domenica 25 marzo 2012

Il Papa a Cuba. Centinaia di giovani si preparano ad accogliere Benedetto XVI. Volantini e programmi distribuiti per la Messa in piazza Antonio Maceo

Alla vigilia dall'arrivo di Papa Benedetto XVI a Cuba, la Casa Pastorale “Giovanni Paolo II” dell'arcidiocesi di Santiago de Cuba brulica di attività. Gruppi di giovani cattolici aiutano a preparare i cartelli di benvenuto ed organizzano la distribuzione delle credenziali, delle magliette e dei cappellini che identificheranno centinaia di volontari responsabili dell'accoglienza. “Stiamo lavorando sugli aspetti logistici della Messa papale a Santiago”, spiega il diacono Humberto González, che dirige la Commissione Diocesana per le Missioni. González ribadisce che nella piazza Antonio Maceo, dove il Papa celebrerà domani l'Eucaristia, verranno distribuiti 41.320 dépliant e lo stesso numero di programmi per la liturgia, con le preghiere e i canti. Il volantino, intitolato “Stringi la mano con il tuo fratello", è lo stesso che sta circolando in tutte le comunità cattoliche dell'isola a partire dal Mercoledì delle Ceneri. Nel dépliant si invitano i fedeli a vivere e compiere atti di misericordia durante il tempo della Quaresima. Centinaia di volontari, identificati da una maglietta e un cappellino bianco, formeranno, quindi, i cordoni di sicurezza durante la celebrazione. Le magliette portano il logo con l'immagine della Vergine in azzurro e il motto “La carità ci unisce”, oltre al messaggio “Pellegrino della carità”. Ieri, nella Casa pastorale, Julita Soler ha ritagliato le credenziali con un gruppo di giovani. Julita, che appartiene a vari gruppi della pastorale diocesana, ha dichiarato che è qualcosa che “ci arricchisce”. Sposata da pochi anni, l'appartenenza ad un gruppo di coppie sposate è molto importante. “La vita attorno a noi spesso non condivide i nostri ideali del matrimonio, ma il gruppo sì. Ci sono delle coppie con più esperienza che ti aiutano”. La religiosa clarettiana Beatriz Cecilia Medina passa tutta la giornata con i giovani volontari. E' la coordinatore della Pastorale Giovanile nell'arcidiocesi di Santiago de Cuba e ha affermato che il lavoro deve essere completato entro sabato 24 marzo, dato che “a partire dal 25 i giovani si dedicheranno ad accogliere la gente che arriverà in treno e in autobus”. Uno dei giovani volontari, Luis Javier Mediaceja, non aveva potuto collaborare così direttamente nei preparativi, quando Giovanni Paolo II visitò l'isola nel gennaio del 1998. “Ero molto giovane, ma ora ho più senso di responsabilità” dichiara. Battezzato da piccolo e membro della parrocchia di Santa Teresita, a Santiago, dice che è importante per i giovani partecipare, "perché ci motiva come cristiani e come cattolici ad integrarci più nella nostra Chiesa”. Luis ritiene che la visita del Papa cambierà le aspettative dei giovani. Camilo Fabra ha lavorato per dieci anni nella pastorale giovanile e adesso lavora nella formazione e cultura con i Fratelli Cristiani. Nel 1998 era impegnato nel comitato d'accoglienza di Giovanni Paolo II e oggi fa lo stesso per dare il benvenuto a Benedetto XVI e, come da lui affermato, "sperimenta la stessa gioia e motivazione di allora nel ricevere il Santo Padre". “Vogliamo – conclude - che la gente possa esprimere la propria fede e che noi possiamo regalare un po' della fede che abbiamo a chiunque ne voglia”.

