venerdì 22 giugno 2012

Nella Chiesa di Santo Stefano degli Abissini la preghiera del Papa davanti alla salma di padre Mariusz Paczóski, penitenziere e suo confessore

Benedetto XVI si è recato questo nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini nei Giardini Vaticani per visitare la salma del defunto padre Mariusz (Mieczyslaw) Paczóski, penitenziere vaticano. Il religioso polacco, morto il 20 giugno scorso all'età di 77 anni, era per lunghi anni confessore di Joseph Ratzinger. Benedetto XVI ha voluto rendergli l’estremo omaggio, benedicendo la bara e poi inginocchiandosi davanti al feretro, esposto nell’antica chiesa dietro la Basilica di San Pietro. Accolto dal card. Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santita per la Città del Vaticano, con il Papa erano i monsignori Georg Gänswein, segretario particolare, e Alfred Xuereb, della segreteria particolare. Erano anche presenti alcuni familiari del sacerdote scomparso e i padri francescani conventuali del collegio dei penitenzieri vaticani. Alcuni particolari riguardanti l'attività del francescano gli ha svelati il suo confratello, e coetaneo, mons. Marian Błażej Kruszyłowicz, ausiliare di Szczecin-Kamień nel nordovest della Polonia, che lo conosceva dal lontano 1949. Prima di diventare rettore del Collegio dei penitenzieri vaticani, padre Paczóski lavorava fra l'altro nella provincia varsaviense dell'ordine dei frati minori conventuali e come vice custode del Sacro Convento ad Assisi. Si adoperò per la Beatificazione, quindi per la Canonizzazione di padre Massimiliano Kolbe, martire nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1941. Per due mandati fu superiore del collegio dei penitenzieri, “e con massima discrezione, ma lo si può dire ormai”, ha dichiarato mons. Kruszyłowicz all'agenzia KAI, “confessore del card. Joseph Ratzinger, che viniva a trovarlo nella cappella del convento oppure a casa”. “Dopo l'elezione del card. Ratzinger al supremo ufficio pastorale della Chiesa, fu lui a fare vista a Sua Santità come suo confessore. Questo dovere lo espletava fino alla morte”, ha detto il confratello del defunto francescano polacco.

Vatican Insider, L'Osservatore Romano

Joseph Ratzinger: ci sono sempre cose che fanno arrabbiare, ma non potrei proprio immaginare di lasciare la Chiesa, è la mia patria più intima

Napoleone, si racconta in un apologo, aveva detto una volta che avrebbe annientato la Chiesa. Un cardinale, però, gli rispose: “Ma se nemmeno noi siamo riusciti a farlo!”. Con questa simpatica citazione, nel 2000, il prefetto dell’ex Sant’Uffizio rispondeva ad una domanda sulla Chiesa formulata da Peter Seewald nel suo secondo libro-intervista al card. Joseph Ratzinger, “Dio e il mondo”. “Credo che in questi paradossi – proseguiva il card. Ratzinger – venga alla luce qualcosa di molto importante. Le nefandezze umane non sono mai mancate nella Chiesa cattolica. Se continua a reggere, nonostante i mille scricchiolii, se continua a esistere, se continua a produrre grandi figure di martiri e di credenti, persone che mettono a disposizione la loro vita come missionari, come infermiere, come educatrici, questo mostra davvero che c'è qualcun altro che la tiene in piedi”. In queste giornate di rovente caldo estivo le polemiche e le insinuazioni contro la Chiesa non tendono a smorzarsi e di scricchiolii purtroppo non ne mancano; inoltre non si può certamente negare il fatto che qualche prelato, nella fattispecie mons. Fernando Maria Bargallò, titolare della diocesi di Merlo-Moreno, periferia di Buenos Aires, ne offra gratuitamente l’occasione comparendo sugli schermi televisivi della tv argentina in un ambiguo tete-a-tete con una donna (un’amica d’infanzia, dichiara “mortificato” il monsignore) in una spiaggia messicana, entrambi a mollo, e dove dalla foto, che sta già facendo il giro del mondo, non pare le stesse amministrando il Battesimo! Gli amici del “corvo”, di fronte a questi scoop estivi, nel frattempo se la ridono mentre gli avversari della Chiesa Cattolica colgono l’occasione per invitare il popolo di Dio verso un nuovo esodo. Ma è ancora il card. Ratzinger, nel libro-intervista prima citato, a parlare della Chiesa come un vero innamorato; e il Joseph Ratziger di dodici anni fa non è per nulla diverso da quello di oggi: “Non potrei proprio immaginare di lasciare la Chiesa: è la mia patria più intima. Sono fuso con lei dalla nascita a tal punto che, per separarmi da lei, dovrei lacerare la mia stessa la mia stessa carne e distruggere me stesso. Naturalmente ci sono sempre cose che fanno arrabbiare, su piccola scala come su quella grande...Ma non ci separa dalla propria famiglia solo perché ci si è arrabbiati; innanzitutto non ci si separa se l’amore che ci lega gli uni agli altri è più forte dei motivi di irritazione; se è la forza originaria che sorregge la nostra vita”. Andiamo avanti, dunque, con la certezza insita nella fede che nonostante tutto c’è davvero qualcun Altro che tiene in piedi la nostra Chiesa.

