venerdì 24 giugno 2011

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Meeting tra la Fondazione Milano 2012 e il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il contributo della Lombardia

La Regione Lombardia ha deciso di stanziare 2 milioni di euro e di mettere a disposizione il 27° piano del Palazzo Pirelli per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012 e al quale parteciperà anche Benedetto XVI. E' quanto ha annunciato il presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, intervenendo oggi presso la Curia arcivescovile di Milano, all’incontro tra la Fondazione Milano Famiglie 2012 e il Pontificio Consiglio per la Famiglia, i due enti impegnati nell’organizzazione del prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”. Il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, introducendo il presidente Formigoni ha spiegato che è “una buona notizia l’impegno della Regione nei confronti dell’Incontro mondiale delle famiglie. Un interessamento variegato – ha aggiunto Tettamanzi – ma concreto”. La famiglia, ha ricordato l’arcivescovo, “sta a cuore alla Chiesa in modo particolare. Anche la società positivamente si deve interessare alla famiglia secondo tutti gli ambiti che la riguardano”.
“La famiglia – ha detto Formigoni – ha una rilevanza e una centralità non solo ecclesiale, ma sociale e politica. Nel governo della Regione abbiamo in tutti questi anni attuato questa impostazione con il varo di una legge sulla famiglia, il sostegno all’associazionismo familiare, l’aiuto alle madri, la conciliazione famiglia-lavoro. Vogliamo che l’appuntamento del 2012 possa incidere a livello internazionale sul futuro delle scelte politiche in tema di famiglia”. Formigoni ha infine ringraziato il card. Tettamanzi “per la grande paternità ed elevazione con cui svolge il suo ruolo di pastore ed è punto di riferimento costante non solo per i credenti, ma per l’intera comunità civile milanese e lombarda”. Il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, organismo vaticano incaricato dal Papa di organizzare con la diocesi di Milano l’incontro Mondiale delle Famiglie, ha concluso ringraziando Formigoni per il “lodevole impegno di Regione Lombardia: ciò dimostra la consapevolezza che la famiglia è un soggetto sociale di importanza fondamentale. La famiglia è di interesse pubblico, non un tema da circoscrivere alla sfera privata come vorrebbe la cultura dominante”. L’incontro tra la Fondazione Milano Famiglie 2012 e il Pontificio Consiglio per la Famiglia si è concluso con la comunicazione di mons. Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione, dell’impegno del Comune di Milano e della Provincia di Milano a sostenere l’Incontro Mondiale delle Famiglie e con la presentazione di mons. Franco Giulio Brambilla, co-presidente del comitato teologico pastorale dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, del programma del Congresso teologico pastorale, uno dei momenti qualificanti dell’Incontro del 2012.


Zenit

L'ambasciatore israeliano: un errore dichiarare che la Chiesa Cattolica, il Vaticano e il Papa si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei

