del Papa di imporre al fondatore della Legione, tenendo conto sia della sua ''età avanzata'' che della sua ''salute cagionevole'', ''una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico''. I vertici dei Legionari riconoscono oggi che, per giungere a questa decisione, la Congregazione vaticana ''era arrivata alla certezza morale sufficiente per imporre sanzioni canoniche gravi corrispondenti alle accuse fatte contro Padre Maciel'', una interpretazione allora rifiutata. I Legionari ammettono poi che Maciel, come emerso in questi ultimi mesi, ''ha avuto una figlia nel contesto di una relazione prolungata e stabile con una donna e altri gravi comportamenti''. ''Più avanti sono apparse altre due persone, tra loro fratelli, che affermano di essere suoi figli, frutto di una relazione con un'altra donna'', aggiungono, senza però pronunciarsi sulla veridicità di queste affermazioni. I Legionari di Cristo ringraziano Papa Benedetto XVI per aver loro ''offerto lo strumento della Visita Apostolica'' come aiuto per ''superare le difficoltà esistenti'' e si impegnano a ''fare la verità sulla nostra storia''. Grazie alla Visita, scrivono, ''ci auguriamo di dare i passi necessari per consolidare i fondamenti, la formazione e la vita quotidiana dei legionari di Cristo e dei membri del Movimento Regnum Christi'', il braccio laico dell'ordine. ''Accoglieremo - aggiungono - con obbedienza filiale le indicazioni e le raccomandazioni del Santo Padre frutto della Visita Apostolica e ci impegniamo a metterle in pratica''. Guardando al futuro, i Legionari si dicono ''decisi'' a ''continuare a cercare la riconciliazione e l'incontro con coloro che hanno sofferto'', a ''fare la verità sulla nostra storia'', a ''continuare ad offrire sicurezza, soprattutto per i minorenni, nelle nostre istituzioni e attività, sia per quanto riguarda gli ambienti che i procedimenti'' e a cercare una migliore collaborazione ''con tutti i pastori e con altre istituzioni all'interno della Chiesa''.

Asca

Udienza del Papa al presidente della Repubblica del Guatemala. Nel colloquio la lotta alla miseria, il sostegno alla vita e alla fomazione dei giovani

La lotta alla miseria e alla violenza criminale, il sostegno alla vita e alla formazione dei giovani. Sui questi temi, informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, si è articolato il colloquio tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica di Guatemala, Álvaro Colom Caballeros, ricevuto questa mattina in udienza in Vaticano (foto). “Durante i cordiali colloqui – si legge nella nota – sono state evidenziate le buone relazioni esistenti fra la Chiesa e lo Stato ed il particolare contributo che la Chiesa offre allo sviluppo del Paese. In seguito vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, con speciale riferimento alle sfide poste dalla povertà, dalla criminalità organizzata e dall’emigrazione. Nel corso della conversazione – termina il comunicato – si è anche sottolineata l’importanza di promuovere la vita umana, fin dal momento del concepimento, ed il ruolo dell’educazione”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente guatemalteco si è intrattenuto, come da protocollo, con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e con l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Radio Vaticana

Padre Lombardi riporta il comunicato dell'arcidiocesi di Monaco: mera speculazione l'articolo del 'New York Times' che non contiene nuove informazioni

''Mera speculazione'': il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, interrogato dai giornalisti a proposito del nuovo articolo del New York Times sul caso del prete pedofilo Peter Hullerman con riferimento al periodo in cui Papa Benedetto XVI era arcivescovo di Monaco di Baviera, ha rinviato, in un comunicato, alla smentita pubblicata questa mattina in un comunicato dell'arcidiocesi di Monaco, che recita: ''L'articolo del New York Times non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che la Archidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell'allora Arcivescovo sulla situazione del sacerdote H. L'Archidiocesi conferma quindi la sua posizione, secondo cui l'allora Arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote H. nell'attività pastorale parrocchiale. Essa rifiuta ogni altra versione come mera speculazione. L'allora Vicario generale, Mons. Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale''. Secondo il giornale, ''il cardinale Joseph Ratzinger, ai tempi in cui era arcivescovo di Monaco, fu informato del fatto che che un prete, per il quale era stata approvata una terapia nel 1980 per pedofilia, sarebbe tornato all'attività pastorale pochi giorni dopo aver iniziato la terapia psichiatrica''. Per il quotidiano della grande mela, ''il futuro Papa Bendetto XVI sarebbe stato al corrente degli abusi molto più di quanto le precedenti dichiarazioni della chiesa abbiano suggerito''. Secondo il New York Times, una informativa, la cui esistenza è stata confermata da due fonti ecclesiastiche, l'allora cardinale Ratzinger ''non solo presiedette ad una riunione il 15 gennaio 1980 in cui si approvò il trasferimento'' di Hullerman in una parrocchia ''ma fu anche informato del suo nuovo incarico'', ma le stesse fonti ecclesiastiche hanno precisato che l'informativa era una routine e che ''è improbabile che sia finita effettivamente sulla scrivania dell'arcivescovo''.