Michelangelo Nasca, Korazym.org

Anno della fede. Fisichella: pietà popolare non può essere disprezzata, è espressione molto importante della vita di fede, ha bisogno di questi segni

L’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI dal 11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013, ospiterà una gran quantità di eventi, di cui quasi una quindicina alla presenza del Santo Padre. L’Anno della fede che si tiene nel cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II e nel ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, ospiterà anche, il prossimo 5 maggio, un giorno dedicato alla fede nella pietà popolare. In occasione della presentazione dell’Anno della fede, ieri presso la Sala Stampa del Vaticano, mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha risposto a una domanda sulla difficoltà esistente tante volte tra la pietà popolare che talora verrebbe penalizzata, e le direttive dei vescovi. “La pietà popolare non può essere disprezzata, essa è una espressione molto importante della vita di fede – ha spiegato mons. Fisichella – perché è quella vita di fede che si riscontra in modo particolare nei santuari”. “I santuari – ha aggiunto – sono dei luoghi privilegiati di nuova evangelizzazione e per la fede. Ci sono milioni e milioni di persone che ogni anno frequentano i santuario e anche centinaia di persone che vivono nelle confraternite”. Per esemplificare, Fisichella ha fornito dei numeri: “In una diocesi della Spagna ci sono almeno quattromila confraternite, e non è uno scherzo. Sono delle realtà delle quali, a volte, ci limitiamo a vedere soltanto la dimensione folcloristica, che evidentemente potrebbe creare qualche problema in certi momenti”. Difficoltà che, per il numero uno del dicastero della Nuova Evangelizzazione, si può risolvere accompagnando la pietà con la catechesi. “Se invece viene accompagnata da una intelligenza della fede e se si riscopre anche il significato di questa pietà popolare, allora si è anche capaci di proporre un cammino che deve essere percorso”. “La fede ha bisogno di questi segni – ha ricordato il presule – ed è molto bello il primo capitolo dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger, il Papa, sul tema dei segni e delle immagini nella liturgia. Noi viviamo di questo. Sono il frutto di ciò che ha segnato in diverse epoche l’espressione e l’espressività della fede”. “Insomma – ha proseguito – nel Medioevo avevamo le cattedrali che erano i 'catechismi in pietra', poi queste cose si sono evolute. Abbiamo, ad esempio delle confraternite e le loro espressioni nelle Via Crucis, durante il Venerdì e Sabato santo, che sono espressione di una fede nel mistero pasquale, che ovviamente ha bisogno di una catechesi che accompagni. Catechesi che oggi, direi, è anche più diffusa che nel passato”. Fisichella ha concluso la sua risposta dicendo: “Siamo ben consapevoli ma pensiamo che questa sia anche una strada che deve essere percorsa prevedendo anche che ci sarà una massiccia presenza da parte della pietà popolare a questa celebrazione che ci sarà nell’Anno della fede”.

Zenit

La diocesi di Carpi si prepara alla visita di Benedetto XVI. Il vescovo: sarà semplice, sobria, per quanto possibile con un tono familiare

“Semplice, sobria, per quanto possibile con un tono familiare”: sarà così la visita di Benedetto XVI prevista per martedì a Rovereto di Novi. Lo ha comunicato questa mattina mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi ai suoi sacerdoti, riuniti a Quartirolo per un momento di preghiera e convivialità. “Il Papa viene per incontrare i terremotati e dare loro un messaggio di solidarietà e speranza” ha detto il vicario generale di Carpi, don Carlo Malavasi. Il programma della visita prevede l’arrivo del Papa in elicottero al campo sportivo di San Marino alle 10.15. Sarà accolto dal vescovo di Carpi e dal capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli. A seguire, il trasferimento alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria di Rovereto. Qui il Papa scenderà e si fermerà alcuni momenti in preghiera. In seguito Benedetto XVI si recherà presso il palco allestito sotto un piccolo gazebo, dove lo attenderanno il card. Carlo Caffarra, presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, e Vasco Errani, presidente della Regione. Il Papa ripartirà dopo circa un’ora di sosta per riprendere l’elicottero a San Marino.

