sabato 24 ottobre 2009

Pranzo conclusivo dei Padri Sinodali. Il Papa: sfide non facili ma il Sinodo ha fatto un buon lavoro. Rimaniamo nel comune cammino con il Signore

Questa mattina a conclusione della 19° Congregazione generale, Benedetto XVI ha pranzato con i Padri Sinodali, numerosi collaboratori e ospiti nell'atrio dell'Aula Paolo VI. Al termine il Papa ha rivolto un breve discorso. "È adesso - ha detto Benedetto XVI - l'ora di dire grazie. Grazie anzitutto al Signore che ci ha convocato, ci ha riunito, ci ha aiutato ad ascoltare la sua Parola, la voce dello Spirito Santo. E così ha dato anche la possibilità di trovare la strada dell'unità nella molteplicità delle esperienze, l'unità della fede e la comunione nel Signore. Perciò l'espressione "Chiesa famiglia di Dio" non è più solo un concetto, un'idea, è un'esperienza viva di queste settimane. Siamo realmente stati qui riuniti come famiglia di Dio". "Abbiamo fatto, con l'aiuto del Signore, un buon lavoro", ha proseguito Benedetto XVI, che ha sottolineato come il tema non fosse una sfida facile, con due pericoli: "Il tema "riconciliazione, giustizia e pace" implica certamente una forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione, giustizia, pace non sono possibili senza una profonda purificazione del cuore, senza un rinnovamento del pensiero, una metànoia, senza una novità che deve risultare proprio dall'incontro con Dio. Ma anche se è così, se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni politiche queste novità dello Spirito comunemente non si realizzano. Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare meno da pastori e più da politici, con una competenza che non è nostra". Per evitare la politicizzazione, l'altro pericolo - ha continuato il Papa - era quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, magari astratto e bello ma non realistico: "Il discorso di un pastore deve essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio e della sua Parola". Quindi la mediazione consiste nell'essere da una parte realmente attenti alla realtà, e dall'altra nel non cadere in situazioni tecnicamente politiche; cioè "indicare - ha sottolineato Benedetto XVI - una parola concreta, ma spirituale"; era questo il grande problema che il Sinodo doveva superare e "siamo, grazie a Dio, riusciti" a farlo. "E per me è anche questo motivo di gratitudine perché facilita molto l'elaborazione del documento post-sinodale". Il Papa ha poi ringraziato i presidenti delegati - "che hanno moderato con grande sovranità e anche con allegria, le sedute del Sinodo" ha detto Benedetto XVI - e i relatori rilevando che "hanno portato il più grande peso del lavoro", anche di notte, anche di domenica, anche durante i pranzi, e che "adesso meritano realmente un grande applauso da parte nostra", ha aggiunto il Papa tra gli applausi che si sono poi moltiplicati quando ha poi annunciato di avere nominato il card. Turkson presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace come successore del card. Martino: "Grazie, Eminenza, per aver accettato. Siamo contenti - ha detto Benedetto XVI - di averla tra poco fra noi. Grazie poi a tutti i Padri, ai delegati fraterni, agli uditori, agli esperti". E "grazie soprattutto al segretario generale, al suo team, che ci ha guidato e organizzato silenziosamente tutto molto bene. Il Sinodo finisce e non finisce. I lavori vanno avanti non solo con l'Esortazione post-sinodale. Synodos vuol dire cammino comune. E rimaniamo - ha concluso il Papa - nel comune cammino con il Signore, andiamo avanti al Signore per preparargli le strade, per aiutarlo ad aprirgli le porte del mondo in modo che possa creare il suo regno tra di noi".

Pubblicate le 57 Proposizioni finali del Sinodo per l'Africa: un continente che vuole rialzarsi e prendere in mano il proprio destino