Asca

I vescovi francesi al Papa: solidarietà per la campagna di calunnia contro la sua persona e la sua missione attraverso gli abominevoli atti del clero

Riuniti a Lourdes per l’Assemblea plenaria di primavera, i vescovi della Francia hanno inviato un “caloroso messaggio di sostegno” al Papa “in questo difficile momento che sta attraversando la nostra Chiesa”. Ed aggiungono: “Abbiamo letto la vostra Lettera ai cattolici irlandesi ed abbiamo capito che è anche un appello rivolto agli altri Paesi”. Nei giorni scorsi i vescovi francesi avevano fatto sapere che già da tempo la Conferenza Episcopale aveva affrontato la questione pedofilia pubblicando nel 2000 una "Brochure" che si avvaleva del contributo di una serie di esperti. E al Papa scrivono: “Abbiamo confermato le disposizione prese dalla nostra Conferenza dieci anni fa e continueremo ad esercitare vigilanza”. “Noi tutti – prosegue il messaggio reso noto oggi dalla Conferenza Episcopale francese - sentiamo vergogna e rammarico per gli atti abominevoli perpetrati da alcuni sacerdoti e religiosi. Ci uniamo alle vostre parole forti destinate alle vittime di questi crimini. Coloro che hanno commesso questi atti sfigurano la nostra Chiesa, feriscono le comunità cristiane ed estendono il sospetto su tutti i membri del clero. Anche se queste azioni sono commesse da un piccolo numero di sacerdoti - ed è già troppo - quelli che vivono con gioia e fedeltà il loro impegno a servire la Chiesa sono comunque danneggiati nella comunione del sacerdozio”. “Constatiamo anche – scrivono i vescovi al Papa - che questi inaccettabili fatti sono utilizzati in una campagna volta ad attaccare la vostra persona e la vostra missione al servizio del corpo ecclesiale. Noi tutti soffriamo per questi attacchi sleali e indegni e ci teniamo a dirvi che portiamo con lei la pena che provocano queste calunnie che vi colpiscono ed esprimiamo la nostra comunione e il nostro sostegno”. “In questo anno sacerdotale e nel momento in cui celebreremo presto la Settimana Santa e la Messa Crismale, vogliamo rinnovare la nostra fiducia nei nostri sacerdoti. Noi li incoraggiano nella loro fedeltà al dono ricevuto e alla missione loro affidata da Cristo nella sua Chiesa”. “Di fronte alla campagna di diffamazione e calunnia, che è stata organizzata per offuscare l'immagine del Papa - ha detto il presidente della Conferenza episcopale francese, il card. André Vingt-Trois (nella foto con Benedetto XVI) -, abbiamo voluto inviargli un messaggio di solidarietà e di comunione. Sappiamo tutti con quale vigore egli ha agito, prima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come Sommo Pontefice, per mettere a disposizione dei vescovi i modi per affrontare con forza e chiarezza le situazioni penali”. “Quest’anno – ha detto l’arcivescovo di Parigi concludendo l’assemblea di Lourdes – la nostra Chiesa Cattolica celebrerà la Pasqua in un clima di sospetto e tristezza. I casi di pedofilia denunciati in alcuni paesi d’Europa sono causa di scandalo per molti nostri contemporanei e fanno sprofondare i cattolici nella vergogna e nello smarrimento”. “La Lettera del Papa ai cattolici irlandesi – osserva il card. Vingt-Trois - esprime la compassione per le vittime, riconosce coraggiosamente gli errori e le omissioni del passato e chiama a prendere misure severe per evitare che simili aberrazioni si possano ripetere”. Per quanto riguarda la Francia l’arcivescovo di Parigi ha assicurato che la Chiesa francese si è impegnato in questa direzione già dai primi anni del 2000 pubblicando un documento dal titolo “Lottare contro la pedofilia” destinato a tutti gli educatori. “Si tratta – ha aggiunto il cardinale – di un problema che riguarda tutta la nostra società e non soltanto la Chiesa. Desidereremmo vedere che altre istituzione facciano lo stesso nostro lavoro”.

