giovedì 10 maggio 2012

La Canonizzazione per equipollenza di Ildegarda di Bingen. Il volto della Chiesa coperto di polvere e il vero rinnovamento che parte dalla penitenza

Papa Benedetto XVI l'ha citata spesso nei suoi discorsi e vuole aggiungerla al novero dei ''dottori della Chiesa'' il prossimo ottobre. Durante l'udienza concessa questa mattina al card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Ratzinger ha inserito ufficialmente nel culto liturgico della Chiesa universale Santa Ildegarda di Bingen (foto), mistica tedesca vissuta nel XII secolo mai canonizzata ufficialmente.I ldegarda è una presenza frequente nei discorsi del Pontefice. Nel dicembre 2010, nel discorso in cui tirava le somme davanti alla Curia di un anno segnato dall'esplodere dello scandalo pedofilia, Il Papa ricordò proprio una delle visioni della mistica. ''Nella visione di Sant'Ildegarda - disse il Pontefice -, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l'abbiamo visto. Il suo vestito è strappato - per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l'ha visto ed espresso, l'abbiamo vissuto in quest'anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un'esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l'ingiustizia avvenuta. Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio, nell'intero nostro modo di configurare l'essere cristiano, così che una tale cosa potesse accadere. Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perchè una tale cosa non possa più succedere. E' questo anche il luogo per ringraziare di cuore tutti coloro che si impegnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa, la capacità di credere al suo messaggio. Nei miei incontri con le vittime di questo peccato, ho sempre trovato anche persone che, con grande dedizione, stanno a fianco di chi soffre e ha subito danno. E' questa l'occasione per ringraziare anche i tanti buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzo alle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta del sacerdozio''. Sempre rifacendosi a Ildegarda, nell'Udienza generale dell'8 settembre 2010, il Pontefice rispose alle richieste di riforma che arrivano da più parti all'interno della Chiesa, anche come conseguenza degli scandali come quello della pedofilia. ''Ildegarda - disse nella seconda di due catechesi dedicate alla Santa - contrastò il movimento dei càtari tedeschi. Essi - càtari alla lettera significa 'puri' - propugnavano una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero. Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare''. In un articolo dedicata alla ''Canonizzazione per equipollenza'' pubblicato oggi in prima pagina su L'Osservatore Romano, la storica Lucetta Scaraffia descrive così Ildegarda: ''Monaca, badessa e fondatrice di ben due nuovi monasteri poi da lei retti con mano ferma, fin da piccola sperimenta visioni mistiche, ha il coraggio di rendere pubbliche le sue visioni profetiche - scriverà all'imperatore Federico Barbarossa: 'Ti comporti come un bambino' - e di scrivere, accanto ai libri di mistica e teologia, anche testi di medicina e di analisi dei fenomeni naturali, del cosmo e dell'essere umano, proponendo soluzioni nuove e inedite intuizioni. Forte della certezza di essere portatrice del messaggio divino si dedica anche alla predicazione, girando per varie regioni della Germania, e parlando perfino nelle chiese. Incita i Papi alla riforma, criticandoli anche con durezza, spiegando che lo Spirito Santo parlava attraverso di lei - una donna - perchè la Chiesa, condotta da maschi, aveva tradito per molti aspetti la sua natura e la sua missione''. ''Non deve stupire - aggiunge Scaraffia - quindi che la storiografia e la teologia femministe si siano dedicate con molto impegno alla riscoperta di questo personaggio, e che i cd delle sue musiche - Ildegarda era anche una buona compositrice di musica sacra - si trovino nelle librerie femministe di mezzo mondo e non solo in quelle religiose''.

Asca

La Canonizzazione equipollente di Ildegarda di Bingen: una grande intellettuale

Lo scambio di lettere tra il superiore della Fraternità San Pio X e gli altri tre vescovi ordinati da mons. Lefebvre, contrari all'accordo con Roma