Araceli Cantero Guibert, Zenit

Il Papa: Madre del vero Dio invita a rimanere con fede e carità sotto la sua ombra per superare ogni male e instaurare società più giusta e solidale

Poco dopo mezzogiorno, al termine della Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre Benedetto XVI ha guidato la recita dell’Angelus con i fedeli presenti al Parque del Bicentenario di León. "Ricordando l'Annunciazione del Signore, i nostri occhi si dirigono spiritualmente fino al colle del Tepeyac, al luogo dove la Madre di Dio, sotto il titolo di ‘la sempre vergine santa Maria di Guadalupe’, è onorata con fervore da secoli, quale segno di riconciliazione e della infinita bontà di Dio per il mondo", ha affermato il Santo Padre, alla recita dell’Angelus. "I miei predecessori sulla Cattedra di San Pietro – ha continuato - la onorarono con titoli speciali come Signora del Messico, Celeste Patrona dell’America Latina, Madre e Imperatrice di questo Continente. I suoi fedeli figli, a loro volta, che sperimentano il suo aiuto, la invocano, pieni di fiducia, con nomi affettuosi e familiari come Rosa del Messico, Signora del Cielo, Vergine ‘Morena’, Madre del Tepeyac, Nobile ‘Indita’". Poi ha affermato: "Non dimenticate che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù". Perciò, "amarla significa impegnarsi ad ascoltare il suo Figlio; venerare la Guadalupana significa vivere secondo le parole del frutto benedetto del suo seno". "In questi momenti - ha sostenuto Benedetto XVI - in cui tante famiglie si ritrovano divise e costrette all’emigrazione, molte soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori o della criminalità, rivolgiamoci a Maria alla ricerca di conforto, vigore e speranza. È la Madre del vero Dio, che invita a rimanere con la fede e la carità sotto la sua ombra, per superare così ogni male e instaurare una società più giusta e solidale". Con questi sentimenti, il Papa ha posto "nuovamente sotto il dolce sguardo di Nostra Signora di Guadalupe questo Paese e tutta l’America Latina e i Caraibi" e ha affidato ciascuno dei suoi figli "alla Stella della prima e della nuova evangelizzazione, che ha animato con il suo amore materno la storia cristiana di queste terre, dando caratteristiche particolari ai grandi avvenimenti della loro storia, alle loro iniziative comunitarie e sociali, alla vita familiare, alla devozione personale e alla Misiòn continental che ora si sta svolgendo in queste nobili terre". "In tempi di prova e dolore - ha concluso il Papa - , Ella è stata invocata da tanti martiri che, al grido ‘Viva Cristo Re e Maria di Guadalupe’, hanno dato una perenne testimonianza di fedeltà al Vangelo e di dedizione alla Chiesa". "Supplico ora che la sua presenza in questa cara Nazione – ha concluso - continui a richiamare al rispetto, alla difesa e alla promozione della vita umana e al consolidamento della fraternità, evitando l’inutile vendetta ed allontanando l’odio che divide". Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre si è recato verso l’immagine della Vergine di Guadalupe per un momento di preghiera. Con la Benedizione finale, il Papa ha benedetto 91 riproduzioni della Madonna di Guadalupe destinate a ciascuna delle diocesi del Messico.

SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (VI) - il testo integrale delle parole del Papa

Il Papa: regno di Cristo si fonda su un potere più grande che conquista i cuori, l'amore di Dio che ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità

