Papa Benedetto XVI ha acceso questa sera l'Albero di Natale più grande del mondo allestito ogni anno, a partire dal 1981, da un gruppo di volontari lungo il versante del monte Ingino, che sovrasta la città di Gubbio, in Umbria. Lo ha fatto direttamente dal suo appartamento in Vaticano, grazie ad un sistema ad alta tecnologia telematica, sfiorando un pc tablet. Il Papa si è collegato in video con Gubbio dalla Sala Foconi del Palazzo Apostolico, per pronunciare un breve discorso prima di accendere l'albero, in cui ha voluto rivolgere un ''triplice augurio'' in vista del Natale. "Questo grande Albero di Natale - ha esordito Benedetto XVI - è collocato sulle pendici del Monte Ingino sulla cui sommità, come ricordava il vescovo, è situata anche la Basilica del Patrono di Gubbio, Sant’Ubaldo. Guardandolo, il nostro sguardo è spinto in modo naturale verso l’alto, verso il Cielo, verso il mondo di Dio". Il primo augurio del Papa è che ''il nostro sguardo, quello della mente e del cuore, non si fermi solamente all'orizzonte di questo nostro mondo, alle cose materiali, ma sia un po' come questo albero, sappia tendere verso l'alto, sappia rivolgersi a Dio. Lui mai ci dimentica, ma chiede che anche noi non ci dimentichiamo di Lui!''. "Il Vangelo - ha proseguito Benedetto XVI - ci dice che nella notte del Santo Natale una luce avvolse i pastori annunciando loro una grande gioia: la nascita di Gesù, di Colui che viene a portare luce, anzi di Colui che è la luce vera che illumina ogni uomo. Il grande albero che tra pocoaccenderò - ha osservato - domina la città di Gubbio e illuminerà con la sua luce il buio della notte". Papa Ratzinger si è quindi augurato che l'albero ''ricordi come anche noi abbiamo bisogno di una luce che illumini il cammino della nostra vita e ci dia speranza, specialmente in questo nostro tempo in cui sentiamo in modo particolare il peso delle difficoltà, dei problemi, delle sofferenze, e un velo di tenebra sembra avvolgerci''. Tuttavia, ha domandato il Papa, “quale luce è capace di illuminare veramente il nostro cuore e donarci una speranza ferma, sicura?”: “È proprio il Bambino che contempliamo nel Santo Natale, in una semplice e povera grotta, perché è il Signore che si fa vicino a ciascuno di noi e chiede che lo accogliamo nuovamente nella nostra vita, chiede di volergli bene, di avere fiducia in Lui, di sentire che è presente, ci accompagna, ci sostiene, ci aiuta''. Infine, come l'albero è formato da tante luci, Benedetto XVI ha augurato che ''ciascuno di noi sappia portare un po' di luce negli ambienti in cui vive: in famiglia, al lavoro, nel quartiere, nei Paesi, nelle Città. Ciascuno sia una luce per chi gli sta accanto; esca dall'egoismo che spesso chiude il cuore e spinge a pensare solo a se stessi; doni un po' di attenzione all'altro, un po' di amore. Ogni piccolo gesto di bontà è come una luce di questo grande Albero: insieme alle altre luci è capace di illuminare l'oscurità della notte, anche quella più buia''. "Scenda su tutti la luce e la benedizione del Signore", ha concluso.
L'Albero, che nel 1991 è entrato nel Guinnes dei primati e che è stato acceso per la 31° volta consecutiva come ogni anno alla vigilia dell'Immacolata, è costituito da oltre 250 punti luminosi di colore verde che ne delineano la sagoma. 750 metri di altezza per 450 di larghezza, con il corpo centrale disseminato da altre 300 luci multicolore. Alla sommità è installata una stella della superficie di circa 1.000 metri quadri.