“Sarebbe un errore dichiarare che la Chiesa Cattolica, il Vaticano e il Papa stesso si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei”: è quanto dichiarato dall’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy (nella foto con Benedetto XVI), in occasione della consegna della medaglia di “Giusto fra le nazioni” alla memoria del sacerdote orionino don Gaetano Piccinini, avvenuta ieri presso il Centro Don Orione di Roma. Durante la seconda guerra mondiale e soprattutto durante l’occupazione nazista di Roma, Piccinini, operando con l’aiuto della rete delle case della Piccola Opera della Divina Provvidenza di S. Luigi Orione, riuscì a salvare molti ebrei, tra cui i componenti della famiglia di Bruno Camerini, richiedente ufficiale dell’onorificenza. “A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 – ha affermato Lewy – e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi tenuti da ordini religiosi hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di quei gesti”. Non solo non è vero che Chiesa Cattolica ed istituzioni si opponessero alla salvezza degli ebrei ma “è vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto”. “Il fatto che il Vaticano – ha aggiunto l’ambasciatore – non abbia potuto evitare la partenza del treno che portò al campo di sterminio, durante i tre giorni trascorsi dal rastrellamento del 16 ottobre fino al 18, può solo aver aumentato la volontà, da parte vaticana, di offrire i propri locali come rifugio per gli ebrei”. E’ vero, per Lewy, che “gli ebrei romani ebbero una reazione traumatica”. Essi, infatti, “vedevano nella persona del Papa una sorta di protettore e si aspettavano che li salvasse ed evitasse il peggio”. “Sappiamo tutti cosa è successo – ha affermato Lewy – ma dobbiamo riconoscere che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l’unico convoglio che i nazisti riuscirono ad organizzare da Roma verso Auschwitz”. Alla domanda dell'agenzia Zenit se queste considerazioni gettano uno sguardo diverso sulle polemiche che da parte ebraica hanno riguardato la figura di Papa Pio XII e l’iniziativa della sua beatificazione: “L’ebraismo non è un monolite – ha affermato Lewy – e ci sono opinioni diverse sul piano storico”. Senza entrare nella questione della Beatificazione che appartiene alla Chiesa Cattolica: “Ciò che noi sappiamo non ci permette di dire che sia tutto bianco o tutto nero ma sbaglia chi nega che il Vaticano, il Papa, e le istituzioni cattoliche non si siano adoperati per salvare gli ebrei”. Forse maggiori elementi potrebbero scaturire dall’apertura degli archivi vaticani “ma non ci si può aspettare la verità completa, perché in tempi così duri molte cose non potevano nemmeno essere scritte”. “E’ mia opinione personale – ha concluso l’ambasciatore – che la verità di quel tempo tragico nella sua interezza è nascosta e rimarrà tale”.

Zenit

Il Papa: a 60 anni dalla mia Ordinazione sacerdotale il 'Padrone della messe' conceda alla Chiesa e al mondo numerosi e ardenti operai del Vangelo



"Si avvicina anche la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo: in quel giorno renderò grazie al Buon Pastore, come ha ricordato il cardinale Sandri, nel 60° anniversario della mia Ordinazione sacerdotale. Sono molto riconoscente per la preghiera e l’augurio, di cui mi fate gradito dono. Vi chiedo di condividere la mia supplica al "Padrone della messe" (Mt 9,38) perché conceda alla Chiesa e al mondo numerosi e ardenti operai del Vangelo".

(Benedetto XVI, all’Assemblea della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali)

Il Papa ad Aquileia e Venezia. Riciclando il tendone del palco della Messa i detenuti di una cooperativa realizzano borse, cartelle e altri oggetti

Borse e cartelle ricavate dal tendone utilizzato per l'altare nella Messa all'aperto di Papa Benedetto XVI dello scorso 8 maggio al parco di San Giuliano di Mestre a Venezia. E' l'idea realizzata dai detenuti della cooperativa Rio Terà dei Pensieri di Venezia, che hanno riciclato e riadattato le tele della struttura e prodotto diversi oggetti di uso quotidiano: borse, cartelle, copri-quaderno, copri-libro, già disponibili e messi in vendita. "In un'ottica di intelligente 'riciclo' dei materiali utilizzati, che sin dall'inizio ha guidato gli organizzatori della visita - spiega il patriarcato di Venezia - le tele raffiguranti mosaici che hanno ricoperto l'abside e l'altare allestiti per la Messa con Benedetto XVI sono state affidate alla cooperativa Rio Terà dei Pensieri. E da parecchi giorni i detenuti che lavorano nel laboratorio di pelletteria sono impegnati a farne borse, cartelle ed altri oggetti utili". La coop veneziana opera da tempo nelle carceri, "attuando percorsi formativi e di inserimento lavorativo in attività produttive che cercano di restituire a uomini e donne una concreta possibilità di ripresa". I prezzi variano dai 15 ai 20 euro.