SIR

www.carpi.chiesacattolica.it

Mons. Shomali: il Papa in Libano riaffermerà il diritto alla cittadinanza dei cristiani. Gerusalemme appartenga a due popoli e a tre religioni

''La visita del Santo Padre al Libano sarà per ripetere ciò che il Sinodo dei vescovi del Medio Oriente ha detto specialmente sui diritti e doveri dei cristiani a godere della piena cittadinanza con pieni diritti e doveri. Penso che il Papa darà un messaggio sulla necessita di una riconciliazione nel Medio Oriente nel contesto della primavera araba''. E' quanto sottolinea all'agenzia Adnkronos il vicario del Patriarcato di Gerusalemme, mons. William Shomali, in merito al viaggio che il Papa farà nel Paese da 14 al 16 settembre. In merito al lungo negoziato fra Santa Sede e Israele, mons. Shomali afferma: "Penso che ciascuna delle due parti ha ottenuto il massimo che poteva ottenere dopo dieci anni di negoziati. Penso che gli accordi saranno firmati. E' solo questione di tempo''. La trattativa riguarda le proprietà della Chiesa in Terra Santa e il trattamento fiscale cui devono essere sottoposte. ''Gerusalemme dovrebbe appartenere a due popoli e tre religioni, con statuto particolare e garanzie internazionali per proteggere i diritti di tutti a un libero accesso per venire visitare e pregare'' ha sottolineato ancora il vescovo ausiliare, che ribadisce anche la posizione della Santa Sede sullo status della città.

Adnkronos

Santa Sede rimuove fondatore della comunità di Villaregia per gravi atti immorali verso alcune missionarie. Rimossa anche cofondatrice che ha taciuto

Il fondatore della comunità missionaria di Villaregia (Rovigo), padre Luigi Prandin, 73 anni, è stato rimosso dall'incarico dalla Santa Sede perchè accusato di "gravi atti immorali nei confronti di alcune missionarie", avvenuti in passato. Al termine dell'indagine del Pontificio Consiglio per i Laici, scrive Il Gazzettino, è stata rimossa anche la cofondatrice della comunità, Maria Luigia Corona, che sarebbe stata a conoscenza dei fatti ma li avrebbe taciuti. L'organismo vaticano ha nominato al posto di Prandin un commissario, il sacerdote canossiano Ameceo Cencini, cui spetterà il compito di guidare le 14 case della comunità nel periodo di transizione. I gravi "atti immorali", ovvero atti sessuali con missionarie, secondo la ricostruzione del quotidiano, sarebbero avvenuti in alcune delle sedi al'estero della comunità, presente soprattutto in Sud America. Padre Luigi è stato per lunghi anni in Amazzonia. La comunità di Villaregia, intanto, si è chiusa nel riserbo: "Viviamo nella sofferenza, ma nulla è cambiato nella vita giornaliera" hanno detto alcuni missionari. "Alla fine emergerà la verità - aggiungono altre fonti - speriamo che i calunniatori si pentano". Lo scandalo sarebbe scoppiato dopo l'invio di alcune lettere anonime indirizzate anche al vescovo di Chioggia, diocesi della quale fa parte la comunità di Villaregia, la cui casa madre è a Porto Viro (Rovigo). La comunità missionaria polesana conta circa 500mila simpatizzanti.