Nell'omelia della Messa al Parque del Bicentenario, Papa Benedetto XVI, dopo aver ringraziato l'arcivescovo di Leon, e tutto l'Episcopato messicano e gli altri Vescovi qui presenti, in particolare quelli che provengono dall'America Latina e dai Caraibi, e le Autorità, ha affermato che l’invocazione del Salmo responsoriale ‘Crea in me, Signore, un cuore puro’ “mostra la profondità con la quale dobbiamo prepararci per celebrare, la prossima settimana, il grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore. Questo ci aiuta anche a guardare nel profondo del cuore umano, specialmente nei momenti che uniscono dolore e speranza, come quelli che attraversa attualmente il popolo messicano ed anche altri popoli dell'America Latina”. Il Papa ha ricordato che “la storia di Israele narra anche grandi gesta e battaglie, ma nel momento di affrontare la sua esistenza più autentica, il suo destino più decisivo, cioè la salvezza, più che nelle proprie forze, ripone la sua speranza in Dio che può ricreare un cuore nuovo, non insensibile e arrogante. Questo può ricordare oggi ad ognuno di noi ed ai nostri popoli che, quando si tratta della vita personale e comunitaria, nella sua dimensione più profonda, non basteranno le strategie umane per salvarci. Si deve ricorrere anche all'unico che può dare vita in pienezza, perché Egli stesso è l'essenza della vita ed il suo autore, e ci ha fatto partecipi di essa attraverso il suo Figlio Gesù Cristo”. Commentando il vangelo di questa domenica il Papa ha spiegato che Gesù, rispondendo ai greci dice che ‘è venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato’. Ma cosa c’entra la glorificazione di Gesù con la richiesta di incontrarsi con Lui?, domanda il Papa: “In realtà c'è una relazione. Qualcuno potrebbe pensare che Gesù si sentisse glorificato perché andavano da Lui i pagani; qualcosa di simile all'applauso della moltitudine che dà ‘gloria’ ai grandi del mondo, diremmo oggi...La risposta di Gesù, che annuncia la sua passione imminente, dice che un incontro occasionale in quei momenti sarebbe superfluo e forse ingannevole. Quello che i greci vogliono vedere, in realtà lo vedranno innalzato sulla croce, dalla quale Egli attirerà tutti a sé”.Questo, ha insistito il Papa, è stato anche il modo “in cui Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego. Non come un eroe portentoso da leggenda, ma come il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza e della prossimità, il Creatore del Cielo e della Terra”. "Venendo qui ho potuto avvicinarmi al monumento a Cristo Re, in cima al 'Cubilete’. Il mio venerato predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, benché lo desiderasse ardentemente, non poté visitare questo luogo emblematico della fede del popolo messicano, nei suoi viaggi a questa cara terra. Sicuramente oggi si rallegrerà dal cielo che il Signore mi abbia concesso la grazia di poter stare ora con voi, così come avrà benedetto i tanti milioni di messicani che hanno voluto venerare, recentemente, le sue reliquie in tutti gli angoli del Paese". Nel monumento a Cristo Re, ha osservato il Papa, "le corone che lo accompagnano, una da sovrano ed un'altra di spine, indicano che la sua regalità non è come molti la intesero e la intendono. Il suo regno non consiste nel potere dei suoi eserciti per sottomettere gli altri con la forza o la violenza. Si fonda su un potere più grande, che conquista i cuori: l'amore di Dio che Egli ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza". Questa è "la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare. Per questo è giusto che, innanzitutto, questo santuario sia un luogo di pellegrinaggio, di preghiera fervente, di conversione, di riconciliazione, di ricerca della verità e accoglienza della grazia. A Lui, a Cristo, chiediamo che regni nei nostri cuori, rendendoli puri, docili, pieni di speranza e coraggiosi nella loro umiltà". Anche oggi, da questo parco, con il quale si vuole ricordare il bicentenario della nascita della Nazione messicana, "chiediamo a Cristo un cuore puro, dove egli possa abitare come Principe della pace". "In Aparecida, i vescovi dell'America Latina e dei Caraibi – ha ricordato il Pontefice - hanno colto con lungimiranza la necessità di confermare, rinnovare e rivitalizzare la novità del Vangelo, radicata nella storia di queste terre". "La 'Misión Continental' che si sta portando avanti, diocesi per diocesi, in questo Continente, ha precisamente l’obiettivo di far arrivare questa convinzione a tutti i cristiani e alle comunità ecclesiali, affinché resistano alla tentazione di una fede superficiale e abitudinaria, a volte frammentaria ed incoerente. Anche qui si deve superare la stanchezza della fede e recuperare 'la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere'". Questo si vede molto bene "nei Santi, che si dedicarono completamente alla causa del Vangelo con entusiasmo e con gioia, senza badare ai sacrifici, anche quello della propria vita". In questo senso, l’"Anno della fede", convocato per tutta la Chiesa, "è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo".

