La notizia che il Papa sta preparando un viaggio in America Latina ha suscitato grande entusiasmo in molti ambienti cattolici del mondo. A Roma, l’annuncio è stato accolto con giubilo dalla Pontificia Commissione per l’America Latina, che venerdì aveva organizzato una giornata di riflessione sulla Nuova Evangelizzazione nel continente americano. “È una notizia straordinaria. Oggi, la prima cosa che ha fatto il card. Marc Ouellet all’inizio dell'incontro è stato intonare un alleluia per la notizia-bomba che abbiamo ricevuto ieri da padre Federico Lombardi nella Sala Stampa vaticana”, ha rivelato venerdì il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, Guzmán Carriquiry. “È una notizia che ci riempie di gioia perché tutte le Chiese dell'America Latina sono piene di desiderio di vedere il Papa”, ha aggiunto il dirigente uruguaiano. Il laico più importante del Vaticano ha voluto precisare che “a Benedetto XVI non si può chiedere più di tutto quello che sta facendo, nela sua impressionante dedizione alla Chiesa e ai viaggi apostolici”. “Giovanni Paolo II ha cominciato a viaggiare all’età di 58 anni. Benedetto XVI a 78 anni. Così tutti sono consapevoli che il Papa dà il massimo di sé, meglio di sé, nei viaggi che ha fatto ultimamente. Per esempio le due visite in Inghilterra e in Germania sono state una grandissima benedizione da parte di Dio, che farà fiorire non solo queste Chiese, ma tutta la Chiesa”. “In America Latina c’era la sensazione – ha proseguito Carriquiry – che il Papa, dopo San Paolo, possa effettuare un viaggio a Rio de Janeiro, se Dio vuole nel luglio 2013, cioè due volte di seguito in Brasile, il paese leader”. A queste ultime visite pastorali, si aggiungerà il viaggio appena annunciato. “Tra i due viaggi, ha avuto la generosità di recarsi in America Latina e di fare un viaggio così significativo come quello in Messico. Sappiamo cosa significa il Messico per la Chiesa dell’America Latina ed inoltre passerà prima da Cuba. Questo viaggio è stato accolto con enorme gioia dai latinoamericani. Sarà una benedizione per l’America Latina, per la missione nel continente e certamente avrà molto impatto”, ha aggiunto il il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici. Inoltre, il 12 dicembre prossimo, si terrà in Vaticano una Messa in onore della Vergine di Guadalupe, patrona dell’America Latina. “Siamo felici – ha dichiarato Carriquiry – che il Papa abbia accolto questa iniziativa, perché rappresenta un passo verso il futuro e verso il viaggio di Benedetto XVI in America Latina”. Ha ricordato che è la prima volta che una Messa per la festa di Guadalupe sarà celebrata nella Basilica di San Pietro. “Aspettiamo una composizione floreale con un’immagine della Vergine vicino all’altare. Ci emoziona vederla presso l'altare della Cattedra del Santo Padre”. Ha concluso manifestando la sua gioia: “Siamo lieti che i vescovi dell’America Latina abbiano risposto a questa iniziativa con così grande entusiasmo; molti episcopati ci stanno già inviando richieste per i vescovi che saranno presenti. Speriamo anche che vi prendano parte personaggi pubblici dell’America Latina”.
Zenit
domenica 13 novembre 2011
Il Papa: in Benin per rafforzare la fede e la speranza dei cristiani in Africa, affido alla preghiera il viaggio e gli amati popoli del continente
Nei saluti in varie lingue dopo la recita dell'Angelus, in francese Benedetto XVI ha ricordato il suo prossimo viaggio apostolico: "Il Signore ci invita oggi a riconoscere i doni che ci ha fatto. Raccomanda a tutti di farli fruttificare perchè Lui sia il sale della terra e la luce del mondo. Queste parole di Cristo hanno guidato il lavoro della Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi". "Sto per recarmi in Benin - ha concluso - per rafforzare la fede e la speranza dei cristiani in Africa e nelle isole che ne fanno parte. Affido alla vostra preghiera questo viaggio e gli amati popoli dell’Africa, specie quelli che conoscono l’insicurezza e la violenza. Che Nostra Signora d’Africa accompagni e sostenga gli sforzi di tutti coloro che lavorano per la riconciliazione, la giustizia e la pace”.
