lunedì 23 luglio 2012

Il Papa: gli Istituti secolari alimentino sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo abbracciando con carità le ferite del mondo e della Chiesa

Gli Istituti secolari alimentino “sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo” abbracciando “con carità le ferite del mondo e della Chiesa”: è questo il cuore del messaggio inviato da Benedetto XVI ai membri degli Istituti secolari, riuniti ad Assisi fino al 26 luglio per il loro Congresso, dedicato al tema “In ascolto di Dio ‘nei solchi della storia’: la secolarità parla alla consacrazione”. “Uomini e donne capaci di uno sguardo profondo e di buona testimonianza dentro la storia”: così Benedetto XVI definisce i consacrati, nel messaggio inviato loro tramite il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. In un tempo come quello attuale, che “pone alla vita e alla fede interrogativi profondi”, scrive il Papa, guardando allo Spirito Santo i consacrati possono seguire la propria vocazione, ovvero “stare nel mondo assumendone tutti i pesi e gli aneliti, con uno sguardo umano che coincida sempre più con quello divino”. In questo senso, infatti, sottolinea il Santo Padre, l’identità dei consacrati rivela la loro importante missione nella Chiesa, ovvero “aiutarla a realizzare il suo essere nel mondo”, perché attraverso la “teologia della storia, parte essenziale della nuova evangelizzazione”, gli uomini di oggi possono ritrovare quello sguardo “veramente libero e pacifico sul mondo” di cui hanno bisogno. Di qui, il richiamo centrale che il Papa fa al fatto che “la relazione tra Chiesa e mondo” va vissuta “nel segno della reciprocità”, così che “non è solo la Chiesa a dare al mondo, contribuendo a rendere più umani” gli uomini e la loro storia, ma “è anche il mondo a dare alla Chiesa”, in modo che essa possa “comprendere meglio se stessa” e “vivere meglio la sua missione”. Poi, Benedetto XVI indica tre ambiti specifici in cui gli Istituti secolari devono puntare la loro attenzione: la “donazione totale” all’incontro personale con “l’amore di Dio”; la “vita spirituale”, definita “un punto fermo e irrinunciabile” che implica il “riportare a Cristo ogni cosa”, e che si alimenta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, “per costruire speranza e fiducia”. Infine, il Papa richiama l’importanza della formazione, intesa come l’educazione a “quella saggezza che è sempre consapevole della centralità umana e della grandezza del Creatore”. Questo tipo di cultura, evidenzia Benedetto XVI, rende laici e presbiteri “capaci di lasciarsi interrogare dalle complessità del mondo” di oggi e di “impegnarsi in un discernimento della storia alla luce della Parola di Vita”. Di qui, le esortazioni che il Pontefice lancia agli Istituti secolari, ovvero: essere “disponibili a costruire percorsi di bene comune, senza soluzioni preconfezionate, sempre pronti a mettere in gioco la propria vita”; essere creativi secondo lo Spirito Santo; alimentare “sguardi capaci di futuro e radici salde in Cristo”; “abbracciare con carità le ferite del mondo e della Chiesa”. L’obiettivo, in fondo, è quello di “vivere una vita gioiosa e piena, accogliente e capace di perdono, perché fondata su Gesù Cristo”.

Radio Vaticana

Le tre condizioni irrinunciabili della Fraternità San Pio X per il riconoscimento canonico, tra cui la libertà di criticare e correggere il Concilio

