domenica 13 novembre 2011

Mons. Tobin: basta con le chiese parallele 'fai-da-te' dei religiosi. Riscoprire la comune missione della cura d’anime con i vescovi e le diocesi

I religiosi devono obbedire ai vescovi, raccomanda la Congregazione per la Vita consacrata e le società di Vita Apostolica. "E’ fonte di perplessità che i religiosi non partecipino alle strutture di consultazione e di collaborazione della Chiesa particolare, come gli incontri di decanato, le assemblee pastorali, le giornate di formazione". Inoltre è diritto di un vescovo essere consultato quando un istituto religioso "vende un immobile, ritira un parroco o un vicario oppure decide di lasciare la diocesi". Quindi gli ordini religiosi non potranno più difendersi dietro lo scudo dell’esenzione. Stop della Santa Sede alle Chiese parallele "fai-da-te". Inoltre, "ci sono state delle dichiarazioni infelici da parte di alcuni che affermavano di essere portavoce di una 'Chiesa profetica' che per sua natura deve opporsi alla gerarchia". Quasi che "potessero sussistere come due realtà distinte, l'una carismatica, l'altra istituzionale; mentre ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un'unica, anche se complessa, realtà". Da tempo piovono in Vaticano, soprattutto dall’Austria e dal Sud America, notizie allarmanti di sacerdoti dissidenti che fanno celebrare la Messa ai laici e ammettono alla comunione i divorziati risposati, di monasteri e conventi che operano senza dialogare con il vescovo e di inveterati abusi liturgici. Alla Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori svoltasi nei giorni scorsi a Firenze, il segretario del dicastero dei religiosi, mons. Joseph Tobin, ha comunicato l’altolà del Papa agli strappi alle regole. Mostrando gli elementi di dissonanza reciproci, la Santa Sede mette sotto osservazione la scarsa collaborazione tra Chiesa locale e vita consacrata per "superare una tendenza ad una forte separazione tra sacerdoti religiosi e quelli diocesani". L’obiettivo è riscoprire la "comune missione della cura d’anime". Il Vaticano stigmatizza che si sia sviluppata tra i sacerdoti provenienti da istituti religiosi "la tentazione di una chiusura in sé stessi, manifestata per esempio nella non collaborazione con la Chiesa locale riguardo certe richieste pastorali che non inficiavano il poter vivere pienamente il proprio carisma o nella non partecipazione alle vari iniziative intraprese dalle diocesi". Un’altra tentazione, secondo il "numero due" del dicastero vaticano, oggi è presente all'interno dei sacerdoti che appartengono alla vita consacrata rispetto alla Chiesa locale, opposta alla precedente, ed è data dal "non vivere pienamente il proprio carisma a causa dell’eccessiva generosità con cui si vuole rispondere alle esigenze sacramentali presenti su quel determinato territorio". L’urgenza adesso è "accrescere prima di tutto una conoscenza tra sacerdozio religioso e quello diocesano ed anche una fattiva collaborazione". Perciò la Santa Sede sollecita "un’azione di dialogo tra queste due realtà ecclesiali". Tale dialogo si dovrebbe sviluppare su quattro caratteristiche fondamentali che sono: la chiarezza, la fiducia, la mitezza e la prudenza. Occorre che "le strutture atte al dialogo tra Chiesa locale e vita consacrata", abbiano come fondamento "la ricerca della comunione reciproca nella Chiesa". Al centro di tutto devono esserci "l’ascolto della gente e soprattutto i bisogni più profondi dell’uomo odierno e la ricerca della vera Sapienza per saper leggere gli avvenimenti che accadono nella storia con gli occhi di Dio". La vita consacrata ha "una missione viva all’interno della società ed è quella di saper riconciliare l'uomo a Dio". Per compiere questo, i consacrati, specialmente sacerdoti, "devono apprendere da Gesù lo stesso sguardo che Lui aveva quando stava nel mondo e guardava l'umanità che si presentava davanti a Lui". E’ importante, quindi, che la vita consacrata "sappia porsi in un atteggiamento di vero ascolto verso l'uomo odierno e le sue problematiche che porta con sé nel suo cammino esistenziale". E se il tempo storico attuale presenta molte difficoltà, "esse non smarriscono la Vita Consacrata solamente se essa saprà acquisire quella Sapienza con cui sapranno giudicare i problemi odierni con speranza". Tale speranza "nasce dalla forza del carisma, che è lo strumento con cui considerare ogni cosa con gli occhi di Dio e con la fiducia che il Signore, anche nel tempo odierno, sta preparando qualcosa per ogni persona, che noi, però, nell’immediato non conosciamo ancora". Dunque, la "vita Consacrata, accentrata in Cristo, saprà veramente offrire al tempo odierno la sua presenza vivificante, sapienziale e profetica".

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider