domenica 13 maggio 2012

Il Papa è rientrato in Vaticano, conclusa la 27° visita pastorale in Italia caratterizzata da cambiamenti di programma come in altri spostamenti

A causa del maltempo che rendeva rischiosa la "tappa francescana" al Santuario del Monte La Verna in elicottero, il Papa, ha dovuto oggi rinunciare a quest'impegno pastorale e dunque il suo rientro in Vaticano è stato anticipato. L'elicottero procedente da Sansepolcro, al termine della 27° Visita pastorale in Italia, è atterrato in Vaticano alle 20.30. Benedetto XVI mentre si recava a San Sepolcro ha fatto sapere che se le condizioni del tempo lo permettevano avrebbe voluto comunque raggiungere il santuario nonostante il cambio di programma, ma alla fine, purtroppo, non è stato possibile sia per l'incertezza del tempo che per il freddo e l'ora. Nei suoi viaggi in Italia e all'estero in diverse occasioni il Papa ha visto introdurre modifiche al programma a causa del maltempo e in questo senso sa calcolare e accettare le evenienze climatiche. Recentemente, a Cuba, la cerimonia di Congedo prevista sulla pista dell'aeroporto dell'Avana a causa di un temporale tropicale si è dovuta svolgere in un salone del protocollo (marzo 2012). In passato, importanti cambiamenti del programma per ragioni climatiche non previste si sono registrati in Croazia (giugno 2011), dove è stata cancellata la Cerimonia di Congedo e a Madrid, la notte della Veglia nell'aeroporto "Quatro Vientos" fu in parte sconvolta da una pioggia torrenziale e da venti fortissimi (agosto 2011). Cambiamenti al programma sono stati introdotti anche in altri viaggi seppure di minore conto: come per esempio in Austria (settembre 2007). In ogni circostanza, come a Madrid, il Papa ha saputo sempre reagire con grande serenità insistendo, se possibile, nell'introdurre la minor quantità di modifiche per affetto e rispetto ai fedeli e pellegrini.

Il Sismografo

Il Papa: giovani, abbiate il coraggio di osare! Date nuovo sapore alla società civile con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato

"Nonostante il tempo un po' brutto - ha esordito a braccio Benedetto XVI nel suo discorso alla cittadinanza in Piazza Torre di Berta a Sansepolcro - ci siamo incontrati e vi sono grato per l'accoglienza". "Mille anni fa, - ha detto - i Santi pellegrini Arcano ed Egidio, di fronte alle grandi trasformazioni del tempo, si misero alla ricerca della verità e del senso della vita, dirigendosi verso la Terra Santa. Tornando, portarono con sè‚ non solo le pietre raccolte sul monte Sion, ma la speciale idea che avevano elaborato nella Terra di Gesù: costruire nell'Alta Valle del Tevere la 'civitas' hominis a immagine di Gerusalemme che, nel suo stesso nome, evoca la giustizia e la pace. Un progetto - ha commentato - che richiama la grande visione della storia di Sant'Agostino nell'opera 'La Città di Dio'". "Il Santo vescovo di Ippona chiarì ciò che dobbiamo aspettarci da Dio, la giusta relazione tra sfera politica e sfera religiosa. Egli vede nella storia la presenza di due amori: 'amore di sé', fino all’indifferenza per Dio, per l’altro, e 'amore di Dio', che porta alla piena libertà per gli altri e ad edificare una città dell’uomo retta dalla giustizia e dalla pace". I fondatori di Sansepolcro “idearono un modello di città articolato e carico di speranza per il futuro, nel quale i discepoli di Cristo erano chiamati ad essere il motore della società nella promozione della pace, attraverso la pratica della giustizia. La loro sfida coraggiosa diventò realtà, con la perseveranza di un cammino che, grazie al supporto del carisma benedettino prima e dei monaci Camaldolesi poi, è continuato per generazioni”, ha osservato Benedetto XVI. "La stessa collocazione del Duomo - ha spiegato - ha una forte valenza simbolica: è il punto di riferimento, a partire dal quale ciascuno può orientarsi nel cammino, ma soprattutto nella vita; costituisce un forte richiamo a guardare in alto, a sollevarsi dalla quotidianità, per dirigere gli occhi al Cielo, in una continua tensione verso i valori spirituali e verso la comunione con Dio, che non aliena dal quotidiano, ma lo orienta e lo fa vivere in modo ancora più intenso". Prospettiva "valida anche oggi, per recuperare il gusto della ricerca del 'vero', per percepire la vita come un cammino che avvicina al 'vero' e al 'giusto'". “L’ideale dei vostri fondatori – ha sottolineato - è giunto fino ai nostri giorni e costituisce non soltanto il cardine dell’identità di Sansepolcro e della Chiesa diocesana, ma anche una sfida a conservare e promuovere il pensiero cristiano, che è all’origine di questa città”. Il millenario è “l’occasione per compiere una riflessione, che è, ad un tempo, cammino interiore sulle vie della fede e impegno a riscoprire le radici cristiane, affinché i valori evangelici continuino a fecondare le coscienze e la storia quotidiana di voi tutti”. Oggi, ha chiarito il Papa, “vi è particolare bisogno che il servizio della Chiesa al mondo si esprima con fedeli laici illuminati, capaci di operare dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato, al di là delle visioni di parte. Il bene comune conta di più del bene del singolo, e tocca anche ai cristiani contribuire alla nascita di una nuova etica pubblica”. Di qui l’esortazione: “Alla sfiducia verso l’impegno nel politico e nel sociale, i cristiani, specialmente i giovani, sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica, che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri. Ai giovani rivolgo l’invito a saper pensare in grande: abbiate il coraggio di osare! Siate pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato. È necessario ritrovare solide motivazioni per servire il bene dei cittadini”. Per il Papa "la sfida che sta davanti a questo antico Borgo è quella di armonizzare la riscoperta della propria millenaria identità con l’accoglienza e l’incorporazione di culture e sensibilità diverse". "Ringraziamo Iddio - ha proseguito - perché la vostra Comunità diocesana ha maturato nei secoli un’ardente apertura missionaria, com’è testimoniato dal gemellaggio con il Patriarcato Latino di Gerusalemme". "Sono certo che vi aprirete a nuove prospettive di solidarietà, imprimendo un rinnovato slancio apostolico al servizio del Vangelo. E questo sarà uno dei risultati più significativi delle celebrazioni giubilari della vostra Città". "Spetta a voi - ha esordito il Pontefice - rendere visibile e credibile il significato dell’edificio sacro, vivendo in pace nella comunità ecclesiale e civile". “Memori del passato e attenti al presente, ma anche proiettati verso il futuro, voi cristiani della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro – ha sostenuto il Pontefice - sapete che il progresso spirituale delle vostre comunità ecclesiali e la stessa promozione del bene comune delle comunità civili richiedono impegno per un inserimento sempre più vitale delle vostre parrocchie ed associazioni nel territorio. Il cammino percorso e la fede che vi anima vi diano coraggio e slancio per continuare”. “Guardando al vostro ricco patrimonio spirituale – ha concluso -, siate una Chiesa viva al servizio del Vangelo! Una Chiesa ospitale e generosa, che con la sua testimonianza renda presente l’amore di Dio per ogni essere umano, specialmente per i sofferenti ed i bisognosi”.
Al termine del discorso, dopo la benedizione alla folla festante di fedeli, il Papa ha salutato alcuni rappresentanti delle autorità e della cittadinanza, quindi si è trasferito in auto all’eliporto dell’Aviosuperficie di Sansepolcro. Da qui, preso congedo dalle autorità religiose e civili , è partito intorno alle 19.15 alla volta del Vaticano.