Ansa

Il Papa: crisi morale alla base dell’attuale difficoltà economica, adoperarsi con sollecitudine per primato dell'istanze etiche su ogni altra esigenza

Questa mattina, nella Sala Clementina, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato una delegazione dei partecipanti all’Assemblea Nazionale della Confederazione Nazionale della Coldiretti sul tema “Agricoltura familiare per uno sviluppo sostenibile”. “Apprezzamento per l’impegno in favore delle famiglie che vivono e lavorano nelle campagne italiane” ha espresso il Papa all'inizio del suo discorso. Nella Coldiretti, ha ricordato il Papa, “l’insegnamento cattolico in materia di etica sociale ha conosciuto uno dei suoi più fertili ‘laboratori’, grazie all’intuizione e alla sapienza lungimirante del suo fondatore Paolo Bonomi, che ha operato alla luce del Vangelo della carità e nel solco del Magistero sociale della Chiesa”. Di qui l’invito ad essere “degni eredi di un così ricco patrimonio ideale! A voi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate condizioni della società”. Sono "richiesti una nuova consapevolezza e un ulteriore sforzo di responsabilità nei confronti del mondo agricolo. Sentitevi tutti coinvolti in tale missione. Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, a sostenere gli interessi legittimi delle categorie che rappresenta, operando sempre con pazienza e lungimiranza, allo scopo di valorizzare gli aspetti più nobili e qualificanti della persona umana: il senso del dovere, la capacità di condivisione e di sacrificio, la solidarietà, l’osservanza delle giuste esigenze del riposo e della rigenerazione corporale e più ancora spirituale". "Conosco bene - ha proseguito il Pontefice - quanto vi sta a cuore proseguire il vostro servizio di testimonianza evangelica nell’ambiente agricolo e ittico, ponendo in risalto quei valori che fanno dell’attività lavorativa un prezioso strumento per la realizzazione di una convivenza più giusta ed umana. Penso al rispetto della dignità della persona, alla ricerca del bene comune, all’onestà e alla trasparenza nella gestione dei servizi, alla sicurezza alimentare e alla tutela dell’ambiente e del paesaggio, alla promozione dello spirito di solidarietà". "La perdurante crisi economico-finanziaria, con le conseguenti incognite - ha sottolineato il Papa - pone gli imprenditori agricoli e ittici di fronte a sfide inedite e certamente difficili, che voi siete chiamati ad affrontare da cristiani, coltivando un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. Considerato poi che alla base dell'attuale difficoltà economica vi è una crisi morale, adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza. Occorre, infatti, portare il rimedio là dove è la radice della crisi, favorendo la riscoperta di quei valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i progetti e le opere. Come ho ricordato nell'Enciclica 'Caritas in veritate', 'dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore'. Su questo terreno etico - ha proseguito il Papa - occorre che la famiglia, la scuola, il sindacato e ogni altra istituzione politica, culturale e civica svolgano un'importante opera di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di promozione, soprattutto per quanto riguarda i giovani. Essi sono carichi di propositi e di speranze, cercano con generosità di costruire il loro avvenire e attendono dagli adulti esempi validi e proposte serie. Non possiamo deludere le loro attese!". Benedetto XVI ha, quindi, esortato: “Sia vostra premura adoperarvi non solo perché le imprese agricole e i coltivatori diretti siano opportunamente tutelati, ma anche perché si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità, considerando specialmente il ruolo cruciale della famiglia per l’intera società”. “Vi incoraggio a perseverare nella vostra opera educativa e sociale - ha aggiunto -, portando avanti con generosità i vostri progetti di solidarietà, particolarmente nei confronti dei più deboli e meno garantiti”. Infine l’invito a testimoniare “la novità del Vangelo”, attingendo da Cristo “l’energia spirituale necessaria a dare nuovo vigore al vostro impegno”.

SIR, TMNews

UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA CONFEDERAZIONE NAZIONALE DELLA COLDIRETTI - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: di fronte all'oblio di Dio purificare e rivitalizzare la fede attraverso la guida dello Spirito Santo. Vicini a sequestrati, poveri, migranti

Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato il 1° gruppo di vescovi della Conferenza Episcopale della Colombia, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
“La Colombia non è immune alle conseguenze dell’oblio di Dio”. E’ una delle frasi forti del Papa ai presuli del Paese latinoamericano. Paese che in passato aveva nella fede uno dei collanti dell’unità nazionale, ma oggi la “crisi di valori spirituali e morali” ha inciso negativamente sulla società. Pertanto, ha raccomandato Benedetto XVI, è indispensabile ravvivare nei fedeli “la coscienza di essere discepoli e missionari di Dio”. Il Papa conosce gli sforzi compiuti dall’episcopato colombiano per favorire le iniziative per un’evangelizzazione in grado di dare frutti consistenti. In particolare, il "Piano Globale" della Conferenza Episcopale (2012-2020), “risultato – ha riconosciuto il Papa – di un discernimento consapevole” della Chiesa in Colombia. Il Pontefice ha invitato poi i vescovi a recepire le proposte dell’Anno della fede: “Il crescente pluralismo religioso è un fattore che richiede una seria considerazione la presenza sempre più attiva delle comunità pentecostali ed evangeliche, non solo in Colombia ma anche in molte parti dell'America Latina, non può essere ignorato o sottovalutato”. Da qui, l’esortazione a “purificare e rivitalizzare la fede attraverso la guida dello Spirito Santo” con un nuovo impulso pastorale. Molte volte la gente che abbandona la Chiesa, ha sottolineato il Papa richiamando il documento conclusivo della Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, lo fa “non per ragioni dottrinali se non esperienziali, non per motivi dogmatici se non pastorali, non per problemi teologici ma metodologici della nostra Chiesa”. “Si tratta quindi di essere cristiani migliori, più pii, accoglienti nelle parrocchie e nelle comunità”, promuovendo, ha indicato Benedetto XVI, catechesi per i giovani, per gli adulti, l’insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole e nelle università, e l'incremento della spiritualità mariana. “Facilitare – ha aggiunto il Papa – uno scambio sereno e aperto con gli altri cristiani, senza perdere la propria identità può anche contribuire a migliorare le relazioni con loro e superare la sfiducia e gli scontri inutili”. Poi lo sguardo di Benedetto XVI si è posato sulla situazione della Colombia, esorta a guardare al “volto straziato di Cristo sulla Croce” per rafforzare i programmi a favore di coloro che sono detenuti ingiustamente ma non solo. "In modo particolare – ha auspicato – le vittime di catastrofi naturali, i poveri, i campesinos, i malati e gli afflitti. Vanno moltiplicate le iniziative di solidarietà in favore di chi deve emigrare perché ha perso il lavoro e fatica a trovarne un altro, chi è privo dei diritti fondamentali, chi deve abbandonare le proprie famiglie sotto la minaccia della mano oscura del terrore e del crimine, o chi è caduto nella rete infame del commercio di droga e delle armi": Benedetto XVI ha chiesto così un "servizio fraterno e disinteressato" verso i più deboli: servizio "che nasce dall’amore di Dio e del prossimo e non dal calcolo umano".
Nell'indirizzo di saluto il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotá, ha rimarcato i cambiamenti in corso nel Paese latinoamericano ma ha aggiunto che i vescovi vogliono essere "un segno dell'amore di Gesù Cristo". "Ogni giorno - ha sottolineato il presule - la Chiesa si sforza di mostrare al mondo la bellezza e la ricchezza del Vangelo" con l'impegno secondo i principi evangelici.

Radio Vaticana

Al gruppo do presuli della Conferenza Episcopale della Colombia, in Visita "ad Limina Apostolorum" - il testo integrale del discorso del Papa

Mons. Audo: come cristiani siriani profondamente colpiti dall'appello del Papa, un incoraggiamento a cercare con determinazione strade di pace

“L’urgenza per noi è una riconciliazione nazionale. La situazione è grave, occorre riattivare i fili del dialogo. La Siria è sempre stata un esempio di convivialità e oggi deve ritrovare il suo volto pacifico di terra araba, cristiana e musulmana”: è quanto dice all’agenzia Fides mons. Antoine Audo SJ, vescovo cattolico caldeo di Aleppo, commentando l’appello di Papa Benedetto XVI per la pace in Siria, lanciato in occasione dell’assemblea della ROACO (Riunione delle Opere d'Aiuto alle Chiese Orientali), che comprende le agenzie umanitarie cattoliche impegnate a sostenere le Chiese orientali. “L’appello del Papa è molto interessante e commovente. Come cristiani siriani, ne siamo profondamente colpiti. Dalle sue parole traspare un desiderio forte di pace. Il Papa ha usato il verbo ‘perseverare’: per noi vuol dire non avere paura delle difficoltà e cercare con determinazione strade di pace. E’ un forte incoraggiamento. Chiediamo la fine della violenza e preghiamo per pace. Confidiamo nell’aiuto della Santa Sede perché a livello internazionale si possa promuovere la pace in Siria”. Sui cristiani in Siria, il vescovo ricorda che “la nostra presenza come Chiesa di lingua araba e di cultura orientale, capace di convivere con l’islam, è molto importante per il Medio Oriente e per la Chiesa universale”.