Korazym.org, SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (V) - il testo integrale dell'omelia del Papa

Mezzo milione di fedeli per la Messa nel Parque del Bicentenario. Durante il giro in papamobile Benedetto XVI indossa il tradizionale sombrero

Questa mattina, lasciato il Colegio Miraflores, il Santo Padre si è trasferito in elicottero al Parque del Bicentenario di León per la celebrazione eucaristica. Durante il trasferimento, l’elicottero ha sorvolato il Santuario del "Cristo Rey", costruito sulla cima del "Cerro del Cubilete", centro geografico del territorio messicano. Accolto all’eliporto dal Governatore dello Stato di Guanajuato, Juan Manuel Oliva Ramírez e dal sindaco del Municipio di Silao, Juan Roberto Tovar Torres, che gli ha consegnato le chiavi della città, il Papa ha compiuto un lungo giro panoramico nel Parque del Bicentenario, dove erano presenti ben cinquecentomila persone. Nell'area allestita dallo stato di Guanajuato, culla della lotta nazionale messicana, per commemorare i 200 anni dell'indipendenza del Paese, il Papa ha celebrato la Messa con 250 tra cardinali, vescovi del Messico, presidente delle 22 Conferenze Episcopali latino-americane e dei Caraibi, vescovi di tutto il continente americano, oltre che con tremila sacerdoti. L'arrivo del Pontefice ha suscitato scene di grande entusiasmo tra la popolazione. Entusiasmo che Benedetto XVI ha ulteriormente acceso durante il giro in "papamobile" tra i fedeli in festa, indossando il sombrero, il tradizionale copricapo messicano: tra le centinaia di migliaia di persone che lo hanno acclamato e festeggiato, una è riuscita a fargli arrivare un sombrero che Papa Ratzinger ha subito indossato tra gli applausi dei presenti. Tra le 500mila persone che lo hanno accolto festanti, anche il presidente federale Felipe Calderon, che sta seguendo momento per momento la permanenza del Pontefice nel Paese. L'arcivescovo di Leon, mons. Josè Martin Rabago, nel salutare il Papa prima della Messa, ha denunciato il clima di "violenza e morte" vissuto in Messico negli ultimi anni. Una "drammatica realtà" che "ha origini perverse che la alimentano": "La povertà - ha elencato il presule -, la mancanza di opportunità, la corruzione, l'impunità, la carente applicazione di giustizia e il cambiamento culturale che porta alla convinzione che questa vita ha senso soltanto se permette di accumulare beni e potere velocemente e senza badare alle conseguenze". Rabago ha ricordato anche la "grave crisi di moralità", il fatto che "si è debilitata e relativizzata l'esperienza religiosa in alcuni settori del nostro popolo, con gravi conseguenze nell'esperienza e applicazione dei valori morali".

La Repubblica.it

Padre Lombardi: un milione di persone ha festeggiato Benedetto XVI tra Leon e Guanajuato. Il Papa ha sempre operato per la verità e la trasparenza