SIR, Agi
Dopo l'Angelus: Benedetto XVI ricorda la Giornata del diabete e del Ringraziamento, la Beatificazione di Carl Lampert, l'aiuto alla Chiesa in Sudan
Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che “ricorre oggi la Giornata mondiale del diabete, malattia cronica che affligge molte persone, anche giovani e ha assicurato la sua preghiera “per tutti questi fratelli e sorelle, e per quanti condividono ogni giorno la loro fatica; come pure per gli operatori sanitari e i volontari che li assistono”. Il Papa ha anche rammentato che “oggi la Chiesa in Italia celebra la Giornata del Ringraziamento. Guardando ai frutti della terra che anche quest’anno il Signore ci ha donato, riconosciamo che il lavoro dell’uomo sarebbe vano se Lui non lo rendesse fecondo. ‘Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne’”. “Mentre rendiamo grazie, impegniamoci a rispettare la terra, che Dio ci ha affidato”, è stato l’invito.
In tedesco il Santo Padre ha detto di essere vicino “in particolare ai fedeli che oggi pomeriggio partecipano alla beatificazione del sacerdote martire Carl Lampert a Dornbirn. Nel tempo oscuro del nazionalsocialismo, ha visto con chiarezza il significato della parola di san Paolo: ‘Noi non apparteniamo alla notte né alle tenebre’. In occasione di un interrogatorio che avrebbe potuto portarlo alla libertà, testimoniò con convinzione: ‘Io amo la mia Chiesa. Io rimango fedele alla mia Chiesa e anche al sacerdozio. Io sto dalla parte di Cristo e amo la sua Chiesa’”.
Benedetto XVI ha poi lodato l'Associazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre", per l'iniziativa che si celebra oggi in Polonia della Giornata della solidarietà con la Chiesa perseguitata. "Quest'anno, con le vostre preghiere e con le vostre offerte, sostenete in modo particolare - ha ricordato rivolto ai fedeli polacchi presenti in Piazza San Pietro - la Chiesa in Sudan". "Auguro - ha concluso - che questa Giornata sensibilizzi tutti al dramma dell'umana povertà e delle persecuzioni, alla necessità del rispetto dell'umana dignità e del diritto alla libertà religiosa".
Nei saluti in italiano, infine, si è rivolto in particolare ai giovani che hanno preso parte al Convegno promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale italiana, al Terz’Ordine dei Minimi di Pizzo Calabro, ai partecipanti all’incontro formativo per le guide dei Santuari mariani e ai volontari del Banco alimentare, che sabato 26 novembre faranno la “colletta alimentare”.
SIR, Agi
In tedesco il Santo Padre ha detto di essere vicino “in particolare ai fedeli che oggi pomeriggio partecipano alla beatificazione del sacerdote martire Carl Lampert a Dornbirn. Nel tempo oscuro del nazionalsocialismo, ha visto con chiarezza il significato della parola di san Paolo: ‘Noi non apparteniamo alla notte né alle tenebre’. In occasione di un interrogatorio che avrebbe potuto portarlo alla libertà, testimoniò con convinzione: ‘Io amo la mia Chiesa. Io rimango fedele alla mia Chiesa e anche al sacerdozio. Io sto dalla parte di Cristo e amo la sua Chiesa’”.
Benedetto XVI ha poi lodato l'Associazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre", per l'iniziativa che si celebra oggi in Polonia della Giornata della solidarietà con la Chiesa perseguitata. "Quest'anno, con le vostre preghiere e con le vostre offerte, sostenete in modo particolare - ha ricordato rivolto ai fedeli polacchi presenti in Piazza San Pietro - la Chiesa in Sudan". "Auguro - ha concluso - che questa Giornata sensibilizzi tutti al dramma dell'umana povertà e delle persecuzioni, alla necessità del rispetto dell'umana dignità e del diritto alla libertà religiosa".