Ansa, Asca
ACCENSIONE VIA WEB DELL’ALBERO DI NATALE LUMINOSO DI GUBBIO - il testo integrale del discorso del Papa
mercoledì 7 dicembre 2011
Benedetto XVI nomina arcivescovo metropolita di Guadalajara, in Messico, il card. José Francisco Robles Ortega, finora arcivescovo di Monterrey
Il Papa ha scelto un altro cardinale come nuovo arcivescovo di Guadalajara, in Messico. Si chiama José Francisco Robles Ortega (nella foto con Benedetto XVI) e occuperà il posto di un altro porporato, Juan Sandoval Íñiguez. Dovrà guidare uno dei territori ecclesiastici con maggiore tradizione cattolica nel Paese: terra di Beati, Santi e martiri, ma anche con un seminario con più di 1837 studenti e tra i più prolifici al mondo. Com’era previsto, il cambio in questa porzione del gregge messicano è stato stabilito prima che finisse il 2011. Il nunzio apostolico, Christophe Pierre, ha presso tutto il tempo necessario per decidere quella che è sicuramente la nomina più importante della sua gestione. Ha fatto delle inchieste e ha analizzato tutti i casi, fino a trovare un profilo adatto. La Congregazione per i vescovi ha fatto il resto. Chiama l’attenzione il tempo che è trascorso da quando Sandoval Íñiguez ha presentato le sue dimissioni, il 28 marzo 2008, fino all’accettazione ufficiale del Papa. Quasi quattro anni. Una prorroga che va oltre ogni aspettativa. Basta pensare che l’ultimo cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, abbia avuto solo due anni di proroga dopo le sue dimissioni. In entrambi i casi, sono state dimissioni obbligatorie, presentate al momento di fare 75 anni, come indica il Codice di Diritto Canonico, la legge fondamentale della Chiesa Cattolica. Arriverà a Guadalajara un arcivescovo giovane, di 62 anni. Originario della località di Mascota, nello Stato di Jalisco. Con un’importante carriera ecclesiastica, che comprende studi in tre seminari della regione del “Bajío”, nel centro del Messico: il minore di Autlán, i maggiori di Guadalajar, dove ha studiato filosofia, e di Zamora, dove ha studiato teologia. Ha avuto anche un’esperienza a Roma, grazie al suo soggiorno nel Pontificio Colegio Messicano, dove abitava mentre studiava teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana, tra il 1976 e il 1979. Di nuovo nel suo Messico, è stato vicario parrocchiale e cappellano di religiose, ed ha anche coperto diversi incarichi nel Seminario Minore di Autlán: prefetto di studi e di disciplina, direttore spirituale e rettore. Proprio ad Autlán ha vissuto i suoi primi anni di ministero, fino a quando, nel 1991, Giovanni Paolo II l’ha nominato vescovo ausiliare di Toluca, nell’Estado de México, diocesi nella quale è diventato pastore titolare il 15 luglio 1996. Nel 1997 ha formato parte della delegazione di 12 prelati che hanno partecipato, rappresentando il Messico, nell’Assemblea Speciale del Sinodo dei vescovi per America, celebrata nel Vaticano dal 16 novembre al 12 dicembre di quell’anno. Nella Conferenza dell’Episcopato messicano ha presieduto il dipartimento della Pastorale dei Santuari durante due trienni. Durante un altro è stato presidente della Commissione d’Istruzione e Cultura e anche è stato vocale di alcune altre commissioni episcopali. Il 25 gennaio 2003 è stato nominato arcivescovo di Monterrey, al nord del Paese, e il 24 novembre 2007 ha ricevuto, da Benedetto XVI, la berretta rossa dei cardinali della Chiesa Cattolica. La sua missione non sarà semplice, dovrà sostituire un porporato di grande carisma come Sandoval Íñiguez, che ha avuto un governo pastorale con alcune difficoltà, tra le altre per la malattia che in diverse occasioni l’ha avvicinato alla morte. Una di esse, provocata, secondo lo stesso cardinale ha dichiarato pubblicamente, per avvelenamento da quelli che volevano impedire che chiarisse la morte del suo predecessore, Juan Juesús Posadas Ocampo, assassinato nel 1993 nell’aeroporto di Guadalajara e la cui morte è ancora impunità. Negli ultimi 17 anni, Sandoval ha dovuto affrontare diverse denuncie giudiziarie, dalle quali è stato esonerato. Ma con il suo piano pastorale è riuscito a consolidare la maggior crescita nelle vocazioni degli ultimi anni. Il Seminario di Guadalajara è un modello da seguire, riconosciuto dalla Santa Sede non solo per i sui seminaristi maggiori (636) e minori (751), ma anche per i 600 giovani che stanno per entrare nella carriera ecclesiastica. La diocesi conta con 343 parrocchie e 1040 chiese, 1432 sacerdoti, dei quali 1094 corrispondono al clero diocesano; i religiosi maschi sono 1036 e 3,250 le monache. Circa 374 istituzioni d’istruzione cattoliche e i 571 istituti di beneficenza dipendono dall’arcidiocesi. Con l’uscita del palcoscenico di Juan Sandoval Íñiguez è finita un’epoca per Guadalajara e la Chiesa messicana. A cominciare da Monterrey, dove dovranno trovare presto un nuovo arcivescovo. Si tratta di una sede cardinalizia, niente di meno. Chi la occuperà riceverà la berretta rossa.
Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider
RINUNCE E NOMINE
Andrés Beltramo Álvarez, Vatican Insider
RINUNCE E NOMINE
Benedetto XVI celebrerà a Cuba l'Anno giubilare a 400 anni dal ritrovamento dell'immagine della Vergine della Carità del Rame
Due eventi pubblici inediti a L’Avana, hanno caratterizzato la penultima tappa del pellegrinaggio nazionale della Virgen de la Caridad del Cobre. L’immagine della Santa patrona di Cuba è sulla via del ritorno al suo santuario, nei pressi di Santiago de Cuba, nell’estremo sudest dell’isola, centro dell’Anno giubilare mariano, alla quale parteciperà Papa Benedetto XVI nel prossimo mese di marzo,. Tredici anni dopo la storica Messa del Beato Giovanni Paolo II, lo scorso 3 dicembre si è svolto un grande atto mariano nella Piazza della Rivoluzione (foto) nella capitale. In preparazione alla conclusione del passaggio per la capitale dell’immagine della Vergine della Carità del Rame, centinaia di cittadini hanno partecipato sabato sotto la guida del vescovo ausiliare di L’Avana, mons. Juan de Dios Hernández, ad un evento di devozione mariana senza precedenti. In questa storica piazza, associata per oltre cinquant’anni ai discorsi del líder máximo della Rivoluzione, Fidel Castro, il primo atto religioso autorizzato dalle autorità fu proprio la Messa celebrata il 25 gennaio 1998 da Giovanni Paolo II, al termine della suo altrettantoistorico viaggio nell’isola, che, con ogni probabilità, sarà ricordato dal suo successore. Mons. Hernández, che ha presieduto una grande processione di fedeli con fiaccole e candele, a commento di quanto stava accadendo, ha detto: “Non siamo in un luogo qualsiasi. Questo è un luogo significativo ed è anche il momento di pregare per tutto e per tutti”. L’immagine “morenita” della Vergine è arrivata verso le cinque della mattina nella piazza. Accanto all’icona, tanto amata dal popolo cubano e trovata in mare da tre pescatori 400 anni fa, nei pressi di Santiago de Cuba, i fedeli si sono uniti in preghiera per chiedere la sua protezione e la sua intercessione per il futuro della Nazione. La figura della Vergine era collocata al centro di una pedana, con sullo sfondo, come era già successo in occasione del viaggio di Giovanni Paolo II, i grandi ritratti dei rivoluzionari Che Guevara e Camilo Cienfuegos. All’evento mariano, che è durato quasi un’ora, hanno partecipato anche vari funzionari dell’Ufficio per gli Affari religiosi del Partito comunista. Il pellegrinaggio nazionale della Virgen de la Caridad del Cobre è iniziato nell’agosto 2010 e, prima di arrivare nella provincia de L’Avana il 6 novembre scorso, penultima tappa prima di ritornare al santuario, ha percorso più di 28.000 chilometri. Nella capitale cubana, il passaggio dell’immagine della Santa patrona si concluderà il 30 dicembre con la Messa presso il viale del porto, il secondo luogo più importante dopo la Piazza della Rivoluzione. Dopo l’atto mariano, il cardinale arcivescovo de L’Avana, Jaime Ortega, nel parco adiacente allo Stadio nazionale, ha presieduto un’altra processione in preparazione alla Messa il 30 dicembre. Anche in quest’occasione centinaia di fedeli si sono raccolti in preghiera, mentre il cardinale ha sottolineato che il nome della Vergine, “Carità”, significa “amore”. Perciò “ci deve ricordare la necessità dell’amore tra tutti i cubani, nelle case, nelle famiglie, tra coloro che sono qui e quelli che sono lontani”. Perché “l’amore si semina e, quindi si manifesta nel posto di lavoro, nello sport ed in ogni attività umana. Questo è il cammino di riconciliazione e di pace”, ha concluso il cardinale.