Un milione di persone ha salutato e festeggiato oggi Benedetto XVI tra Leon e Guanajuato, sia nelle due città, che lungo la strada di collegamento percorsa dal corteo del Papa. Lo ha riferito il portavoce della Sala stampa vaticana al seguito del Papa, padre Federico Lombardi, in un briefing a Leon con la stampa. Nell’incontro con i giornalisti il padre Lombardi ha sottolineato il calore e l’allegria dell’incontro di Benedetto XVI con bambini a Guanajato; l’educazione culturale, morale e della coscienza dei giovani come unica via indicata dal Papa per combattere la violenza, ha escluso un incontro del Pontefice con i candidati presidenziali ed un possibile incontro a Cuba con il presidente venezuelano Chavez ed ha riaffermato che in relazione al tema della libertà religiosa, la Chiesa non chiede privilegi ma di partecipare alla vita della società messicana. Padre Lombardi, che ha confermato l’incontro di Benedetto XVI con le famiglie delle vittime del terrorismo e del narcotraffico, ha poi escluso un incontro con le vittime della pedofilia. Quando questi sono avvenuti in altri Paesi, ha ricordato, “erano stati richiesti dai vescovi, c’era stata una preparazione, ed erano inseriti in un processo di dialogo ed assistenza in cui la Chiesa era coinvolta. Comunque – ha affermato padre Lombardi – in alcuni viaggi del Papa gli incontri ci sono stati, in altri no, come in Portogallo e in Francia”. Da parte delle vittime, secondo il portavoce vaticano, c’è stata una certa ‘aggressività’ nel chiedere l’incontro. “E anche una certa ambiguità – ha sottolineato - : si diceva di voler incontrare il Papa, ma non lo si voleva ascoltare in un dialogo profondo, di spiritualità”. “E’ ingiusto parlare di Benedetto XVI come di un Papa che ha operato contro la verità e contro la trasparenza” ha detto padre Lombardi che ha così respinto fermamente l’accusa secondo cui l’allora card. Ratzinger fin dal 1998 fosse al corrente degli abusi commessi da Maciel, poi sospeso ‘a divinis’ dallo stesso Benedetto XVI. “Questo vale anche per Giovanni Paolo II – ha aggiunto -. Non aveva coscienza della doppia vita, del lato oscuro di Maciel. Su questo c’è stata anche una solenne dichiarazione nel corso del processo di beatificazione”. “ I due Papi – ha concluso padre Lombardi – sono sempre stati per la verità e la trasparenza su questo tema.