Nei saluti in italiano, infine, si è rivolto in particolare ai giovani che hanno preso parte al Convegno promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale italiana, al Terz’Ordine dei Minimi di Pizzo Calabro, ai partecipanti all’incontro formativo per le guide dei Santuari mariani e ai volontari del Banco alimentare, che sabato 26 novembre faranno la “colletta alimentare”.
SIR, Agi
Il Papa: la carità bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto per prendere parte alla gioia di Dio, senza ogni altro dono è vano
A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. La Parola di Dio di questa domenica, ha ricordato il Papa, “ci ammonisce circa la provvisorietà dell’esistenza terrena e ci invita a viverla come un pellegrinaggio, tenendo lo sguardo rivolto alla meta, a quel Dio che ci ha creato e, poiché ci ha fatto per sé, è il nostro destino ultimo e il senso del nostro vivere. Passaggio obbligato per giungere a tale realtà definitiva è la morte, seguita dal giudizio finale”. “La consapevolezza del ritorno glorioso del Signore Gesù – ha aggiunto - ci sprona a vivere in un atteggiamento di vigilanza, attendendo la sua manifestazione nella costante memoria della sua prima venuta”. Nella parabola dei talenti, “Gesù racconta di tre servi ai quali il padrone, al momento di partire per un lungo viaggio, affida le proprie sostanze. Due di loro si comportano bene, perché fanno fruttare del doppio i beni ricevuti. Il terzo, invece, nasconde il denaro ricevuto in una buca. Tornato a casa, il padrone chiede conto ai servitori di quanto aveva loro affidato e, mentre si compiace dei primi due, rimane deluso del terzo”. Quel servo, infatti, che ha tenuto nascosto il talento senza valorizzarlo, “ha fatto male i suoi conti: si è comportato come se il suo padrone non dovesse più tornare, come se non ci fosse un giorno in cui gli avrebbe chiesto conto del suo operato”. “Con questa parabola – ha chiarito il Pontefice -, Gesù vuole insegnare ai discepoli ad usare bene i suoi doni: Dio chiama ogni uomo alla vita e gli consegna dei talenti, affidandogli nel contempo una missione da compiere. Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza". Il Santo Padre ha esortato ad accogliere “l’invito alla vigilanza, a cui più volte ci richiamano le Scritture! Essa è l’atteggiamento di chi sa che il Signore ritornerà e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore”. “La carità – ha sottolineato - è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano. Se Gesù ci ha amato al punto da dare la sua vita per noi come potremmo non amare Dio con tutto noi stessi e amarci di vero cuore gli uni gli altri? Solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore”.
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
Benedetto XVI accenderà in collagamento video l'albero di Natale più grande al mondo da un tablet con un'applicazione e saluterà la città di Gubbio
Il Papa accenderà l'albero di Natale più grande del mondo per via telematica, il 7 dicembre, dal Vaticano. L'annuncio è stato dato ieri nel corso di una conferenza stampa della diocesi e Comune di Gubbio, insieme al comitato dei volontari eugubini che da 30 anni si occupa di questo allestimento, sul monte Ingino. Benedetto XVI sarà collegato in video con Gubbio dall'appartamento pontificio grazie al Centro Televisivo Vaticano. Accenderà le luci dell'albero con un tablet pc: un'applicazione con la quale potrà azionare via rete web un pulsante virtuale per stabilire il contatto. L'inizio dell'evento, che si terrà nel piazzale del seminario ''Beniamino Ubaldi'', è previsto per le 17.45, mentre l'intervento in video-collegamento del Papa è fissato intorno alle 18.30. Secondo le indicazioni della Prefettura della Casa Pontificia, è stato reso noto, il Santo Padre, prima di accendere l'albero, saluterà gli eugubini con un messaggio. L'albero di Gubbio, si legge in un comunicato della diocesi, è entrato nel Guinness dei primati. La sagoma luminosa dell'abete natalizio è infatti disegnata da 260 punti luce e colorata all'interno da altre 270 lampade di grandi dimensioni. In totale i cavi utilizzati hanno una lunghezza di 8 mila e 500 metri, le prese e le spine per le connessioni sono circa mille e 350 che veicolano 35 chilowatt di corrente elettrica. La stella cometa che sovrasta l'albero è disegnata da 200 luci e si sviluppa su una superficie di mille metri quadrati, il tutto per un'altezza complessiva della creazione luminosa di 650 metri e una larghezza di 350. La cerimonia di accensione dell'Albero è stata presentata ieri in Comune dal vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, dal sindaco Diego Guerrini e dal vicepresidente del comitato degli alberaioli, Danilo Sannipoli.