Con la presentazione e la votazione delle 57 Proposizioni finali, l’Aula del Sinodo dei vescovi per l’Africa ha chiuso stamani i battenti. Il documento, di norma, è riservato al Papa che può basarsi su di esso per elaborare, eventualmente, un’Esortazione post-sinodale. Ma Benedetto XVI ne ha autorizzato la pubblicazione. Subito dopo l’ultima Congregazione, i Padri Sinodali hanno condiviso un momento di agape fraterna con il Santo Padre. Domattina alle 10.00 il Papa presiederà la Messa conclusiva del Sinodo nella Basilica di San Pietro.
È un’Africa che ha voce quella che esce oggi dall’Aula del Sinodo, un’Africa che ha voglia di rialzarsi e dire basta con lo stare ai margini del mondo, un’Africa che vuole prendere in mano il proprio destino. Non conta solo le sue piaghe, questo continente vivo, ma suggerisce anche i modi per rimettersi in marcia. Ed eccoli, i modi: queste 57 Proposizioni finali che il Sinodo dei Vescovi ha elaborato. Si parte con il ribadire l’importanza della comunione ecclesiale e del Sacramento della Riconciliazione, poiché essa apre la strada allo sviluppo. Tutti i belligeranti, allora, cessino le ostilità, chiedono i Padri Sinodali. Poi, il dialogo, declinato nella forma ecumenica, interreligiosa e con la tradizione africana. Nel primo caso, il Sinodo ricorda che la cristianità divisa è uno scandalo e invita la Chiesa a ricordare la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. ''Poichè la religione è costantemente politicizzata e diviene causa di conflitti, si richiede con urgenza il dialogo religioso con l'islam e la religione tradizionale africana a tutti i livelli''. ''Questo dialogo - proseguono i vescovi - sarà autentico e produttivo nella misura in cui ogni religione si muove dal profondo della propria fede e incontra l'altra in verità e apertura. I Padri Sinodali pregano che l'intolleranza e la violenza religiose diminuiscano e vengano eliminate per mezzo del dialogo interreligioso''. I vescovi invitano anche a ''superare qualsiasi forma di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo religioso'' e ''per quanto riguarda la libertà religiosa'', ribadiscono che ''il diritto al culto deve essere messo in risalto''. Quanto alle religioni tradizionali africane, non si rifiuta ciò che di buono e santo contengono, si suggerisce la ricerca scientifica su di loro, si richiede un’azione pastorale per liberare l’Africa dalla piaga della stregoneria. Quindi, la pagina dedicata alla giustizia, articolata in vari punti: sicurezza della società, con l’appello ai governi perché fermino gli omicidi e i sequestri e ridistribuiscano i beni, creando così condizioni di vita migliori e fermando la “fuga dei cervelli”. Altro punto, l’eliminazione della povertà, attraverso un fondo continentale di solidarietà gestito dalla Caritas, la cancellazione del debito e dell’usura. E ancora: il tema dell’evangelizzazione dell’Africa, che deve vedere una maggiore diffusione della Dottrina sociale della Chiesa, e quello dell’educazione, perché anche questo continente vive un’emergenza educativa. Le scuole cattoliche siano tutelate nel diritto di frequenza, chiedono i Padri Sinodali, e lo Stato le sostenga. Centrale anche la difesa dell’ambiente, delle risorse naturali dell’Africa, dei beni essenziali come l’acqua e la terra. Per questo, il Sinodo mette in guardia dallo sfruttamento perpetrato dalle multinazionali, incoraggia le energie rinnovabili, guarda alla difesa degli agricoltori, condanna la cultura del consumismo a favore di quella della moderazione. Quindi, la pagina politica che vede la lotta alla corruzione, l’auspicio di una good governance, la promozione del diritto contro sistemi dispotici e militari in espansione. Le elezioni siano libere, trasparenti e sicure, dice il Sinodo, i leader religiosi siano imparziali, i membri del Parlamento siano assistiti dalla Chiesa. Poi, i temi dell’inculturazione e dell’evangelizzazione, da portare avanti grazie all’aiuto dei teologi, delle piccole comunità cristiane, di laici e catechisti ben preparati, che sappiano anche vincere la sfida di movimenti religiosi esoterici. Il Sinodo guarda anche ai sacerdoti, seminaristi e consacrati: chiede loro di vivere il celibato come dono di Dio, di accertare la propria vocazione, di guardare all’esempio del Curato d’Ars. Inoltre, i