venerdì 20 febbraio 2009

Magistrale 'lectio divina' del Papa ai seminaristi: libertinismo fallimento della libertà. Divisioni nella Chiesa nascono per arroganza intellettuale

"Il libertinismo non è libertà ma fallimento di libertà": è il uno dei passaggi chiave della 'lectio divina' che il Papa ha tenuto questa sera durante la visita al Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario. "La libertà - ha detto Papa Ratzinger in un intervento interamente a braccio - era il grande sogno dell'umanità, dagli inizi, ma particolarmente nell'epoca moderna. Pensiamo che Lutero si è ispirato ai testi dei Galati; poi c'è stato il periodo dell'illuminismo penetrato da questo desiderio della libertà ma anche il marxismo si è presentato come strada alla libertà. Ma che cosa è la libertà? - si domanda Benedetto XVI - e come possiamo essere liberi? San Paolo ci aiuta in questa realtà complicata della libertà". Il Papa mette così in guardia che la libertà "non divenga un pretesto per vivere secondo la carne" ovvero "l'assolutizzazione dell'io, che vuole prendersi tutto per sè, quell'io assoluto dipendente da nessuno e da niente, che sembra essere la libertà. Ma proprio questa assolutizzazione dell'io è di gradazione dell'uomo e non arriva alla libertà". "Paradossalmente la libertà si realizza nel servire - ha aggiunto il Papa - nel diventare servi gli uni agli altri. La nostra verità è innanzitutto che siamo creature di Dio e viviamo nella relazione con Dio". Il Papa invita a non pensare a Dio come "fosse un tiranno" ma "come un Creatore che ci ama". "Liberà umana è da una parte essere nella gioia e nello spazio ampio dell'amore di Dio - ha concluso - ma anche essere uno con l'altro e uno per l'altro. Non c'è libertà contro l'altro. Se io mi assolutizzo divento nemico dell'altro, tutta la vita diventa crudeltà e fallimento. Solo insieme possiamo entrare nella sinfonia della libertà".
Se nella Chiesa ''ognuno vuole essere superiore all'altro e con arroganza intellettuale fa pensare che lui sia il migliore'', ''nascono le polemiche che sono distruttive''. ''Non pensiamo di essere superiori agli altri - ha sottolineato il Pontefice - ma entriamo nell'ubbidienza della fede e così si apre il grande spazio della verità e della libertà''. Il Papa è partito dal passo della lettera di San Paolo ai Galati in cui rimprovera questi ultimi per le loro divisioni interne: "'vi mordete e attaccate a vicenda come delle belve': emergono le polemiche e uno morde l'altro. Vediamo bene - ha aggiunto - che anche oggi ci sono cose simili dove invece di inserirsi nel Corpo di Cristo, con arroganza intellettuale si pensa che uno e' migliore dell'altro, e si fanno polemiche distruttive. Così emerge una caricatura della Chiesa''. Per Papa Ratzinger nella Chiesa di oggi c'è bisogno ''un esame di coscienza, che ci aiuti a non pensare di essere superiori all'altro, ma a trovarci insieme nell'umilta' della fede, un grande spazio dove Cristo ci ha chiamato ad essere un solo spirito con lui, nell'amore e nella gioia''.

Al suo arrivo, il Papa è stato accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal rettore, mons. Giovanni Tani. Al termine della visita, Benedetto XVI si è fermato a cena con la comunità del Seminario Romano.