Adnkronos

FOTO

Benedetto XVI nomina mons. Giovanni Tani arcivescovo di Urbino. Nominato anche l'ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale

Benedetto XVI ha nominato oggi mons. Giovanni Tani, finora rettore del Pontificio Seminario Maggiore di Roma, nuovo arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado. La nomina è avvenuta dopo che il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi presentata per raggiunti limiti di età dal precedente arcivescovo, mons. Francesco Marinelli. Benedetto XVI ha anche nominato ordinario per gli armeni cattolici dell’Europa orientale l'arciprete Raphaël Minassian, dell’Istituto del Clero di Bzommar, assegnandogli la sede vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni, con il titolo di arcivescovo ad personam. L'arciprete, riferisce la Sala Stampa della Santa Sede dando la notizia della nomina, era fino a questo momento Esarca Patriarcale di Gerusalemme ed Amman per gli Armeni.

Ansa, Zenit

RINUNCE E NOMINE

Il Papa: i pastori e i fedeli in Cristo possano dimorare in Medio Oriente non come stranieri ma come concittadini. Non cessi l'assistenza ai rifugiati

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti all’Assemblea della Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.).
Il Papa ha rilevato, all'inizio del suo discorso, che oggi l’intera comunità cattolica cammina “sulle vie non facili della storia, tra grandi povertà spirituali e materiali del mondo per offrire la carità di Cristo e della Chiesa”. “La carità 'non avrà mai fine', dice l’Apostolo Paolo, ed è capace di cambiare i cuori e il mondo con la forza di Dio, seminando e risvegliando ovunque la solidarietà, la comunione e la pace. Sono doni affidati alle nostre fragili mani, ma il loro sviluppo è sicuro, perché la potenza di Dio opera proprio nella debolezza, se sappiamo aprirci alla sua azione, se siamo veri discepoli che cercano di esserGli fedeli”. Rivolgendosi ai partecipanti alla Riunione, ha quindi rivolto un appello: “Vi domando di fare tutto il possibile – anche interessando le autorità pubbliche con le quali siete in contatto a livello internazionale – perché in Oriente, dove sono nati, i pastori e i fedeli di Cristo possano vivere non come degli stranieri ma come concittadini che testimoniano Gesù Cristo, come lo hanno fatto prima di loro i santi del passato, figli essi stessi delle Chiese orientali. L’Oriente è giustamente la loro patria terrestre. E’ là che sono chiamati ancora oggi a promuovere, senza fare distinzioni, il bene di tutti, attraverso la loro fede. Deve pertanto essere riconosciuta una eguale dignità e una reale libertà ad ogni persona che professa questa fede, permettendo anche una fruttuosa collaborazione ecumenica e interreligiosa”. Quindi, parlando in inglese, ha rivolto il pensiero alla cosiddetta “primavera araba” nel Nord Africa e nel Medio Oriente. “Il Papa – ha aggiunto parlando - desidera esprimere la sua vicinanza, anche attraverso di voi, a coloro che soffrono e a coloro che cercano disperatamente di fuggire, aumentando così il flusso migratorio che rimane spesso senza speranza. Prego che continui la necessaria assistenza all’emergenza, ma soprattutto prego che sia esplorata ogni possibile forma di mediazione, in modo che cessi la violenza e che l'armonia sociale e la convivenza pacifica possano essere ripristinate, in rispetto dei diritti degli individui e delle comunità”. Parlando in tedesco, il Papa non ha poi mancato di ricordare, come segno delle sofferenze patite dai cristiani orientali, il terribile attacco terroristico alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad lo scorso ottobre, pochi giorni dopo il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Il Papa ha nuovamente condannato l’insensatezza di quell’atto di violenza, ricordando al contempo la fecondità del sangue dei martiri. Il Papa ha quindi concluso il suo discorso ricordando che si avvicina la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Evento che, quest’anno, coincide con una felice ricorrenza: “In quel giorno renderò grazie al Buon Pastore nel 60° anniversario della mia Ordinazione sacerdotale. Sono molto riconoscente per la preghiera e l’augurio, di cui mi fate gradito dono. Vi chiedo di condividere la mia supplica al 'Padrone della messe' perché conceda alla Chiesa e al mondo numerosi e ardenti operai del Vangelo”.

