martedì 27 aprile 2010

Il Papa a Torino. Bonatti: la preghiera e la parola di Benedetto XVI davanti alla Sindone. Le attese della città e della diocesi dalla visita

di Marco Bonatti
Direttore de La Voce del Popolo
Responsabile della comunicazione dell’Ostensione 2010

Come già fece il suo predecessore Giovanni Paolo II nel 1998, Benedetto XVI è a Torino, il 2 maggio, per venerare la Sindone. Il Papa è il proprietario del Telo, lasciato in eredità alla Santa Sede da Umberto II di Savoia. Ma Benedetto non viene come un “padrone” a controllare le condizioni in cui è conservato un pezzo del suo patrimonio. Viene come pellegrino: un credente che, come ciascuno di noi, è interpellato da quel Volto. Di fronte alla Sindone si è coinvolti nella Passione del Signore: come se fossimo anche noi spettatori, mescolati alla folla di quella notte fra il Sinedrio e il tribunale di Pilato, o di quella mattina al Calvario, fuori dalle mura. Lungo la catena della successione apostolica di quei fatti siamo divenuti tutti non solo spettatori ma “testimoni”, e il Papa è il primo di noi, di quei due milioni che, dal 10 aprile al 23 maggio, si mettono in coda lungo i Giardini Reali per raggiungere il Duomo e fermarsi qualche minuto a “vedere”. Ma il Papa non deve solo vedere. Si attende da lui che, di fronte alla Sindone, preghi e parli. Pregare, per ribadire il segno, lo stile, con cui la Chiesa guarda al Telo: la Sindone è testimonianza del passato, misteriosa per la scienza che non riesce a decifrarne il segreto. E questo, in tempi in cui la “verità” della scienza sembra essere l’unica possibile e la sola utile, è un bel segno di contraddizione, una “provocazione” non tanto agli scienziati quanto ai loro dogmi. Pregare, ancora, perché la Passione del Signore evocata dalla Sindone è la stessa passione nostra, la sofferenza di tutti gli uomini e le donne del pianeta, di tutti i tempi (“Passio Christi passio hominis” è il motto scelto per questa Ostensione dal custode della Sindone, l’arcivescovo di Torino card. Poletto). La Sindone obbliga a riflettere sul dolore e sulla morte: ma chi si ferma a guardarla non viene sopraffatto dall’angoscia, piuttosto dalla compassione e dalla pace. La pace di quel Volto composto, di quel corpo martoriato ma intatto nella sua forza e nella sua bellezza. Pregare, infine, perché oltre il mistero e la contemplazione c’è sempre la carità, il servizio ai fratelli. La stessa giornata di Benedetto a Torino appare scandita da questo ritmo: il grande incontro eucaristico al mattino, la visita alla Sindone nel pomeriggio e poi il congedo a Torino da quel “santuario” che è il Cottolengo, la Piccola Casa dei malati e di chi non ha più, non ha mai, coltivato speranza mondana. E poi, parlare. La riflessione che il Papa proporrà di fronte alla Sindone è attesa, per molte ragioni. Il suo predecessore aveva parlato della Sindone come “specchio del Vangelo” e “sfida all’intelligenza”. Aveva ricordato, cioè, che la Sindone non è il Vangelo. Non è dal Telo che riceviamo la salvezza di Cristo e la fede nella risurrezione. Il Lenzuolo di Torino “serve” piuttosto a richiamare la fede e la salvezza. È, in qualche minima misura, il compimento della promessa che anche noi siamo “beati” pur senza essere stati nel tempo e nel numero di quelli che hanno veduto… E sfida all’intelligenza: nei confronti dell’orgoglio della scienza, certo. Ma anche, forse, perché la Sindone sfida ciascuno di noi a ripensarsi sul senso della morte – cioè, su quello della vita. Tra il buio e il cielo rimane la scommessa di una vita che si “vince” solo se è donata. Al di là delle cose che Benedetto dirà domenica, nel silenzio del Duomo, conta, prima di tutto, il fatto che parli. Paolo VI forse sarebbe venuto all’Ostensione del 1978, cui inviò un messaggio cordiale, importante e impegnativo. I suoi successori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono venuti in persona, ne hanno parlato in vari discorsi e negli “Angelus”. Ma, oltre al “discorso sulla Sindone”, è il Papa che viene a incontrare Torino. Più di altre questa città ha bisogno di una parola d’incoraggiamento e di “svolta”. Nel 1980 Giovanni Paolo II venne in un momento cruciale della lotta al terrorismo. Oggi Benedetto porta un messaggio di mansuetudine e di testimonianza, nel tempo in cui la Chiesa è sottoposta a “sfide” sulla libertà e sulla visibilità della stessa comunità cristiana. La diocesi che accoglie il Papa è una comunità antica ma non “vecchia”, che ha saputo coltivare i grandi campi dell’educazione e del servizio della carità. Oggi i credenti torinesi, e la struttura delle parrocchie, si ritrovano in prima fila ad affrontare i problemi di povertà diffusa causati non solo dalla crisi generale ma anche dal tramonto di un modello, quello della “città-Fiat” che appartiene ormai al passato. Il Papa autore di una coraggiosa Enciclica sociale ha molto da dire e da ascoltare a Torino.