Radio Vaticana

Il Papa: invito a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia

Conclusa la visita di cortesia al presidente federale, il Papa, accompagnato dall’arcivescovo di León mons. José Guadalupe Martín Rábago e da quattro bambini, si è affacciato dal balcone centrale del Palazzo presidenziale per un breve saluto e una benedizione ai bambini e ai fedeli radunati nella Plaza de la Paz. “Cari bambini, sono felice di potervi incontrare e di vedere i vostri volti allegri che riempiono questa bella piazza. Voi occupate un posto molto importante nel cuore del Papa. E in questo momento desidero che lo sappiano tutti i bambini del Messico, particolarmente quelli che sopportano il peso della sofferenza, l’abbandono, la violenza o la fame, che in questi mesi, a causa della siccità, si è fatta sentire fortemente in alcune regioni”. “Grazie per questo incontro di fede, per la presenza festosa e la gioia, che avete espresso con i canti – ha detto il Pontefice -. Oggi siamo pieni di giubilo, e questo è importante. Dio vuole che siamo sempre felici. Egli ci conosce e ci ama. Se lasciamo che l’amore di Cristo cambi il nostro cuore, allora noi potremo cambiare il mondo. Questo è il segreto della felicità autentica”. “Questo luogo nel quale ci ritroviamo – ha aggiunto - ha un nome che esprime l’anelito presente nel cuore di tutti i popoli: ‘la pace’, un dono che proviene dall’Alto. ‘La pace sia con voi’. Sono le parole del Signore risorto. Le ascoltiamo in ogni messa, e oggi risuonano di nuovo qui, con la speranza che ciascuno si trasformi in seminatore e messaggero di quella pace per la quale Cristo donò la sua vita”. “Il discepolo di Gesù – ha ricordato ai bambini il Santo Padre - non risponde al male con il male, bensì è sempre strumento del bene, araldo del perdono, portatore di allegria, servitore dell’unità”. Gesù “vuole scrivere in ognuna delle vostre vite una storia di amicizia. Abbiatelo, allora, come il migliore dei vostri amici. Egli non si stancherà di dirvi di amare sempre tutti e di fare il bene. Voi lo ascolterete, se avrete sempre un rapporto assiduo con Lui, che vi aiuterà anche nelle situazioni più difficili”. Benedetto XVI ha, quindi, sottolineato: “Sono venuto perché sentiate il mio affetto. Ciascuno di voi è un regalo di Dio per il Messico e per il mondo. La vostra famiglia, la Chiesa, la scuola e chi ha responsabilità nella società devono lavorare uniti perché voi possiate ricevere come eredità un mondo migliore, senza invidie né divisioni”. Per questo, ha proseguito, “desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia”. “Voi, miei piccoli amici, non siete soli – ha sostenuto il Papa -. Contate sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa per condurre uno stile di vita cristiano. Partecipate alla Messa domenicale, alla catechesi, a qualche gruppo di apostolato, cercando luoghi di preghiera, fraternità e carità”. Così vissero, ha raccontato, “i Beati Cristobal, Antonio e Giovanni, i piccoli martiri di Tlaxcala, che conoscendo Gesù, al tempo della prima evangelizzazione del Messico, scoprirono che non esiste tesoro più grande di Lui. Erano piccoli come voi, e da loro possiamo imparare che non esiste età per amare e servire”. Il Pontefice ha poi confessato: “Avrei il desiderio di trattenermi più tempo con voi, ma devo già andarmene. Continueremo a rimanere uniti nella preghiera”. Di qui, allora, l’invito “a pregare sempre, anche a casa; così sperimenterete la gioia di parlare con Dio in famiglia. Pregate per tutti, anche per me. Io pregherò per voi, perché il Messico sia un focolare nel quale tutti i suoi figli vivano in serenità e armonia”. “Vi benedico di cuore e vi invito a portare l’affetto e la benedizione del Papa ai vostri genitori e fratelli, così come a tutti gli altri che vi sono cari. Che la Vergine vi accompagni. Molte grazie, miei piccoli amici!”, ha concluso il Santo Padre. Un discorso sigillato dalla liberazione in volo di quattro colombe bianche, tra le grida e gli applausi della folla e un fitto lancio di coriandoli. Al termine il Santo Padre ha lasciato Guanajuato per fare rientro al Colegio Miraflores di León.

SIR

VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (IV) - il testo integrale del saluto del Papa

L'incontro di Benedetto XVI con un gruppo di familiari di vittime della guerra del narcotraffico e un sopravvissuto a un sequestro

Subito dopo lo scambio dei doni, al termine della visita di cortesia al presidente Costituzionale degli Stati Uniti del Messico al Palazzo "Casa del Conde Rul", Papa Benedetto XVI ha incontrato un piccolo gruppo di familiari di vittime della guerra del narcotraffico, in Messico, a cui ha parlato dei rischi del 'demone' della droga. La violenza tra i 'cartelli' malavitosi che gestiscono il traffico della droga e le forze di sicurezza ha fatto oltre 50mila vittime negli ultimi 5 anni in Messico. Su invito del presidente Felipe Calderon, il Pontefice ha incontrato 8 persone tra i quali i familiari di un soldato e un poliziotto uccisi in uno scontro con narcotrafficanti, un uomo sopravvissuto a un sequestro e la sorella di uno studente ucciso da un proiettile vagante durante uno scontro a fuoco in strada.