Zenit
Zenit
Nel 2012 possibile visita di Benedetto XVI a Benevento e a Pietralcina in occasione dei 125 anni della nascita di Padre Pio, dove già si recò nel 2002
Il prossimo anno potrebbe essere di grande connotazione e di indubbia rilevanza storica e spirituale per Pietrelcina e Benevento. Il 25 maggio 2012 ricorre il 125° anniversario della nascita di Padre Pio. Nello stesso anno si celebrano i dieci anni della Canonizzazione a Roma del frate stigmatizzato di Pietrelcina. In tale occasione potrebbe esserci un’altra data significativa per l’intero Sannio, vale a dire l’inaugurazione e la riapertura al popolo dei fedeli del Duomo di Benevento (foto), chiuso da diverso tempo per urgenti lavori di restauro all’interno del Tempio Sacro. Inoltre, potrebbe esserci la possibilità che Papa Benedetto XVI sia nel capoluogo sannita che a Pietrelcina. L’iter procedurale e quindi la richiesta in Vaticano sembra già essere stata avviata da mons. Andrea Mugione, arcivescovo metropolita di Benevento, supportata anche dai frati Cappuccini. Da più parti si invoca tale visita che potrebbe significare per l’attuale Sommo Pontefice un ritorno nel Sannio ed a Pietrelcina. I vertici della Provincia Monastica dei Frati Cappuccini di “Sant’Angelo e Padre Pio” sono entusiasti e sperano tanto in un ritorno sia a Benevento che a Pietrelcina. Ricordiamo che il primo giugno del 2002, precisamente 15 giorni prima della Canonizzazione di Padre Pio, l’allora card. Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in forma privata arrivò nel paese natale di Padre Pio per visitare i luoghi. Infatti, si trovava proprio a Benevento per la conclusione del Congresso Eucaristico diocesano. Accompagnato dal suo segretario, venne ricevuto in un sabato di giugno dall’allora guardiano del Convento dei frati cappuccini di Pietrelcina fra Nazario Vasciarelli e dall’allora parroco della Chiesa di ‘Santa Maria degli Angeli’ fra Marciano Guarino. L’attuale Papa Benedetto XVI visitò il centro storico, il Borgo antico, la Torretta, la casa natale di Padre Pio, Piana Romana, il Convento, la stessa Chiesa parrocchiale, con grande entusiasmo e mostrando grande interesse per ogni luogo visitato. Una visita particolare, semplice, significativa e dagli alti toni religiosi. Alla fine della visita, durata oltre due ore, ha firmato il registro dei visitatori, scrivendo una stupenda frase: “Che il Santo Padre Pio aiuti sempre i suoi fratelli e tutti i pellegrini nell’amore per il Signore sofferente e nell’impegno per la carità che scaturisce dal cuore aperto del Signore”. Altra particolare coincidenza, l’attuale guardiano del Convento dei frati cappuccini fra Marciano Guarino, potrebbe accogliere per la seconda volta il Sommo Pontefice, non più come parroco come avvenuto il primo giugno 2002, ma a distanza di dieci anni come Superiore del Convento dei frati cappuccini. Senza dubbio, per l’intero Sannio potrebbe configurarsi un evento di grande rilevanza religiosa e storica.