Il capitolo generale dei lefebvriani si è concluso da alcuni giorni, la Santa Sede aveva sollecitato una risposta da parte del gruppo tradizionalista, chiamato a sottoscrivere il preambolo dottrinale che avrebbe portato al riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X e alla piena comunione con Roma. Ma il percorso appare ancora in alto mare. Con una lettera datata 18 luglio, il segretario generale della Fraternità, don Christian Thouvenot, ha inviato a tutti i superiori dei distretti un riassunto della situazione dei rapporti con il Vaticano, mettendo nero su bianco quelle che sono considerate le condizioni irrinunciabili ("sine qua non") che la Fraternità ha stabilito e che richiede alle autorità romane prima del riconoscimento canonico. La prima condizione: "Libertà di custodire, trasmettere e insegnare la sana dottrina del Magistero costante della Chiesa e la verità immutabile della Tradizione divina; la libertà di difendere, correggere, riprendere, anche pubblicamente, i fautori di errori o delle novità del modernismo, del liberalismo, del Concilio Vaticano II e delle loro conseguenze". La seconda condizione: "L’uso esclusivo della liturgia del 1962. Custodire la pratica sacramentale che noi abbiamo attualmente (e incluso: ordinazioni, cresime, matrimoni). La terza condizione, "la garanzia di almeno un vescovo". Nella lettera sono citate anche altre tre condizioni, considerate però non vincolanti: la possibilità di avere tribunali ecclesiastici propri di prima istanza; l’esenzione delle case della Fraternità dal rapporto con i vescovi diocesani, una commissione pontificia per la Tradizione dipendente dal Papa, con la maggioranza dei membri e il presidente favorevoli alla Tradizione. Per quanto riguarda le tre condizioni considerate irrinunciabili, si comprende immediatamente come tutti i problemi siano rappresentati dalla prima. Dopo il Motu Proprio "Summorum Pontificum" è chiaro che i lefebvriani potrebbero continuare a celebrare con il vecchio rito, ed è anche evidente che, nel caso di regolarizzazione, non farebbe difficoltà la nomina di un nuovo vescovo. Sia in questa lettera che è stata divulgata ma non era destinata alla pubblicazione, sia nel comunicato conclusivo del capitolo generale, si parla di errori del modernismo e dello stesso Concilio Ecumenico Vaticano II. Nella risposta alle autorità romane, i lefebvriani non intendono chiudere la porta al dialogo, ma chiederanno altro tempo, nuovi contatti, ulteriori chiarimenti per arrivare a modificare il testo della dichiarazione dottrinale. Nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana la scorsa settimana si parlava dell’attesa per la risposta in vista della continuazione del dialogo. Ma non è facile immaginare che un testo discusso dai cardinali della Congregazione per la dottrina della fede, attentamente esaminato e poi approvato da Benedetto XVI, possa essere oggetto di nuove discussioni e di cambiamenti. "Il Concilio vaticano II è vincolante", ha affermato in un’intervista il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Müller. "Si può discutere della dichiarazione sul rapporto con i media, ma le affermazioni sugli ebrei, sulla libertà di religione, sui diritti umani hanno delle implicazioni dogmatiche. Quelle non si possono rifiutare senza pregiudicare la fede cattolica". Nella lettera inviata ai vescovi dopo il caso Williamson, nel 2009, Papa Ratzinger aveva scritto: "Non si può congelare l’autorità magisteriale della Chiesa all’anno 1962 – ciò deve essere ben chiaro alla Fraternità. Ma ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive". È l’ermeneutica della riforma nella continuità nella lettura del Vaticano II, che Benedetto XVI ha cercato di proporre subito dopo l’elezione. Rimanendo, al momento, inascoltato.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Segreteria di Stato: riprovazione per pubblicazioni non fondate sulla fuga di documenti riservati. Lombardi: nessun complice, solo persone ascoltate

