mercoledì 8 luglio 2009

'Caritas in veritate'. Mario Draghi: uno sviluppo senza etica non è possibile. La Chiesa promuove lo sviluppo integrale dell'uomo

''Uno sviluppo di lungo periodo non è possibile senza l'etica''. Lo scrive il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in un intervento sui temi dell'Enciclica di Benedetto XVI ''Caritas in veritate'' pubblicato oggi sulle colonne de L'Osservatore Romano. ''La Chiesa - osserva Draghi - promuove lo sviluppo integrale dell'uomo; se non è di tutto l'uomo, di ogni uomo, lo sviluppo non è vero sviluppo''. Ed è a partire da questo punto di riferimento che ''l'Enciclica ritorna sul tema antico del rapporto fra etica ed economia'', un legame di cui ''la crisi attuale conferma la necessità'' mostrando ''la fragilità di un modello prono a eccessi che ne hanno determinato il fallimento''. Fino ad oggi, prosegue infatti il governatore, si è vissuto in una economia ''in cui gli operatori considerano lecita ogni mossa, in cui si crede ciecamente nella capacità del mercato di autoregolamentarsi, in cui divengono comuni gravi malversazioni, in cui i regolatori dei mercati sono deboli o prede dei regolati, in cui i compensi degli alti dirigenti d'impresa sono ai più eticamente intollerabili, non puo' essere un modello per la crescita del mondo''. ''L'espulsione dell'etica dal campo d'indagine della scienza economica'', prosegue Draghi, ''ha generato un modello incapace di dar conto compiutamente degli atti umani in ambito economico e di spiegare l'esistenza delle istituzioni rilevanti per il mercato solo come risultato della mera interazione di agenti razionali ed egoisti''. Viceversa, ''ogni decisione economica ha conseguenze di carattere morale'' e ''secondo la dottrina sociale della Chiesa, se l'autonomia della disciplina economica implica l'indifferenza dell'etica, si spinge l'uomo ad abusare dello strumento economico'': così, ''se non è più il mezzo per il raggiungimento del fine ultimo - il bene comune - il profitto rischia di generare povertà''. Il governatore di Bankitalia richiama il principio di sussidiarietà che Papa Ratzinger declina come ''strumento importante per rispondere in prospettiva alla crisi attuale'', laddove nell'Enciclica propone di ''affidare il governo della globalizzazione a un'autorità policentrica (poliarchia)'', ''posta sopra una realta' economica complessa che non si lascia più ridurre a poche, per quanto violente, contrapposizioni d'interessi''. ''E' necessario ricostruire la fiducia delle imprese, delle famiglie, dei cittadini, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie'', conclude Draghi, e ''a lungo andare questa fiducia non può essere disgiunta da un'istanza morale''.

Asca

'Caritas in veritate'. Vannino Chiti: importante che il Papa parli del sindacato. Un forte impatto per chi vuole costruire una società giusta

''E' importante che il Papa in un'Enciclica parli del sindacato e che lo ritenga un soggetto fondamentale''. Così Vannino Chiti, Vicepresidente del Senato, a "One-O-Five Live" il programma italiano della Radio Vaticana, commentando la parte della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI dove il Pontefice parla del ruolo dei sindacati. Chiti sottolinea poi due aspetti. ''Primo: spetta al sindacato difendere il mondo del lavoro, non vedendolo in modo corporativo ma in relazione agli interessi generali del Paese e della comunità umana. Secondo: il Pontefice si rivolge al sindacato perchè si faccia carico anche di coloro che vivono nei paesi meno sviluppati, che sono in condizioni precarie e anche dei migranti. Se non viene affrontato questo aspetto - evidenzia il Vicepresidente - e non sono sostenute le loro condizioni e i loro diritti è non solo l'economia ma la società, ovunque, che subisce una distorsione''. ''E' molto importante - aggiunge Chiti - la denuncia della precarietà: un lavoro non stabile impedisce alle persone di pensare ad una propria crescita e anche di formarsi una famiglia, di costruire il futuro''. ''Le Encicliche sociali - conclude Chiti - non sono solo un messaggio per i credenti ma per tutti. E questa Enciclica ha un forte impatto per coloro che vogliono costruire una società più degna e più giusta. Tutti ne diranno bene ma importante sarà poi la coerenza nei comportamenti. Su questo dovremo riflettere con attenzione''.

