
“La divisione dei cristiani costituisce uno scandalo”, ha detto Naguib, bisogna superare i pregiudizi, purificare la memoria, cercare l’unità pensando, ad esempio, ad unificare le feste di Natale e Pasqua.Quanto al rapporto con gli ebrei, il relatore generale ha condannato l’antisemitismo e le interpretazioni tendenziose della Bibbia, usate per giustificare la violenza. Auspicata, poi, la soluzione “due popoli, due Stati” per il conflitto israelo-palestinese. Nel rapporto con i musulmani, invece, il patriarca Naguib ha sottolineato l’importanza delle radici comuni ed ha ricordato che i musulmani, in generale, non fanno distinzione fra religione e politica, provocando una situazione da non-cittadini dei cristiani. “Con l’avanzata dell’integralismo – ha detto – aumentano gli attacchi contro i cristiani”. Per questo, la questione va affrontata nell’ottica del bene comune, per passare dalla tolleranza alla giustizia e all’uguaglianza. Perché la religione è costruttrice di unità e di armonia. Centrale, quindi, la pedagogia della pace, la purificazione dei libri scolastici dai pregiudizi, la giusta attenzione alla modernità, spesso ambigua, perché porta nuovi valori, ma ne fa perdere altri. Infine, il relatore generale ha sottolineato il contributo specifico ed insostituibile dei cristiani nella società, portatori di giustizia e pace, con l’auspicio che “una fede adulta” trasformi i credenti in cittadini attivi.Alla fine della mattinata, il Patriarca Naguib ha incontrato i giornalisti presso la Sala Stampa della Santa Sede. Ribadito il sostegno ai cristiani dell’Iraq, spesso dimenticati dalla politica mondiale, e il ruolo della comunità internazionale per assicurare pace e prosperità alla regione mediorientale. Il relatore generale si è poi soffermato sulla questione delle persecuzioni, sottolineando come si preferisca parlare di difficoltà dei cristiani, in quanto parlare di persecuzioni indica una normativa esplicita che regoli il comportamento dei cristiani. Il che non si verifica. Interpellato poi dalla stampa sul progetto ventilato dallo Stato di Israele di introdurre, per i nuovi cittadini, un giuramento di fedeltà alle leggi dello Stato inteso come “Stato ebraico”, il patriarca Naguib ha espresso perplessità, definendo il progetto “contraddittorio”, poiché uno Stato non può dirsi democratico e, al contempo, imporre una scelta religiosa. Infine, si è specificato che, nelle prossimi celebrazioni sinodali, si seguirà anche la liturgia orientale.