Il quotidiano La Repubblica copia quasi letteralmente un servizio apparso più di una settimana fa sul giornale tedesco Die Welt e non ripreso da altre testate per l’evidente infondatezza delle interpretazioni che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre. In una nota, la Segreteria di Stato esprime “ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre. Il fatto che non siano stati ancora resi noti i risultati delle indagini da parte delle autorità a ciò deputate – afferma la Segreteria di Stato - non legittima in alcun modo la diffusione di interpretazioni e tesi non fondate e false. Non è questa l’informazione a cui il pubblico ha diritto”. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, a sua volta, è molto duro sull’ennesima uscita del quotidiano italiano. L’articolo indica tre persone come corresponsabili della vicenda: il card. Paolo Sardi, mons. Josef Clemens e la signora Ingrid Stampa. Se queste persone sono state ascoltate durante le indagini, sottolinea il portavoce vaticano, “non significa in alcun modo” che siano sospettate. Ed è un “fatto di estrema gravità” “gettare simili sospetti, con “il rimando in prima pagina del giornale”, su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre”. “La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone – prosegue il direttore della Sala Stampa vaticana - è sempre stata motivata dalla stessa ragione: il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo”.Padre Lombardi definisce poi “ipocrita” la seguente affermazione, “fatta per dovere”, che si legge nell’articolo: “Com’è ovvio, per tutti vale la presunzione di innocenza”. “Quanto a un loro ‘allontanamento’ dai loro incarichi – si precisa - il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell’articolo di Die Welt (lettera a cui La Repubblica fa riferimento solo indirettamente)”. “A questo punto – sottolinea il portavoce vaticano - è giusto far notare come l’informazione data in articoli di La Repubblica su tutta questa vicenda sia stata particolarmente – e direi inspiegabilmente – caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire”. Si ricordano alcune occasioni più evidenti: “La presunta intervista (mai esistita) con la moglie di Paolo Gabriele poco dopo l’arresto (27 maggio); l’intervista con un monsignore non identificato in cui si affermava l’esistenza di una (assolutamente inesistente) équipe di ‘relatori’ coordinata da una donna, che doveva riferire direttamente al Papa (28 maggio); l’articolo su un presunto ‘hacker’ (assolutamente inesistente) consulente informatico del Vaticano improvvisamente scomparso (14 giugno); l’indicazione di tre nomi di cardinali che sarebbero stati interrogati dalla Commissione cardinalizia (falso in tutti e tre i casi) (19 giugno). Ora – afferma padre Lombardi - questo articolo copiato in modo praticamente letterale dal tedesco una settimana dopo, che addita intenzionalmente come ‘complici’ tre persone degne di stima e rispetto sembra colmare la misura. In un tema complesso e delicato come questo – conclude il direttore della Sala Stampa vaticana - mi sembra che i lettori di uno dei più diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione”.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

Padre Lombardi smentisce categoricamente un articolo de La Repubblica pubblicato oggi

Il Papa in Libano. Illustrato a Beirut il viaggio: speriamo che porti la pace insieme alla forza di resistere, come cristiani, in Medio Oriente

A pochi giorni dalla sua presentazione, in Vaticano, oggi, presso la sede del Centro cattolico per l’informazione di Beirut, è stato illustrato alla stampa il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano (14-16 settembre). Insieme al Nunzio apostolico mons. Gabriele Caccia, e all’arcivescovo di Beirut, mons. Paul Matar, secondo quanto riporta il Franciscan Media center, erano presenti i rappresentanti del Comitato di preparazione della visita papale. "Il Libano è quasi pronto per accogliere Benedetto XVI - ha detto padre Marwan Tabet, del Comitato di preparazione - la preparazione è iniziata a marzo, con numerosi incontri tra autorità vaticane e i rappresentanti del palazzo presidenziale in Libano”. Padre Tabet ha poi dichiarato che “la visita sarà finanziata in parte dal governo libanese e in parte dalla Chiesa locale e da diversi donatori”. Una particolare cura è stata riservata ai media libanesi e alla loro preparazione per l’evento, grazie anche al sito www.lbpapalvisit.org. Padre Abdo Abu Kassem, direttore Centro cattolico per l’informazione ha affermato che è in allestimento una sala stampa per i giornalisti, per i 66 che arriveranno con il Pontefice e per gli altri del Libano e di altri paesi. E’ una grande occasione per noi accogliere il Papa - ha ribadito padre Kassem - un segno di pace. Speriamo che porti la pace per il Libano e per tutto il Medio Oriente, insieme alla la forza di resistere, come cristiani, in Libano e in Medio Oriente”. Anche l’arcivescovo di Beirut, mons. Matar, si è detto convinto che questo viaggio sarà “un messaggio rivolto, tramite il Libano, all’intero Medio Oriente. Aspettiamo il Papa e la sua parola per tutta la regione del Medio Oriente”.

