Il Papa ha salutato ieri pomeriggio a Castel Gandolfo i dipendenti delle Ville Pontificie della cittadina laziale, dove si avvia a conclusione la sua permanenza estiva. Farà rientro, infatti, in Vaticano lunedì prossimo primo ottobre. “Tutto passa in questo mondo! Ogni cosa che inizia, anche la più positiva e più bella, porta poi con sé, inevitabilmente, la propria conclusione”. Il Papa li ha ringraziati per il “generoso servizio” svolto durante la sua permanenza a Castel Gandolfo e “per il tempo sereno e tranquillo” che ha potuto trascorrere durante questa estate, respirando “un clima di famiglia e di viva cordialità”.
“Il mese di settembre, che ormai sta alle nostre spalle – ha aggiunto - è sempre il tempo di un positivo rilancio, dopo le ferie estive”: per i ragazzi è ricominciata la scuola; per tutti è ripreso il lavoro più intenso ed assiduo. “Anche nella Chiesa, per molte comunità cristiane sparse nel mondo, questo che Dio Padre ci dona è il tempo di un nuovo anno pastorale che inizia: sono “ormai vicini, poi, alcuni eventi molto significativi”:
“Penso alla mia imminente visita a Loreto, con la quale desidero ricordare il 50° anniversario del pellegrinaggio del Beato Giovanni XXIII, compiuto a quel Santuario mariano per affidare a Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II; penso al Sinodo dei Vescovi, che rifletterà sulla nuova evangelizzazione nell’oggi della Chiesa e del mondo; e infine - nel 50° dell’inizio del Concilio - all’apertura dell’Anno della fede, da me indetto per aiutare ogni uomo a spalancare il proprio cuore e la propria vita a Gesù Signore e alla Parola di salvezza”.
Quindi, ha concluso:
“Affido perciò alla vostra preghiera, cari amici, questi importanti momenti ecclesiali che siamo chiamati a vivere. Il Signore ci assista, perché essi aiutino ciascuno di noi a crescere nella fede, a riscoprire Gesù come la perla preziosa e vero il tesoro della nostra vita. La Vergine Maria, Madre della Chiesa e Madre nostra, che invocheremo fiduciosi nel prossimo mese di ottobre con la recita quotidiana del santo Rosario, vi protegga sempre e vi sostenga nel realizzare tutti i propositi di bene che portate nel cuore”.
Radio Vaticana
CONGEDO DAI DIPENDENTI DELLE VILLE PONTIFICIE - il testo integrale del saluto del Papa
Un’occasione eccezionale per riscoprire “la gioia del credere” e ritrovare “l’entusiasmo nel comunicare la fede”: così i Vescovi delle Chiese del Triveneto presentano e propongono, con una lettera destinata a tutti i fedeli e alle comunità del Nordest e resa pubblica in questi giorni, l’Anno della fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI e che inizierà ufficialmente l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e vent’anni dopo la promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
“L’Anno della fede - scrivono - ci invita a riscoprire il fondamento della nostra fede, Gesù Cristo, e a convertirci a Lui, unico Salvatore del mondo. Egli dà alla nostra vita un nuovo orizzonte e la direzione decisiva. Ma l’Anno della fede ci chiede anche di annunciare l’amore di Dio agli uomini del nostro tempo. L’amore di Cristo, che colma i nostri cuori, ci spinge ad evangelizzare. Egli ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra”.
I vescovi rilanciano, quindi, l’invito del Papa a vivere “con gioia questo Anno della fede, mettendoci in ascolto della parola di Dio e meditando insieme i contenuti fondamentali della fede cristiana. Facciamoci testimoni dell’amore di Dio e rendiamo ragione della speranza che c’è in noi. Mostriamo ai nostri fratelli come la fede in lui rende più vera, più giusta e più bella la nostra vita personale, familiare e sociale, rinnova i rapporti di amicizia, dà senso alla fatica del lavoro, all'impegno educativo e all'azione sociale, sostiene nelle prove e nella malattia, ci aiuta a dare un senso pieno alla nostra vita”.
E, infine, così concludono: “A tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, auguriamo di vivere nel modo migliore possibile questo straordinario Anno della fede, per ravvivare, purificare, confermare e confessare con gioia la vostra fede a tutte le persone che incontrate, in tutti i giorni della vostra vita”.