Il Sannio Quotidiano
Il Sannio Quotidiano
Domenica il Papa nella Parrocchia Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone, accolto dai bambini. La Messa e l'incontro con il Consiglio pastorale
Qualcuno andrà con la memoria al brano del Vangelo di Marco con Gesù in mezzo ai bambini, quando Benedetto XVI sarà accolto domenica nel cortile della parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone. Saranno infatti proprio i più piccoli i primi ad incontrare il Papa nella sua seconda visita annuale alle parrocchie romane, in occasione dell’Avvento. Alle 9.15 il Santo Padre incontrerà i bambini, i giovani studenti dell’Istituto comprensivo Uruguay di via di Settebagni e tutta la comunità proprio in quel cortile di circa 400 metri quadri dove i ragazzi giocano ogni giorno e dove si svolgono le principali attività ricreative dell’oratorio. Alle 9.30 il Papa presiederà la Messa, concelebrata, oltre che dal parroco di Santa Maria delle Grazie, don Domenico Monteforte, dagli altri dodici parroci della prefettura, con il servizio di una quindicina di ministranti. Al termine della celebrazione eucaristica incontrerà quindi il Consiglio pastorale parrocchiale che, nelle parole di don Monteforte, "gli presenterà soprattutto la voglia di tanti abitanti del quartiere di diventare buoni cristiani". "Il nostro incontro più intimo e più vero con il Santo Padre avverrà attorno all’Eucaristia - spiega il parroco, sacerdote napoletano di 58 anni, con cui collaborano in parrocchia un viceparroco e due sacerdoti studenti -. Per questo dedicheremo particolare cura ai canti liturgici, eseguiti da un coro di circa venti persone, e all’animazione della Messa, cui abbiamo invitato anche i bambini della scuola elementare del quartiere". Nelle note del canto si fonderà la gioia per la visita di Benedetto XVI e la soddisfazione per il nuovo edificio di culto, atteso per 36 anni da tutta la comunità. "La parrocchia - racconta don Monteforte, a Roma dall’età di 10 anni e da 13 sacerdote a Santa Maria delle Grazie - è stata fondata nel 1974 con il nome di San Domenico da Guzman. Dal 1974 al maggio del 2010, anno di ultimazione del nuovo edificio e del cambio di nome in Santa Maria delle Grazie, la comunità ha svolto le sue attività parrocchiali al piano terra di un palazzo". Ora invece c’è più spazio per le attività di evangelizzazione che nel 2011, "hanno portato molto frutto negli 80 battesimi, le 60 prime comunioni e le 25 confermazioni, oltre alle venti coppie che hanno completato il loro corso prematrimoniale". Il quartiere, che sorge nella periferia nord-occidentale della Capitale, ospita infatti molte giovani coppie di sposi, residenti per lo più nel nuovo quartiere, sorto negli anni ’80-’90 accanto alla più antica borgata, nata negli anni ’50. "Benché Casal Boccone non soffra particolari situazioni di disagio sociale - prosegue don Monteforte - essendo abitato per lo più da artigiani e impiegati, le attività caritatevoli della parrocchia si rivolgono ai molti stranieri e rom provenienti dai quartieri vicini". "Sono poche le persone del quartiere ad aver bisogno di noi - spiega Marisa Agnusdei, ex-barista e ora pensionata di 77 anni, membro della Caritas parrocchiale e del Consiglio pastorale - ma aiutiamo molti polacchi e romeni che vengono da zone vicine, come Cinquina. Il nostro centro d’ascolto è aperto tutti i giorni e distribuiamo pacchi alimentari, vestiti e perfino carrozzine per bambini. Spesso diventano nostri collaboratori persone che prima hanno usufruito del nostro aiuto e poi si sono offerte come volontarie. Per noi la visita del Papa sarà un grande incoraggiamento e un sollievo". A Santa Maria delle Grazie c’è già una comunità carismatica del Rinnovamento nello Spirito e a gennaio inizieranno degli incontri per promuovere la nascita di una comunità neocatecumenale. La nuova sala-teatro da 150 posti può già ospitare tante attività dei ragazzi, ma manca un vero e proprio campo sportivo polivalente in oratorio. "Il progetto è pronto - assicura don Domenico Monteforte - aspettiamo che si sistemino alcune pratiche burocratiche e poi potremo regalare ai nostri ragazzi nuovi campi sportivi per giocare".