SIR

Benedetto XVI nomina mons. Pier Luigi Celata vice camerlengo di Santa Romana Chiesa, finora segretario del dicastero per il dialogo interreligioso

Mons. Pier Luigi Celata (foto), arcivescovo titolare di Doclea e finora segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, è stato nominato oggi dal Papa vice camerlengo di Santa Romana Chiesa. Succede al card. Santos Abril y Castellò, diventato arciprete della basilica romana di Santa Maria Maggiore. Il nuovo vice camerlengo è nato a Pitigliano nel 1937 ed è stato consacrato vescovo nel 1986. Tra i vari ruoli ricoperti presso la Santa Sede, quello di segretario della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani e di presidente della Fondazione “Nostra Aetate” (che eroga aiuti e borse di studio a studiosi credenti di altre religioni per la conoscenza del cristianesimo). La figura del vice camerlengo si affianca a quella del cardinale camerlengo, in questo momento ricoperta dal card. Tarcisio Bertone, il cui scopo principale è di presiedere la cosiddetta “Sede Vacante” dopo la morte del Pontefice e fino alla fine del conclave. Come incarico più “ordinario”, il cardinale camerlengo amministra i beni temporali della Chiesa quando il Pontefice è in viaggio o assente.

SIR

Il Papa in Libano. Il sito ufficiale e il logo del viaggio apostolico di Benedetto XVI. Dai social network a You Tube, la mobilitazione sul web

Poco meno di due mesi separano il Libano, e tutto il Medio Oriente, dal viaggio apostolico di Benedetto XVI: il Santo Padre sarà infatti nel “Paese dei cedri” dal 14 al 16 settembre, per consegnare ai vescovi locali l’Esortazione Apostolica post-sinodale sul Medio Oriente. In vista dell’arrivo del Papa, dunque, fervono i preparativi anche sul mondo del web: è stato, infatti, attivato il sito Internet ufficiale del viaggio apostolico. Il sito è consultabile in arabo, inglese, francese ed italiano. A dominare l’homepage, è il logo scelto per l’evento (foto) che, come si legge sul sito, rappresenta “una colomba della pace che regge un ramoscello di ulivo”. E naturalmente il richiamo è al Papa, che tiene “saldamente in mano la Sede di San Pietro attraverso il messaggio veicolato a milioni di persone”. In particolare, la colomba “è diretta verso il Libano, il quale ‘più che un Paese, è un messaggio’, come ebbe a dire il Beato Papa Giovanni Paolo II durante il suo viaggio in Libano nel 1997”. Il Paese dei cedri, inoltre, è ritratto attraverso i colori della bandiera nazionale, il rosso e il verde, che campeggiano su uno sfondo bianco “simbolo della pace interiore e della purezza”. Infine, sul lato destro del logo, di fronte alla colomba, c’è la Croce, “ultima stazione, che simboleggia la salvezza e la redenzione”. Articolato in numerose sezioni, il sito Internet presenta il programma dei tre giorni di Benedetto XVI nel Paese; un’ampia biografia del Papa; una ricca pagina dedicata alle Chiese in Medio Oriente e una vasta scelta di fotografie che ritraggono il Santo Padre durante le celebrazioni eucaristiche. Ancora da riempire, naturalmente, è invece la sezione dedicata ai discorsi che il Papa pronuncerà durante il viaggio, mentre nell’area riservata alla stampa sono disponibili numerosi comunicati e diversi contatti per ulteriori informazioni. Ma il mondo del web non si ferma qui: lo stesso sito rimanda, infatti, ad apposite pagine create sui social network come Facebook e Twitter, che già hanno numerosi iscritti, mentre prossimamente verrà attivato anche uno speciale canale su You Tube. Insomma: il conto alla rovescia per accogliere Benedetto XVI in Libano è già iniziato e la data del 14 settembre è da “tenere a mente”, proprio come recita il banner scorrevole del sito ufficiale.