SIR

'Avvenire': accuse gravi e non provate, un piegare quasi con la forza i fatti con uno scopo preciso, attaccare nella persona del Papa la Chiesa

C'è una ''strana, livida voglia di fango'' che ''emerge da certi titoli, dalla realtà piegata e costretta nei propri disegni''. Lo scrive, in un editoriale in prima pagina firmato da Marina Corradi, Avvenire. ''Non è vero - si legge - che la Congregazione per la dottrina della Fede, negli anni in cui era guidata da Joseph Ratzinger, insabbiò il procedimento canonico a carico di Lawrence Murphy''. ''Ma un simile attacco (il secondo in pochi giorni) sulla prima pagina di uno dei più autorevoli quotidiani americani - prosegue - è una cosa che fa pensare. E' un piegare quasi con la forza i fatti a una tesi che sembra precostituita e ordinata a uno scopo preciso: attaccare, nella persona del Papa, la Chiesa'', colpevole di continuare ad affermare ''che esiste un bene e un male''. Avvenire definisce le accuse ''gravi e non provate'', ravvisando nella ''feroce onda mediatica'', in ''certi titoli forzati'' un ''sentore di voglia di lapidazione'', ''una frenesia strana di lanciare il sasso, di sporcare, di insinuare che, in realtà, coloro che agiscono nel nome di Cristo sono poi uguali a noi, e anzi molto peggiori. Il che talvolta, tragicamente - osserva Avvenire - può essere vero. Ma non cambia l'essenza della Chiesa, il suo essere corpo di Cristo, pure fatto di uomini peccatori''.

Asca

Mons. Girotti: pur avendo attenzione per le persone il card. Ratzinger fu intransigente nel perseguire ogni reato. Assurdo parlare di insabbiamento

''Parlare di insabbiamento è davvero assurdo. Un polverone. Non è mai, dico mai stata la politica della Congregazione, tanto meno col card. Ratzinger''. Lo afferma in un'intervista al Corriere della Sera mons. Gianfranco Girotti, vescovo reggente della Penitenziaria Apostolica, che partecipò con l'allora card. Joseph Ratzinger all'incontro della Congregazione per la Dottrina della Fede in cui venne discusso il caso del prete pedofilo Lawrence Murphy. L'atteggiamento di Papa Benedetto XVI, spiega Girotti, anche allora fu ''inflessibile dinanzi al peccato, pur avendo un'attenzione particolare per le persone, che tuttavia nei provvedimenti non gli impediva di essere intransigente nel perseguire ogni reato. E' la sua indole, lo stesso Santo Padre diceva pochi giorni fa: impariamo ad essere intransigenti col peccato, a partire dal nostro, e indulgenti con le persone''. ''E' evidente che la sensibilità è cresciuta nel tempo - ammette il vescovo - Il fenomeno ora ha dimensioni pubbliche, una rilevanza che allora non c'era. E' cambiata la mentalità. Prima, di tutte queste cose, non si era a conoscenza: sapevamo dei casi segnalati. E di questi mai nessuno è stato insabbiato. In questi trent'anni posso escludere che la Congregazione sia stata mai sfiorata dal pensiero di mettere il fuoco sotto la cenere. Si è sempre intervenuti per fermare questi misfatti orrendi''.

Asca

L'incontro del Papa con i giovani. Tutti i video

Il Papa: Le rinunce sono possibili se hanno un significato - Guarda il video ...»

Benedetto XVI: Si conosce Gesù soprattutto con il cuore - Guarda il video ...»

Il Papa: La vita di ciascuno è voluta da Dio - Guarda il video ...»

Il Papa incontra i giovani nel XXV anniversario della GMG - Guarda il video ...»

L'incontro del Papa con i giovani. Le testimonianze di fede durante la festa e le voci di chi era in Piazza San Pietro, tra emozione e speranza