Daniele Piccini, RomaSette
Daniele Piccini, RomaSette
Benedetto XVI: sforzatevi di imitare l'Immacolata con cuore puro e limpido, lasciandovi plasmare da Dio che anche in voi intende 'fare grandi cose'
Dopo la sintesi della catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto come di consueto alcuni saluti ai gruppi presenti per l'Udienza generale nell'Aula Paolo VI. Diversi anche gli “stacchi” musicali offerti al Papa, come quello dell’Orchestra Filarmonica di Casarano, alla quale il Papa ha augurato “che l’imminenza del Natale del Signore sia occasione propizia di un incontro profondo e di rinnovata adesione di fede in Gesù”. Nel saluto ai fedeli di lingua italiana ha ricordato la solennità dell’Immacolata, che celebreremo domani. L’8 dicembre, ha spiegato il Papa, “ci ricorda la singolare adesione di Maria al progetto salvifico di Dio. Preservata da ogni ombra di peccato per essere dimora tutta santa del Verbo incarnato, si è sempre fidata pienamente del Signore”. Da qui l’invito di Benedetto XVI ai giovani: “Sforzatevi di imitarla con cuore puro e limpido, lasciandovi plasmare da Dio che anche in voi intende ‘fare grandi cose’”. “Voi, cari sposi novelli - ha concluso -, che volete edificare la vostra dimora sulla grazia di Dio, rendete la vostra casa, ad imitazione di quella di Nazareth, un focolare di amore e di pietà”.
Radio Vaticana, SIR
Radio Vaticana, SIR
Il Papa: dobbiamo avere il cuore dei piccoli per riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli
Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, nell’ambito del ciclo sulla preghiera, Benedetto XVI ha incentrato la sua meditazione sull’Inno di giubilo messianico di Gesù Cristo.
Come ci si rivolge a Dio con una preghiera? Imitando Gesù. Benedetto XVI lo ha detto con chiarezza presentando quello che ha definito “un gioiello della preghiera di Gesù”, presente nei Vangeli di Matteo e Luca. C’è un verbo rivelatore che Gesù usa all’inizio della sua preghiera e che vuol dire, ha spiegato il Papa, “riconoscere fino in fondo”, ma anche “trovarsi d’accordo”. Con ciò, ha indicato, Cristo riconosce “fino in fondo, pienamente, l’agire di Dio Padre, e, insieme, il suo essere in totale, consapevole e gioioso accordo con questo modo di agire, con il progetto del Padre”. “Ogni conoscenza tra le persone - lo sperimentiamo tutti nelle nostre relazioni umane – comporta un coinvolgimento, un qualche legame interiore tra chi conosce e chi è conosciuto, a livello più o meno profondo. Non si può conoscere senza la comunione dell’essere. Nell’Inno di giubilo, come in tutta la sua preghiera, Gesù mostra che la vera conoscenza di Dio presuppone la comunione con Lui”. Ecco il primo passo. Solo attraverso Gesù, che con Dio è in perfetta comunione, l’uomo può “accedere a Dio” e sperimentare la gioia di sentirsi figlio. Ma accostarsi a Dio, ha continuato Benedetto XVI, significa conoscere i suoi “misteri”, che Dio preferisce rivelare non a tutti gli uomini indistintamente, ma a una categoria prediletta. “La rivelazione divina non avviene secondo la logica terrena, per la quale sono gli uomini colti e potenti che possiedono le conoscenze importanti e le trasmettono alla gente più semplice, ai piccoli. Dio ha usato tutt’altro stile: i destinatari della sua comunicazione sono stati proprio i ‘piccoli’. Questa è la volontà del Padre, e il Figlio la condivide con gioia”. E questa gioia, condivisa tra Padre e Figlio, si propaga anche a chi, come Gesù, è “in sintonia con la volontà del Padre”. “Gesù, pertanto, in questo Inno di giubilo esprime la volontà di coinvolgere nella sua conoscenza filiale di Dio tutti coloro che il Padre vuole renderne partecipi; e coloro che accolgono questo dono sono i ‘piccoli’. Ma che cosa significa ‘essere piccoli’, semplici?...E’ la purezza del cuore quella che permette di riconoscere il volto di Dio in Gesù Cristo; è avere il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in se stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio”. Benedetto XVI ha fatto notare come nella narrazione evangelica di Matteo domina “la gioia perché, nonostante le opposizioni e i rifiuti, ci sono dei ‘piccoli’ che accolgono la sua parola e si aprono al dono della fede in Lui”. L’inno di giubilo, infatti, “è preceduto dal contrasto tra l’elogio di Giovanni il Battista, uno dei ‘piccoli’ che hanno riconosciuto l’agire di Dio in Gesù Cristo e il rimprovero per l’incredulità delle città del lago”, nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi. “Anche San Luca – afferma il Papa – sottolinea il rifiuto incontrato nelle città in cui il Signore ha predicato e ha compiuto segni prodigiosi. Ma i settantadue discepoli tornano pieni di gioia, perché la loro missione ha avuto successo; essi hanno constatato che, con la potenza della parola di Gesù, i mali dell’uomo vengono vinti”. C’è ancora un passo da compiere. “La strada della sapienza del Vangelo”, ha affermato il Papa, “non è una dottrina da imparare o una proposta etica, ma una Persona da seguire”, Gesù. E Gesù, ha osservato, “gioisce partendo dall’intimo di se stesso, in ciò che ha di più profondo: la comunione unica di conoscenza e di amore con il Padre, la pienezza dello Spirito Santo”. “Anche noi, con il dono del suo Spirito, possiamo rivolgerci a Dio, nella preghiera, con confidenza di figli, invocandolo con il nome di Padre, ‘Abbà’. Ma dobbiamo avere il cuore dei piccoli, dei ‘poveri in spirito’, per riconoscere che non siamo autosufficienti, che non possiamo costruire la nostra vita da soli, ma abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli".