Un sito web ha reso noto lo scambio di lettere avvenuto un mese fa tra i vescovi Tissier de Mallerays, Alfonso de Gallareta e Richard Williamson, e il superiore della Fraternità San Pio X Bernard Fellay. La lettera dei tre vescovi, inviata a Fellay il 7 aprile, contiene un appello perentorio perché il superiore non firmi il preambolo dottrinale e non accetti l’accordo proposto dalla Santa Sede che, com’è noto, intende inquadrare i lefebvriani in una prelatura personale. «"e discussioni dottrinali – scrivono i tre vescovi in dissenso con Fellay - hanno provato che un accordo è impossibile con la Roma attuale" perché "dopo il Concilio Vaticano II le autorità ufficiali della Chiesa si sono separate dalla verità cattolica e oggi si mostrano determinate come prima a rimanere fedeli alla dottrina e alla pratica conciliari". Tissier, de Gallareta e Williamson ricordano che alcuni mesi prima di morire mons. Lefebvre nel corso di una conferenza disse che "il problema non sono errori particolari sui singoli documenti conciliari, ma piuttosto una perversione totale dello spirito, di tutta una filosofia nuova fondata sul soggettivismo". I tre vescovi osservano che anche "il pensiero del Papa attuale è impregnato di soggettivismo. C’è tutta la fantasia soggettiva dell’uomo al posto della realtà oggettiva di Dio. È tutta la religione cattolica a essere sottomessa al mondo moderno. Come possiamo credere – si chiedono – che un accordo pratico possa risolvere questo problema?". "Ci accettano in nome di un pluralismo relativista e dialettico – continuano i tre prelati – le autorità romane possono tollerare che la Fraternità continui a insegnare la dottrina cattolica ma loro si rifiutano di condannare la dottrina conciliare". Nella lettera i tre vescovi riportano anche un’altra espressione di Lefebvre, sostenendo che "è pericoloso mettersi nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista". E concludono avvertendo Fellay: "Voi state conducendo la Fraternità a un punto di non ritorno, a una profonda divisione", ipotizzando che l’accordo finirà per distruggerla. Dieci giorni dopo, Fellay risponde, con una lettera altrettanto lunga e articolata. La sua è una risposta molto interessante e significativa per comprendere cosa sta per accadere alla Fraternità, ormai alla vigilia dell’accordo con la Santa Sede. Il superiore della Fraternità ricorda che "la Chiesa attuale ha ancora Gesù Cristo come capo. Si ha l’impressione che voi siate talmente scandalizzati da non accettare più che questo possa essere ancora vero". "Per voi – chiede Fellay ai tre confratelli, consacrati illegittimamente come lui da Lefebvre nel 1988 - Benedetto XVI è ancora il Papa legittimo? Se lo è, Gesù Cristo può ancora parlare attraverso la sua bocca? Se il Papa esprime una volontà legittima che ci riguarda, che è buona e che non ci ordina nulla di contrario ai comandamenti di Dio, abbiamo il diritto di rifiutare, di rispedire al mittente questa volontà? Non credete che se il Signore ci guida, ci donerà così i mezzi per continuare la nostra opera?". "Il Papa ci ha fatto sapere – scrive ancora il superiore della Fraternità – che la preoccupazione di regolare la nostra situazione per il bene della Chiesa alberga nel cuore stesso del suo Pontificato". Benedetto XVI "sapeva bene che sarebbe stato più facile per lui e per noi lasciare le cose così come stavano". "La vostra concezione della Chiesa – continua Fellay – è troppo umana e fatalista, voi vedete i pericoli, i complotti, le difficoltà, ma non vedete più l’assistenza della grazia e dello Spirito Santo". Il superiore della San Pio X invita i tre confratelli a non trasformare "degli errori del Concilio in super-eresie, facendole divenire un male assoluto, allo stesso modo in cui i liberali hanno dogmatizzato un concilio pastorale. I mai sono già abbastanza drammatici e noi non dobbiamo esagerarli". Infine, Fellay invita Tissier de Mallerais, de Gallareta e Williamson ad ammettere che la proposta della prelatura personale è ben diversa dalle proposte di accordo ricevute da Lefebvre nel 1988: "Pretendere che nulla sia cambiato è un errore". E invita a considerare che problemi anche gravi nella Chiesa non si risolvono dall’oggi al domani, ma lentamente e gradualmente. Che significato hanno queste lettere, e soprattutto, possono interferire nel processo in corso? Pare proprio di no. Fotografano piuttosto l’esistenza, peraltro ben conosciuta, di posizione anche profondamente diverse all’interno della Fraternità. La responsabilità dei dialoghi e della trattativa con Roma è nelle mani di Fellay e dei suoi assistenti generali. La decisione è stata presa e bisogna attendere ancora qualche giorno per conoscere quale sarà il giudizio dei cardinali e la decisione finale del Papa. Tutto lascia intendere però che entro maggio l’accordo potrebbe essere annunciato. Si vedrà allora se e come gli altri vescovi aderiranno.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Il Papa: il fondamento della spiritualità sacerdotale è arrivare a essere un segno trasparente e una testimonianza viva del Buon Pastore