Un’onda, come quelle che si fanno agli stadi, ha dato il via ieri all’incontro del Papa con i giovani, per ricordare la prima Giornata Mondiale della Gioventù che si tenne a Roma nel 1985. A raccontare quell’evento, salendo sul palco posto in Piazza San Pietro per l’occasione, sono stati Maria Paz ed Enrico che proprio durante quella prima GMG si conobbero e si innamorarono. "È stata un’esperienza bellissima - ha detto Maria - io venivo da Valencia con altri ragazzi e ognuno di noi chiese al Signore di fargli capire la propria strada. Io ho trovato Enrico, tre amiche sono diventate suore e cinque ragazzi sacerdoti". La testimonianza successiva è stata quella di Beatrice Fazi, la simpatica attrice che interpreta la cameriera Melina nella fiction “Un medico in famiglia”. "La prima GMG che ho vissuto è stata quella di Tor Vergata nel 2000. Allora avevo 28 anni e vivevo in maniera sregolata. Poi ho visto quello che stava succedendo a Roma in quei giorni e ho avuto voglia di provare la stessa gioia che vedevo negli occhi di quei ragazzi". Nello stesso anno l’incontro con Pierpaolo, poi il matrimonio e la nascita dei bambini: "Dio aveva un progetto su di me e da lì è iniziata una bellissima storia d’amore con il Signore". A raccontare della GMG del 2008, che si è tenuta a Sidney, è stato don Davide Martini, che verrà ordinato sacerdote da Benedetto XVI il 20 giugno prossimo: "Il Signore mi ha sedotto e io mi sono lasciato sedurre. Dopo la laurea pensavo di aver raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissato, ma mi sentivo sempre insoddisfatto, finché non ho capito quale fosse la mia vera vocazione". Vocazione di cui molti sono ancora alla ricerca. Come Manuela Spera, studentessa universitaria fuori sede di Giurisprudenza, che è venuta a questo incontro per curiosità: "Non sono credente, ma sto cercando di capire. Ho letto la lettera di Benedetto XVI ai giovani e più andavo avanti nella lettura, più mi sembrava che quelle parole fossero rivolte proprio a me". Clara Arias Padrò è arrivata insieme al suo gruppo di Santa Francesca Romana: "A poco giova avere un tesoro quando non hai nessuno con cui condividerlo, ecco è così per la mia fede, che diventa più piena e gioiosa ogni volta che invece di dire "mia" posso dire "nostra". Questo significa essere qui per me oggi". Generazioni vecchie e nuove a confronto, come Maria Grazia e Pino, 45 anni lei, 48 lui, fidanzati nel 1985 e oggi sposati e catechisti nella loro parrocchia di Sant’Anna a Nettuno: "Alla prima GMG l’ho portata io - racconta Pino - e il Signore, anche per mezzo di quella Giornata, ci ha fatto capire quale fosse la nostra strada. Oggi ci sentiamo come 25 anni fa, con lo stesso spirito e la stessa gioia di partecipare a questi eventi". Per Benedetta e Teresa, invece, è la prima volta. Sono venute con gli altri ragazzi e gli animatori della parrocchia di San Felice da Cantalice: "È un’emozione bellissima, le altre GMG le abbiamo viste da casa e ora il nostro desiderio più grande è partecipare a quella di Madrid il prossimo anno". Non sono arrivati solo dal Lazio questi giovani che, sventolando i fazzoletti gialli e bianchi, hanno animato la piazza. Giuseppe Pezza viene da Montesilvano, in provincia di Pescara, dalla parrocchia di San Giovanni Apostolo, ha 25 anni e 10 anni fa era a Tor Vergata ad animare "quel chiasso che Roma non dimenticherà mai", come disse Giovanni Paolo II. "Il Papa ci incoraggia a essere cristiani - spiega Giuseppe -e io sono qui anche per essere testimone per tutti quei ragazzi più giovani, perché capiscano che seguire il Signore si può ed è meraviglioso. Ciò che muove tutto, e lo vediamo anche stasera, è lo Spirito Santo, che parla al cuore dell’uomo nel migliore dei modi". "Condividere con questi fratelli la fede - conclude padre Marcello del convento dei Frati cappuccini di Cerro Maggiore (Milano) - mi dà forza anche nel lavoro di tutti i giorni e nell’annunciare Gesù Cristo".

Ilaria Sarra, RomaSette

Il card. Vallini al Papa: i giovani la amano e la ringraziano per la fulgida testimonianza di fede e amore a Cristo nelle prove e incomprensioni

