giovedì 3 maggio 2012

L'11 maggio il tradizionale concerto in onore del Papa offerto dal presidente Napolitano. Riccardo Muti dirigerà Orchestra e Coro dell'Opera di Roma

Venerdì 11 maggio, nell'Aula Paolo VI in Vaticano, il maestro Riccardo Muti diregerà uno speciale concerto, con diversi brani di musica sacra, in onore di Papa Benedetto XVI in occasione del 7° anno del suo Pontificato, offerto, come da tradizione, dal Presidente della Repubblica d'Italia, Giorgio Napolitano. Protagonisti l'Orchestra e il Coro del Teatro dell'Opera di Roma che proporranno musiche di Antonio Vivaldi e Giuseppe Verdi. Il sovrintendente della Fondazione lirica capitolina, Catello De Martino, ha spiegato che ''è stato anche fatto, per l'occasione, un accordo con la Fondazione Stradivari e il Comune di Cremona, che forniranno quattro strumenti di grande prestigio''. Si tratta, ha spiegato De Martino, ''di un violino e un violoncello Stradivari, una viola Amati e un altro violino Guarneri del Gesu', che verranno suonati per l'occasione''. ''Si tratterà certamente di musica sacra'', ha chiarito il direttore artistico dell'Opera di Roma, Alessio Vlad, a testimonianza della specializzazione che le compagini artistiche della Fondazione lirica romana hanno sviluppato nel repertorio sacro". Il concerto sarà trasmesso in diretta da Rai 5, dalle 17.50.

Adnkronos, Il Sismografo

Il boom di presenze alle Udienze generali: si va come si cerca una boccata di ossigeno, ci si affaccia all’aperto, e si respira a fondo l’aria pura

Le prenotazioni erano ventimila, ma ieri mattina in Piazza San Pietro, ad ascoltare l’Udienza del Papa, erano in quarantamila. Ai polacchi venuti da lontano nell’anniversario della Beatificazione di Giovanni Paolo II si sono aggiunti altri, romani; e gente che a Roma era magari di passaggio, in vacanza, e che non aveva previsto di andare in San Pietro. Pazientemente si sono sottoposti alle code, ai controlli di sicurezza; una folla non piccola, uguale alla popolazione di una città come Alghero o Imperia, s’è radunata in una mattina feriale ad ascoltare Benedetto XVI. Il martirio di santo Stefano era il tema, evento ai primordi del cristianesimo. Storia antica o, in un’ottica rudemente giornalistica, roba vecchia. Cose vecchie duemila anni. Perché una folla di quarantamila deve spostarsi per sentire parlare del primo martire cristiano? Così terribilmente lontani per noi, quei tempi. Perché allora, e non soltanto ieri, in tanti dal Papa, il mercoledì? Forse è che nell’opaca oppressione di un momento in cui tutto sembra in declino, in giorni in cui pare di essere condannati a volare basso, a non sperare troppo, a non attenderci, per noi e ancora più per i nostri figli, altro che limitati orizzonti, ecco proprio in un tempo come questo c’è più domanda di un’altra parola. Quando una crisi restringe le speranze degli uomini in spazi angusti, può diffondersi, spesso non detta, e nemmeno interiormente riconosciuta, una tacita attesa di un’altra, più grande