Primo incontro tra la delegazione della Santa Sede e il governo del Vietnam. Sviluppi incoraggianti nelle relazioni tra i due Stati

Si muovono i primi passi tra il Vaticano e il Vietnam per riallacciare relazioni diplomatiche. Una delegazione della Santa Sede, guidata da mons. Pietro Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, si trova in questi giorni in Vietnam, su invito del governo. "Durante l'incontro - si legge in un comunicato congiunto a conclusione della prima sessione del Gruppo di lavoro Vietnam-Santa Sede - le parti hanno avuto un profondo e ampio confronto sulle relazioni bilaterali, soffermandosi anche su tematiche relative alla Chiesa Cattolica in Vietnam. Le parti hanno anche riconosciuto gli sviluppi incoraggianti delle relazioni fra il Vietnam e la Santa Sede avvenuti a partire dal 1990; si sono inoltre trovate d'accordo nel ritenere che il primo incontro del gruppo di lavoro congiunto sia stato un nuovo ed importante passo in avanti nelle relazioni bilaterali e che si dovranno compiere sforzi maggiori per promuoverle ulteriormente". "L'incontro - prosegue la nota - si proponeva uno scambio di punti di vista sull'allacciamento di relazioni diplomatiche bilaterali, ed è stato presieduto da Nguyen Quoc Cuong, viceministro degli Affari Esteri, e da monsignor Parolin. Durante l'incontro, Cuong ha sottolineato le linee costanti della politica vietnamita sulla libertà di credo come pure i risultati raggiunti negli anni recenti e lo stato attuale delle questioni religiose. Il vice-ministro Cuong ha auspicato che la Santa Sede contribuisca attivamente alla vita della comunità cattolica in Vietnam, che si rafforzi la solidarietà fra le religioni e l'intera popolazione vietnamita, e che ci sia una forte coesione della Chiesa Cattolica in Vietnam con la Nazione, mediante contributi pratici all'edificazione del Paese". Mons. Parolin, da parte vaticana, "ha preso nota delle spiegazioni offerte dalla delegazione vietnamita circa la politica sulla libertà di religione e di credo, riconoscendo che in Vietnam ci sono stati sviluppi positivi nella vita religiosa e augurando che le questioni ancora pendenti nelle relazioni bilaterali fra il Vietnam e la Santa Sede possano essere risolte grazie alla buona volontà e mediante un dialogo sincero. Mons. Parolin ha sottolineato la linea della Santa Sede di rispetto dell'indipendenza e della sovranità del Vietnam, a motivo della quale le attività religiose della Chiesa non si proporranno di raggiungere degli scopi politici. Ha inoltre sottolineato che l'insegnamento della Chiesa invita i fedeli ad essere buoni cittadini, che si adoperano per il bene comune del Paese". Infine, "le parti hanno deciso di tenere un secondo incontro del gruppo di lavoro congiunto, in data e luogo da definire. L'incontro del gruppo di lavoro congiunto si è svolto in un'atmosfera di apertura, di franchezza e di rispetto reciproco. Durante la visita ad Hanoi per partecipare all'incontro del gruppo di lavoro congiunto, la delegazione della Santa Sede farà una visita di cortesia al Comitato Governativo per gli Affari Religiosi e si recherà poi nelle diocesi di Thai Binh e di Bui Chu, come pure in altre località legate alla cultura, alla storia e alla religione in Vietnam".

La Santa Sede deplora il programma tv israeliano in cui vengono dileggiati Gesù e Maria: volgare e offensivo atto di intolleranza verso i cristiani

