
domenica 3 ottobre 2010
Prima di ripartire per Roma l'omaggio a Falcone nel luogo della strage di Capaci e la preghiera per le vittime della mafia

Il Papa: giovani, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male e non cedete alla mafia!

“Questo è l’ultimo incontro della giornata, e in un certo senso, quello centrale": ha esordito così Benedetto XVI nel suo discorso. “Questo trovarsi insieme ha un valore e un senso cristiano”. "Il vostro, cari amici, è stato - ha detto il Papa - più di un saluto: è stata una condivisione di fede e di speranza. Vi ringrazio di cuore. Il vescovo di Roma va dovunque per confermare i cristiani nella fede, ma torna a casa a sua volta confermato". Il Papa ha offerto ai giovani siciliani l’esempio di Chiara Badano, beatificata il 25 settembre a Roma, “morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile”, ma dopo aver vissuto “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”. Gli ultimi due anni di Chiara sono stati “pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce”, sicuramente per “una grazia di Dio”, che è stata, però, “anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana”, quella di Chiara stessa, dei suoi genitori e dei suoi amici. Prima di tutto “i genitori, la famiglia”. I genitori della Beata Chiara Badano “sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi”. Il primo messaggio del Pontefice è questo: il rapporto tra i genitori e i figli “è fondamentale” perché è “la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione”.

La famiglia è fondamentale perché “lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita” e i genitori “sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede”. "Anche in Sicilia - ha detto in piazza Politeama - ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana. Penso alle venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, grande educatrice; ai Servi di Dio Rosario Livatino, Mario Giuseppe Restivo, e a tanti giovani che voi conoscete. Spesso la loro azione non fa notizia, perchè il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia". Il Papa ha presentato l’immagine dell’albero “molto significativa per rappresentare l’uomo”. "Cari giovani di Sicilia, siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra!". Poi l'appello: "Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto!". “L’immagine dell’albero – ha affermato il Papa - dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi”. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché “trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita”. Ma la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè “nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare”, anche attraverso i movimenti e le associazioni ecclesiali che “non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa”.

Adnkronos, SIR, Zenit
VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - IV - il testo integrale del discorso del Papa
Il Papa: portatate la speranza forte e affidabile di Cristo per affrontare il presente. L'eroico esempio di don Puglisi e l'attenzione ai giovani

"So che lavorate con zelo e intelligenza", ha detto il Papa, ma "siate sempre uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera", ha detto Benedetto XVI ai sacerdoti siciliani nel suo discorso. "Non è facile mantenersi fedeli a questi quotidiani appuntamenti con il Signore, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in misura sempre maggiore", ha affermato. "Tante cose ci premono, ma se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri". "Il sacerdote - ha aggiunto - trova sempre, ed in maniera immutabile, la sorgente della propria identità in Cristo Sacerdote. Non è il mondo a fissare il suo statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali". Il sacerdote, ha aggiunto, deve agire nel “campo immenso del servizio delle anime, per la loro salvezza in Cristo e nella Chiesa”, “un servizio che deve essere completamente ispirato dalla carità di Cristo”, perché “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, che nessuno si perda”. “Il sacerdote è per i fedeli: li anima e li sostiene nell’esercizio del sacerdozio comune dei battezzati, nel loro cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo”. Il Papa ha raccomandato ai sacerdoti di avere "sempre una particolare attenzione per il mondo giovanile". Benedetto XVI citando Giovanni Paolo II, ha esortato i preti a "spalancare le porte delle vostre parrocchie ai giovani, perché possano aprire le porte del loro cuore a Cristo"e "mai le trovino chiuse".

Adnkronos, La Stampa.it, Zenit
VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - III - il testo integrale del discorso del Papa
Una tranquilla mattinata col Papa. In coda con i pellegrini che hanno raggiunto Palermo da tutta la Sicilia per accogliere Benedetto XVI