Padri Sinodali si soffermano sulle categorie più vulnerabili: famiglie, donne, giovani, bambini, disabili. Per tutti chiedono un maggiore inserimento nella società, la fine delle violenze di cui sono vittime, una cura pastorale attenta. Centrale anche la questione del rispetto della diversità etnica, che va vista come unità nella diversità, piuttosto che come uniformità. E ancora, la questione sanitaria, segnata da Aids, malaria, droga e alcool: contro tutte queste piaghe, l’Africa dice no a stili di vita promiscui che ne aumentano la diffusione, vuole un accesso paritario e a basso costo ai medicinali, chiede la produzione di vaccini, incoraggia il lavoro della Chiesa. Il Sinodo dei vescovi denuncia ufficialmente il diffondersi di una ''legislazione che penalizza tutti gli ingressi clandestini nelle nazioni straniere e consolati e polizia di frontiera che discriminano negli aeroporti i passeggeri africani''. ''Nel continente africano ci sono circa 15 milioni di migranti'', ricordano i vescovi. ''Molti - aggiungono - considerano gli immigranti un peso e li considerano con sopspetto e li ritengono un pericolo e una minaccia''.''Tutto ciò spesso porta ad espressioni di intolleranza, xenofobia e razzismo'', osservano i vescovi, che notano come come alcuni recenti sviluppi siano ''preoccupanti''. ''I Padri sinodali - si legge ancora nella proposizione - credono innanti tutto che le politiche e le leggi migratorie restrittive del mondo contro gli Africano violino sempre più il principio della destinazione universale dei beni creati e gli insegnamenti della Chiesa sui diritti umani, sulla libertà di movimento e sui diritti dei lavorati migranti''. Per questo, chiedono ai governi di applicare ''la legge internazionale sulle migrazione in modo giusto e conveniente senza discriminare i passeggeri africani'' e di ''propugnare un giusto trattamento dei rifugiati''. Analoga attenzione è riservata ai detenuti, i cui diritti fondamentali non vanno violati. Il Sinodo per l'Africa chiede l'abolizione totale e universale della pena di morte. ''La dignità della persona - recita infatti la proposizione 55 - richiede che i suoi diritti fondamentali siano rispettati anche quando essa non rispetta i diritti degli altri. La pena di morte fa fallire tale intenzione. A volte, la pena di morte è usata per eliminare gli oppositori politici. Inoltre, la povera gente che non può difendersi da sola, è più facilmente soggetta a questa pena definitiva e inappellabile. Questo sinodo invoca l'abolizione totale e universale della pena di morte''. I vescovi africani riuniti in Vaticano condannano poi come ''inaccettabile'' il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne approvato dall'Unione Africana nel 2003, che all'articolo 14,2/c raccomanda l'aborto terapeutico ''nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quanto portare avanti la gravidanza comprometterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto''.''Secondo l'insegnamento della Chiesa - scrivono i vescovi nella proposizione numero 20 - l'aborto e' contrario alla volonta' di Dio. Inoltre questo articolo è in contraddizione con i diritti umani e con il diritto alla vita. Banalizza la serietà del crimine dell'aborto e svaluta il ruolo della maternità. La Chiesa condanna questa posizione sull'aborto, proclamando che per valore e dignità la vita umana sia protetta dal concepimento fino alla morte naturale''. ''I Padri Sinodali - conclude la proposizione - invitano la Chiesa in Africa e nelle sue isole ad usare i mezzi e le strutture necessarie per accompagnare donne e coppie tentate di abortire. Inoltre lodano il coraggio dei governi che combattono l'aborto nella loro legislazione''. Proposizioni singole sono poi dedicate alla globalizzazione, definita ambigua e che deve basarsi sulla solidarietà. Un’altra proposizione è riservata alla comunicazione, perché la Chiesa sia più presente nei mass media e il giornalismo sia etico, lontano da sensazionalismi e disinformazione. Infine, il Sinodo affida la Chiesa d’Africa a Maria, vero modello di riconciliazione, giustizia e pace. Il “Sinodo della Nuova Pentecoste”, così lo definiscono i Padri Sinodali, apre dunque la strada ad un’Africa di speranza, piena di voglia di fare e di fare anche da sola. E il mondo cerchi di non dimenticarlo.