Asca

Motu Proprio 'Ecclesiae unitatem'. Nessun commento per ora dalla Fraternità San Pio X

"Nessun commento per ora" dai lefebvriani al Motu Proprio "Ecclesiae unitatem" pubblicato oggi con cui Benedetto XVI ha ribadito che finché resteranno aperte "questioni dottrinali" i loro atti sono da considerarsi illegittimi. "Prima attendiamo i documenti per studiarli", fanno sapere dalla Casa generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X a Menzingen, in Svizzera, dove risiede il superiore generale mons. Bernard Fellay, uno dei quattro vescovi cui Papa Ratzinger ha revocato la scomunica nel gennaio scorso.

Il Sussidiario.net

'Caritas in veritate'. I commenti e le riflessioni sull'Enciclica di Benedetto XVI degli episcopati europei

Vescovi belgi: uno sguardo lucido sulla società attuale
“Verità e Amore sono al centro del testo pontificio. E’ la verità che permette di posare uno sguardo lucido sulla società odierna ed è l’amore che spinge ad agire”. Dall’ufficio stampa dei vescovi del Belgio giunge un primo commento alla “Caritas in veritate”, l’Enciclica sociale di Benedetto XVI. “In questa prima enciclica del XXI secolo, il Papa chiede una nuova riflessione sul senso dell’economia, delle sue finalità, una revisione etica del modello di sviluppo, e ricorda agli uomini che una economia mondializzata che si sviluppa al di fuori di valori morali, è destinata all’impasse”. “Senza cadere nel gioco della politica partigiana – affermano i vescovi del Belgio – la Chiesa non aspira a servire il capitalismo selvaggio, non propone soluzioni tecniche e non vuole entrare nelle decisioni degli Stati, ma ha una missione di verità da compiere a favore di una società a misura d’uomo, della sua dignità. Non esiste sviluppo pieno e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone considerate nella loro integrità di anima e corpo”.

Vescovi olandesi: denuncia puntuale dell'attuale sistema economico
“In questo momento di crisi finanziaria e di declino socio-economico, la "Caritas in veritate" non è solo attuale, ma compie anche una analisi puntuale e di sostanziale importanza”: con queste parole mons. Adrianus van Luyn, presidente della Conferenza Episcopale olandese, comunica la soddisfatta reazione dei vescovi olandesi alla nuova Enciclica di Benedetto XVI. “Il dialogo con le parti sociali: la società nel complesso, i politici, i datori di lavoro e i lavoratori è uno degli argomenti che, sullo spunto di quanto affermato nell’Enciclica, verrà affrontato dai vescovi nella riunione della Conferenza Episcopale, a settembre”, prosegue van Luyn che parla anche di una traduzione in lingua nederlandese per il prossimo mese. “Gli abusi e gli eccessi del sistema economico attuale che il Papa denuncia sono i principali ostacoli che si frappongono alla realizzazione di una giustizia sociale globale” continua van Lyun e ricorda che Benedetto XVI interviene con decisione“fornendo importanti linee guida sia per la sfera privata che per quella pubblica con la sua richiesta di riallineamento globale dei sistemi economici”. “L’Enciclica è importante anche per l’attenzione ai Paesi poveri che subiscono i disastrosi effetti della crisi globale e in questo ambito riafferma i principi della sussidiarietà e della solidarietà come condizioni fondamentali della dottrina sociale della Chiesa”.

Vescovi inglesi: si inserisce con fermezza nella dottrina sociale della Chiesa
“Una applicazione potente e completa della visione della fede cristiana per i problemi complessi dello sviluppo umano”. E’ la definizione che mons. Vincent Nichols, Primate cattolico di Inghilterra e Galles, dà alla “Caritas in veritate”. “La nostra speranza – dichiara il Primate in una nota - è che venga letta da molti. L’Enciclica merita uno studio accurato. Essa si inserisce con fermezza nella tradizione dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa e soprattutto nella tradizione dell’umanesimo cristiano espresso così chiaramente da Paolo VI nella "Populorum progressio"”. “Il Papa – si legge nel comunicato - sostiene che la carità è al centro dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa dove ogni responsabilità e ogni impegno illustrati da questa derivano dall’amore”. Mons. Vincent Nichols, ha poi annunciato che il prossimo 21 ottobre, i vescovi inglesi hanno organizzato una giornata nella City londinese dedicata alla “Caritas in veritate” e più in particolare all’insegnamento sociale della Chiesa e l’economia di mercato.