La tranquilla mattinata con il Papa inizia con un cielo talmente limpido da togliere il fiato. Non una nuvola in cielo nemmeno a pagarla, con un gioco di luci nelle primissime ore dopo l’alba che affascinano e rasserenano la folla, con il fratello sole che promette di essere compagno fedele per tutto il giorno. A prima vista sembra essere una delle tante domeniche di ottobre per le strade: se non fosse per le transenne e per le migliaia di volontari e uomini delle forze dell’Ordine (una volta tanto con la O maiuscola), piazza Castelnuovo sarebbe sempre la stessa. Non c’è molta folla in via Ruggiero Settimo, passando per via Maqueda e sfiorando il teatro Massimo: persone che si allenano correndo o in bicicletta, gente normale che sembra passeggiare. Una tranquilla mattinata, appunto, come se niente fosse. Arrivati in corso Vittorio Emanuele tutto cambia: inizia la fila, ordinata. Non si può camminare per la strada, solo sui marciapiedi, bloccati dalle transenne che regolano il flusso della folla e creano qualche mugugno e imprecazioni, vedendo l’asfalto libero al tuo fianco. Arrivati all’incrocio con la via Roma, sembra di essere in fila in un qualsiasi lunedì in viale Regione Siciliana, con la differenza che sei a piedi e non sulla tua auto. Le vecchie tradizioni non si dimenticano mai e qualcuno cerca subito di fare il furbo, mostrando disagi fisici, bambini in braccio, pass inesistenti. Tutto pur di velocizzare la camminata e arrivare così al Foro Italico. A piazza Marina arriva la folla, quella oceanica che ti aspetti. Qualcuno perde il senso dell’orientamento, guarda la cartina e non si rende ben conto di dove si trova. “Scusi, ma dov’è il Foro Romano?”, chiede una coppia, evidentemente non di Palermo. Li guardano stranissimi, li invitano ad andare nella Capitale, qualcuno li corregge ridendo. Una guida turistica, evidentemente non molto informata, grida ad un gruppo nutrito, minuti di striscione, cartellone e bandierine, che “la Messa con il Santo Padre è prevista alle pendici di Monte Pellegrino intorno alle 10.30”. Qualcuno, fidandosi ciecamente, casca nell’involontario tranello e si dirige verso la montagna dei palermitani. Li guardi camminare con inesauribile pazienza, sperando che si rendano conto da soli che non è quella la via, per passare la tranquilla mattinata col Papa. Tutto sembra procedere con un ordine e con una puntualità che dalle nostre parti, in un qualsiasi giorno di un qualsiasi mese di un qualsiasi anno, si può solo sognare. Acqua e aiuto per tutti, informazioni precise, niente risse e file agli ingressi dei settori, sedici in tutto. “Talè talè, u Papa fa davvero miracoli. E quando mai Palermo è stata così arriggiuta?”, grida un signore. Chi non è così fortunato da avere un pass per i settori con posti numerati con tanto di sedia (autorità, giornalisti, vescovi, amici e parenti di politici e compagnia bella), prende posto nel prato del Foro Italico. Qualcuno trema al pensiero di cosa sarà domani, quell’erba che adesso sembra quasi più verde del solito. Suggestione, probabilmente. Più avanti si vedrà. Sono quasi le 10 e il Papa è atterrato al Falcone Borsellino. La febbre per vedere il Santo Padre sale ogni minuto di più. Il mare fa da cornice al “palco delle polemiche”, come l’ha chiamato qualcuno. Lo spettacolo è notevole, con l’acqua che sembra molto più azzurra del solito. Ci sono anche le barche a vela, sembra di essere a Montecarlo. Sul prato ognuno racconta la propria storia alla domanda: perché è venuto a vedere il Papa?. “L’anno scorso ero andato a Roma, volevo vedere l’Angelus ma quel giorno stesso mia figlia ha avuto un brutto incidente con la macchina – dice Roberto Ferri, da un paesino in provincia di Enna – in quei momenti terribili mi sono rivolto a lui con la preghiera. Tutto è finito bene, e ho giurato a me stesso che lo avrei ringraziato, anche se non di persona. Sono qui per questo, per dirgli grazie di avermi donato la gioia di vivere ancora con mia figlia”. Ci sono anche storie più semplici, come quella di una coppia di vecchietti che hanno sulle spalle una canadese dove hanno passato la notte: “Siamo andati a vedere Papa Woytila nel 1993 alla valle dei Templi e nel 1995 allo stadio. Non potevamo mancare stavolta, anche se sono passati tanti anni. Vedere il Papa ci dà una sensazione di serenità”. Ci sono anche ragazzi e non che sono qui per passare una mattinata e una domenica diversa, tranquilla e serena: “Magari chi lo sa, riusciamo anche a rimorchiare”, dice Christian, 17 anni, capelli lunghi e occhiali rossi, che ci confessa di avere già qualche obiettivo in mente. Dal microfono una voce prega di fare e di rispettare il silenzio durante la celebrazione, annunciando che da lì a pochi minuti il Santo Padre sarebbe “stato tra noi”. I maxischermi iniziano a fare vedere la Papamobile farsi strada tra le ali di folla, con Papa Ratzinger sorridente che saluta. Appena scende, migliaia di bandierine bianche e gialle sventolano e partono cori da stadio. Urla e grida, come fosse una rockstar. Qualcuno fa partire anche un “popopopopo”, di mondiale memoria. In mezzo a tutta questa folla, una bambina vestita di bianco è seduta all’ombra e mangia i crackers, incurante del putiferio che le si è scatenato. Appena sceso dal suo mezzo, Benedetto XVI è circondato da preti e vescovi, la sua gente. Qualcuno lo aiuta pacatamente e quasi invisibilmente a salire la rampa. Si siede, ascolta i discorsi di Cammarata e mons. Romeo, uniti nel nome di don Pino Puglisi. Quando il prete di Brancaccio è nominato, parte subito un applauso. Il Santo Padre ascolta, ringrazia, accetta i doni e ricambia. Fratello sole si fa sempre più forte, e un enorme ombrello bianco dalla forma strana (sembra quasi un prototipo sconosciuto a noi umani) ripara il capo bianco del Santo Padre. C’è chi piange dalla commozione, c’è chi non regge all’emozione e sviene. C’è semplicemente chi ascolta e apprezza, chi più chi meno. La Messa scivola via in latino, l’omelia di Papa Ratzinger è fermata dagli applausi quando anche lui ricorda don Pino Puglisi. Tutti resistono sotto il fratello sole, qualcuno non ce la fa e viene portato via per la troppa fatica. Uno dei vecchietti con la canadese sviene, l’altro non molla ma alla fine cede: lo coprono con una copertina bianca perché sente freddo, ma alla fine si riprende e si alza. Giusto per vedere la fine di questa tranquilla mattinata con il Papa, che saluta tutti e si dirige verso la sua vettura. Si gira verso la folle con un sorriso grande così e ride. Un po’ come quella bambina che mangiava i crackers, che batte sulla spalla di chiunque chiedendo “Ma quel signore vestito di bianca è il Papa?”. La alzano e glielo fanno vedere. E sorride.
Luigi Ansaloni, Giornale di Sicilia.it
250mila i fedeli presenti alla Messa di Benedetto XVI. Il pranzo con i vescovi della Sicilia all'insegna della cucina dell'Isola