Corriere Fiorentino, SIR, Agi

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AD AREZZO, LA VERNA E SANSEPOLCRO (13 MAGGIO 2012) - IV - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI arriva a Sansepolcro. La venerazione del Volto Santo nella Cattedrale di San Giovanni Evangelista. Il saluto del sindaco Frullani

Il Papa è arrivato a Sansepolcro, sotto la pioggia, accolto da una folla che si è riparata con ombrelli di tutti i colori, in anticipo sul programma, a causa della cancellazione per maltempo della tappa a La Verna. Entrata da Porta Romana, l'automobile di Benedetto XVI si è fermata davanti della cattedrale dedicata a San Giovanni Evangelista, dove è stato accolto dal rullo dei tamburi e delle chiarine dei figuranti biturgensi; sul portone della chiesa invece, sono state tre damigelle ed un paggetto a dargli il benvenuto porgendogli dei doni custoditi in delle ceste: l'arcivescovo Riccardo Fontana, sempre vicino al Santo Padre, ha fatto gli onori di casa presentando il parroco del Duomo e i sacerdoti canonici, lieti ed emozionati per questo storico incontro. Dopo aver percorso tutta la navata centrale ed essere arrivato davanti al meraviglioso altare, Benedetto XVI si è poi inginocchiato di fronte al Volto Santo di Gesù, il crocifisso posto nell'omonima cappella. Qui, dopo una preghiera, gli è stato donato una crocifisso ligneo che riproduce il capolavoro del IX secolo e un calice a ricordo della sua visita. Dalla cattedrale, dopo una breve sosta in sagrestia, il Papa ha raggiunto a piedi Piazza Torre di Berta, il cuore del borgo nel quale ha ricevuto l'incredibile ovazione del popolo biturgense, in trepida attesa davanti al palco tirato su per l'irripetibile occasione: sopra la scalinata ad attenderlo c'era il sindaco di Sansepolcro, Daniela Frullani che ha ricordato al Santo Padre la storia della sua città, nata dalle pietre della Terra Santa portate da due pellegrini: "Sansepolcro nacque da un'utopia - ha detto il sindaco Frullani rivolgendosi al Papa - quella della fondazione, sulle rive del Tevere, di una nuova Gerusalemme; questo insieme al tentativo di raggiungere il bene comune che richiama un senso nobile dell'impegno civile. La Sua presenza - ha concluso la Fullani - è l'evento che segnerà l'inizio di un nuovo millennio, non c'è regalo più bello che averla con noi e tra noi: benvenuto a Sanespolcro Santo Padre!"Neanche a dirlo, dopo queste parole un raggio di sole ha illuminato il palco del Santo Padre, che oltre ai ringraziamenti ha ricevuto lo stemma del Comune di Sansepolcro (in argento sbalzato a fuoco) e una riproduzione del manoscritto di Luca Pacioli.