Fides

Direttore dell’AIF: nuova legge vaticana antiriciclaggio fornisce un assetto istituzionale più puntuale e completo rispetto alle richieste di Moneyval

La nuova legge vaticana antiriciclaggio in vigore dallo scorso gennaio fornisce "un assetto istituzionale più puntuale e completo" rispetto alle richieste di Moneyval. È una notizia significativa se a parlare in questo modo delle nuove norme sulla trasparenza finanziaria, oggetto di dure polemiche negli ultimi sei mesi, è il direttore dell’AIF (Autorità di informazione finanziaria) Francesco De Pasquale. Cioè proprio uno dei protagonisti, insieme all’ex presidente dello Iot Ettore Gotti Tedeschi e al card. Attilio Nicora, delle osservazioni critiche su quelle norme. La legge vaticana n. 127 sulla trasparenza, redatta da Marcello Condemi negli ultimi mesi del 2010 ed entrata in vigore nell’aprile 2011, doveva subire alcune modifiche che la rendessero più aderente ai criteri internazionali per l’ingresso nella "white list". Queste modifiche, apportate in fretta in sole tre settimane, nel dicembre scorso, da un gruppo di lavoro a cui ha partecipato anche l’avvocato americano Jeffrey Lena, erano entrate in vigore per decreto il 25 gennaio di quest’anno. Il card. Nicora, presidente dell’AIF, insieme a Gotti Tedeschi e allo stesso De Pasquale ritenevano che in alcuni punti la nuova legge ridimensionasse eccessivamente i poteri dell’Autorità di vigilanza finanziaria e dunque che rappresentasse un passo indietro. È stata, questa, l’ultima battaglia combattuta dal presidente dello Ior prima della sfiducia che lo ha improvvisamente esonerato dall’incarico. Dalla Segreteria di Stato avevano sempre risposto che le nuove norme erano state in realtà introdotte in risposta a richieste e suggerimenti di Moneyval, il comitato di esperti del Consiglio d’Europa per la valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, chiamati a esprimersi sul processo di adeguamento della Santa Sede alle norme internazionali. De Pasquale, che è intervenuto a un convegno organizzato dal centro Elea, ha spiegato che è "un nostro impegno quello di accettare le sfide" che provengono dall'applicazione delle norme e degli standard internazionali, che "continuamente si aggiornano" per contrastare le forme di riciclaggio. De Pasquale ha illustrato il percorso di trasparenza avviato dalla Santa Sede a partire dalla prima legge, quella del 2010, che istituiva l’Autorità di vigilanza finanziaria. "Si è iniziato ad essere operativi - ha detto il direttore dell’AIF - dal primo aprile 2011. Contestualmente la Santa sede ha dato la sua disponibilità ad essere assoggettata al Moneyval. In concomitanza della visita degli ispettori dell’organismo del Consiglio d’Europa è stata quindi ritenuta opportuna la modifica della legge in vigore con un decreto del 25 gennaio ratificato poi dalla legge del 24 aprile 2012 con cui è stato formato un assetto istituzionale più puntuale e completo di tutta la materia e sono state definite le relative funzioni". "La responsabilità politica e strategica - ha affermato ancora De Pasquale - è della Segreteria di Stato, alla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano spettano gli accertamenti ispettivi, la Gendarmeria ha funzioni di law enforcement". "Le regole - ha concluso - non sono statiche, mutano, si aggiornano continuamente così come continuamente muta il modo in cui opera il crimine. Il nostro impegno è quello di accettare questa sfida. Un passaggio decisivo sarà rappresentato dall’ormai prossimo appuntamento di Strasburgo, il 4 luglio, quando la posizione vaticana sarà discussa. Il rapporto degli ispettori di Moneyval avrebbe assegnato alla Santa Sede una valutazione negativa in 8 dei 49 criteri standard in base ai quali viene valutata la trasparenza finanziaria di un Paese. Otto dei sedici punti giudicati cruciali sarebbero stati infatti giudicati partially compliant, "parzialmente aderenti", agli standard, o "no compliant" cioè "non aderenti" agli stessi standard. Ma come ha fatto notare nei giorni scorsi il Corriere della Sera, il punteggio complessivo assegnato al Vaticano dal rapporto ispettivo Moneyval rimane comunque al di sotto dei 10 punti negativi. La Santa Sede, dunque, potrebbe avercela fatta nel suo avvicinamento alla white list.

Andrea Tornielli, Vatican Insider