speranza. Possiamo anche abituarci ad ascoltare ogni mattina cifre di spread in aumento, e di Pil e occupazione in calo; possiamo rassegnarci a essere più poveri, e a prevedere di esserlo ancora di più, da vecchi; ma proprio in questi incerti orizzonti cresce la fame di una speranza grande, così grande che non sia riducibile a alcun indice, non contenibile in alcun diagramma. Perché vanno ad ascoltare il Papa, senza averlo pianificato, quando attorno c’è lo splendore di Roma, in una mattina di maggio? Forse, vanno come si cerca una boccata di ossigeno, quando in una stanza l’aria è viziata: e ci si affaccia all’aperto, e si respira a fondo l’aria pura. Perché tutto può essere decadente ed eroso dalla crisi, ma gli uomini, almeno quelli che non si dimenticano di sé, hanno un radicale bisogno di un orizzonte largo e buono. Ora, se tutto quello che ci attende fosse descrivibile con le linee calanti dell’invecchiamento della popolazione o del reddito pro capite venturo, ci sarebbe davvero da essere tristi. Ci occorre un’altra parola; vogliamo sentirci dire che tutto ciò che di attesa e meraviglia vediamo, come un’alba, negli occhi dei nostri figli bambini, non è un inganno. E che davvero c’è, una eternità; che esiste, un amore che dura per sempre. E quanto grande? Quanto, con le nostre parole non sappiamo dire. Allora in questa impercettibile muta attesa accade che raddoppi, un mercoledì, la folla in Piazza San Pietro. Senza magari averlo previsto, si va ad ascoltare la mite eppure certa voce di Benedetto XVI. Che ieri parlava di Santo Stefano, il primo dei martiri. Stefano, che nei suoi ultimi istanti disse: "Ecco, contemplo i cieli aperti". Quei cieli aperti di cui abbiamo scritta dentro una misteriosa nostalgia, come se veramente solo nei loro spazi potesse dipanarsi, libero, il nostro destino. In quale nome, se non in quello di Cristo, è possibile una così audace speranza? Una mattina si va a ascoltare il Papa. Per sentirsi dire che questa audacia, negata, spesso derisa, è ragionevole, per sentirsi testimoniare un Dio non ignoto, che ci conosce anzi ad uno ad uno. "Con la fiducia e l’abbandono dei figli che si rivolgono ad un Padre, che li ama in modo infinito", è stata l’ultima esortazione di Benedetto XVI, ieri in Piazza san Pietro. Per ascoltare questo erano venuti, in tanti, e anche da molto lontano. Per questo, e per nulla di meno.