Radio Vaticana

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DELLA RIUNIONE DELLE OPERE IN AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI (R.O.A.C.O.) - il testo integrale del discorso del Papa

Benedetto XVI riceve il presidente del Montenegro. Firmato con il Segretario di Stato l'Accordo di base tra la Santa Sede e lo Stato balcanico

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il presidente del Montenegro, Igor Lukšić, giunto in Vaticano per la firma dell’Accordo di Base che fissa il quadro giuridico dei rapporti tra il Paese balcanico e la Santa Sede. In particolare, spiega una nota della Sala Stampa Vaticana, l’Accordo “riguarda il riconoscimento della personalità giuridica pubblica della Chiesa cattolica e delle sue principali istituzioni nell’ambito della società civile e suggella le ottime relazioni tra la Santa Sede e il Montenegro, stabilitesi fin dall’inizio dell’indipendenza del Paese”. Il testo dell’Accordo, che entrerà in vigore con lo scambio degli strumenti di ratifica, riguarda nello specifico la libertà e indipendenza nell’attività apostolica della Chiesa nel Paese e la regolazione delle materie di competenza specifica, nonché la libertà di culto e di azione nei campi culturale, educativo, pastorale e caritativo. Il testo si sofferma anche sulla gestione dei Seminari, come anche l’assistenza spirituale alle Forze Armate, nelle prigioni e negli ospedali.La firma sull’Accordo di base a nome della Santa Sede è stata posta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, mentre per il Montenegro è stato lo stesso presidente del Paese, Igor Lukšić, a siglare il documento. Nel corso delle conversazioni fra loro intercorse, c’è stato, prosegue la nota della Sala Stampa, “un fruttuoso scambio di opinioni su alcuni temi di attualità internazionale, nella prospettiva dell’integrazione europea ed euro-atlantica, soffermandosi sull’impegno del governo montenegrino per promuovere la pace e l’equilibro fra le popolazioni e le confessioni religiose presenti nel Paese. Inoltre, è stata confermata la volontà di proseguire il dialogo costruttivo sui temi di interesse comune per la Chiesa e per lo Stato”. Nel ricordare come nel 2006 la Santa Sede abbia riconosciuto il ritorno del Montenegro nella comunità Internazionale e quindi stabilito relazioni diplomatiche, il cardinale Bertone ha affermato nel suo discorso come, nei mesi scorsi, si sia “costatato con piacere il largo consenso politico” riguardo al documento. “La speranza – ha detto – è che ora si possa procedere presto alla discussione in parlamento e alla ratifica”. Il segretario di Stato ha voluto anche sottolineare come la Chiesa cattolica non ricerchi “privilegi, tantomeno a scapito delle altre confessioni”, ma intenda “semplicemente a definire il quadro giuridico dell’attività della Chiesa cattolica e dei suoi rapporti con l’Autorità civile, nel quadro del bene comune del Paese”. “E’ vivo desiderio della Sede Apostolica – ha concluso – che l’Accordo ispiri anche una rafforzata comprensione reciproca e una collaborazione ancora più fruttuosa tra le comunità religiose, per il bene del Paese in questa fase importante della sua storia”.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DI MONTENEGRO

FIRMA DELL’ACCORDO DI BASE TRA LA SANTA SEDE E IL MONTENEGRO

Crescono in Vaticano le voci sulla possibile indizione del Papa di un Concistoro per nuovi cardinali in autunno o nei primi mesi del 2012