Dopo che un programma trasmesso sul canale televisivo privato israeliano Canale 10 ha preso in dileggiato pesantemente le figure di Gesù Cristo e della Madonna, la Santa Sede interviene oggi con un comunicato per ''deplorare'' ''un così volgare e offensivo atto di intolleranza verso il sentimento religioso dei credenti in Cristo'' e per ''rilevare con tristezza come vengano offesi in modo così grave proprio dei figli di Israele, quali erano Gesù e Maria di Nazareth''. Il comunicato arriva il giorno dopo che i vescovi cattolici della Terra Santa avevano ''espresso pubblicamente lo sdegno e la protesta dei cristiani'' per la trasmissione. ''Le Autorità governative - riferisce ancora la nota della Sala Stampa vaticana -, subito interessate dal Nunzio Apostolico, hanno prontamente assicurato il proprio intervento al fine di interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dalla stessa emittente''. "Offese orribili e attacchi ripugnanti”. Così l’assemblea dei vescovi cattolici di Terra Santa, in una nota del 18 febbraio, ha condannato il programma in cui “vengono attaccate le figure di Gesù Cristo e della Vergine Maria”. La nota firmata da 12 leader religiosi cattolici, tra cui il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal e l’emerito Michel Sabbah, il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa e mons. Elias Chacour, arcivescovo greco-melchita di Akka, parla di “offese lanciate contro la nostra fede e di conseguenza contro i cristiani. Il programma ha diretto i suoi attacchi contro le figure più sante del nostro credo nel tentativo, esplicitamente dichiarato dal suo regista, di distruggere il cristianesimo. Nel fare così Canale 10 è stato usato per profanare la nostra fede ed offendere centinaia di migliaia di cittadini israeliani cristiani e milioni di cristiani nel mondo”. Per i vescovi cattolici il programma “è un sintomo dei grandi problemi che disturbano la società, come l'intolleranza, il rifiuto di accettare e rispettare gli altri” e si inserisce “nel più ampio quadro degli attacchi contro i cristiani in tutto Israele nel corso degli anni”. Tra questi i vescovi ricordano le copie del Nuovo Testamento bruciate in pubblico nel cortile della sinagoga di Or Yehuda. “Da anni – scrivono i vescovi - il Cristianesimo sta facendo molto per fermare le manifestazioni di antisemitismo e adesso i cristiani in Israele devono ritrovarsi, essi stessi, vittime di manifestazioni anti cristiane di basso profilo?”. Nel condannare il programma l’assemblea dei vescovi chiede anche alle autorità interessate di “adottare le azioni necessarie per porre fine a tale orribile profanazione della nostra fede. E’ inconcepibile che questi incidenti debbano verificarsi in Israele, che ospita alcuni dei santuari più cari della cristianità, e che confida molto sui pellegrinaggi dalle nazioni cristiane. Chiediamo al popolo israeliano e alle sue autorità di prendere le misure adeguate nei confronti di tale inaccettabile offesa e dei suoi autori. Al tempo stesso, chiediamo a Canale 10 di riconoscere la propria responsabilità, e chiedere ufficialmente e pubblicamente scusa per questo incidente e per evitare che si ripeti”. Nella nota si ringraziano anche “per la solidarietà mostrata i rappresentanti musulmani ed ebrei, anche loro sconvolti e sconcertati” dal programma. Papa Benedetto XVI dovrebbe recarsi in Terra Santa dall'8 al 15 maggio, ma tra Gerusalemme e il Vaticano continuano le occasioni di tensione, dall'ultima crisi nata dalla revoca della scomunica del vescovo lefebvriano Williamson ai negoziati ancora in corso sullo status finanziario della Chiesa cattolica in Israele.

Giovedì l'incontro di inizio Quaresima tra Benedetto XVI e il clero della diocesi di Roma

Giovedì 26 febbraio, giorno successivo all’inizio della Quaresima, il Santo Padre riceverà i sacerdoti e i diaconi che svolgono il loro ministero nella diocesi di Roma. L’incontro si terrà dalle ore 11 nell’Aula della Benedizione in Vaticano. Lo annuncia il card. vicario Agostino Vallini in una lettera ai sacerdoti. «Avremo modo di ascoltare la parola del nostro vescovo all’inizio della Quaresima, dopo aver presentato a lui in alcuni interventi le nostre considerazioni sulla vita spirituale e pastorale del momento presente. Confido che saremo in tanti a questo incontro che desidera esprimere visibilmente la comunione che ci lega al Successore di Pietro». Come di consueto i partecipanti, dopo essere intervenuti presentando a Benedetto XVI alcune considerazioni sulla vita spirituale e pastorale che caratterizza il loro ministero nell’Urbe, ascolteranno la parola del Pontefice.