Marina Corradi, Avvenire

Presidente Consiglio regionale Lazio: necessario continuare ad operare nel solco di una ricerca illuminata allo stesso tempo da scienza di fede

''Poter festeggiare con Benedetto XVI il 50° anniversario della Facoltà di Medicina e Chirurgia ''Agostino Gemelli' e ascoltare le sue parole pronunciate per rendere merito ad un centro di eccellenza professionale e accademica come questo, fa capire quanto sia necessario continuare ad operare nel solco di una ricerca illuminata allo stesso tempo da scienza di fede''. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, a margine della visita del Papa al Policlinico ''Gemelli' in occasione dei 50 anni dall'istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia.' 'Nel Lazio - ha aggiunto Abbruzzese - sono molte le realtà che hanno saputo coniugare questi valori, primeggiando a livello nazionale e internazionale nel campo umanistico e scientifico. Motivo d'orgoglio che ci spinge a preservare e accompagnare, anche come Istituzioni, il futuro di questi centri di sapere e di assistenza alle persone che soffrono''.

Asca

Il Papa: ricerca è illuminata da scienza e fede, da esse trae impulso e slancio, senza mai perdere giusta umiltà. Senza amore scienza perde la nobiltà

"Il nostro - ha esordito Benedetto XVI nel suo discorso, durante la visita alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione del 50° anniversario dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia - è un tempo in cui le scienze sperimentali hanno trasformato la visione del mondo e la stessa autocomprensione dell'uomo. Le molteplici scoperte, le tecnologie innovative che si susseguono a ritmo incalzante, sono ragione di motivato orgoglio, ma spesso non sono prive di inquietanti risvolti. Sullo sfondo, infatti, del diffuso ottimismo del sapere scientifico si protende l'ombra di una crisi del pensiero". "Ricco di mezzi, ma non altrettanto di fini – ha aggiunto il Santo Padre - l’uomo del nostro tempo vive spesso condizionato da riduzionismo e relativismo, che conducono a smarrire il significato delle cose; quasi abbagliato dall’efficacia tecnica, dimentica l’orizzonte fondamentale della domanda di senso, relegando così all’irrilevanza la dimensione trascendente. Su questo sfondo, il pensiero diventa debole e acquista terreno anche un impoverimento etico, che annebbia i riferimenti normativi di valore". Così, "quella che è stata la feconda radice europea di cultura e di progresso sembra dimenticata". "La ricerca scientifica e la domanda di senso, infatti, pur nella specifica fisionomia epistemologica e metodologica, zampillano da un’unica sorgente, quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligenza della storia. Una mentalità fondamentalmente tecnopratica genera un rischioso squilibrio tra ciò che è possibile tecnicamente e ciò che è moralmente buono, con imprevedibili conseguenze". Di qui l’importanza che "la cultura riscopra il vigore del significato e il dinamismo della trascendenza", cioè "apra con decisione l’orizzonte del ‘quaerere Deum’". Per il Papa, infatti, "lo stesso impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dio che abita il cuore umano: in fondo, l'uomo di scienza tende, spesso inconsciamente, a raggiungere quella verità che può dare senso alla vita. Ma per quanto sia appassionata e tenace la ricerca umana, essa non è capace con le proprie forze di approdo sicuro", e per "restituire alla ragione la sua nativa, integrale dimensione bisogna riscoprire il luogo sorgivo che la ricerca scientifica condivide con la ricerca di fede", partendo dalla consapevolezza che "scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasi una complementare esigenza dell’intelligenza del reale". "La cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l’indebolimento della capacità di intelligenza del reale". "Il cristianesimo – ha precisato il Papa – non relega la vita nell’ambito dell’irrazionale", ma anzi è proprio "percorrendo il sentiero della fede che l’uomo è messo in grado di scorgere nelle stesse realtà di sofferenza e di morte, che attraversano la sua esistenza, una possibilità autentica di bene e di vita". In questa prospettiva, "la cura di coloro che soffrono è allora incontro quotidiano con il volto di Cristo, e la dedizione dell’intelligenza e del cuore si fa segno della misericordia di Dio e della sua vittoria sulla morte". "Vissuta nella sua integralità", dunque, "la ricerca è illuminata da scienza e fede, e da queste due ali trae impulso e slancio, senza mai perdere la giusta umiltà, il senso del proprio limite. In tal modo la