Vescovi portoghesi: un arazzo intessuto di fili di carità e verità
“Un trattato sulla crescita morale di ciascun individuo e sullo sviluppo in senso cristiano dell’intera umanità. Dinanzi ad essa ci sentiamo come di fronte ad un bellissimo arazzo intessuto con fili di carità e di verità”. E’ il commento alla “Caritas in veritate”, del presidente della Commissione episcopale portoghese della pastorale sociale, mons. Carlos Azevedo. Il vescovo ausiliare di Lisbona ha sottolineato che “questa enciclica di Benedetto XVI è uno dei documenti più profondi e completi di dottrina sociale della Chiesa mai pubblicati fino ad oggi. Riflettendo sullo sviluppo globale, tocca vastissimi aspetti e problematiche sociali: la riforma agraria, l’ecologia, i sindacati, la società civile, la sicurezza, il terrorismo, la previdenza sociale, la mobilità lavorativa, la ricerca scientifica, il terrorismo, il rispetto per la vita umana, con un’interdisciplinarietà propria di chi affronta e guarda allo sviluppo con una sapiente ampiezza di prospettive”. “Si tratta di una "Populorum Progressio" adattata a tempi odierni che apre una nuova fase nella Dottrina Sociale della Chiesa e che costituirà un punto di partenza per l’analisi del futuro dell’umanità”. Per mons. Azevedo “i problemi della società contemporanea esigono atteggiamenti nuovi, diversi modelli di sviluppo e di stile di vita. Benedetto XVI ci insegna che il mondo ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale”.

SIR

Il Papa incontra Barack Obama. Il portavoce della Casa Bianca: prevedo una conversazione franca anche su temi dove non vi è sintonia di vedute

L'incontro tra il presidente americano Barack Obama e Papa Benededetto XVI in Vaticano vedrà anche una "franca discussione" su alcuni dei temi che trovano i due leader in disaccordo, come l'aborto, ha affermato oggi la Casa Bianca. "Vi sono molti punti in comune. Sappiamo che il Papa ha seguito da vicino il dialogo avviato dal presidente verso il mondo musulmano - ha detto oggi il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs - Il Papa inoltre condivide il punto di vista del presidente sulla riduzione delle armi nucleari". "Comunque, anche sui temi dove non vi è sintonia di vedute - ha aggiunto Gibbs - vi sono iniziative che possono essere avviate che possono portare a progressi, come la questione delle gravidanze indesiderate e l'adozione. Prevedo che sarà una conversazione molto franca". Il presidente Obama, ha detto il portavoce, sarà ben felice di ascoltare le idee del Papa su molti temi, visto anche l'impatto che le parole di Benedetto XVI hanno a livello mondiale.

Il Sussidiario.net

Motu Proprio 'Ecclesiae unitatem'. Il card. Levada: finchè le questioni dottrinali non saranno chiarite i lefebvriani non avranno uno status canonico

“La remissione della scomunica ai quattro vescovo lefebvriani è stato un provvedimento nell’ambito della disciplina canonica per liberare le persone dal peso della più grave censura ecclesiastica, pur nella consapevolezza che le questioni dottrinali rimangono e finché non sono state chiarite, la Fraternità sacerdotale S. Pio X non può godere di uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa”. E’ quanto ribadito in un comunicato dal card. William Joseph Levada (foto), prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in occasione della pubblicazione della lettera Motu Proprio “Ecclesiae unitatem” di Benedetto XVI con la quale viene ripensata e aggiornata la struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita da Giovanni Paolo II nel 1988. “Dato quindi che i problemi sono di natura essenzialmente dottrinale – ha spiegato il cardinale – il Santo Padre ha deciso di ripensare la Struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei collegandola in modo stretto con la Congregazione per la dottrina della Fede”. Nel comunicato il Prefetto ha illustrato alcune modifiche nella struttura dell’Ecclesia Dei che pure mantiene la sua attuale configurazione. Tra queste quella che “il presidente della Commissione è il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede”, dunque lo stesso card. Levada, che “la Commissione, con una propria tabella organica, è composta dal Segretario e da officiali” e che “compito del cardinale presidente, coadiuvato dal Segretario, è di riferire i principali casi e le questioni di carattere dottrinale all’esame e al giudizio delle istanze ordinarie della Congregazione e sottometterne le risultante alle supreme disposizioni del Sommo Pontefice”. Dopo aver ringraziato il Papa “per la fiducia mostrata con questa decisione e assicurato l’impegno per il dialogo dottrinale con la Fraternità sacerdotale di S. Pio X”, il cardinale ha voluto, in conclusione, ricordare come “il Santo Padre, con il Motu Proprio di oggi, ha voluto mostrare particolare e paterna sollecitudine verso la Fraternità sacerdotale di S. Pio X al fine di superare le difficoltà che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa”.