Il Papa alla Pontificia Commissione per l'America Latina: autentici discepoli e missionari solo seminaristi con intenzioni rette e disinteressate

“Oggi più che mai è necessario che i seminaristi, con intenzioni rette e disinteressate, aspirino al sacerdozio spinti unicamente dalla volontà di essere autentici discepoli e missionari”. Lo ha sottolineato oggi Benedetto XVI, parlando ai consiglieri e ai membri della Pontificia Commissione per l’America Latina, nata nel 1958, che nella loro Assemblea Plenaria hanno approfondito proprio il tema della formazione sacerdotale nei seminari. Per avere buoni preti, ha detto il Papa, “bisogna avere fiducia nell’azione dello Spirito Santo, più che nelle strategie e nei calcoli umani”. D’altra parte, ha aggiunto, “la necessità di sacerdoti per affrontare le sfide del mondo di oggi, non deve far trascurare un accurato discernimento dei candidati, né le esigenze necessarie, anche le più rigorose, affinché il processo formativo li aiuti a diventare dei sacerdoti esemplari”. Perciò, ha ribadito, “è di grande importanza dare molta attenzione alla formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale, insieme alla scelta adeguata dei loro formatori e professori, che devono distinguersi per le capacità accademiche, lo spirito sacerdotale e la fedeltà alla Chiesa, perché sappiano trasmettere ai giovani ciò che chiede e spera il popolo di Dio”.

Il Papa all'IFAD: sostenere lo sviluppo agricolo per sradicare povertà e fame, imperativo per la comunità internazionale

Promuovere “nuove e lungimiranti strategie per sconfiggere la povertà rurale e promuovere lo sviluppo rurale”, è oggi un compito “cruciale” alla luce degli “effetti dannosi sulla sicurezza alimentare” provocati dalla “instabilità dei prezzi dei prodotti agricoli”. Lo ha detto Papa Benedetto XVI, incontrando questa mattina in Vaticano i membri del Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD - International Fund for Agricultural Development), agenzia delle Nazioni Unite, specializzata per lo sradicamento delle povertà rurali nei paesi in via di sviluppo. “Gli obiettivi volti a sradicare la povertà estrema e la fame, così come la promozione della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale – ha aggiunto il Papa -, lungi dall'essere obiettivi troppo ambiziosi o irrealistici, diventano, in questo contesto, imperativi vincolanti per l'intera comunità internazionale”. Il Papa ha elogiato il lavoro della IFAD sottolineando il valore della “cooperazione e corresponsabilità” tra “paesi ricchi e paesi in via di sviluppo” per sconfiggere la povertà. In particolare, il Papa apprezza “l’aiuto fornito ai produttori locali” perché – ha detto – “serve per ricostruire l'economia”. Ed ha aggiunto: “In questo senso i progetti di ‘credito rurale’, destinati ad aiutare i piccoli agricoltori e lavoratori agricoli senza terra di loro proprietà, possono stimolare l'economia e garantire una maggiore sicurezza alimentare per tutti”.Nel suo discorso, il Papa si è soffermato anche a parlare delle condizioni di vita delle popolazioni indigene, sottolineando come i progetti di “credito rurale” “possono anche aiutare le comunità indigene a prosperare sul proprio territorio, e a vivere in armonia con la loro cultura tradizionale, invece di essere costretti ad emigrare in cerca di un lavoro in città sovraffollate, brulicanti di problemi sociali, dove spesso si trovano a dover sopportare squallide condizioni di vita”. Il Papa ha quindi parlato del contributo che a questo livello stanno dando le organizzazioni non governative, molte delle quali promosse dalla Chiesa cattolica. La “motivazione della loro opera - ha aggiunto - è “l’amore: amore per i poveri, amore che non può tollerare l'ingiustizia o la privazione, amore che si rifiuta di stare tranquilli fino a che la povertà e la fame sono banditi dal nostro vivere sociale”.