Corriere Fiorentino, La Nazione

Il Papa: la contemplazione del Crocifisso fa passare dall’ordine delle cose pensate all’esperienza vissuta, dalla salvezza sperata alla patria beata

A causa delle condizioni climatiche che renderebbero problematico il volo in elicottero da Arezzo, Benedetto XVI è stato costretto a rinunciare alla visita al Santuario della Verna. Nel dare notizia del cambiamento di programma, il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, ha detto che "il Papa da Arezzo si sposterà direttamente a San Sepolcro, dove è in programma un altro incontro, e se il tempo dovesse migliorare potrebbe raggiungere La Verna in serata, prima di rientrare a Roma". “La croce gloriosa di Cristo riassume le sofferenze del mondo, ma è soprattutto segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso l’uomo. In questo luogo anche noi siamo chiamati a recuperare la dimensione soprannaturale della vita, a sollevare gli occhi da ciò che è contingente, per tornare ad affidarci completamente al Signore, con cuore libero e in perfetta letizia”. È questo uno dei passaggi del discorso che Benedetto XVI avrebbe letto nel suo discorso. “La contemplazione del Crocifisso – si legge nel testo del Santo Padre - ha una straordinaria efficacia, perché ci fa passare dall’ordine delle cose pensate, all’esperienza vissuta; dalla salvezza sperata, alla patria beata”. Questo è “il cuore dell’esperienza della Verna,
dell’esperienza che qui fece il Poverello di Assisi. In questo Sacro Monte, San Francesco vive in se stesso la profonda unità tra sequela, imitatio e conformatio Christi. E così dice anche a noi che non basta dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene”. Insomma, “occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere, a immagine del Signore, perché, per grazia divina, ogni membro del Corpo di Lui, che è la Chiesa, mostri la necessaria somiglianza con il Capo, Cristo Signore”. “Portare l’amore di Cristo! Quanti pellegrini – proseguiva il discorso - sono saliti e salgono su questo Sacro Monte a contemplare l’Amore di Dio crocifisso e lasciarsi rapire da Lui. Quanti pellegrini sono saliti alla ricerca di Dio, che è la vera ragione per cui la Chiesa esiste: fare da ponte tra Dio e l’uomo. E qui incontrano anche voi, figli e figlie di san Francesco”. Di qui l’invito a portare l’amore di Cristo “all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nel proprio individualismo; siate segno dell’immensa misericordia di Dio”.


Agi, SIR

VISITA PASTORALE AD AREZZO, LA VERNA E SANSEPOLCRO (13 MAGGIO 2012) - III - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: la cultura del passato è capace anche di aprire quella del futuro. Grazie sbandieratori, è stato indimenticabile, avete toccato il mio cuore

Papa Benedetto XVI è stato salutato dagli sbandieratori aretini e dal gruppo musici della Giostra del Saracino. Un richiamo storico della città. Delle sue radici, delle sue antiche tradizioni. ll saluto è l’omaggio della città con gli alfieri aretini che hanno fatto conoscere il nome di Arezzo nel mondo da quando il gruppo è stato fondato. Nonostante i capricci del tempo, alla fine sbandieratori e musici si sono potuti esibire davanti Santo Padre affacciato alla finestra di Palazzo Vescovile. Gli alfieri aretini hanno eseguito un piccolo saggio con sei sbandieratori, tutta una serie di scambi incrociati, abbastanza difficili, ma come sempre impeccabile. Hanno chiuso i musici della Giostra del Saracino che hanno eseguito l’inno "Terra di Arezzo". Al termine dell’esibizione il Papa ha applaudito e poi ha ringraziato musici e sbandieratori. "La cultura del passato – ha ricordato – è capace anche di aprire quella del futuro. Grazie è stato indimenticabile per me". Quindi ha proseguito lanciando un messaggio di speranza: "Aprire il cuore a Dio ci aiuta a superare anche i momenti più difficili". "Grazie per questa bellissima presentazione rinascimentale che ha toccato il mio cuore", ha detto loro il Pontefice. Il rinvio della visita alla Verna ha concesso al Papa il tempo per un simpatico "fuoriprogramma" ad Arezzo, dove dopo aver assistito dalla finestra dell'Episcopio all'esibizione degli sbandieratori, è sceso in strada per farsi fotografare con questi artisti vestiti con i loro costumi d'epoca. Pochi minuti prima che si affacciasse alla finestra, al Santo Padre è stata mostrata la Lancia d'oro in palio il prossimo 23 giugno. E' quella dedicata al suo predecessore, Giovanni Paolo II. E lui l'ha benedetta, come era stato annunciato negli scorsi giorni. Alle 17.00 il Pontefice ha lasciato l'Episcopio e con la Papamobile ha raggiunto lo stadio comunale di Arezzo dove in elicottero è volato a Sansepolcro, dopo che è saltata per il maltempo la tappa a La Verna. Prima di lasciare l'Episcopio Benedetto XVI ha posato per una foto ricordo con gli organizzatori della visita pastorale.