Motu Proprio 'Ecclesiae unitatem'. Il Papa: Ecclesia Dei collegata alla Congregazione per la Dottrina della Fede per i colloqui con i lefebvriani

La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” avrà una nuova “configurazione”. È quanto stabilisce la Lettera apostolica “Motu Proprio Datae”, firmata da Benedetto XVI il 2 luglio e diffusa oggi dalla sala stampa vaticana. Nel Motu Proprio, titolato “Ecclesiae unitatem”, il Papa ricorda che la Commissione è stata istituita il 2 luglio 1988, “all'indomani dell'atto con cui l'arcivescovo Marcel Lefebvre, il 30 giugno 1988, conferì illecitamente l'ordinazione episcopale a quattro sacerdoti”. Nella lettera il Pontefice cita sia il Motu Proprio "Summorum Pontificum" (7 luglio 2007), sia la Lettera ai vescovi cattolici riguardo alla remissione della scomunica dei 4 vescovi lefebvriani (10 marzo 2009). Le decisioni assunte con questi documenti, precisa il Papa, sono state volute “nello spirito” e con l’“impegno” di “favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita sentita in modo sempre più doloroso nel tessuto ecclesiale”. Circa la remissione della scomunica ai 4 vescovi lefebvriani, Benedetto XVI spiega che con quell’atto si è “inteso togliere un impedimento che poteva pregiudicare l’apertura di una porta al dialogo e invitare così i Vescovi e la Fraternità San Pio X a ritrovare il cammino verso la piena comunione con la Chiesa”. “La remissione della scomunica – ricorda il Papa – è stata un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica più grave. Ma le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”. Proprio perché i problemi da trattare con la Fraternità “sono di natura essenzialmente dottrinale”, il Pontefice ha deciso di “ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede”. L’istituzione, spiega il Papa, “avrà la seguente configurazione: il Presidente è il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. La Commissione ha una propria tabella organica composta dal Segretario e da Officiali. Sarà compito del Presidente, coadiuvato dal Segretario, sottoporre i principali casi e le questioni di carattere dottrinale allo studio e al discernimento delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonché sottometterne le risultanze alle superiori disposizioni” del Papa. “Con questa decisione – conclude Benedetto XVI – ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine verso la Fraternità San Pio X al fine di ritrovare la piena comunione con la Chiesa”.

SIR

Il Papa: dal G8 decisioni utili per il bene dei Paesi più poveri. L'incontro con le first ladies: cerchiamo di aiutare il continente africano

Al termine dell'Udienza generale di questa mattina nell'Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha invitato a pregare per i Capi di Stato e di Governo riuniti a L'Aquila per il G8, "affinchè scaturiscano decisioni e orientamenti utili al bene autentico di tutti i popoli e in particolare di quelli più poveri". "Affidiamo - ha esortato i fedeli - questa intenzione alla materna protezione di Maria".
Il Papa ha espresso l'auspicio che si possa "aiutare l'Africa" nell'incontro avuto in Vaticano con alcune first ladies del G8, tutte vestite in tailleur nero e col velo sul capo. Il gruppo è stato ricevuto a conclusione in una saletta accanto all'Aula Nervi. "Cerchiamo di aiutare questo grande continente", ha detto il Papa in riferimento all'Africa, a quanto registrato dalle telecamere presenti. "Che Dio benedica tutto il continente", ha affermato rivolgendosi alla moglie del premier indiano Singh. Erano presenti anche la moglie del presidente messicano Calderon, Nonpumelelo Ntuli, la prima moglie del presidente sudafricano Zuma, Sizakele Khumalo, la moglie del premier indiano Singh, Gursharan Kaur, e la moglie del primo ministro svedese Reinfeldt, Filippa Holmberg. C'erano, poi, la moglie del presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, Margarida Sousa Uva, alla quale Papa Ratzinger ha esclamato "Lo conosco bene!", e la presidente dell'Ifad (International fund for agricultural development), Josette Sheeran. Il Papa si è soffermato a parlare anche con le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini. Con quest'ultima, Benedetto XVI ha ricordato il periodo delle contestazioni studentesche alle riforma della scuola. "Adesso è un po' più facile...", ha commentato il Papa.