La Nazione
La Nazione
Mons. Tobin: basta con le chiese parallele 'fai-da-te' dei religiosi. Riscoprire la comune missione della cura d’anime con i vescovi e le diocesi
I religiosi devono obbedire ai vescovi, raccomanda la Congregazione per la Vita consacrata e le società di Vita Apostolica. "E’ fonte di perplessità che i religiosi non partecipino alle strutture di consultazione e di collaborazione della Chiesa particolare, come gli incontri di decanato, le assemblee pastorali, le giornate di formazione". Inoltre è diritto di un vescovo essere consultato quando un istituto religioso "vende un immobile, ritira un parroco o un vicario oppure decide di lasciare la diocesi". Quindi gli ordini religiosi non potranno più difendersi dietro lo scudo dell’esenzione. Stop della Santa Sede alle Chiese parallele "fai-da-te". Inoltre, "ci sono state delle dichiarazioni infelici da parte di alcuni che affermavano di essere portavoce di una 'Chiesa profetica' che per sua natura deve opporsi alla gerarchia". Quasi che "potessero sussistere come due realtà distinte, l'una carismatica, l'altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un'unica, anche se complessa, realtà". Da tempo piovono in Vaticano, soprattutto dall’Austria e dal Sud America, notizie allarmanti di sacerdoti dissidenti che fanno celebrare la Messa ai laici e ammettono alla comunione i divorziati risposati, di monasteri e conventi che operano senza dialogare con il vescovo e di inveterati abusi liturgici. Alla Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori svoltasi nei giorni scorsi a Firenze, il segretario del dicastero dei religiosi, mons. Joseph Tobin, ha comunicato l’altolà del Papa agli strappi alle regole. Mostrando gli elementi di dissonanza reciproci, la Santa Sede mette sotto osservazione la scarsa collaborazione tra Chiesa locale e vita consacrata per "superare una tendenza ad una forte separazione tra sacerdoti religiosi e quelli diocesani". L’obiettivo è riscoprire la "comune missione della cura d’anime". Il Vaticano stigmatizza che si sia sviluppata tra i sacerdoti provenienti da istituti religiosi "la tentazione di una chiusura in sé stessi, manifestata per esempio nella non collaborazione con la Chiesa locale riguardo certe richieste pastorali che non inficiavano il poter vivere pienamente il proprio carisma o nella non partecipazione alle vari iniziative intraprese dalle diocesi". Un’altra tentazione, secondo il "numero due" del dicastero vaticano, oggi è presente all'interno dei sacerdoti che appartengono alla vita consacrata rispetto alla Chiesa locale, opposta alla precedente, ed è data dal "non vivere pienamente il proprio carisma a causa dell’eccessiva generosità con cui si vuole rispondere alle esigenze sacramentali presenti su quel determinato territorio". L’urgenza adesso è "accrescere prima di tutto una conoscenza tra sacerdozio religioso e quello diocesano ed anche una fattiva collaborazione". Perciò la Santa Sede sollecita "un’azione di dialogo tra queste due realtà ecclesiali". Tale dialogo si dovrebbe sviluppare su quattro caratteristiche fondamentali che sono: la chiarezza, la fiducia, la mitezza e la prudenza. Occorre che "le strutture atte al dialogo tra Chiesa locale e vita consacrata", abbiano come fondamento "la ricerca della comunione reciproca nella Chiesa". Al centro di tutto devono esserci "l’ascolto della gente e soprattutto i bisogni più profondi dell’uomo odierno e la ricerca della vera Sapienza per saper leggere gli avvenimenti che accadono nella storia con gli occhi di Dio". La vita consacrata ha "una missione viva all’interno della società ed è quella di saper riconciliare l'uomo a Dio". Per compiere questo, i consacrati, specialmente sacerdoti, "devono apprendere da Gesù lo stesso sguardo che Lui aveva quando stava nel mondo e guardava l'umanità che si presentava davanti a Lui". E’ importante, quindi, che la vita consacrata "sappia porsi in un atteggiamento di vero ascolto verso l'uomo odierno e le sue problematiche che porta con sé nel suo cammino esistenziale". E se il tempo storico attuale presenta molte difficoltà, "esse non smarriscono la Vita Consacrata solamente se essa saprà acquisire quella Sapienza con cui sapranno giudicare i problemi odierni con speranza". Tale speranza "nasce dalla forza del carisma, che è lo strumento con cui considerare ogni cosa con gli occhi di Dio e con la fiducia che il Signore, anche nel tempo odierno, sta preparando qualcosa per ogni persona, che noi, però, nell’immediato non conosciamo ancora". Dunque, la "vita Consacrata, accentrata in Cristo, saprà veramente offrire al tempo odierno la sua presenza vivificante, sapienziale e profetica".