Radio Vaticana, Asca


Papa Benedetto nomina il card. Turkson presidente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace

Papa Benedetto XVI ha nominato questa mattina il card. Peter Kodwo Turkson (foto), arcivescovo di Cape Coast, in Ghana, e relatore generale del Sinodo dei vescovi sull'Africa, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in sostituzione del card. Renato Raffaele Martino. L'annuncio, largamente atteso, è stato dato dal portavoce, padre Federico Lombardi, durante una conferenza stampa in Vaticano alla presenza del card.Turkson.

Lungo faccia a faccia lo scorso mercoledì tra Benedetto XVI e Gianni Letta. I possibili temi dell'incontro informale

Il Papa ha ricevuto in udienza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (nella foto con Benedetto XVI). L’incontro, secondo le fonti al di qua e al di là del Tevere, è stato lungo e cordiale, ed è avvenuto nel tardo pomeriggio di mercoledì scorso. Top secret i contenuti del colloquio fra il più influente "uomo macchina" del governo Berlusconi e il Pontefice, il primo così lungo dopo il caso Boffo, le polemiche sui respingimenti e sulla vita privata del premier. L’auto blu del sottosegretario è stata vista arrivare nel Cortile di San Damaso alcuni minuti prima delle 18 di mercoledì, giornata nella quale Papa Ratzinger aveva tenuto, in mattinata, la consueta Udienza generale in Piazza San Pietro. Ad accogliere Letta c’era il reggente della Casa pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, che lo ha accompagnato all’incontro con il Pontefice. Benedetto XVI e il sottosegretario sono rimasti a colloquio per circa tre quarti d’ora. L’auto blu è stata vista uscire dal Vaticano poco prima delle 19. L’incontro di mercoledì s’inserisce nella normale trama di contatti tra Vaticano e governo e attesta la serenità dei rapporti tra l’Italia e la Santa Sede. Che cosa si sono detti Letta e il Pontefice, nel lungo dialogo a tu per tu? Non è dato di saperlo, è possibile formulare soltanto delle ipotesi, essendosi trattato di un’udienza privata e informale, senza alcun comunicato. Un’ipotesi riguarda la rassicurazione da parte di Letta sull’attenzione che il governo e l’attuale maggioranza intendono avere nei confronti di alcuni temi sensibili che stanno a cuore alla Chiesa. È possibile che il sottosegretario abbia spiegato che cosa il governo ha fatto e ha intenzione di fare ad esempio in materia di immigrazione e respingimenti, una questione che durante l’estate aveva visto infiammarsi la polemica della Lega Nord contro alcuni esponenti della Santa Sede, così come non si può escludere che si sia parlato di testamento biologico. Non si può escludere, inoltre, che si sia accennato alle polemiche sollevate dal caso Boffo. Così come si può ipotizzare che Letta abbia informato il Papa sulla situazione politica italiana, una situazione che al momento appare confusa, con le evidenti tensioni ormai all’ordine del giorno. Più difficile, ma non impossibile, ovviamente, che il colloquio abbia toccato anche temi di politica internazionale. Non è un mistero che Gianni Letta, nominato l’anno scorso "gentiluomo di Sua Santità", sia molto stimato nei sacri palazzi e abbia rappresentato in questi anni l’interfaccia più autorevole tra le due sponde del Tevere durante il mandato dei governi di centrodestra.

Andrea Tornielli, Il Giornale

Scalfari definisce il Papa 'modesto teologo'. 'Avvenire': pomposa e insultante superficialità. 'Papa Ratzinger blog': offese per mancanza d'argomenti

"Con gli occhi di chi è e sa tutto, Papa Benedetto XVI non può che essere raccontato ai comuni mortali (e a qualche professorucolo come Habermas) che magari avevano tutt'altra impressione come un 'modesto teologo'". Avvenire risponde così alle critiche di Eugenio Scalfari al Pontefice, "che - scrive sul L'Espresso il fondatore di La Repubblica - fa rimpiangere i suoi predecessori". "Già - commenta il quotidiano della CEI - ci sono giornalisti che sono e sanno tutto. E nel dialogo con se stessi esauriscono eleganza e senso del profondo, agli altri, lettori e bersagli designati, regalano pomposa e insultante superficialità". "Era da un po' che Eugenio Scalfari non riusciva a stupirci così tanto", conclude la nota che respinge anche le critiche al card. Angelo Bagnasco, "dipinto, con sovrano sprezzo del ridicolo e delle banalità della logica, a tinte contemporaneamente evanescenti e fosche come un 'ecumenico' dispensatore di 'ukase'", capace di un "bieco attentato alla libertà religiosa" che l'anziano giornalista identifica in quello per il giornale dei vescovi italiani era invece un "sereno richiamo del presidente della CEI alla specificità di un'ora di religione pensata e voluta nella scuola di tutti non come 'una catechesi confessionale' ma come 'una disciplina culturale'".
"Si può criticare Benedetto XVI, ma non si può assolutamente affermare che Joseph Ratzinger e' un modesto teologo". Il Papa Ratzinger blog risponde così all'articolo di Eugenio Scalfari. "Evidentemente il signor Scalfari non ha altri argomenti ed è costretto ad offendere il Santo Padre sul piano personale e su quello professionale", replica il blog cattolico che quotidianamente monitora tutto quanto viene scritto sul Papa e che nel post di oggi - illustrato con un'immagine di San Sebastiano trafitto dai dardi - ricorda al fondatore di La Repubblica gli innegabili successi editoriali del teologo chiamato nel 2005 ad essere successore di San Pietro: alla recente Buchmesse di Francoforte è emerso che nei cataloghi dei suoi editori sono disponibili ben 178 titoli di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, mentre il libro "Gesu' di Nazaret" e le prime tre Encicliche di questo Pontificato, diffuse in milioni di copie, hanno scalato le classifiche librarie di tutto il mondo. "E' dura da accettare, ma ci sono persone che passano alla storia", continua il blog che invita Scalfari a rileggersi lo straordinario discorso sui fondamenti della cultura rivolto l'anno scorso da Benedetto XVI agli Accademici di Francia, al College des Bernardins di Parigi: "Si' - sottolinea polemicamente il post - il Papa ha parlato davanti alla crema della crema di Parigi mentre non è riuscito ad andare alla Sapienza, università che non figura di certo nelle classifica dei migliori atenei (il dato è recente). Ricordiamo tutti la sua presa di posizione di allora, caro Scalfari: pieno sostegno a quei professori che avevano scritto la famosa lettera contro il Papa, non distinguendo il pensiero del grande teologo Ratzinger da una citazione". Divenuto Benedetto XVI, oggi quel teologo "è il Vicario di Cristo", che guida oltre un miliardo di cattolici nel mondo, e dunque "offendere lui significa offendere tutti noi": per questo, conclude il blog ratzingeriano, "la prossima volta, caro signor Scalfari, usi argomentazioni valide e non si arrabbi più con il Papa se vende così tanto e se è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi teologi viventi".