Agi, Apcom

'Caritas in veritate'. Il Papa: solo con la carità illuminata dalla ragione e dalla fede è possibile conseguire obiettivi di sviluppo umano

L’Enciclica spiegata dal Papa: è quanto avvenuto oggi all’Udienza generale del mercoledì nell'Aula Paolo VI in Vaticano, interamente dedicata alla “Caritas in veritate”. Partendo da una premessa: “l’Enciclica certo non mira ad offrire soluzioni tecniche alle vaste problematiche sociali del mondo odierno – non è questa la competenza del Magistero della Chiesa” ma ricorda “i grandi principi che si rivelano indispensabili per costruire lo sviluppo umano dei prossimi anni”. Tra questi, in primo luogo, “l’attenzione alla vita dell’uomo; il rispetto del diritto alla libertà religiosa; il rigetto di una visione prometeica dell’essere umano, che lo ritenga assoluto artefice del proprio destino”. “Un’illimitata fiducia nelle potenzialità della tecnologia si rivelerebbe alla fine illusoria” ha spiegato il Pontefice, per il quale “occorrono uomini retti tanto nella politica quanto nell’economia, che siano sinceramente attenti al bene comune”. Come a dire che “un futuro migliore per tutti è possibile, se lo si fonderà sulla riscoperta dei fondamentali valori etici. Occorre cioè una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti a Dio e all’essere umano come creatura di Dio”. Parlando di “emergenze mondiali” Benedetto XVI, ha detto che “è urgente richiamare l’attenzione sul dramma della fame e della sicurezza alimentare, che investe una parte considerevole dell’umanità”. Un dramma da affrontare “con decisione” eliminandone le cause strutturali e “promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri”. Una “via solidaristica allo sviluppo dei Paesi più poveri” che aiuterà ad elaborare un progetto di soluzione della crisi globale in atto”. Nel contempo, però, “va attentamente rivalutato il ruolo e il potere politico degli Stati, in un’epoca in cui esistono di fatto limitazioni alla loro sovranità a causa del nuovo contesto economico-commerciale e finanziario internazionale. E d’altro canto, non deve mancare la responsabile partecipazione dei cittadini alla politica nazionale e internazionale, grazie pure a un rinnovato impegno delle associazioni dei lavoratori chiamati a instaurare nuove sinergie a livello locale e internazionale”. Per Benedetto XVI, programmare “uno sviluppo non viziato dalle disfunzioni e distorsioni oggi ampiamente presenti”, esige da parte di tutti “una seria riflessione sul senso stesso dell’economia e sulle sue finalità. L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento. La regola non può essere il solo profitto. Serve recuperare il principio di gratuità e della ‘logica del dono’ nell’economia di mercato”. Davanti a questo quadro, ha proseguito Benedetto XVI “occorre un diverso stile di vita da parte dell’umanità intera, in cui i doveri di ciascuno verso l’ambiente si colleghino a quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri. L’umanità è una sola famiglia e il dialogo fecondo tra fede e ragione non può che arricchirla, rendendo più efficace l’opera della carità nel sociale, e costituendo la cornice appropriata per incentivare la collaborazione tra credenti e non credenti, nella condivisa prospettiva di lavorare per la giustizia e la pace nel mondo”. Criteri-guida “per questa fraterna interazione” sono la “sussidiarietà e la solidarietà in stretta connessione tra loro”. Tuttavia “dinanzi alle problematiche tanto vaste e profonde del mondo di oggi” il Papa ha ribadito “la necessità di un’Autorità politica mondiale regolata dal diritto, che si attenga ai menzionati principi di sussidiarietà e solidarietà e sia fermamente orientata alla realizzazione del bene comune, nel rispetto delle grandi tradizioni morali e religiose dell’umanità”. “Il Vangelo – ha concluso - ci ricorda che non di solo pane vive l’uomo: non con beni materiali soltanto si può soddisfare la sete profonda del suo cuore. L’orizzonte dell’uomo è più alto e più vasto; per questo ogni programma di sviluppo deve tener presente, accanto a quella materiale, la crescita spirituale della persona umana”.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa in Terra Santa. La lettera di ringraziamento di Benedetto XVI a Shimon Peres

Undici giorni dopo il suo storico pellegrinaggio nella Terra Santa, Benedetto XVI ha scritto al presidente di Israele, Shimon Peres (foto), una lettera personale di ringraziamento, ribadendo ancora una volta la posizione dalla Santa Sede su temi come l’antisemitismo, il ricordo della Shoah, la pace fra israeliani e palestinesi, e i rapporti bilaterali fra lo stato ebraico e la Santa Sede. Non è una lettera che corrisponde al protocollo. Non è consuetudine del Papa inviarne ai capi di stato dopo ogni viaggio che lo porta fuori dalle mura vaticane. La lettera serve a rafforzare le posizioni della Santa Sede e a confermare in maniera “inequivocabile” il pensiero e lo spirito del Papa rispetto al popolo ebraico e allo stato d’Israele.