Giacomo Galeazzi, Vatican Insider
Giacomo Galeazzi, Vatican Insider
Il Papa in Benin. A Ouidah Benedetto XVI incontrerà un gruppo di malati di lebbra mentre nel Paese si celebravano importanti successi nella lotta
Durante il suo viaggio in Benin, dal 18 al 20 novembre, in occasione della firma e pubblicazione dell'Esortazione postsinodale con il magistero conclusivo della II Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l'Africa, Benedetto XVi incontrerà un gruppo di malati di lebbra. L'appuntamento è per sabato 19, alle 11.15 circa, a Ouidah, nella Cappella del Seminario di S. Gall. Si tratta, secondo il programma, di un piccolo gruppo che incontrerà e saluterà il Papa insieme con alcuni sacerdoti e religiosi anziani e malati. ''La lebbra, pur essendo in regresso - ha detto lo scorso 30 gennaio il Papa - purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. A tutti i malati assicuro una speciale preghiera, che estendo a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen". Il 15 febbraio 2009, Benedetto XVI, commentando la narrazione del Vangelo di Marco che descrive la guarigione di un lebbroso aveva detto: "Secondo l’antica legge ebraica, ha spiegato il Papa, “la lebbra era considerata non solo una malattia, ma la più grave forma di impurità per il culto” che comportava l’allontanamento del lebbroso dalla comunità fino all’eventuale guarigione: “La lebbra perciò costituiva una sorta di morte religiosa e civile, e la sua guarigione una specie di risurrezione. Nella lebbra è possibile intravedere un simbolo del peccato, che è la vera impurità del cuore, capace di allontanarci da Dio. Non è in effetti la malattia fisica della lebbra, come prevedevano le vecchie norme, a separarci da Lui, ma la colpa, il male spirituale e morale”. “I peccati che commettiamo – ha concluso – ci allontanano da Dio, e, se non vengono confessati umilmente confidando nella misericordia divina, giungono sino a produrre la morte dell’anima”. In passato, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il Benin era nell'elenco dove la lebbra era un problemo molto serio. Oggi la lebbra è quasi scomparsa da tutto il territorio del Benin. Lo ha annunciato, il 4 febbraio 2010, il rappresentante dell'Organizzazione mondiale della Sanita' (Oms), Akpa Raphael Gbary, secondo il quale il tasso di malati di lebbra nel Paese è pari allo 0,26 su 10.000 abitanti. In un incontro con i giornalisti, Gbary ha rilevato che nel 2009 il Benin ha registrato 248 nuovi casi di lebbra, di cui 170 forme multi bacillari, e che gli uomini sono colpiti nella stessa misura delle donne, rispettivamente il 49 e il 51 per cento. Dopo aver spiegato che i casi lebbra nel Paese dell'Africa occidentale sono in tutto 476, il rappresentante dell'Oms ha motivato i buoni risultati della lotta contro questa malattia infettiva con la competenza con la quale si sono mossi i dirigenti della politica sanitaria del Benin. La lebbra ogni anno nel mondo contagia almeno 250.000 persone nel mondo, per lo più concentrate in Africa, Asia e Sudamerica: l'India è il Paese più colpito.
Il Sismografo
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