Radio Vaticana, SIR
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
Come ci si rivolge a Dio con una preghiera? Imitando Gesù. Benedetto XVI lo ha detto con chiarezza presentando quello che ha definito “un gioiello della preghiera di Gesù”, presente nei Vangeli di Matteo e Luca. C’è un verbo rivelatore che Gesù usa all’inizio della sua preghiera e che vuol dire, ha spiegato il Papa, “riconoscere fino in fondo”, ma anche “trovarsi d’accordo”. Con ciò, ha indicato, Cristo riconosce “fino in fondo, pienamente, l’agire di Dio Padre, e, insieme, il suo essere in totale, consapevole e gioioso accordo con questo modo di agire, con il progetto del Padre”. “Ogni conoscenza tra le persone - lo sperimentiamo tutti nelle nostre relazioni umane – comporta un coinvolgimento, un qualche legame interiore tra chi conosce e chi è conosciuto, a livello più o meno profondo. Non si può conoscere senza la comunione dell’essere. Nell’Inno di giubilo, come in tutta la sua preghiera, Gesù mostra che la vera conoscenza di Dio presuppone la comunione con Lui”. Ecco il primo passo. Solo attraverso Gesù, che con Dio è in perfetta comunione, l’uomo può “accedere a Dio” e sperimentare la gioia di sentirsi figlio. Ma accostarsi a Dio, ha continuato Benedetto XVI, significa conoscere i suoi “misteri”, che Dio preferisce rivelare non a tutti gli uomini indistintamente, ma a una categoria prediletta. “La rivelazione divina non avviene secondo la logica terrena, per la quale sono gli uomini colti e potenti che possiedono le conoscenze importanti e le trasmettono alla gente più semplice, ai piccoli. Dio ha usato tutt’altro stile: i destinatari della sua comunicazione sono stati proprio i ‘piccoli’. Questa è la volontà del Padre, e il Figlio la condivide con gioia”. E questa gioia, condivisa tra Padre e Figlio, si propaga anche a chi, come Gesù, è “in sintonia con la volontà del Padre”. “Gesù, pertanto, in questo Inno di giubilo esprime la volontà di coinvolgere nella sua conoscenza filiale di Dio tutti coloro che il Padre vuole renderne partecipi; e coloro che accolgono questo dono sono i ‘piccoli’. Ma che cosa significa ‘essere piccoli’, semplici?...E’ la purezza del cuore quella che permette di riconoscere il volto di Dio in Gesù Cristo; è avere il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in se stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio”. Benedetto XVI ha fatto notare come nella narrazione evangelica di Matteo domina “la gioia perché, nonostante le opposizioni e i rifiuti, ci sono dei ‘piccoli’ che accolgono la sua parola e si aprono al dono della fede in Lui”. L’inno di giubilo, infatti, “è preceduto dal contrasto tra l’elogio di Giovanni il Battista, uno dei ‘piccoli’ che hanno riconosciuto l’agire di Dio in Gesù Cristo e il rimprovero per l’incredulità delle città del lago”, nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi. “Anche San Luca – afferma il Papa – sottolinea il rifiuto incontrato nelle città in cui il Signore ha predicato e ha compiuto segni prodigiosi. Ma i settantadue discepoli tornano pieni di gioia, perché la loro missione ha avuto successo; essi hanno constatato che, con la potenza della parola di Gesù, i mali dell’uomo vengono vinti”. C’è ancora un passo da compiere. “La strada della sapienza del Vangelo”, ha affermato il Papa, “non è una dottrina da imparare o una proposta etica, ma una Persona da seguire”, Gesù. E Gesù, ha osservato, “gioisce partendo dall’intimo di se stesso, in ciò che ha di più profondo: la comunione unica di conoscenza e di amore con il Padre, la pienezza dello Spirito Santo”. “Anche noi, con il dono del suo Spirito, possiamo rivolgerci a Dio, nella preghiera, con confidenza di figli, invocandolo con il nome di Padre, ‘Abbà’. Ma dobbiamo avere il cuore dei piccoli, dei ‘poveri in spirito’, per riconoscere che non siamo autosufficienti, che non possiamo costruire la nostra vita da soli, ma abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli".