Zenit
L’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Zion Evrony, ha presentato oggi
le sue Lettere Credenziali a Sua Santità Papa Benedetto XVI presso il Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo. Durante l’incontro l’ambasciatore ha espresso il suo apprezzamento al Papa
per l’amicizia dimostrata ad Israele e al Popolo Ebraico. L’ambasciatore ha
espresso anche la sua soddisfazione nel presentare le credenziali in un momento
di significativi progressi sull’Accordo Finanziario tra lo Stato d’Israele e la
Santa Sede. Commentando l’incontro, l’ambasciatore Evrony ha detto: “È stato un grande
onore ed un privilegio incontrare Sua Santità il Papa. Sono grato per
l’opportunità che mi è stata data. Ho sollevato questioni che interessano
Israele e le future relazioni tra Israele e la Santa Sede. Le relazioni sono
buone e si basano sulla fiducia reciproca. Speriamo in una rapida conclusione e
firma dell’Accordo Finanziario che spianerà la strada al miglioramento e al
rafforzamento delle relazioni in molte aree, tra le quali quella accademica,
culturale e nella lotta all’antisemitismo. Sul suo ruolo in qualità di sesto Ambasciatore d’Israele presso la Santa
Sede, il Dottor Evrony ha affermato: “Sono consapevole che questo incarico è
molto più di una consueta missione diplomatica. È una grande sfida, ma è una
sfida che accetto con entusiasmo”.
Zenit
LE
LETTERE CREDENZIALI DELL’AMBASCIATORE DI ISRAELE PRESSO LA SANTA SEDE
Le intenzioni di preghiera proposte ogni mese dal Santo Padre sono sempre due: una generale ed una missionaria.
Quelle affidate all’Apostolato della Preghiera per il prossimo mese di ottobre, che inizia lunedì, sono le seguenti.
“Per lo sviluppo e il progresso della Nuova Evangelizzazione nei Paesi di antica cristianità”, dice quella generale.
L'intenzione di preghiera missionaria invece afferma: “Perché la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale sia l'occasione di un rinnovato impegno di evangelizzazione”.
Zenit
Cambio in vista all’interno della Famiglia pontificia: nei prossimi giorni potrebbero essere accolte le dimissioni presentate dall’arcivescovo spagnolo Félix del Blanco Prieto, elemosiniere del Papa. Al suo posto, Benedetto XVI avrebbe deciso di nominare l’attuale segretario della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", mons. Guido Pozzo, che negli ultimi tre anni ha lavorato nel non facile dialogo con la Fraternità San Pio X fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre.
Pozzo, classe 1951, originario di Trieste, ordinato sacerdote diocesano nel 1977, dieci anni dopo ha preso servizio nella Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dall’allora card. Joseph Ratzinger. Ha insegnato alla Lateranense ed è stato segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale. Benedetto XVI l’aveva nominato segretario di Ecclesia Dei l’8 luglio 2009, nel giorno in cui, con il Motu Proprio "Ecclesiae unitatem", trasferiva sotto l’egida dell’ex Sant’Uffizio la commissione incaricata del dialogo con lefebvriani e dei rapporti con le comunità tradizionaliste rimaste legate alla messa antica.
L’elemosiniere pontificio è un arcivescovo che fa parte del personale ecclesiastico della famiglia del Papa, sempre presente nelle cerimonie e alle udienze accanto al Prefetto della Casa pontificia. Il suo ruolo risale ai primi secoli della Chiesa, quando prima i diaconi e poi uno o più familiari del Pontefice si occupavano di distribuire le elemosina. In una bolla di Innocenzo III (1198-1216) si cita l’elemosiniere come carica già esistente, mentre l’Elemosineria Apostolica venne istituita da Gregorio X nel XIII secolo. L’elemosiniere ha dignità arcivescovile, e dai tempi di Leone XIII (1878-1903) si occupa anche di concedere le benedizioni apostoliche su carta pergamena, autenticandole con la sua firma. Tutte le entrate che arrivano per il rilascio dei "diplomi" di benedizione vengono devolute per la carità del Papa.
L’attuale elemosiniere, del Blanco Prieto, giunto in Vaticano dopo aver servito come nunzio apostolico in vari Paesi, qualche anno fa ha raccontato a L’Osservatore Romano come si svolge il lavoro dell’Elemosineria: "Le richieste arrivano in maggioranza da parte dei singoli, delle famiglie. Per essere prese in considerazione, richiediamo un visto del parroco. Dopodiché vagliamo le domande, controlliamo se la persona o la famiglia ha già ricevuto un sussidio, poi decidiamo l'importo della carità, che oscilla dai 100 ai 500 euro. La maggioranza, come già detto, sono singole persone che si rivolgono a noi. Preferiamo aiutare i singoli, le famiglie, piuttosto che i grandi progetti. Giungono a noi anche richieste da parte di istituzioni, ognuna con il suo lodevole fine, ma noi siamo qui per elargire un piccolo aiuto concreto, non per finanziare grandi opere. Per quello ci sono altri modi".