SIR

L’Annuario statistico della Chiesa nel 2008: in lieve crescita i cattolici nel mondo, stabile il numero dei sacerdoti, in calo le religiose

E' una Chiesa sempre più africana e sempre meno europea quella fotografata dall'Annuarium Statisticum Ecclesiae, preparato dall'Ufficio centrale di statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. "A livello planetario il numero dei cattolici battezzati è passato da 1.045 milioni nel 2000 a 1.166 milioni nel 2008, con una variazione relativa di +11,54%", si legge in una nota diffusa dalla Sala stampa della Santa Sede. "Incremento solo di poco superiore a quello della popolazione della Terra, pari al 10,77%, che evidenzia un comportamento di sostanziale stabilità della diffusione dei cattolici battezzati. Tuttavia - precisa la nota - questi incrementi sono da ascriversi in maniera differenziata alle diverse situazioni continentali: mentre infatti in Africa si registra un incremento del 33,02% dei cattolici, all'estremo opposto, in Europa si manifesta una situazione di pratica stabilità (+1,17%); da registrare sono, anche, i significativi incrementi che si rilevano in Asia (+15,61%), in Oceania (+11,39%) e in America (+10,93%)". Di conseguenza, si riducono in termini relativi i cattolici europei che, pur aumentando in valore assoluto, vedono scendere il loro peso nel mondo dal 26,81% del 2000 al 24,31% del 2008. Al contrario, i cattolici africani passano dal 12,44% al 14,84%. Per gli altri continenti si individua una sostanziale stabilità dell'America e dell'Oceania e un lieve aumento per l'Asia. La tendenza è confermata dal numero di sacerdoti. Il loro numero complessivo cresce meno dell'uno per cento dal 2000 al 2008. Ma "a fronte di notevoli incrementi per l'Africa e per l'Asia, dove si registra un +33,1% e un +23,8%, rispettivamente, e ad una quasi stazionarietà per l'America, si pone l'Europa con un calo di oltre il 7% e l'Oceania con un - 4%". Di conseguenza, se Africa e Asia contribuivano nel 2000 al 17,5% del totale mondiale, nel 2008 la loro incidenza è salita a 21,9%. Anche l'America ha lievemente incrementato la propria percentuale. L'unico continente che ha visto diminuire la propria quota è l'Europa: nel 2000 gli oltre 208 mila sacerdoti europei rappresentavano quasi il 51% del totale dei sacerdoti mondiali, mentre otto anni più tardi sono scesi a quasi il 47%. Stesso discorso per i seminaristi e i candidati al sacerdozio. "In rapporto a 100 sacerdoti, Africa e Asia confermano il loro primato con 72 e 61 candidati, rispettivamente, mentre più debole è la situazione europea: soltanto 11 candidati ogni 100 sacerdoti (nel 2000 erano 13). A livello mondiale, comunque, si è passati grazie all'apporto di Asia e Africa, da circa 27 a poco meno di 29".

Apcom

27 aprile 2005, la prima Udienza generale di Benedetto XVI: il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli

Si tiene domani in Piazza San Pietro, alle ore 10.30, la tradizionale Udienza generale del mercoledì. Evento che avviene nel primo anniversario della visita di Benedetto XVI alle popolazioni terremote d'Abruzzo. Intanto, proprio oggi ricorre il quinto anniversario della prima Udienza generale del Papa. Il 27 aprile del 2005 il nuovo Pontefice spiegò la scelta del suo nome, ispirato al Santo di Norcia e a Papa Giacomo Della Chiesa. Al servizio di Cristo e della pace: Benedetto XVI sintetizzò così la sua missione. Un servizio di carità condensato nel nome scelto quale 264° Successore di Pietro: Benedetto come il Santo Patrono d’Europa e il Pontefice che guidò la Chiesa durante la Prima Guerra mondiale. Parlando ai molti pellegrini venuti da tutto il mondo, Joseph Ratzinger racconta, però, anzitutto le sensazioni che porta nel cuore all’inizio del suo ministero di Pastore universale della Chiesa: “Stupore e gratitudine nei confronti di Dio che ha sorpreso innanzitutto me stesso, chiamandomi a succedere all’apostolo Pietro; interiore trepidazione dinanzi alla grandezza del compito e delle responsabilità che mi sono state affidate. Mi dà però serenità e gioia la certezza dell’aiuto di Dio, della sua Madre Santissima, la Vergine Maria, e dei Santi Protettori”. “Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI – confidò il nuovo Papa – per riallacciarmi idealmente al venerato Pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale”. “Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l’apporto di tutti”. Ma il nome Benedetto richiama anche immediatamente al “Patriarca del monachesimo occidentale”. Il Papa spiegò che San Benedetto da Norcia “è molto venerato in Germania” e in particolare in Baviera, sua “terra d’origine”. San Benedetto, è la sua riflessione, costituisce “un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane” della sua cultura. “All’inizio del mio servizio come Successore di Pietro chiedo a San Benedetto di aiutarci a tenere ferma la centralità di Cristo nella nostra esistenza. Egli sia sempre al primo posto nei nostri pensieri e in ogni nostra attività!”. E nella prima Udienza generale di Benedetto XVI non poteva mancare il ricordo di Giovanni Paolo II. Il Papa ricorda la figura di Karol Wojtyla al quale, sottolinea, “siamo debitori di una straordinaria eredità spirituale”.

Radio Vaticana

Il Papa a Cipro. Attivo il sito ufficiale per seguire il viaggio: opportunità per promuovere valori umani e cristiani, la sua presenza una benedizione

www.papalvisit.org.cy: è questo il sito attivato dall’equipe di comunicazione cipriota, incaricato di seguire il viaggio apostolico di Benedetto XVI nell’Isola, che si svolgerà dal 4 al 6 giugno. Si tratta del primo viaggio ufficiale di un Papa a Cipro ed anche per questo l’attesa nella comunità cattolica è alta. Il sito intende fornire alla stampa, ai visitatori e ai fedeli, ogni tipo d’informazione, da quelle più pratiche come lingue parlate, moneta in corso, trasporti, assistenza sanitaria fino alla descrizione della comunità cattolica, di rito maronita e latino, al programma del viaggio di Benedetto, corredato da una biografia di quest’ultimo. Il sito viene aggiornato con le notizie redatte dall’équipe, ma chiunque voglia collaborare, spiegano i promotori, inviando fotografie, video, articoli o altro è il benvenuto. Nelle pagine interne del web si ricorda che il viaggio di Benedetto XVI rappresenta “una grande opportunità per promuovere i principi e valori umani e cristiani, basati sulla libertà, il perdono, la pace e la riconciliazione. Prepariamoci, dunque, spiritualmente e culturalmente per dare il benvenuto al Papa. La sua presenza è per noi una benedizione”. Il nuovo sito va ad affiancarsi a quello, recentemente rinnovato, dell'arcieparchia maronita di Cipro: www.maronitearcheparchy.org.cy.

SIR

Versaldi: la pedofilia va affrontata facendo di più sul discernimento dell'idoneità al sacerdozio. Da alcuni vescovi italiani una cultura del silenzio