Radio Vaticana

www.lbpapalvisit.com/test2/public/italian/index.php

Il Papa: gli sposi cristiani siano il volto sorridente della Chiesa, i migliori messaggeri dell’amore nutrito dalla fede, riflesso dell'amore di Dio

Gli sposi cristiani siano “il volto sorridente della Chiesa, i migliori messaggeri dell’amore nutrito dalla fede”: questo il messaggio indirizzato da Benedetto XVI ai partecipanti all’11° Incontro internazionale del movimento di spiritualità coniugale “Equipes Notre Dame”, nato nel 1939 su iniziativa del sacerdote francese padre Henri Caffarel. L’evento, che si è aperto sabato a Brasilia, è incentrato sul tema “Osare il Vangelo”. È un messaggio di speranza quello che il Papa ha inviato, a firma del cardinale segretario di Stato Bertone, e letto durante la cerimonia inaugurale dell’Incontro: il Pontefice non nasconde “i problemi e le difficoltà che il matrimonio e la famiglia sperimentano oggi, circondati da un clima di crescente secolarizzazione”. Di fronte a tale realtà, dunque, sono proprio gli sposi cristiani a proclamare “le verità fondamentali sull’amore umano ed il suo significato più profondo”, ovvero, come diceva Paolo VI, “un uomo e una donna che si amano, il sorriso di un bambino, la pace di un focolare”, perché in tutto questo si intravede “il riflesso di un altro amore”, quello infinito di Dio. Certo, scrive il Papa, “questo ideale può sembrare troppo alto” ed è qui che le Equipes Notre Dame danno il loro contributo non solo incoraggiando la vicinanza ai sacramenti, ma anche proponendo “suggerimenti semplici e concreti per vivere nel quotidiano la spiritualità di sposi cristiani”. Un suggerimento in particolare sottolinea Benedetto XVI: “il dovere di sedersi”, ossia “l’impegno a mantenere periodicamente un tempo di dialogo personale tra i coniugi”, in cui gli sposi presentano ed ascoltano “con totale sincerità” i problemi “più importanti nella vita di coppia”. Tanto più, continua il Papa, che il mondo attuale, segnato da “individualismo, attivismo, fretta e distrazione” rende “essenziale” il dialogo “sincero e costante tra gli sposi”, così da evitare “incomprensioni che spesso finiscono in rotture insanabili”. Ricordando, poi, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che “ha offerto alla Chiesa un volto rinnovato del valore dell’amore umano e della vita coniugale e familiare”, il Santo Padre invita i coniugi cristiani ad “essere ilvolto sorridente e dolce della Chiesa, i migliori e più convincenti messaggeri della bellezza dell’amore sostenuto e nutrito dalla fede, dono di Dio offerto a tutti”, per “scoprire il senso della vita”. In corso fino al 26 luglio, l’11° Incontro internazionale delle “Equipes Notre Dame” ha visto una lunga preparazione, durata tre anni, alla quale hanno partecipato oltre 700 volontari. Più di 7mila i partecipanti all’evento ed oltre 400 i sacerdoti presenti, provenienti da tutto il mondo.

Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AI PARTECIPANTI ALL’XI INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE EQUIPES NÔTRE DAME (BRASILIA, 21-26 LUGLIO 2012)

Il Patriarca Kirill a Mario Monti: negli ultimi anni notevolmente migliorati i rapporti con la Chiesa Cattolica, posizioni simili su questioni morali

"Negli ultimi anni i rapporti con la Chiesa Cattolica romana sono notevolmente migliorati". Lo ha detto il patriarca di Mosca Kirill (nella foto con Benedetto XVI), incontrando a Mosca il presidente del Consiglio Mario Monti, in visita in Russia. Secondo le parole del Patriarca, "esiste unità di visione su molti punti, sul piano pastorale e morale. Ciò non significa che le questioni teologiche abbiano perso attualità, ma le questioni morali ci vedono su posizioni simili". "Insieme con la Chiesa Cattolica difendiamo i valori cristiani in tutto il mondo. La Chiesa Ortodossa russa ha sostenuto il governo italiano sulla questione del crocefisso", ha aggiunto Kirill, ricordando inoltre che Mosca e in particolare il Patriarcato ha "appoggiato l'iniziativa di sua eccellenza l'ambasciatore Antonio Zanardi Landi di pubblicare in russo il libro di Carlo Cardia" proprio in merito alla questione del crocefisso. Monti, dopo un'ora di incontro ha lasciato il monastero moscovita di Danilovskoe, residenza di Kirill, per iniziare una parte privata della visita.