ricerca di Dio diventa feconda per l'intelligenza, fermento di cultura, promotrice di vero umanesimo, ricerca che non si arresta alla superficie". "Cari amici - ha aggiunto - lasciatevi sempre guidare dalla sapienza che viene dall'alto, da un sapere illuminato dalla fede, ricordando che la sapienza esige la passione e la fatica della ricerca". Nasce da qui il "compito insostituibile" dell’Università Cattolica, chiamata oggi per il Santo Padre ad essere "istituzione esemplare che non restringe l’apprendimento alla funzionalità di un esito economico, ma allarga il respiro sui progettualità in cui il dono dell’intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato, superando una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’intelligenza". "Luogo in cui la relazione educativa è posta a servizio della persona nella costruzione di una qualificata competenza scientifica, radicata in un patrimonio di saperi che il volgere delle generazioni ha distillato in sapienza di vita; luogo in cui la relazione di cura non è mestiere, ma missione; dove la carità del Buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il Volto stesso di Cristo: l’avete fatto a me’": così il Papa ha definito l’Università Cattolica del Sacro Cuore. "Nessun progresso, tantomeno sul piano culturale, si nutre di mera ripetizione, ma esige un sempre nuovo inizio", ha ammonito Benedetto XVI: "Richiede inoltre quella disponibilità al confronto e al dialogo che apre l’intelligenza e testimonia la ricca fecondità del patrimonio della fede". In questo modo, "si dà forma a una solida struttura di personalità, dove l’identità cristiana penetra il vissuto quotidiano e si esprime dall’interno di una professionalità eccellente". "L'Università Cattolica, che ha con la sede di Pietro un particolare rapporto, è chiamata oggi ad essere istituzione esemplare che non restringe l'apprendimento alla funzionalità di un esito economico, ma allarga il respiro su progettualità in cui il dono dell'intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato, superando una visione solo produttivistica e utilitaristica dell'esistenza, perché 'l'essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza'". "Proprio questa coniugazione di ricerca scientifica e servizio incondizionato alla vita - ha detto il Papa - delinea la fisionomia cattolica della Facoltà di Medicina e Chirurgia Agostino Gemelli, perché la prospettiva della fede è interiore, non sovrapposta, né giustapposta, alla ricerca acuta e tenace del sapere". "Una Facoltà cattolica di Medicina – le parole del Papa - è luogo dove l’umanesimo trascendente non è slogan retorico, ma regola vissuta della dedizione quotidiana", dove – sulla scorta dell’intuizione di padre Gemelli – si riporta "al centro dell’attenzione la persona umana nella sua fragilità e nella sua grandezza, nelle sempre nuove risorse di una ricerca appassionata e nella non minore consapevolezza del limite e del mistero della vita". Di qui l’incoraggiamento del Papa all’"attenzione alla vita in tutte le sue fasi", e l’apprezzamento per il nuovo Centro di Ateneo per la vita, che sostiene "altre realtà già esistenti" quali, ad esempio, l’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI. Benedetto XVI si è quindi rivolto "a tutti i pazienti presenti qui al Gemelli, assicurare loro la mia preghiera e il mio affetto e dire loro che qui saranno sempre seguiti con amore, perché nel loro volto si riflette quello di Cristo sofferente". "E' proprio l'amore di Dio, che risplende in Cristo - ha proseguito - a rendere acuto e penetrante lo sguardo della ricerca e a cogliere ciò che nessuna indagine è in grado di cogliere. L'aveva ben presente il Beato Giuseppe Toniolo, che affermava come è della natura dell'uomo leggere negli altri l'immagine di Dio amore e nel creato la sua impronta". "Senza amore, anche la scienza perde la sua nobiltà. Solo l’amore garantisce l’umanità della ricerca", ha concluso il Papa.
Al momento dei saluti finali il Papa, si è intrattenuto alcuni minuti per un colloquio con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Benedetto XVI ha poi salutato i tre ministri presenti, Lorenzo Ornaghi, Renato Balduzzi e Pietro Giarda, nonché gli amministratori locali: la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il sindaco della Capitale Gianni Alemanno. Il Pontefice ha salutato anche una rappresentanza di docenti, medici, personale e studenti del Policlinico e dell’Università. Quindi ha lasciato la sede romana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore attorno a mezzogiorno, dopo quasi un'ora di visita.