Crescono in Vaticano le voci di un possibile Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in autunno; o, al più tardi, nei primi mesi del 2012. Si confermerebbe in questo modo la tendenza di Benedetto XVI a fare in modo da non lasciare mai il Collegio cardinalizio eccessivamente sguarnito, nel caso di un eventuale Conclave. Benedetto XVI ha compiuto nello scorso aprile 84 anni; amministra con molta cura le sue energie, ed è continuamente monitorato dalla sua équipe medica, che nelle settimane passate trovando alcuni valori degli esami troppo alti, gli avrebbe consigliato una dieta specifica; quindi si può ragionevolmente pensare che il suo regno continuerà. Ma è sempre un uomo ben oltre gli 80 anni, e con una cartella clinica alle spalle certamente non immacolata. Il massimo di cardinali votanti, cioè che non abbiano compiuto gli 80 anni, è di 120. Alla fine dell’anno in corso, fra sei mesi, i cardinali votanti saranno 105, salvo imprevisti. Che scenderanno a 99 entro il giugno del 2012, e a 92 entro la fine del 2012. Ecco perché è estremamente probabile che Papa Ratzinger distribuisca un certo numero di “berrette”, il tradizionale copricapo cardinalizio a breve scadenza. Anche perché l’ultimo Concistoro, quello del 20 novembre 2010, ha lasciato in lista d’attesa parecchi nomi, paesi e continenti. Il punto interrogativo più grande riguarda alcune diocesi, e nomi, eccellenti. Per esempio: New York, Torino, Firenze, Toledo, e Quebec. E’ stata una politica corrente, ma non sempre rispettata, da parte della Santa Sede quella di non fare cardinale il titolare di una diocesi se il suo predecessore, non più al governo della diocesi stessa, non ha ancora compiuto gli 80 anni, e quindi è escluso dal novero di coloro che potrebbero scegliere il futuro Papa. In Italia. Non sempre rispettata: quando venne nominato un nuovo arcivescovo a Genova, Angelo Bagnasco, ricevette la “berretta” anche se il suo predecessore, Tarcisio Bertone, era ben sotto gli 80 anni (lo è ancora), e lavorava in Vaticano come Segretario di Stato di Benedetto XVI. Però nell’ultima infornata di porporati Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, non è stato elevato al rango cardinalizio, anche se il suo predecessore Ennio Antonelli, ricopre un importante incarico in Vaticano. Una situazione analoga si presenta per Gerard Lacroix, arcivescovo del Quebec. Marc Ouellet, suo predecessore, è il prefetto della Congregazione per i vescovi. Così a Toledo Braulio Rodriguez Plaza ha un predecessore cardinale. Canizares LLovera, che però è in Vaticano, a guidare la Congregazione per il Culto Divino. Se la regola che è valsa per Bagnasco e Bertone venisse giudicata applicabile, anche per loro scatterebbe la nomina. Più complessa la situazione di Cesare Nosiglia a Torino: l’ex capitale sabauda ha già un cardinale, arcivescovo emerito, Severino Poletto, che compirà 80 anni nel 2013. Mentre è assai più probabile che riceva la berretta Timothy Michael Dolan, il battagliero arcivescovo di New York, e presidente della Conferenza dei vescovi Usa. E’ vero che ha un predecessore in diocesi, Edward Michael Egan, ma questi compirà 80 anni nell’aprile del 2012. Ed è nota la simpatia con cui Benedetto XVI guarda alla Chiesa statunitense, e a Dolan in particolare. Nella stessa situazione di Dolan ed Egan si trovano Vincent Nichols arcivescovo di Westminster, e il suo predecessore, Murphy O'Connor. Anche per Nichols è più che probabile una berretta. Una nomina quasi sicura, nel prossimo Concistoro è quella di Ricardo Ezzati il salesiano arcivescovo di Santiago; come quella di Bechara Rai il neo-eletto leader dei Maroniti in Libano. Ed è probabile che anche l’arcivescovo di Managua, Leopoldo José Brenes Solórzano. Ma senza contare la Curia, dove attendono la berretta i responsabili di alcuni dicasteri vecchi e nuovi (sicura quella per il Prefetto della Congregazione per i religiosi, il brasiliano João Braz de Aviz) aspettano un cardinale Taiwan e la Thailandia; e in Africa possono sperare, con incerta fortuna, alcuni paesi che ne sono sprovvisti: Angola, Mozambico, Uganda, Costa d’Avorio e Cameroun.