Affaritaliani.it, Agi

Mons. Pozzo: il sondaggio sulla Messa in latino notevole e incoraggiante. Dal 'Summorum Pontificum' benefici spirituali e vocazionali

I risultati del sondaggio Doxa commissionato dal blog Messainlatino.it per il quale più di metà dei cattolici italiani sono favorevoli alle celebrazioni con l'antico messale accanto a quelle ordinarie con il nuovo, come previsto dal Motu Proprio ''Summorum Pontificum'' di Benedetto XVI, ''sono dati davvero notevoli ed incoraggianti, specie quell'assoluta maggioranza dei cattolici osservanti che, almeno secondo il sondaggio, ritiene del tutto normale la coesistenza nelle parrocchie delle due forme della Messa''. Lo afferma mons. Guido Pozzo (foto), segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, dicastero al quale sono affidati la sorveglianza sull'applicazione del documento pontificio e il dialogo in corso con i lefebvriani. ''Mi consta - dice il prelato in un'intervista al sito Messainlatino.it - che una copia del sondaggio sia pervenuta anche al Santo Padre''. ''Il Motu Proprio - ricorda mons. Pozzo - è rivolto a tutti i fedeli cattolici che desiderano la forma straordinaria della Liturgia Romana e non soltanto a coloro che, prima della sua promulgazione, fossero legati all'antica forma del rito romano. Se certamente esso vuol venire incontro a questi ultimi e sanare antiche ferite, scopo del documento è anche quello di consentire la diffusione della forma straordinaria, a beneficio di chi ancora non la conoscesse (poichè troppo giovane per averla praticata), o ritrovasse con gioia la Messa della sua gioventù''. ''La sempre maggior diffusione di questo tesoro liturgico, patrimonio della Chiesa, può portare - conclude l'alto dignitario vaticano - molti benefici spirituali e vocazionali, anche attraverso il mutuo arricchimento tra le due forme del rito romano''.

Agi

Concluso l'incontro tra cattolici e ortodossi a Cipro. Sul ruolo del vescovo di Roma le delagazioni si riuniranno di nuovo il prossimo anno a Vienna