TMNews, SIR, La Presse News

VISITA ALLA SEDE DI ROMA DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE, IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELL’ISTITUZIONE DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA "AGOSTINO GEMELLI" - il testo integrale del discorso del Papa

Visita del Papa all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 50° anniversario della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Il saluto di Scola e del rettore

Questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita alla sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione del 50° anniversario dell’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che porta il nome del fondatore Agostino Gemelli. Lo hanno accolto il presidente della Camera Gianfranco Fini e i ministri Renato Balduzzi (Sanità), Lorenzo Ornaghi (Beni culturali), Pietro Giarda (Rapporti con il Parlamento). L'elicottero di Benedetto XVI è atterrato all'eliporto del nosocomio poco dopo le 11.00 e il Papa si è poi trasferito con una berlina, tra gli applausi dei presenti, sul piazzale antistante l'università, dove erano presenti i docenti, i medici, il personale e gli studenti del Policlinico e dell’Università. Nell'ultimo tratto il Papa ha salutato la piccola folla affacciato dal tettino. Presenti all'appuntamento anche la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il sindaco della Capitale Gianni Alemanno. Tra le autorità religiose che hanno accolto Papa Ratzinger il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente dell'istituto Giuseppe Toniolo da cui dipende l'ateneo, il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, nonché, tra gli altri, il card. Camillo Ruini e il segretario della CEI Mariano Crociata.
“Quanti si prendono cura della sofferenza umana e si confrontano con la morte sono chiamati a documentare ogni giorno che la carità accredita la verità”. Lo ha detto il card. Scola nell'indirizzo di saluto a Benedetto XVI. La Facoltà di Medicina e Chirurgia, “sogno dell’anima” di padre Gemelli, ha esordito il porporato, “rappresenta da cinque decenni un centro di indubbia qualità sotto il profilo professionale e della ricerca, entrambi riferiti all’umanesimo cristiano. Non poche sono le eccellenze di valore internazionale che in essa si coltivano”. I “cristiani d’Europa”, secondo il card. Scola, “oggi più che mai” hanno bisogno di una “comunione, attenta a tutte le dimensioni dell’umano e perciò tesa ad allargare la ragione”: compito, questo, dice “da tempo” Benedetto XVI, a cui “deve rifarsi in maniera esplicita chi opera in università”. La “lunga esperienza universitaria” del Papa, ha assicurato il card. Scola riferendosi al Santo Padre, “sarà da stimolo al lavoro scientifico e culturale che si svolge nell’Università Cattolica del Sacro Cuore in quest’epoca confusa ma affascinante che sta segnando il passaggio al nuovo millennio”.“Più dei numeri è l’impegno per la qualità nella formazione, nella ricerca e nella cura dei pazienti a mostrare la dedizione di quanti operano e si sforzano quotidianamente di realizzare l’esortazione di Papa Benedetto XI a padre Gemelli: ‘Fate, e fate una cosa grandiosa, degna del nome cattolico’”, ha detto da parte sua Franco Anelli, prorettore vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “L’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia e, poco dopo, dell’annesso policlinico universitario - ha ricordato Anelli - fu obiettivo tenacemente perseguito da padre Gemelli e da coloro che condivisero e sostennero il suo progetto, tra i quali spicca la figura del Beato Giuseppe Toniolo”. Dalla sua istituzione, 50 anni fa, la Facoltà “ha percorso un lungo cammino”, ha ricordato il prorettore: ha conferito oltre 19 mila diplomi di laurea, oltre 10 mila diplomi di specializzazione e più di 800 dottorati di ricerca. Attualmente, può contare su oltre 5 mila studenti iscritti ai corsi di laurea di diverse aree, e più di 1.300 iscritti a corsipost-laurea.

TMNews , SIR

Il saluto dell'arcivescovo Scola

Domenica 15 luglio Benedetto XVI a Frascati. Celebrerà la Messa in Piazza San Pietro, davanti alla Cattedrale. L'annuncio del vescovo Martinelli

Benedetto XVI si recherà domenica 15 luglio a Frascati, dove celebrerà la Santa Messa alle 9.30 in Piazza San Pietro, davanti alla Cattedrale. Al termine, il Papa farà ritorno a Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus. La notizia, sottolinea un comunicato della Prefettura della Casa Pontificia, è stata data dal vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli, questa mattina, nel corso della solenne celebrazione in Cattedrale per la festa degli Apostoli Filippo e Giacomo, Patroni della diocesi suburbicaria.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Vescovo: un regalo per la città, un gesto per tutta la Toscana e ciò che rappresenta in Europa nel mondo