TMNews

Ultime nomine in Curia hanno premiato persone di altre nazionalità, e anche nel futuro Concistoro i nuovi cardinali saranno quasi tutti non italiani

È stata una tornata di nomine all’insegna di una maggiore internazionalizzazione quella realizzata nella Curia romana da Benedetto XVI nel corso delle ultime settimane. Da una parte, la nomina del tedesco Ludwig Gerhard Müller al posto dello statunitense William J. Levada alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede e quella dell’italiano Vincenzo Paglia al posto del connazionale Ennio Antonelli alla presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia non hanno variato gli equilibri tra le nazionalità dei capidicastero della Curia. Dall’altra parte, però, in tre casi ecclesiastici italiani sono stati sostituiti da non italiani per importanti incarichi curiali. L’arcivescovo africano Protase Rugambwa è stato richiamato dalla Tanzania per prendere il posto del lombardo Pierluigi Vacchelli come segretario aggiunto di "Propaganda Fide". Il polacco Krzysztof J. Nykiel ha sostituito il vescovo francescano conventuale italiano Gianfranco Girotti come reggente della Penitenzieria Apostolica. Il padre bianco spagnolo e grande esperto di islam Miguel Angel Ayuso Guixot è subentrato infine all’arcivescovo toscano, ed ex nunzio, Pierluigi Celata, come segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Senza contare che l’arcivescovo domenicano francese Jean-Louis Bruguès ha lasciato l’incarico di segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica per sostituire il cardinale salesiano italiano Raffaele Farina come Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa (ufficio che comunque non fa parte della Curia romana in senso stretto). Di conseguenza, dopo questi cambiamenti, nei ruoli apicali della Curia romana propriamente detta (Segreteria di Stato, Congregazioni, Tribunali, Pontifici Consigli e tre uffici) gli italiani mantengono una solida maggioranza. Sono 13 su 28, il 46,4 per cento, Quando all’inizio del Pontificato, nel 2005, erano 7 su 27, il 25,9 per cento. Ma se si contano anche le figure dei numeri due (segretari e affini) la quota degli italiani è significativamente in calo. Ora sono 21 su 58, il 36,2 per cento. Mentre nel 2005 erano 42 su 83, il 41,8 per cento. Ed è in calo anche se si guarda alle figure dirigenziali minori (sottosegretari e affini): oggi 36 su 88, il 40,9 per cento, mentre nel 2005 erano 42 su 83, il 50,6 per cento. Negli organigrammi vaticani restano ancora da assegnare i ruoli di segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica (sembrava in pole position una candidatura statunitense ma il cardinale prefetto Zenon Grocholewski preferirebbe un latino americano di sua fiducia) e di sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, vacante dal 2010 con la scomparsa di mons. Eleuterio Fortino (ci sarebbe in corsa un italiano). Senza contare la carica di reggente della Casa Pontificia, dove l’attuale titolare, il vescovo Paolo De Nicolò, ha compiuto 75 anni a gennaio, e il candidato alla successione sarebbe l’efficiente padre rogazionista Leonardo Sapienza. Comunque, aldilà di queste caselle ancora da riempire, l'organigramma della Curia romana pare ora sostanzialmente stabilizzato per un paio di anni, visto che i prossimi a raggiungere l’età pensionabile dei 75 anni saranno nel 2013 i cardinali Angelo Amato (Cause dei santi), Manuel Monteiro de Castro (Penitenzieria), Antonio Maria Vegliò (Migranti) e