La Nazione, Arezzo Web, Adnkronos

Saluto dalla finestra dell'Episcopio di Arezzo

Il direttore de 'La Nazione' consegna al Papa il fascicolo speciale sulla visita. Benedetto XVI: fondamentale il ruolo della stampa

La Nazione nelle mani di Papa Benedetto XVI. Il direttore del quotidiano, Gabriele Canè, ha partecipato in Vescovado alla toccante cerimonia del "baciamano" e in questa occasione solenne ha consegnato al Pontefice una copia del fascicolo speciale che il giornale ha pubblicato per celebrare la visita del Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. A Benedetto è stata anche consegnata la copia del giornale di oggi, con l'intera copertina dell'edizione nazionale dedicata alla giornata. Il Pontefice ha ringraziato e ha sottolineato al direttore Canè quanto sia importante il ruolo della stampa. Accanto al Papa è sempre rimasto l'arivescovo di Arezzo Riccardo Fontana.

La Nazione

Il sindaco di Arezzo: accogliere il Papa e ascoltare le sue parole una grande emozione. Ha confermato la sua capacità di ascolto e di sostegno

Un largo sorriso, il sindaco Giuseppe Fanfani è parso stanco ma soddisfatto. Dopo pranzo ha incontrato i giornalisti nella Sala Rosa del Comune di Arezzo. "Un'organizzazione meravigliosa ed efficiente – ha detto il sindaco - ho vista tanta gente contenta. Il Santo Padre ha esaltato i contenuti di questo evento". “E’ stata una grande emozione. Accogliere Papa Benedetto XVI, porgere il benvenuto della città, ascoltare le sue parole. Il Pontefice ha confermato la sua capacità di ascolto e di sostegno. Il dono di Arezzo a Papa Benedetto XVI è stato il segno della volontà non solo di un’azienda, non solo dei suoi 350 addetti ma dell’intera città, di reagire alla crisi. Ed era in sintonia con le parole del Pontefice che ha invitato il Paese ad essere attento e solidale, con stili di vita più sobri. La sua presenza – commenta Fanfani – ha rappresentato un evento fondamentale nella storia di Arezzo. Reso ancor più eccezionale dalla presenza del presidente del Consiglio, Mario Monti, al quale, insieme al presidente della Provincia Vasai, abbiamo sinteticamente rappresentato le forti difficoltà degli enti locali". "Al termine di questa giornata voglio ringraziare, in modo particolare la Chiesa aretina e il vescovo Fontana. E l’intera amministrazione comunale di Arezzo che ha operato con grande disponibilità e professionalità per la riuscita della giornata di oggi”. Incalzato sui numeri della manifestazione il sindaco ha avuto pochi dubbi: "Non credo siano stati tanto meno di 30mila i partecipanti alla celebrazione, il Prato è grande. Se sono arrivate meno persone del previsto è colpa del tempaccio". Fanfani si è poi soffermato sullo scambio di parole che ha avuto con il Pontefice. "Il Papa mi ha esortato ad andare avanti nel mio lavoro, poi ha aggiunto anche qualcosa di personale che non posso rivelare". Infine Fanfani ha rivelato le emozioni della mattinata: "Ho provato – ha concluso – quello che può provare un bambino al primo esame della sua vita. Salire sul palco assieme al vescovo e al Papa è stato davvero emozionante".

Arezzo Notizie, La Nazione

Sansepolcro accoglie il Papa con 300 stendardi alle finestre dei palazzi. Rimarranno per tutto il periodo dei festeggiamenti per il millenario

Trecento stendardi per un centro storico in festa in occasione del Millenario della città di Sansepolcro e del suo Duomo. Le bandiere e i gonfaloni sono da oggi esposti dalle finestre dei palazzi della città, in occasione della visita di Papa Benedetto XVI, e rimarranno per tutto il periodo dei festeggiamenti dedicati alle celebrazioni della fondazione della città. A realizzare i vessilli e le bandiere è stata, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, l'Associazione Rinascimento nel Borgo che da tempo provvede ai costumi per centinaia di figuranti e personaggi per l'appuntamento dell'ormai tradizionale Mercato di Sant'Egidio.P er realizzare gli stendardi sono stati necessari quasi 700 metri quadrati di stoffe con i colori del Comune di Sansepolcro (bianco e nero) e di quelli dei rioni della città. Sono state realizzate anche bandiere gialle e bianche in omaggio ai colori del Vaticano. Centinaia di metri di nastri sono serviti poi per il sostegno dei vessilli e quasi un chilometro di filo per le cuciture. Un grande progetto di addobbo della città che si è esteso per tutte le vie principali, e che ha messo al lavoro tanti volontari, soprattutto donne, che hanno materialmente realizzato le decorazioni, alcune delle quali sono dei veri e propri stendardi con il taglio a punta fissati ai davanzali mentre altri sono rettangolari a forma di bandiera fissati ai supporti che si trovano nelle facciate dei palazzi. Quale contributo alle spese di realizzazione sono stati concessi dal comune di Sansepolcro all'Associazione Rinascimento nel Borgo 2500 euro. Gli addobbi resteranno di proprietà comunale e saranno custoditi nei locali dell'associazione.