Papa Benedetto XVI il prossimo 13 maggio visiterà i toscani, “un regalo per Arezzo (foto), ma anche un gesto per tutta la Regione e per ciò che rappresenta in Europa e nel mondo”, ha sottolineato l’arcivescovo Riccardo Fontana, nel corso della seduta solenne del Consiglio regionale. Tre le “vere modalità” dell’evento: “Parsimonia nell’organizzazione, efficacia nella comunicazione, giusta attenzione verso la nostra gente, soprattutto quella maggiormente provata in questo tempo di crisi, per alcuni almeno, davvero amara e dolorosa – ha affermato l’arcivescovo – La Chiesa vuol fare la propria parte, sia aiutando i più miseri, che rilanciando, per quanto in sua possibilità, l’attenzione verso il territorio e quanto favorisce l’aggregazione tra la gente”. Questo il senso della visita in un territorio ricco di storia dove, ha ricordato il vescovo, mille anni fa veniva consacrato l’Eremo di Camaldoli e veniva fondata la città di Sansepolcro dai pellegrini Arcano ed Egidio; dove le libertà comunali e la dignità della persona furono elaborate fin dal Medioevo; dove la città della giustizia e della pace rappresenta la città ideale, dove l’impegno per il bene comune va oltre le barriere ideologiche, come raccontano Giorgio La Pira, Piero Calamandrei, Giuseppe Toniolo. “La loro testimonianza fa riflettere – ha detto Fontana – che i grandi del Rinascimento hanno avuto seguito anche nel nostro tempo, in questa regione, terra di preghiera e dialogo”. Da qui l’invito a vivere appieno il 13 maggio: “La presenza del Papa in questa regione è come ridire, da un pulpito altissimo, che la Toscana può ancora oggi dettare il passo – ha sottolineato l’arcivescovo – programmando il futuro con una visione europea e universale; le tematiche della politica sociale, della giustizia e dell’economia, argomenti che sono decisamente più vicini al lavoro quotidiano e alle competenze di questo Consiglio regionale, ben si coniugano con la riproposizione della libertà e della giusitizia per tutti”, in un percorso coordinato dal “dovere della solidarietà umana”.

Paola Scuffi, Il Parlamento della Toscana

I bambini dell’Oratorio di Platania incontreranno il Papa all'Udienza generale del 9 maggio: sentono il suo affetto paterno e la sua vicinanza

Con grande gioia i bambini dell’Oratorio di San Michele Arcangelo di Platania hanno appreso la conferma, tramite lettera da parte del mons. James M. Harvey, prefetto della Casa Pontificia, che mercoledì 9 maggio, alle 10.30, otranno partecipare all’Udienza generale del Santo Padre per ascoltare con devozione filiale la catechesi del Sommo Pontefice e rinvigorire la fede sulla tomba degli Apostoli. I bambini, che da tempo sono in contatto epistolare con il Papa Benedetto XVI, si stanno preparando, con un po’ di ansia e trepidazione, a questo grande evento che certamente segnerà la loro vita imprimendolo per sempre nel loro cuore. Al gruppo dei bambini di Platania si unirà una rappresentanza degli alunni del 1° Circolo “Maggiore Perri” di Lamezia Terme, accompagnati dai loro genitori e dall’insegnante Franco Notaris. I pellegrini saliranno su pullman granturismo per compiere il pellegrinaggio, che avrà la durata di due giorni (8 e 9 maggio), durante il quale vivranno momenti speciali di preghiera, di comunione e di vita ecclesiale. Il programma prevede, tra l’altro, per i fedeli del lametino, la visita dei giardini vaticani nel pomeriggio di giorno 8. Il giorno successivo, i pellegrini del lametino, presenti in Piazza San Pietro, non resteranno nell’ombra, in quanto mons. Harvey ha assicurato che durante i saluti verrà citata la Parrocchia San Michele Arcangelo di Platanìa e del gruppo dei Bambini dell’Oratorio, accompagnati dal parroco don Pino Latelli e dalle animatrici tra cui Maddalena Cimino, responsabile dell’ufficio parrocchiale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. Nell’ambito dell’Udienza, naturalmente, saranno menzionati anche i Bambini del 1° Circolo “Maggiore Perri” di Lamezia Terme. "I Bambini dell’Oratorio, che nel cuore del Santo Padre occupano posto molto importante, - ha commentato Maddalena Cimino - sentono il Suo affetto paterno e la sua vicinanza e stanno vivendo una bella favola. In un mondo in cui sembra scomparsa la morale, i bambini sono saliti in cattedra insegnando che anche con solo 'cinque pani e due pesci', che è la pochezza dei loro mezzi offerti al Signore, uniti alla bellezza, all’impegno, alla passione, all’entusiasmo e alla generosa disponibilità, è possibile realizzare un mondo migliore e guardare al futuro con speranza e fiducia". Anche il parroco don Pino Latelli avverte l’importanza del particolare momento che i bambini e i fedeli stanno sperimentando. "Ci accingiamo a vivere – ha detto – con il cuore ricolmo di gratitudine e di gioia l’incontro con il Vicario di Cristo che tanta attenzione e tenerezza sta mostrando alla nostra Comunità di Platania e, in modo particolare, ai bambini dell’Oratorio parrocchiale, i quali hanno un rapporto epistolare molto speciale con il Santo Padre. È bello constatare come i bambini guardano al Santo Padre come al loro Papà standoGli vicino con il cuore e garantendo la loro costante preghiera e il loro affetto filiale".