Francesco Coccopalmerio (Testi Legislativi) e nel 2014 il card. Grocholewski. Ma per ciascuno di loro è prevedibile, come è consuetudine, un anno almeno di proroga. Resta l’incognita sul Segretario di Stato. Il card. Tarcisio Bertone compirà 78 anni il 2 dicembre e il biglietto di conferma che il Papa gli ha fatto pervenire alla partenza per Castel Gandolfo induce a pensare che non sia da attendersi una sua sostituzione entro breve termine. C’è tra l'altro da tener presente che Benedetto XVI ha mantenuto nel suo incarico il precedente Segretario di Stato, il card. Angelo Sodano, fino a 78 anni e dieci mesi. E nel caso che non voglia congedare Bertone prima di come ha fatto con Sodano, allora l’attuale "primo ministro" potrebbe rimanere al suo posto almeno fino a ottobre del prossimo anno. Questo prolungamento è reso ancor più plausibile dal fatto che riesce ancora difficile individuare la figura dell’ecclesiastico che il Papa, per stima, conoscenza, e consuetudine di rapporti personali, potrebbe chiamare vicino a sé al posto di Bertone. Il corollario di ciò sarebbe che anche il prossimo Concistoro potrebbe cadere con Bertone alla Segreteria di Stato, come avvenuto nei tre concistori precedenti del novembre 2007, del novembre 2010 e del febbraio 2012, mentre in quello del marzo 2006 c’era ancora Sodano. Il 26 luglio prossimo il cardinale americano James F. Stafford compirà 80 anni e il numero dei porporati con diritto di voto in conclave tornerà a 120. Ma nel corso del 2012, a motivo del raggiungimento degli 80 anni di altri sei cardinali, gli elettori scenderanno a 114 e nel corso del 2013, con altri dieci neo ottuagenari, il Sacro Collegio scenderà a 104 votanti. Così già alla fine di quest’anno e ancor di più nel prossimo ci potranno essere i numeri per un nuovo Concistoro, il quinto del Pontificato, in cui Benedetto XVI potrà distribuire nuove porpore. Una decina nel caso si celebri questo novembre, una ventina se nello stesso mese del 2013. In ogni modo si tratterà, con ogni probabilità, di un concistoro più internazionale dei precedenti. A fine 2012 infatti, se verrà applicata la regola non scritta che assegna la porpora solo laddove non sia presente un altro cardinale con diritto di voto, potranno essere premiate le sedi tradizionalmente cardinalizie di Bogotà (Jesus Ruben Salazar Gomez), Rio de Janeiro (il cistercense Orani Joao Tempesta), Seoul (Andrew Yeom Soo-jung), Manila (Luis Antonio Tagle) e/o Cebu (José Serofia Palma), Westminster (Vincent Nichols), Toledo (Braulio Rodriguez Plaza), Quebec (Gerald Cyprien Lacroix dell’Istituto secolare Pio X), Venezia (Francesco Moraglia). E alla fine del 2013 potranno ricevere la porpora anche Torino (Cesare Nosiglia), Sâo Salvador da Bahia (il dehoniano Murilo Sebastiao Ramos Krieger), Santiago del Cile (il salesiano Ricardo Ezzati Andrello), Malines-Bruxelles (André-Joseph Leonard), Kyiv-Halyc degli Ucraini (Sviatoslav Schevchuk). Nella Curia romana avranno sicuramente la porpora il tedesco Müller e il domenicano francese Bruguès. Mentre più ingarbugliata sarà la scelta di se e quali cardinali fare tra i presidenti dei Pontifici Consigli, ruoli che di per sé non prevedono la porpora. In corsa ci sono gli italiani Paglia e Rino Fisichella, quest'ultimo alla Nuova Evangelizzazione. Ma più anziani di loro in servizio ci sono l’italiano Claudio Maria Celli (alle Comunicazioni Sociali) e il polacco Zygmunt Zimowski (alla Pastorale Sanitaria).

Sandro Magister, www. chiesa