Adnkronos

Il pranzo di Benedetto XVI in Episcopio con i vescovi della Toscana. Coldiretti: un menù a chilometri zero e della tradizione contadina

Un menù chilometri zero offerto direttamente dagli agricoltori che assicura un basso impatto ambientale, valorizza le produzioni locali e sostiene l'economia del territorio, è stato scelto per il pranzo del Santo Padre Benedetto XVI in Episcopio, con i vescovi della Toscana. Lo rende noto la stessa Coldiretti che ha sostenuto l'iniziativa con la fondazione Campagna Amica, la rete delle aziende, delle botteghe e dei mercati degli agricoltori in tutta Italia. "Ristretto in tazza, risotto alla zucchina fiorentina e menta, granpezzo di chianina alle erbe aromatiche, asparagi all'olio, gattò, gelato alle fragole e fragole al vino, tutti con ingredienti rigorosamente aretini e quindi Made in Toscana, sono - riferisce la Coldiretti - i piatti rappresentativi del territorio, offerti al Santo Padre". "La scelta di Benedetto XVI si pone in sintonia con il numero crescente di italiani che dimostrano una sensibilità ambientale anche nel momento di fare la spesa privilegiando prodotti locali e di stagione a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti prima di giungere sulle tavole".

Adnkronos

La visita alla Cattedrale di Arezzo. Il Papa in preghiera davanti all'Arca di San Donato, alla tomba di Gregorio X e alla Madonna del Conforto

Finalmente Pietro ha incontrato Donato ed insieme a lui anche la Madonna del Conforto. E' stato un momento carico di emozione e commozione quello dell'arrivo del Papa nella Cattedrale di Arezzo: a fare gli onori di casa don Alvaro Bardelli, parroco del Duomo, e insieme a lui il canonico don Pietro Bertini, coetaneo di Sua Santità. Visibilmente commosso dalla presenza di Benedetto XVI nella "sua" Cattedrale è stato mons. Fontana, che ha mostrato le meraviglie e la storia della chiesa più importante della città; dopo aver percorso la navata centrale, trasportato da una pedano mobile, il Papa ha potuto ammirare il nuovo presbiterio, caratterizzate dallo splendido ambone di marmo bianco e dal nuovo altare, opera di Giuliano Vangi. Ed è proprio qui che Pietro ha incontrato Donato, proprio sotto la sua arca tornata all'antico splendore dopo i recenti restauri: dinanzi alla quale Benedetto XVI si è inginocchiato e gli ha reso omaggio con una preghiera; possiamo dire che il viaggio aretino del Papa si è racchiuso in questo incredibile momento di spiritualità, sotto le vetrate del Marcillat e la Maddalena di Piero a fargli da custodi. Dopo l'incontro con il Santo Donato, Sua Santità si è recato nella navata sinistra della Cattedrale e questa volta per porgere il suo saluto a Gregorio X, 184° Papa della Chiesa Cattolica morto ad Arezzo, la cui salma è solennemente custodita dal 1276. Nel Duomo hanno risuonato le note del flautista Roberto Fabriciani. Il Papa è quindi arrivato nella cappella della Madonna del Conforto. Questo, insieme all'incontro con l'urna di San Donato, è stato uno dei momenti più intensi e suggestivi: accolto dalle monache Carmelitane Scalze, che hanno avuto la proprio deroga dal Santo Padre di poter uscire dalla clausura per andare ad incontrarlo, Benedetto XVI ha porto il suo saluto ai canonici, guidati dal preposto don Pietro Bernini, che lo hanno accompagnato dinanzi all'icona della Madonna del Conforto. Una lunga preghiera nel silenzio più totale a Lei, Regina Fulgida che salvò Arezzo dal terremoto. Vicino al pontefice due piccoli ragazzi dalla voce altisonante: Giada Santucci e Matteo Tavini, coristi dei "piccoli cantori del Convitto", hanno intonato la "Virgine bella che di sole sei vestita", laude di Francesco Petrarca, proponendo un'esecuzione da applausi. Accompagnati dal loro maestro Angelo Mafucci, i due tredicenni hanno poi stretto la mano al papa, nell'emozione più totale, soprattutto per la piccola Giada che proprio oggi ha compiuto gli anni con il regalo più bello: la benedizione del Santo Padre. Volto l'ultimo sguardo alla Madonna del Conforto, Benedetto XVI è stato accompagnato nel salone di San Donato, dove è stata organizzata la mostra degli ori dell'Etruria di cui è stato il primo visitatore; i ricavati di questa, insieme alla mostra nel Palazzo Vescovile, saranno devoluti ai poveri della città. Giunto in Episcopio, sono stati presentati i doni offerti al Papa dalle istituzioni, dalle associazioni ed anche da cittadini privati. Poi Benedetto XVI ha pranzato insieme ai vescovi della Toscana, guidati dal card. Giuseppe Betori. Quindi si è ritirato per il riposo.