I giovani di Roma e del Lazio, accompagnati dai loro pastori “salutano, con grande affetto” Papa Benedetto XVI e lo “ringraziano per questa “speciale udienza” in preparazione alla XXV Giornata Mondiale della Gioventù. Così il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha salutato ieri sera il Papa. Il porporato ha ricordato la Giornata Mondiale della Gioventù di 10 anni fa, durante il Giubileo del 2000, a Tor Vergata, quando Giovanni Paolo II “affidava alle sentinelle del mattino l’annuncio dell’alba del terzo millennio con l’impegno di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti” e l’inizio delle GMG: “Da quel seme è cresciuto un grande albero che ha raggiunto tutti i continenti, facendo vivere a milioni di giovani del mondo intero, esperienze decisive che hanno orientato la loro vita cristiana su vie nuove, rendendole coraggiosi araldi del Vangelo e testimoni della civiltà dell’amore”. I giovani romani – ha aggiunto il card. Vallini - si sono preparati a questo appuntamento riflettendo con il supporto di un sussidio preparato appositamente dall’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi sulla parabola del giovane ricco che con “modalità diverse rivive nel cuore dei giovani d’oggi”. “Sappiamo con certezza - ha detto ancora il card. Vallini rivolgendosi al Papa - che ella ama i giovani e ogni giorno prega per loro, ma desideriamo dirle che anche i giovani amano il Papa” e la “ringraziano per la fulgida testimonianza di fede di amore a Cristo che ci offre nell'affrontare le prove e le incomprensioni: per questo siamo tanti questa stasera in piazza San Pietro", ha aggiunto tra gli applausi. “Ricorderemo – ha concluso il card. Vallini – per lungo tempo e con viva gratitudine questo incontro e conserveremo nel cuore le sue parole per alimentare la nostra vita di discepoli di Gesù e di annunciatori di gioia e di speranza”. Poi a salutare il Papa è stata Ilaria, che a nome di tutti i giovani presenti, ha detto: "Oggi sono qui piena di domande su quella che sarà la nostra vita. Abbiamo bisogno di una luce che ci indichi una strada unica che potrà dare significato pieno all’esistenza".

SIR, RomaSette

Da che pulpito: il vescovo Weakland, 'dimissionato' per abusi sessuali, si rifà vivo contro Joseph Ratzinger. Nel 1995 lo accusò di essere reazionario

L’articolo del New York Times, scritto da Laurie Goodstein, ha per titolo: "Vatican Declined to Defrock U.S. Priest Who Abused Boys". In sostanza, esso accusa Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone, all’epoca numero uno e numero due della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede, di aver insabbiato il “caso Murphy”, tra il 1996 e il 1998. Ma le cose non stanno affatto così, stando alla ricostruzione di padre Lombardi e a quella ancora più dettagliata di Avvenire. Nell’articolo del New York Times, ad addossare la colpa alle autorità vaticane è soprattutto l’ex arcivescovo di Milwaukee, Rembert Weakland. Per la cronaca, Weakland non è più arcivescovo di Milwaukee dal 2002, quando fu “dimissionato” dopo che un ex studente di teologia l’aveva accusato di violenza carnale, rompendo il segreto che lo stesso Weakland gli aveva imposto in cambio di 450 mila dollari detratti dalle casse dell’arcidiocesi. Marcoux rivelò la vicenda dagli schermi di ABCNews, nella popolare trasmissione "Good Morning America". Quando nel 2002 lo scandalo venne alla luce, però, la stampa “liberal” non lapidò affatto Weakland. Anzi, lo trattò con molto riguardo, come conveniva a un celebrato campione della Chiesa progressista quale egli era. Ma non è finita. Nel 2009 Weakland ha pubblicato un libro di memorie, dal titolo: “A Pilgrim in a Pilgrim Church. Memoirs of an Archbishop". Sono più di 400 pagine di autoapologia. Nelle quali l’avversario e il colpevole ultimo, anche degli sbandamenti dell’autore, è additato in Joseph Ratzinger. Sulla copertina del libro, Weakland aggiunge al proprio nome la sigla OSB. Egli è stato infatti anche abate presidente della confederazione dei monaci benedettini di tutto il mondo. La riverente prefazione porta la firma di Margaret O’Brien Steinfels, esponente di spicco dell’ala liberal, bostoniana, del cattolicesimo americano. Molto vicino al card. Martini, ha vissuto a Roma alcuni anni, con posizioni molto critiche verso il Vaticano su ecumenismo, liturgia e poteri dei vescovi. Nel 1995, assieme ad altri 11 vescovi Usa, firmò un documento di accusa frontale al card. Ratzinger accusandolo di essere un reazionario. Ora Weakland è ricomparso sul New York Times. Di nuovo contro il suo arcinemico.

Sandro Magister, Settimo Cielo - Giacomo Galeazzi, Oltretevere

Pasqua 2010. I libretti delle Celebrazioni Liturgiche presiedute da Benedetto XVI

Domenica delle Palme e della Passione del Signore (28 marzo)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa nell’anniversario della morte del Servo di Dio il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II (29 marzo)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa del Crisma (1° aprile)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa nella Cena del Signore (1° aprile)
Libretto della Celebrazione

Celebrazione della Passione del Signore (2 aprile)
Libretto della Celebrazione

Via Crucis (2 aprile)
Presentazione
Meditazioni e preghiere del card. Camillo Ruini

Veglia Pasquale nella Notte Santa (3 aprile)
Libretto della Celebrazione

Santa Messa del giorno di Pasqua (4 aprile)
Libretto della Celebrazione