Il problema della pedofilia nella Chiesa "va affrontato nelle sue cause e non solo riparato nelle sue conseguenze ormai devastanti", secondo mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria. "La Chiesa può fare veramente di più a livello di formazione al sacerdozio e di discernimento circa l'idoneità a questa vocazione, superando le proteste di chi può accusarla di eccessiva severità, se non di discriminazione (e qui sono da annoverare anche coloro che ora pretendono una Chiesa non solo severa, ma spietata verso i preti colpevoli e anche i vescovi)". "Gli esperti in materia dicono che ci sono degli indicatori del possibile sviluppo di atteggiamenti pedofili che si possono cogliere in antecedenza, così da poter prevenire o comunque intervenire per limitare i danni", afferma Versaldi in un'intervista al quindicinale Il Regno. "Certo è necessario che ci siano occhi capaci di cogliere tali fenomeni premonitori, ma ciò è facilitato se, come nel caso del sacerdozio, il soggetto è per anni in una struttura formativa finalizzata proprio al discernimento vocazionale". Inoltre, "ci vogliono guide nei seminari capaci di aiutare i soggetti a vedere ciò che soggettivamente, anche in buona fede, non vedono e indirizzarli ad adeguati interventi terapeutici, tenendo ben presente che in caso di dubbio circa l'idoneità al sacerdozio il vescovo può lecitamente non ordinare il candidato". La 'rivoluzione sessuale', ma non solo: monsignor Versaldi riecheggia quanto affermato da diversi uomini di Chiesa, nonché dal Papa, sulle cause remote del fenomeno della pedofilia nella Chiesa, ma allarga lo sguardo e punta il dito sia contro i "lassisti" che contro i "conservatori", almeno nelle loro manifestazioni estreme. "Se siano più dannosi contesti sociali lassisti o conservatori, io direi che in questo caso gli estremi si toccano", afferma il presule, molto stimato dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano. "Certo, in una cultura nella quale, in nome della rivoluzione sessuale, non si vogliono più ammettere regole ai comportamenti sessuali - prosegue Versaldi - chi soffre di qualche fragilità in questo campo non sarà invogliato a riconoscere la necessità di un intervento volto a modificare le sue tendenze, anzi sarà portato a giustificare qualunque gratificazione sessuale come espressione della sua libertà. D'altra parte - aggiunge Versaldi - non risulta che metodi educativi intransigenti, basati sulla repressione e negazione degli aspetti negativi delle persone, possano sortire effetti migliori in quanto possono al più nascondere i problemi senza risolverli, contando su una certa omertà che alla lunga non regge". Alcuni vescovi italiani hanno promosso una "cultura del silenzio" sul tema della pedofilia al punto che si sono registrate "inosservanze" delle norme canoniche in materia "e anche ostacoli nei singoli casi". "Anche la Conferenza Episcopale italiana (CEI) ha scritto un documento nel quale, in applicazione delle norme universali, si danno delle indicazioni ai vescovi italiani nel caso si trovino di fronte a questi casi", afferma Versaldi. "Dunque, a livello di legislazione canonica, non c'è alcun appunto da fare circa l'azione severa e giusta che la Chiesa anche in Italia sta svolgendo in una materia che, pur dolorosa e scandalosa, riguarda una percentuale minima di sacerdoti. Altra cosa è l'applicazione delle norme ecclesiastiche, in cui entra in gioco la responsabilità dei singoli vescovi e, dunque, possono verificarsi casi di inadeguatezza che possono far pensare a una certa cultura del silenzio". Versaldi spiega, ancora: Il "documento" della CEI "consiglia all'autorità ecclesiastica, nel caso in cui ci sia già in corso un procedimento dell'autorità italiana, di non intraprendere il procedimento canonico per non creare inciampi alle indagini e di attenderne le conclusioni per eventuali provvedimenti canonici, nonché scongiurare nel frattempo il rischio di reiterazione del reato". Interpellato per un chiarimento, il portavoce della CEI, mons. Domenico Pompili, ha precisato all'agenzia Apcom: "Non esiste un documento ufficiale della CEI. In passato furono fatte conoscere ai vescovi alcune indicazioni pratiche concordate con la Santa Sede che di fatto esplicitavano le linee-guida che la Congregazione per la dottrina della fede aveva pubblicato nel 2003. Rispetto a quella situazione oggi il riferimento è la pubblicazione di linee guida che la Santa Sede ha fatto il 12 aprile scorso e che si trovano anche sul sito internet del Vaticano. Ci atteniamo a quelle indicazioni". Mons. Versaldi, ad ogni modo, spiega che non si può "accusare la Chiesa di occultare i casi dei preti pedofili per il solo fatto che segue la propria legislazione. Sarebbe invece scorretto se l'autorità ecclesiastica impedisse od ostacolasse positivamente l'azione penale da parte dello stato. Ora, se si esaminano oggettivamente tutte le norme della Chiesa (compreso il documento della CEI) non v'è traccia di tale condotta, anzi c'è l'invito a una piena collaborazione con tutte le autorità per fare giustizia nei singoli casi. Da parte di molti, al contrario, si vorrebbe che la Chiesa rinunciasse alla propria procedura per demandare solo allo stato questi procedimenti penali. Ciò non toglie, ripeto, che nell'applicazione della giustizia canonica ci siano state inosservanze e anche ostacoli nei singoli casi, che non vanno generalizzati e sono stati condannati a tutti i livelli, come da ultimo è avvenuto nella chiara e coraggiosa Lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell'Irlanda". Il presule è uno dei cinque vescovi che hanno condotto un'inchiesta del Vaticano, una "visitazione apostolica", sul fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano Marcial Maciel che abusò di diversi suoi seminaristi minorenni ed ebbe alcuni figli illegittimi. Dopo aver consegnato i risultati dell'ispezione al card. Bertone, i cinque presuli incontreranno lo stesso Bertone ed altri esponenti della Santa Sede giovedì e venerdì prossimo. Tutto lascia pensare che la congregazione religiosa verrà commissariata.

Apcom