Apcom, Adnkronos
Benedetto XVI: Maria vi infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene affinchè tutti siano accolti

AsiaNews, Radio Vaticana
VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - II - il testo integrale delle parole del Papa
Il Papa: Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro, fa’ emergere in tutta la luce il bene che hai, vivi con coraggio il Vangelo, con Dio è possibile!


“I discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”. Il Pontefice ha citato poi l’immagine paradossale a cui ricorre Gesù per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare. Benedetto XVI ha parlato quindi della testimonianza del profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia: “’Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede’. L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita”. Fede che deve essere la giusta guida nella quotidianità di ognuno di noi, insomma, la salda roccia su cui edificare la vita. Benedetto XVI non ha mancato di sottolineare che nei secoli passati la Chiesa palermitana è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Ha fatto riferimento alla tanto amata Santa Rosalia, patrona della città, ad Agata e Lucia, ha esaltato il grande senso religioso di questa terra, che ha sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni. 
Nel Vangelo "Gesù ci invita ad essere umili" ma non ci ha chiesto di essere timidi. "Davanti a Dio - ha aggiunto il Papa - non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa". Secondo Benedetto XVI, "questa è un'illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio. Dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: 'Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare'". "Questo - ha affermato Papa Ratzinger - è un atteggiamento di umiltà che ci mette veramente al nostro posto e permette al Signore di essere molto generoso con noi". "Ci promette - infatti - che 'si cingerà le sue vesti, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci'". "Cari amici - ha detto - se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità". Benedetto XVI ha parlato poi l’apostolo Paolo, che nella seconda lettura odierna, introduce nuovamente il concetto della fede. L’esempio che porta è quello di Timoteo, invitato ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il Pontefice ha sottolineato che la Sicilia è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità: “La Sicilia è stata ed è terra di Santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità. A voi, fedeli laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”. 

Apcom, Agi, Radio Vaticana
VISITA PASTORALE A PALERMO (3 OTTOBRE 2010) - I - il testo integrale dell'omelia del Papa
Il sindaco al Papa: Palermo non si piega alla violenza della mafia. L'arcivescovo: i giovani sanno che li accompagna con la preghiera e il Magistero


Il Messaggero.it, BlogSicilia, Adnkronos
Benedetto XVI arriva a Palermo. Ad accoglierlo anche il presidente del Senato. Il trasferimento in papamobile al Foro Italico

La Repubblica.it, Agi
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