La Repubblica.it

Proliferazione delle armi leggere, sfide globali, educazione e libertà religiosa i temi del colloquio tra Benedetto XVI e il presidente Calderon

La proliferazione delle armi leggere e di piccolo taglio ha “ha favorito l'azione criminale della delinquenza organizzata”. Lo hanno sottolineato Benedetto XVI e il presidente messicano Felipe Calderon, nel loro colloquio privato di circa mezz’ora alla “Casa del Conde Rul” di Guanajuato. Compiere passi avanti sulla via del disarmo nucleare e arrivare rapidamente alla stipula del trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere, hanno auspicato il Papa ed il presidente messicano, secondo quanto riferisce un comunicato della presidenza della Repubblica messicana. Durante l’incontro, il Papa e il capo di Stato - spiega la nota - “hanno commentato le sfide globali che oggi il mondo affronta e sulle quali sia il Messico sia la Santa Sede mantengono una posizione attiva a livello mondiale”. Tra queste, si citano “il mutamento climatico e le sue conseguenze, la sicurezza alimentare e la lotta contro la fame nel mondo, il desiderio di avanzare verso il disarmo nucleare e - appunto - la necessità di raggiungere un trattato internazionale sul commercio delle armi piccole e leggere visto che la loro proliferazione ha favorito l'azione criminale della delinquenza organizzata”. Sottolineato inoltre “il lavoro di aiuto che la Chiesa cattolica porta avanti a livello internazionale in tema dei disastri naturali e dell’assistenza umanitaria”. Attenzione è stata prestata anche “alla situazione degli attuali conflitti nel mondo”. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha inoltre spiegato che nel colloquio tra il Pontefice e il presidente è stato toccato pure il tema dell'educazione, con riferimento alle giovani generazioni; si è invece soltanto brevemente accennato al tema della libertà religiosa, su cui in Messico si sta lavorando a una riforma costituzionale. Nell’occasione del colloquio tra il Papa e il presidente Calderon, si è svolto anche un incontro tra la delegazione vaticana, guidata dal segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, e dal segretario per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, e quella del governo messicano, con i ministri dell'Interno, Alejandro Poirè, e degli Esteri, Patricia Espinosa. Tra i temi toccati, le ventennali relazioni bilaterali, la presidenza messicana del G20, “la lotta contro la criminalità organizzata transnazionale”, le migrazioni, il riscaldamento globale. Ribadita la necessità di un cammino verso il disarmo nucleare e di “concludere a breve il Trattato sul commercio delle armi (ATT)”. Riconosciuto infine il ruolo della Santa Sede nelle questioni mondiali, “come la lotta alla fame, la prevenzione dei disastri naturali, gli aiuti umanitari, il diritto umanitario internazionale, i diritti umani e l'abolizione della pena di morte”.

Radio Vaticana

Visita di cortesia al presidente federale Felipe Calderón, mezz'ora di colloquio. Benedetto XVI riceve dal sindaco di Guanajuato le chiavi della città

Il viaggio del Papa in Messico ha avutoun momento istituzionale saliente nell'incontro con il presidente federale Felipe Calderon. Il Papa alloggia al collegio Miraflores retto dalla comunità delle religiose ''Cappuccine di Leòn'', che dista 34 km dall'aeroporto di Guanajuato. Da qui si è mosso per la visita di cortesia al presidente Calderon. Per l'occasione Benedetto XVI si è trasferito prima in auto e poi in papamobile, a Guanajuato, capoluogo dell'omonimo Stato per il colloquio con il presidente Calderòn che ha ricevuto il Pontefice nella ''Casa del Conde Rul'', sede del governo locale. Giunto in Plaza de la Santa Fé, ha ricevuto il saluto del sindaco Edgar Castro Cerillo, che gli ha consegnato le chiavi della città. Benedetto XVI è stato poi accolto dal presidente e dalla consorte Margarita. Dopo un colloquio privato durato circa mezz'ora, sono stati presentati al Papa i familiari del presidente. Quindi ha avuto luogo lo scambio di doni (il Papa ha portato dal Vaticano la copia anastatica di un prezioso codice) e la presentazione delle rispettive Delegazioni. Il Papa e il presidente hanno poi salutato insieme le autorità locali e i rappresentanti della stampa.

Adnkronos, Agi