Marco Tosatti, Vatican Insider

La scelta 'verde' di Benedetto XVI: allo studio un modello ibrido di papamobile che consenta risparmio energetico. Potrebbe essere pronta a fine anno

La prossima papamobile potrebbe essere "verde". Il Vaticano ha annunciato infatti che Mercedes-Benz sta studiando un modello ibrido che consenta risparmio energetico per l'auto usata dal Papa. "Non sarà pronta per il viaggio del prossimo settembre in Germania, ma forse per la fine di quest'anno o per l'inizio dell'anno prossimo", ha detto il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi. Christian Anosowitsch, portavoce di Mercedes a Stoccarda non ha però confermato la notizia del possibile sviluppo del modello di papamobile, dicendo che l'azienda non è autorizzata a rivelare progetti futuri. "Al momento non c'è nessun ordine per costuire questo tipo di veicolo", ha spiegato infatti Anosowitsch. La svolta green data da Benedetto XVI al suo pontificato è un fatto assodato: la papamobile ecologica è infatti solo l'ultima in ordine di tempo delle scelte ecosostenibili del Papa, anticipate dal messaggio ecologista dell'Enciclica "Caritas in veritate" e dalla solarizzazione della copertura in cemento dell’Aula Paolo VI. Pare che il Benedetto XVI volesse inizialmente convertire la papamobile alla mobilità sostenibile con un'auto full-electric, ma il progetto sarebbe stato bloccato per motivi di sicurezza, dato che una vettura elettrica non assicurerebbe un'accensione rapida, necessaria in casi di emergenza. La scelta sarebbe quindi ricaduta su un modello ibrido: secondo il settimanale tedesco Wirtschaftswoche, la Mercedes realizzerà quindi una papamobile ibrida, integrando nel veicolo un motore a trazione elettrica e batterie ricaricabili agli ioni di litio che concederanno al mezzo un’autonomia di 30 km senza emissioni.

Tgcom

Il Papa a San Marino e Pennabilli. La mitria 'dimenticata', la musica che ha fatto breccia nel cuore di Benedetto, i biscotti portati in elicottero

Una sola dimenticanza in una giornata da ricordare. La mitra che Benedetto XVI ha utilizzato durante la Messa a Serravalle è infatti rimasta a San Marino. Uno strascico della storica visita alla diocesi che resterà negli annali. Don Marco Scandelli, vice parroco di Carpegna e liturgista della celebrazione di domenica, racconta il curioso dietro le quinte. "Il giorno successivo mi hanno chiamato dal Vaticano preoccupati perché non riuscivano a trovare la mitra, il copricapo con lo stemma del Papa — svela don Marco —. Era rimasto nella scatola della casula usata durante la messa. Ma mentre quest’ultima era un dono alla diocesi, la mitra sarebbe dovuta ripartire con il legittimo proprietario". E così in questi giorni San Marino ha conservato il prezioso copricapo papale. "La mitra è stata custodita nella Basilica di San Marino, provvederò io stesso a riportarla in Vaticano". Ma don Marco racconta altri momenti singolari. "Tutta la visita è stata fuori dagli schemi - spiega il sacerdote -. A cominciare da sabato sera. Mentre eravamo a cena i gendarmi ci hanno dato la prima notizia inattesa: il Santo Padre aveva chiesto di fare colazione in elicottero e non in Vaticano come fa solitamente per potersi riposare un po’ di più". Ma anche la musica ha fatto breccia nel cuore e nella sensibilità di Benedetto XVI. "Il Papa ha apprezzato molto le scelte fatte. In particolare il primo canto ‘Te lodiamo Trinità’, un canto di origine tedesca che lo ha fatto sentire come a casa, nella sua Baviera. Stessa reazione che ha avuto nell’incontro con i giovani: fra le proposte della commissione pastorale giovanile c’era ‘Gloria a Dios’, un brano in spagnolo della Missa Criolla, composto negli anni Sessanta da Ariel Ramirez. Quando l’ho visto ho subito pensato che sarebbe stata un’occasione per proporre qualcosa di bello ai giovani. Mentre eravamo lì tuttavia osservando il Papa pensavo: ‘Ho sbagliato tutto’. Non appena il coro ha finito il Papa si è lasciato andare in un lungo applauso. Soltanto alla fine mi è stato detto che è uno dei canti che preferisce. Inconsapevolmente gli abbiamo fatto un grande regalo". Chiudiamo la rassegna con un’ultima chicca. "Al momento del congedo il Papa, evidentemente molto stanco, ha chiesto di poter rientrare subito in Vaticano. Gli organizzatori però hanno voluto che si fermasse davanti ai doni preparati in sagrestia assieme ad un piccolo buffet. Ecco, proprio mentre si dirigeva verso i regali ad un certo punto è tornato indietro per prendere alcuni biscotti, le famose ofelle. Vedere il Papa con l’aranciata in mano e mangiare con gusto dei dolcetti (tanto che ha chiesto di poterseli portare con sé in elicottero) è stato molto divertente. E’ un’immagine che non si cancellerà mai dalla mia mente".