Saverio Crestini, La Nazione

Il Papa: Arezzo e l’Italia riprendano la via del rinnovamento spirituale ed etico per un autentico miglioramento della vita sociale e civile

Al termine della Santa Messa celebrata nel Parco del Prato ad Arezzo, il Papa ha presieduto la recita della preghiera mariana del Regina Cæli. “L’ora della preghiera mariana ci invita a recarci tutti spiritualmente dinanzi all’effigie della Madonna del Conforto, custodita nella cattedrale. Quale Madre della Chiesa, Maria Santissima vuole sempre confortare i suoi figli nei momenti di maggiore difficoltà e sofferenza”. Questa città “ha sperimentato molte volte il suo materno soccorso.” Pertanto, anche oggi, “noi affidiamo alla sua intercessione tutte le persone e le famiglie della vostra comunità che si trovano in situazioni di maggiore bisogno”. Al tempo stesso, ha continuato, “mediante Maria, invochiamo da Dio il conforto morale, perché la comunità aretina, e l’Italia intera, reagiscano alla tentazione dello scoraggiamento e, forti anche della grande tradizione umanistica, riprendano con decisione la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile. Ciascuno, in questo, può e deve dare il suo contributo”. Dopo il Regina Caeli, la benedizione. Il coro ha chiuso la celebrazione con il 'Bianca Regina Fulgida'. E intanto dai fedeli sono partiti appalusi e acclamazioni per il Santo Padre. La Messa è finita, e mentre i fedeli se ne vanno in pace, il Papa riprende il suo serratissimo programma domenicale che lo porterà subito dopo a raccogliersi in preghiera in cattadrale nella Cappella della Madonna del Conforto.

SIR, La Nazione

VISITA PASTORALE AD AREZZO, LA VERNA E SANSEPOLCRO (13 MAGGIO 2012) - II - il testo integrale del saluto del Papa

Il Papa: siate fermento nella società, cristiani presenti, intraprendenti e coerenti. Siate attenti e solidali verso i bisognosi, difendete la vita

“Oggi mi accoglie un’antica Chiesa, esperta di relazioni e benemerita per l’impegno nei secoli di costruire la città dell’uomo a immagine della Città di Dio”, ha detto Benedetto XVI, nell’omelia della Messa celebrato al Prato di Arezzo. “In terra di Toscana – ha proseguito -, la comunità aretina si è infatti distinta molte volte nella storia per il senso di libertà e la capacità di dialogo tra componenti sociali diverse. Venendo per la prima volta fra di voi, il mio augurio è che la città sappia sempre far fruttificare questa preziosa eredità”. Il Papa ha ricordato le “molteplici espressioni della fede cristiana” che nei secoli passati hanno arricchito ed animato la Chiesa di Arezzo, “tra cui la più alta è quella dei Santi”. Tra questi, San Donato, Patrono della città, “la cui testimonianza di vita, che affascinò la cristianità del Medioevo, è ancora attuale”; San Pier Damiani, “che da mille anni, offre la sua ricchezza spirituale a questa Chiesa diocesana e a quella universale" e il Beato Gregorio X, che "sostenuto dalla luce che veniva dai nascenti Ordini Mendicanti, da teologi e Santi, tra cui San Tommaso d’Aquino e San Bonaventura da Bagnoregio, si misurò con i grandi problemi del suo tempo: la riforma della Chiesa; la ricomposizione dello scisma con l’Oriente cristiano, che tentò di realizzare con il Concilio di Lione; l'attenzione per la Terra Santa; la pace e le relazioni tra i popoli - egli fu il primo in Occidente ad avere uno scambio di ambasciatori con il Kublai Khan della Cina". Un’importante tradizione, quindi, che, secondo il Papa, deve essere una spinta a diventare “autentici testimoni dell’amore di Dio verso tutti”. Tuttavia, la nostra debolezza, ci limita nel compiere questa missione: “Come possiamo portare questo amore?” ha domandato infatti il Santo Padre. La risposta è di San Giovanni quando, nella seconda Lettura di oggi, ci dice che “la liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze non è nostra iniziativa, è di Dio”. “Non siamo stati noi ad amare Lui – ha aggiunto il Papa - ma è Lui che ha amato noi e preso su di sé il nostro peccato, lavandolo con il sangue di Cristo”. Lo conferma anche il Vangelo, in cui risuona l’invito del Signore "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga". Una parola rivolta in modo specifico agli Apostoli, ma “che riguarda tutti i discepoli di Gesù” e diventa una chiamata vocazionale per la Chiesa intera. Noi tutti, ha sottolineato infatti il Santo Padre, “siamo inviati nel mondo per portare il Vangelo e la salvezza”. Per farlo, Dio, chiama a “molteplici ministeri” come: il sacerdozio ministeriale, la vita consacrata o coniugale, l’impegno nel mondo e via dicendo. " Conosco l’impegno della vostra Chiesa nel promuovere la vita cristiana. Siate fermento nella società, siate cristiani presenti, intraprendenti e coerenti. La città di Arezzo riassume, nella sua storia plurimillenaria, espressioni significative di culture e di valori. Tra i tesori della vostra tradizione, c’è la fierezza di un’identità cristiana, testimoniata da tanti segni e da devozioni radicate, come quella per la Madonna del Conforto". “Questa terra, dove nacquero grandi personalità del Rinascimento, da Petrarca a Vasari, ha avuto parte attiva nell’affermazione di quella concezione dell’uomo che ha inciso sulla storia d’Europa, facendo forza sui valori cristiani”. In tempi anche recenti, “appartiene al patrimonio ideale della città quanto alcuni tra i suoi figli migliori, nella ricerca universitaria e nelle sedi istituzionali, hanno saputo elaborare sul concetto stesso di civitas, declinando l’ideale cristiano dell’età comunale nelle categorie del nostro tempo”. Nel contesto della Chiesa in Italia, “dobbiamo chiederci, soprattutto nella Regione che è patria del Rinascimento, quale visione dell’uomo siamo in grado di proporre alle nuove generazioni. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato è un forte invito a vivere l’amore di Dio verso tutti, e la cultura di queste terre ha, tra i suoi valori distintivi, la solidarietà, l’attenzione ai più deboli, il rispetto della dignità di ciascuno. L'accoglienza, che anche in tempi recenti avete saputo dare a quanti sono venuti in cerca di libertà e di lavoro, è ben nota. Essere solidali con i poveri è riconoscere il progetto di Dio Creatore, che ha fatto di tutti una sola famiglia”. “Certo – ha evidenziato il Santo Padre -, anche la vostra Provincia è fortemente provata dalla crisi economica. La complessità dei problemi rende difficile individuare le soluzioni più rapide ed efficaci per uscire dalla situazione presente, che colpisce specialmente le fasce più deboli e preoccupa non poco i giovani”. L’attenzione agli altri, fin da secoli remoti, ha mosso la Chiesa “a farsi concretamente solidale con chi è nel bisogno, condividendo risorse, promuovendo stili di vita più essenziali, contrastando la cultura dell’effimero, che ha illuso molti, determinando una profonda crisi spirituale”. Di qui l’invito: “Questa Chiesa diocesana, arricchita dalla testimonianza luminosa del Poverello di Assisi, continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo, e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità”. “Testimoniare l’amore di Dio nell’attenzione agli ultimi – ha precisato Benedetto XVI - si coniuga anche con la difesa della vita, dal suo primo sorgere al suo termine naturale. Nella vostra Regione l’assicurare a tutti dignità, salute e diritti fondamentali viene giustamente sentito come un bene irrinunciabile. La difesa della famiglia, attraverso leggi giuste e capaci di tutelare anche i più deboli, costituisca sempre un punto importante per mantenere un tessuto sociale solido e offrire prospettive di speranza per il futuro”. Perciò, “anche oggi continui l’impegno per promuovere una città dal volto sempre più umano”. In questo, “la Chiesa offre il suo contributo perché l’amore di Dio sia sempre accompagnato da quello del prossimo. Vi guidi in questo il luminoso esempio dei vostri Santi e la tradizione del vostro popolo, con il sostegno della Madonna del Conforto".