Andrea Tornielli, Vatican Insider
Il Premio Ratzinger 2012, giunto alla seconda edizione, sarà consegnato il prossimo 20 ottobre dal Papa al filosofo e storico francese Rémi Brague e al teologo statunitense Brian Daley. Il Premio è stato presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede dal card. Camillo Ruini, presidente del comitato scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger–Benedetto XVI e da mons. Giuseppe Scotti, presidente della Fondazione.
Le parole pronunciate da Benedetto XVI nell’omelia della Pasqua di quest’anno delineano lo scopo della Fondazione vaticana: porre al centro della riflessione la questione di Dio. “Il buio veramente minaccioso per l’uomo – aveva detto il Papa – è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga”. Porre agli occhi dell’opinione pubblica la “questione di Dio”, ha detto mons. Giuseppe Scotti, significa smorzare il buio su Dio che minaccia il mondo:
“Assegnare il Premio Ratzinger vuol dire assegnare un premio a degli uomini e a delle donne che, con il loro studio e che con il loro lavoro scientifico, hanno ridato o tentano di ridare speranza all’uomo, proprio perché capaci di mettere Dio al centro come il primo e il più grande investimento per l’uomo stesso”.
A ricevere il Premio dal Papa, che consiste in una pergamena e in un assegno di 50 mila euro, saranno il prossimo 20 ottobre nella Sala Clementina, in Vaticano, il filosofo e storico francese Rémi Brague e il padre gesuita statunitense Brian E. Daley, teologo e patrologo. Presentando i profili dei due premiati, il card. Ruini ha indicato nella ricerca alimentata dalla Parola l’impegno che anima entrambi:
“Rémi Brague è a mio parere un filosofo vero e al contempo un grande storico del pensiero e della cultura, che unisce alla forza speculativa e alla visione storica una fede cristiana e cattolica profonda ed esplicita, senza complessi. Brian E. Daley è un grande storico della teologia patristica, ma anche un uomo impegnato con tutto se stesso nella vita e nella missione della Chiesa, che unisce esemplarmente il rigore scientifico alla passione per il Vangelo”.
Nella scelta dei premiati, ha richiamato Ruini, “quest’anno
abbiamo coperto aree linguistiche - quella inglese e quella francese - che
precedentemente non avevano ricevuto il riconoscimento”, andato lo scorso anno a
un italiano (Manlio Simonetti), un tedesco (padre Maximilian Heim) e uno spagnolo
(Olegario González de Cardedal). E, per il futuro, “saremo lieti - ha aggiunto
il cardinale - se riusciremo a trovare qualche giovane davvero di spicco, una
‘promessa’ da incoraggiare”. La Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger–Benedetto XVI mette a disposizione borse di studio per dottorandi in Teologia e ha come finalità, oltre alla premiazione di studiosi che si sono contraddistinti nella ricerca, la promozione della conoscenza e dello studio della teologia. La Fondazione è anche impegnata nell’organizzazione di convegni di alto valore scientifico. Il prossimo, che si terrà dall’8 al 9 novembre a Rio de Janeiro, è incentrato sul tema “Cosa fa sì che l’uomo sia uomo”.
Radio Vaticana, SIR
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL PREMIO RATZINGER 2012,
PROMOSSO DALLA FONDAZIONE VATICANA JOSEPH RATZINGER – BENEDETTO XVI
La Conferenza Episcopale italiana ha espresso "totale disponibilità" ad accogliere modifiche che "eventualmente" la Congregazione per la Dottrina della Fede potrebbe chiedere alle linee-guida adottate a maggio dai vescovi italiani per il contrasto e la prevenzione della pedofilia del clero. "Le linee guida - ha spiegato oggi mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, in una conferenza stampa conclusiva del Consiglio Episcopale permanente - sono state approvate dalla CEI secondo il mandato ricevuto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e in perfetta aderenza con i documenti della Santa Sede. La Congregazione si riserva di valutare tutti i documenti e anche il nostro. Alla sintonia con la Santa Sede già scritta e praticata si unisce la totale disponibilità ad successivi e ulteriori suggerimenti che eventualmente verranno per servire ancora meglio l'impegno del Papa e della Congregazione per la Dottrina della Fede e della CEI" a contrastare la pedofilia. Interpellato dai giornalisti, mons. Crociata ha peraltro assicurato "condivisione" per la solidarietà espressa dal vescovo di Fano alla vittima dodicenne di don Giacomo Ruggeri, ex dipendente CEI e ora sacerdote della diocesi agli arresti domiciliari.