Si è concluso con un rinvio l'incontro tra cattolici e ortodossi che ha avuto luogo da venerdì scorso a ieri a Paphos (Cipro). Le due delegazioni si sono date appuntamento a Vienna a settembre dell'anno prossimo per cercare un accordo su un tema solo apparentemente tecnico - il ruolo del vescovo di Roma nel primo millennio - che presenta, in realtà, profonde implicazioni ecumeniche. Il nodo, infatti, è il ruolo del papato, all'origine dello scisma che allontanò ortodossi e cattolici dal 1054 ad oggi. Nessuno, in realtà, avrebbe scommesso su un successo veloce e il rinvio non va letto, di conseguenza, come un fallimento. Anzi, i cattolici, guidati dal card. Walter Kasper, leggono l'incontro di Cipro come un passo avanti importante nel quadro della prosecuzione "ponderata, rigorosa e serena" del dialogo con l'Ortodossia. La bozza del documento su cui cattolici e ortodossi lavorano, redatta a Creta, a quanto si apprende è stata esaminata per una buona metà. Anche dopo l'approvazione di questo punto, comunque, restano altri due capitoli aperti: il ruolo del Pontefice nel secondo millennio, a scisma avvenuto, e le prospettive per il futuro. A questi temi verranno dedicati altri incontri dopo quello di Vienna del 2010. Un lavoro di lunga lena, insomma, a cui la Santa Sede guarda con estrema attenzione. Tanto più che tanto Benedetto XVI quanto gli ortodossi - e in particolare il Patraircato di Mosca e di tutte le Russie - tengono molto ad un dialogo visto come la riprova della comune testimonianza della tradizione cristiana in un mondo secolarizzato. Quella tradizione, peraltro, alla quale Papa Ratzinger attribuisce una tale importanza da avere aperto le porte della Chiesa Cattolica tanto ai tradizionalisti anglicani quanto ai lefebvriani. Sui dialoghi tra cattolici e ortodossi gravano, tra l'altro, problemi interni all'ortodossia. In particolare, è la rivalità tra il Patriarcato di Mosca, il più numeroso e quello con l'endorsement politico più forte, quello di Putin e di Medvedev, e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, giuridicamente il 'primus interpares' tra le Chiese ortodosse. Proprio per uno scontro tra queste due Chiesa la delegazione russa abbandonò i lavori dell'ultima riunione ortodosso-cattolica a Ravenna, mandando all'aria i lavori. Quest'anno i russi sono tornati al tavolo delle trattative, ma è stata palpabile, per i partecipanti, la tensione ancora esistente tra Mosca e Istanbul. A contestare il dialogo con i cattolici, inoltre, si è impegnata anche una minoritaria ma rumorosa fronda greca di oltranzisti anti-ecumenici. Gruppi di monaci e sacerdoti ortodossi di Larnaca hanno disturbato l'incontro chiedendo di bloccarlo. Il Patriarca cipriota Krisostomos li ha sconfessati nell'omelia di apertura dei lavori, sostenendo che sulla strada del dialogo la Chiesa Ortodossa non intende retrocedere.

Apcom

'Caritas in veritate'. Griffiths of Fforestfach: una sfida alla visione del mondo ispirata al liberismo economico e al libertarismo filosofico

L'Enciclica di Papa Benedetto XVI "Caritas in veritate" è una sfida alla ''visione dominante del mondo, ispirata al liberismo economico e al libertarismo filosofico, che hanno elevato ad assoluto la libertà personale'': lo scrive, con un editoriale pubblicato ieri in prima pagina su L'Osservatore Romano, il vicepresidente della banca d'affari Goldman Sachs International, Brian Griffiths of Fforestfach, rispondendo alle critiche dei ''sostenitori del liberismo economico hanno accolto tiepidamente l'Enciclica''. Il banchiere ricorda infatti che i liberisti, se da una parte ''riconoscono il suo positivo sostegno al profitto, all'economia di mercato, alla globalizzazione, alla tecnologia e al commercio internazionale'' riscontrabile nel testo papale, non apprezzano però il fatto che esorti ''a maggiori aiuti internazionali, al rafforzamento del potere dei sindacati e alla gestione della globalizzazione da parte di istituzioni internazionali'' e ''ritengono che sia un passo indietro rispetto alla "Centesimus annus", perchè non incensa gli imprenditori e la cultura imprenditoriale''. Secondo l'editoriale de L'Osservatore Romano, Papa Ratzinger nella sua Enciclica ''respinge categoricamente la visione che la vita economica sia autonoma e che possa essere indipendente dalla morale''. ''Per questo - prosegue Griffiths -, la difesa del libero mercato da parte di economisti laici quali Friedrich Hayek e Milton Friedman è viziata dalla loro visione imperfetta della persona umana e dalla loro limitata comprensione del fondamento morale dei mercati''. D'altra parte, la "Caritas in veritate" ''non suggerisce un sistema economico alternativo al capitalismo'' ma fa ''qualcosa di infinitamente più radicale'', proponendo ''un'economia di mercato globale, pervasa di carità e di giustizia, rispettosa della verità del mondo creato da Dio e delle persone che ne portano l'immagine''.

Asca