SIR, AsiaNews, Zenit

VISITA PASTORALE AD AREZZO, LA VERNA E SANSEPOLCRO (13 MAGGIO 2012) - I - il testo integrale dell'omelia del Papa

Benedetto XVI presiede la Messa insieme a 30 cardinali e vescovi e 300 sacerdoti della diocesi. Sul palco la Madonna della Misericordia di Vasari

La Santa Messa presieduta dal Papa al Prato di Arezzo è stata concelebrata da mons. Riccardo Fontana, dal card. Giuseppe Betori e una trentina fra cardinali, arcivescovi, vescovi e circa 300 sacerdoti. Dopo l'inizio della Messa e i primi canti è stato il momento della liturgia delle Parola. La prima lettura è stato affidata ad una cieca aderente al Movimenot Apostilico Cieci che ha letto in brail una pagina degli gli Atti degli Apostoli, il salmo è stato invece affidato al solista del gruppo Vocale Vox Cordis di Arezzo. Un passo dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo, è questa la seconda lettura affidata ad un giovane collaboratore dell'arcivescovo Fontana. Parte l'Alleluja intonato dal coro, poi il Vangelo, cantato da Federico Daveri, uno dei diaconi di servizio alla Messa. Ha intonato il Vangelo di Giovanni dopo aver incensato il grande libro del Vangelo. 'Rimanete nel mio amore' questo il messaggio del Vangelo di oggi, 'Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi'. Gli arredi sacri usati sul palco papale sono gli stessi che vennero adoperati il 23 maggio 1993 per la Messa celebrata nella città toscana da Giovanni Paolo II. L'altare è lo stesso che fino allo scorso 5 febbraio era utilizzato nel presbiterio della Cattedrale. E' in legno massello, a tre scomparti posteriori e uno ciascuno per i lati corti, ognuno ornato da una rosa colore oro. Per l'occasione Benedetto XVI ha indossato un camice del XVI secolo, in finissimo bisso ricamato a stelle, con manopole su trasparente in seta cremisi e balza inferiore in fine trina coeva. La cattedra su cui si è seduto Benedetto XVI è quella utilizzata fino a febbraio scorso nel presbiterio della cattedrale, realizzata in legno massello nel XVI secolo probabilmente su disegno di Giorgio Vasari. Per l'occasione sono stati realizzati appositamente in metallo prezioso sia il calice che la patena papale. A dominare l'altare allestito al Prato, il Crocifisso di Margaritone e della Madonna della Misericordia di Vasari. Benedetto XVI ha dato la comunione a 30 fedeli, stati scelti dalla Curia tra le sette zone pastorali della diocesi. L'ufficio stampa della diocesi ha precisato che sono state distribuite almeno 20mila comunioni.