TMNews
Dal 7 al 28 ottobre si tiene in Vaticano l'Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dal tema "La Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". "Dalla celebrazione del Sinodo - come afferma l'"Instrumentum Laboris" - ci si attende... che la Chiesa moltiplichi il coraggio e le energie a favore di una nuova evangelizzazione che porti a riscoprire la gioia di credere, e aiuti a ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede".
Invece dell'entusiasmo si incontra qua e là un po' di scetticismo e disinteresse: poche riflessioni, pochi dibattiti, pochi contributi. Anche nel mondo missionario vi è un certo scetticismo. Alcuni ritengono che la nuova evangelizzazione riguardi solo il mondo occidentale. Un missionario 'ad gentes', sperduto nelle foreste, o fra popoli molto religiosi dell'Africa o dell'Asia non sente il dramma dell'insensibilità alla fede e il velo di indifferenza del secolarismo. Questa visione un po' rousseauiana, degli indigeni ingenui lontani dai mali e dai veleni dell'occidente, è però falsa. Anzitutto perché la forza della globalizzazione è riuscita a penetrare gli antri più nascosti delle foreste e dei deserti, dove si possono trovare radio, cellulari, coca-cola e denaro, istillando nuove mentalità; in secondo luogo perché la secolarizzazione, nel senso di un vivere come se Dio non esistesse abbraccia molto mondo che la tradizione attribuisce alla missione 'ad gentes'. Basta pensare alla secolarizzazione che si vive in molte città delle Filippine, o all'ateismo scientifico propagato nelle megalopoli indiane, spesso in contrapposizione all'invadenza dell'induismo o di altre religioni, per non parlare dei colossi dell'ateismo statalistico come la Cina, il Vietnam, la Corea del Nord e diversi Paesi dell'Asia centrale, insieme alla Russia. Non sono esenti nemmeno i Paesi del Medio oriente, o quelli dell'Africa. In realtà, il fenomeno del fare a meno di Dio e di un riferimento religioso ha carattere globale, universale e perciò interessa i cristiani di tutte le latitudini. Non per nulla, fra i membri del Sinodo, gli esperti e gli uditori vi sono decine di personalità di spicco nelle culture dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina, a conferma che le tematiche del Sinodo interessano il pianeta perché colpiscono tutte le culture del pianeta.
Lo stesso si può dire per gli altri orizzonti che l'Assemblea vuole affrontare: le migrazioni, lo scenario economico, politico, la ricerca scientifica e tecnologica, la comunicazione, i fondamentalismi. In realtà è venuto il tempo in cui un missionario deve ritenersi parte di una Chiesa che evangelizza il mondo: non ci può essere missionario all'estero che non abbia a cuore anche il risveglio della fede nel suo Paese di origine; e non ci può essere cristiano italiano o di altra Chiesa antica che non abbia cura dell'evangelizzazione del mondo. Lì dove pulsa un cuore cattolico, in Italia, in India, in Cina, vi è lo slancio alla missione universale. Per questo l'Instrumentum Laboris parla di convergenza e complementarietà fra la missione ad gentes e la nuova evangelizzazione (nn. 76-89).
Questo Sinodo ha un'importanza capitale non solo per la missione 'ad gentes', ma soprattutto per i missionari 'ad gentes'. Esso infatti vuole rilanciare la missione intesa come comunicazione personale della fede in Gesù Cristo. Troppo spesso la missione è stata ridotta a un oggetto, a qualcosa da fare. E si è data per scontata l'origine di tutto questo, si è dimenticato che missione è anzitutto fede che si comunica con gioia ed entusiasmo. Il Sinodo vuole mettere al centro della missione la fede. Essa "non è soltanto una dottrina, una sapienza, un insieme di regole morali, una tradizione. La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo" (n.18). Per comunicare la fede occorre avere ben compreso le ragioni per cui si crede, i motivi per cui si è cristiani, e non buddisti, o musulmani, o atei, offrendo agli altri il "di più" che si è incontrato nel dono fattoci da Gesù Cristo.
Perché questo avvenga è fondamentale riscoprire la tradizione viva della Chiesa, il Catechismo e il Concilio Vaticano II, troppo spesso bistrattati e non capiti. E occorre anche trovare nuove forme dell'annuncio anche nei nuovi areopaghi, come i media, divenuti forse il primo ambito della missione universale, anche quella ad gentes (nn. 61-62). Noi di AsiaNews vogliamo servire il Vangelo e il Papa in questo rinnovamento della missione.
Bernardo Cervellera, AsiaNews