Lina Latelli Nucifero, Lameziattiva.it

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Monaci: temi al centro della visita di comune interesse con attività e funzioni del Consiglio regionale

"Confido che molti tra i temi al centro della visita di Papa Benedetto XVI in Toscana, il prossimo 13 maggio, risulteranno di comune interesse con l'attività e le funzioni del Consiglio regionale". E' quanto afferma Alberto Monaci, presidente della stessa Assemblea toscana, in apertura della seduta solenne in Palazzo Panciatichi con il vescovo di Arezzo, Riccardo Fontana. Monaci, nell'introdurre l'arcivescovo che aveva chiesto di svolgere una comunicazione in Consiglio, richiama le prerogative dell'organo di rappresentanza della comunità toscana: "Plurale, istituzione laica, luogo di incontro e di confronto fra culture politiche diverse". Un profilo confermato da principi e valori che animano lo Statuto della Regione, gli stessi che incardinano nella costituzione toscana il pieno sviluppo della persona umana, declinandolo nei diritti individuali e colletivi di libertà e dignità. C'e' però la consapevolezza di quanto quegli stessi principi e valori siano "messi a dura prova" da un presente "segnato dalla crisi economica e dai rischi di una ancor più grave crisi sociale, culturale e morale". Al centro della preoccupazione del presidente Monaci "la tenuta di un tessuto sociale finora coeso e solidale" alle prese con impoverimento diffuso, disoccupazione, perdita di potere di acquisto dei salari; ma anche con il rigore fiscale e di spesa pubblica "resosi necessario per provare a scongiurare scenari apocalittici". Dentro il pericolo di derive isolazioniste, xenofobe e razziste "si è diffuso il pessimismo, è innegabile" e con esso anche "una sempre più condivisa totale mancanza di aspettative per il futuro". L'uomo della contemporaneità e per Monaci "senza più voglia di scommettere nel futuro; quella voglia necessaria a far ripartire la macchina della crescita" magari, aggiunge il presidente, una crescita "davvero sostenibile". Ed ecco allora la sintonia tra "l'agire delle laiche istituzioni" e "la voce e testimonianza della Chiesa, le diffuse opere nel quotidiano". La trama comune è intessuta dalla "centralità della persona nella definizione e realizzazione delle politiche pubbliche"; una "persona" intesa in tutti suoi aspetti di "essere sociale", aggiunge il presidente. Un cammino che chiama le istituzioni a "reciproco riconoscimento di legittimità di ruoli e di funzioni, e di credibilità". Le pubbliche istituzioni, in particolare, sono chiamate a un recupero di etica agli occhi dei cittadini. Monaci lo chiama "un recupero sostanziale" facendolo derivare da crescita di "efficienza ed efficacia", "morigeratezza negli usi e nei costumi", "da una accurata sobrietà nell'utilizzo del danaro pubblico". "Un lavoro che il Consiglio, mi creda eccellenza, sta convintamente facendo dal suo insediamento", dice il presidente rivolto al vescovo. Un lavoro per il quale il Consiglio, chiarisce Monaci, ritiene di "meritare il rispetto e il riconoscimento di legittimità che devono essere dati a questa Istituzione, e a tutte le sue componenti. Nessuna esclusa, perchè figlia di una investitura popolare democraticamente scaturita da libere elezioni". Così "l'autorevole voce della Chiesa può costituire un contributo importante alla libera e indipendente riflessione del massimo organo regionale di sovranità democratica e rappresentanza popolare".

Adnkronos