La Nazione, Adnkronos

Il Papa accolto al Prato di Arezzo da 35mila fedeli festanti. Gli indirizzi di saluto del sindaco Fanfani e del vescovo Riccardo Fontana

Il Pontefice è quindi entrato nel Prato accolto da un fragoroso applauso e dalla parole "Viva il Papa" dei 35mila fedeli presenti. Ha attraversato la folla festante. Il tempo anche di prendere in braccio e baciare un bambino che gli viene passato dalla mamma. Diecimila persone a sedere, almeno 20mila in piedi intorno alla basilica a cielo aperto, fortemente voluta dal vescovo Fontana, allestita negli scorsi giorni, incorniciata da bellissimi allestimenti floreali bianco e gialli. Quindi, insieme al vescovo e al sindaco Fanfani, è salito sul palco per ricevere, prima della celebrazione, i loro indirizzo di saluto. Ecco le parole del primo cittadino: "Santità, è un grande onore darle il benvenuto ad Arezzo in questo antico e stupendo giardino, cuore antico della città. A me Santità spetta l'onore di ringraziarla ed esprimerle la gioia che la sua visita provoca in tutti noi. E la certezza che la nostra comunità saprà trarre dalle sue parole stimolo e alimento per la propria crescita". Fanfani ha poi affrontato il delicato tema della crisi: "Originata non solo da fattori ecnomici, ma dobbiamo aggiungere anche quelli morali. Come lei ha scritto la cultura della legalità aiuta i cittadini ha comprendere che le leggi servono per incanalare le tante energie positive presenti nella società per il bene comune".Infine un saluto di benevenuto: "A Lei santità va il saluto della città di Arezzo. A lei signor presidente del Consiglio, il ringraziamento per essere qui oggi. A lei mons. Riccardo Fontana e alla Chiesa aretina la riconoscenza per aver reso possibile questo grande evento spiriturale. Benevenuto quindi ad Arezzo. A lei Santo Padre - ha detto poi consegnandogli il regalo della città - va il dono della città che ho l'onore e il provilegio di consegnarle". "E' il simbolo della storia antica e contemporanea di Arezzo e della speranza per il suo futuro. Un 'formale' realizzato dalla UnoAerre che ha fatto la storia industriale della nostra città e che adesso, dopo un lungo periodo di crisi si prepara a scrivere una pagina nuova e positiva grazie alla capacità degli imprenditori e all'impegno di tanti lavoratori. Il nostro dono è quindi nel segno non solo della speranza ma dell'impegno di tutti per un futuro migliore", ha concluso. E' stato poi il turno del vescovo. "Beatissimo Padre - ha esordito - Pietro è venuto a trovare Donato. Gioisce la Santa Chiesa quest'oggi per questa festa dello Spirito. Il più grande dono che ci sta facendo è il recupero della dimensione soprannaturale che ci appartiene nella Chiesa. E' bello sul prato, come alla Moltiplicazione dei pani, come sul Monte delle Beatidtudini"."Saliti sul colle di Donato - ha proseguito Fontana - ci aspettiamo di ascoltare ancora la beatitudine che viene dal puntare sugli ideali che vengono dall'esperienza di Dio. Vogliamo dirle Santo Padre che le nostre Chiese vengono da lontano e non hanno paura del nuovo, perché si affidano al Signore".Poi il vescovo ha concluso: "Solo alcuni dei presenti hanno trovato una sedia, meglio entrare nel Regno dei Cieli un po' scomodi per aiutare gli altri che fare esibizione degli agi che la civiltà contemporanea potrebbe assicurare. Ci piace che il sistema mediatico faccia arrivare la Vostra parola a molti, anche a chi non è potuto salire quassù. La Madonna che in Arezzo è invocata sotto il bellissimo titolo del 'Conforto', ci ha molto aiutato in questi anni, con segni davvero prodigiosi, come moltiplicando le vocazioni al sacerdozio nelle nostre comunità".

Arezzo Notizie, La Nazione

Saluto dell’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro

Saluto di Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo

Benedetto XVI è arrivato ad Arezzo, inizia la prima visita pastorale in Toscana. Allo stadio accolto dal presidente del Consiglio Monti

Il Papa è arrivato ad Arezzo. L'elicottero con il quale stamani è partito dalla Città del Vaticano, è atterrato allo stadio di Arezzo. Ad annunciare il suo arrivo un infinito scampanio a festa delle campane del Duomo. Benedetto XVI ha messo piede tre minuti in anticipo rispetto all'orario previsto in terra aretina. La tabella di marcia, che ora prevede il trasferimeno al Prato dove lo stanno attendendo più di 35mila fedeli. A riceverlo allo stadio, il parterre delle autorità. Quelle laiche, guidate dal presidente del consiglio Mario Monti (foto), e quelle ecclesiastiche, col vescovo Riccardo Fontana e il nunzio apostolico mons. Adriano Bernardini. Insieme ovviamente il sindaco Giuseppe Fanfani e il presidente della Provincia Roberto Vasai. Oltre all'ambasciatore presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco, il presidente della Regione Enrico Rossi e il prefetto Saverio Ordine, il questore, il comandante dei carabinieri e della guardia di finanza. Quattro paggetti del Saracino vestiti con i colori dei Quartieri. La Papamobile lo ha scortato lungo il percosro blindatissimo già gremito di folla: via Giotto, via Crispi, via Roma, il Corso. Poi la deviazione per piazza Grande e poi sù fino al Prato, dove tanti, tantissimi fedeli da stamani stanno attendendo per assistere alla Santa Messa.

La Nazione, Arezzo Notizie