Radio Vaticana, SIR
L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa
Il direttore del CERN di Ginevra invita il Papa a visitare i laboratori: teologia, filosofia e fisica facce del sapere umano, nessuna esclude l'altra
Il direttore del CERN di Ginevra, ovvero l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare e il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle ha invitato Benedetto XVI a fare visita ai laboratori. Il fisico Rolf Heuer, responsabile da due anni del Cern, ha rilasciato un'intervista a La Repubblica, rispondendo alla solita giornalista da strapazzo Elena Dusi, la quale ritiene che il dialogo fra scienza e fede non sia mai stato difficile come oggi (sempre lei, per intenderci, è quella che scrive sempre “trovato il gene della felicità”, “trovato il gene del linguaggio”, “trovato il gene del pentimento” ecc..). Heuer le risponde: "I rapporti fra Cern e Vaticano sono molto buoni, ho avuto un incontro con Papa Benedetto XVI nel giugno 2011. All’inizio del prossimo anno abbiamo in agenda la visita di un gruppo di cardinali al CERN". Entrando più nel merito, sostiene: "La domanda su cosa esistesse prima del Big Bang riguarda noi tutti, non solo gli uomini di fede. Ma il rischio di incomprensioni è alto, soprattutto a causa di una mancanza di vocabolario comune. Chiesa e scienza devono lavorare per far coincidere i significati delle parole che usano, ma se riusciamo a superare questa difficoltà, il dialogo può portarci lontano. La teologia, la filosofia e la fisica sono tutte facce del sapere umano. Nessuna può escludere le altre". E concludendo afferma: "Se il Papa stesso deciderà di visitare il CERN non spetta a me deciderlo. Ma lui sa di aver ricevuto un invito. Sarebbe un ospite molto gradito". Recentemente Heuer ha partecipato, assieme ai migliori fisici del mondo, ad un incontro di scienziati organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano e intitolato “Subnuclear Physics: past, present and future”.
UCCR
"FAREMO INCONTRARE IL PAPA CON LA PARTICELLA DI DIO"
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L'attualità del Papa e della Santa Sede da oggi in francese con il nuovo canale di YouTube: l'impegno della Chiesa nell'uso delle nuove tecnologie
Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano arricchiscono la loro offerta su YouTube. A partire da oggi è possibile accedere all’attualità del Papa e della Santa sede in video sul nuovo canale di YouTube anche in lingua francese: www.youtube.com/vaticanfr. “Questo canale – si legge in un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - completa un’offerta che esiste già in italiano, inglese, tedesco e spagnolo. Alla sinergia fra CTV e Radio Vaticana si aggiunge in questo caso la partecipazione attiva della televisione cattolica francese KTO, che assicura la versione francese dei brevi reportages in video sui principali appuntamenti pubblici del Papa Benedetto XVI inseriti ogni giorno sul nuovo canale VaticanFR di YouTube”. “La Chiesa Cattolica – conclude la nota - dimostra così ancora una volta il suo impegno nell’uso delle nuove tecnologie, che permettono di portare sempre più vicini ai fedeli la voce e gli insegnamenti del Papa”.
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