Emanuele Maffei, Il Resto del Carlino

A 50 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II e a 20 anni dal Catechismo della Chiesa Cattolica il Papa potrebbe proclamare il 2012 Anno della Fede

La fede, la speranza e la carità sono le tre virtù che la Chiesa dice teologali. Delle virtù che sono accessibili all’uomo per grazia di Dio e che i catechisti, molto spesso, almeno in Francia, non insegnano più da molto tempo. Alla speranza cristiana, Papa Benedetto ha già dedicato un'Enciclica, "Spe salvi", pubblicata nel novembre 2007. Un po’ meno di due anni prima, nel gennaio 2006, il Papa aveva emesso la sua prima Enciclica, dedicata alla carità, "Deus caritas est". Da lì a immaginare che il Papa teologo stia attualmente mettendo a punto un testo magisteriale sulla fede, c'è solo un passo. Non è impossibile che Benedetto XVI si dedichi un giorno, nella quiete della sua residenza estiva a Castel Gandolfo, a impostare nella sua scrittura minuscola un'Enciclica sulla fede, ma è più probabile che scelga di dedicargli un anno speciale. Il 2012, potrebbe essere proclamato come l'Anno della Fede della Chiesa universale. Poiché vi è stato un Anno Paolino per celebrare il millennio della nascita dell'Apostolo delle genti, o un Anno Sacerdotale in occasione del 150 anniversario della morte del Curato d'Ars, la Chiesa potrebbe presto entrare in un anno di Fede. Questo anno speciale si baserà in particolare sul 20° anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Un importante lavoro che ben conosce Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scritto sotto la sua supervisione nel corso di sei anni. Sommario della dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede e la morale, il Catechismo è uno dei frutti più a lungo respiro del Concilio Vaticano II. Nel 1985, riuniti nel Sinodo in Vaticano vent’anni dopo il Concilio, i vescovi di tutto il mondo avevano chiesto a Giovanni Paolo di promuovere la realizzazione di questo catechismo. Logicamente, l'Anno della Fede dovrebbe contare anche su un altro giubileo. Nel mese di ottobre 2012, quando i vescovi di tutto il mondo si riuniranno attorno al Papa per un Sinodo sulla nuova evangelizzazione, la Chiesa celebrerà il 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, aperto formalmente da Giovanni XXIII, 11 ottobre 1962. Non è un caso che 30 anni dopo, la stessa data è stata scelta da Giovanni Paolo II per la pubblicazione della Costituzione apostolica “Fidei depositum” per la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Paolo VI aveva già proclamato un Anno della Fede, due anni dopo la fine del Concilio. Ma Benedetto XVI a Roma come nelle varie missioni, continua a sottolineare l'urgenza di ri-presentare la fede ai nostri contemporanei. Domenica scorsa, visitando la piccola Repubblica di San Marino, ha deplorato il fatto che molti hanno "iniziato a sostituire la fede e i valori cristiani con presunte ricchezze, che si rivelano, alla fine, inconsistenti e incapaci di reggere la grande promessa del vero, del bene, del bello e del giusto". E meno di una settimana prima, aprendo il convegno diocesano in San Giovanni in Laterano, il Vescovo di Roma aveva messo in guardia: "La parola della fede rischia di rimanere muta, se non trova una comunità che la mette in pratica, rendendola viva ed attraente". Cinquant’anni dopo l'inizio del Concilio, 20 anni dopo la pubblicazione del Catechismo, un nuovo Anno della Fede non sarà superfluo.

Antoine-Marie Izoard, Vatican Insider