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri della Comunità del Pontificio Collegio Spagnolo San José in Roma, nel 50° anniversario della fondazione dell’attuale sede del Collegio e in occasione della festa liturgica di San Giovanni d'Avila, patrono del clero secolare spagnolo, prossimo a essere proclamato Dottore della Chiesa. L’esortazione di sempre, da seguire ispirandosi a un modello particolare. Essere cioè preti santi, che portano Cristo agli altri perché lo hanno dentro di sé, e farlo con il fuoco d’amore con cui visse il sacerdote per eccellenza della Spagna, San Giovanni d'Avila, per il quale il Papa, come già annunciato durante la scorsa GMG di Madrid, ha ribadito l’intenzione di volergli attribuire il titolo di Dottore della Chiesa. Nel premettere che “la formazione specifica dei sacerdoti è sempre una delle maggiori priorità della Chiesa”, Benedetto XVI ha anzitutto indicato ai seminaristi del Pontificio Collegio spagnolo cosa significhi vivere tra le mura di questo storico convitto: "Inviati a Roma per proseguire gli studi sacerdotali, si dovrebbe pensare soprattutto non tanto al proprio bene particolare, quanto al servizio nei riguardi del popolo santo di Dio, che ha bisogno di pastori dedicati al meraviglioso servizio della santificazione dei fedeli con elevata preparazione e competenza”. Ma ricordate, ha soggiunto, “che un sacerdote rinnova la sua vita e attinge forza per il suo ministero dalla contemplazione della Parola di Dio e dal dialogo intenso con il Signore”: “È consapevole del fatto che non si può portare Cristo ai fratelli né trovarlo nei poveri e ammalati, se non lo si scopre prima della preghiera fervente e costante. È necessario promuovere un rapporto personale con Colui che poi si annuncia, si celebra e si comunica. Qui sta il fondamento della spiritualità sacerdotale, arrivare a essere un segno trasparente e una testimonianza viva del Buon Pastore”. Riaffermati i principi e i valori del sacerdozio, Benedetto XVI ha poi mostrato un modello ben conosciuto dal clero di Spagna. San Giovanni d’Avila fu un personaggio di notevolissimo spessore. “La sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, dei Padri, dei Concili, delle fonti liturgiche e della retta teologia, assieme al suo amore fedele e filiale alla Chiesa, lo hanno reso – ha detto – un vero innovatore in tempi difficili della storia della Chiesa”. “Incoraggiati dalle virtù e dall’esempio di San Giovanni d'Avila, vi invito dunque a esercitare il vostro ministero sacerdotale con lo stesso zelo che lo caratterizzò, con la sua medesima vita austera e con lo stesso affetto filiale che nutriva verso la Beata Vergine Maria, Madre dei sacerdoti”.

Radio Vaticana

Alla Comunità del Pontificio Collegio Spagnolo di Roma - il testo integrale del discorso del Papa

Il Papa: in un mondo minacciato dalla perdita dei valori spirituali e morali è fondamentale il dialogo sincero e rispettoso tra religioni e culture

Questa mattina, nella Sala dei Papi del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza una delegazione del "Latin American Jewish Congress". In quello che è stato il primo e “significativo” incontro tra il Papa e i rappresentanti di organizzazioni e comunità ebraiche latinoamericane, Benedetto XVI ha voluto sottolineare l’importanza del contesto regionale e storico. In tutta l'America Latina, ha spiegato il Santo Padre, ci sono “comunità ebraiche dinamiche”, soprattutto in Argentina e Brasile, che vivono accanto “a una grande maggioranza di cattolici”. Dagli anni del Concilio Vaticano II, ha proseguito, si sono non solo rafforzate “le relazioni tra ebrei e cattolici”, ma sono pure in corso “diverse iniziative” che permettono l’approfondimento dell'“amicizia reciproca”. Alla base di tale amicizia, quindi, il Concilio Vaticano II, di cui in ottobre, ha ricordato Benedetto XVI, ricorrono i 50 anni dall’apertura: la Dichiarazione "Nostra Aetate", sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, guida i “nostri sforzi” per promuovere “maggiore comprensione, rispetto e cooperazione tra le nostre due comunità”. Questa Dichiarazione, ha spiegato il Papa, “non solo ha preso una posizione chiara contro tutte le forme di antisemitismo”, ma anche gettato le basi “per una nuova valutazione teologica del rapporto tra Chiesa ed ebraismo”, esprimendo fiducia nel contributo “del patrimonio spirituale condiviso da ebrei e cristiani” ad una comprensione e una crescente stima reciproca. Considerando “il progresso ottenuto negli ultimi cinquanta anni di relazioni cattolico-ebraiche in tutto il mondo”, il Papa ha detto che “non possiamo fare a meno di ringraziare l'Onnipotente per questo segno evidente della sua bontà e provvidenza”. "Con la crescita della fiducia, del rispetto e della buona volontà, gruppi che inizialmente si relazionarono con una certa diffidenza, sono divenuti passo dopo passo partner affidabili e amici, anche buoni amici in grado di affrontare insieme alle crisi e superare i conflitti in modo positivo". "Certamente, ci sono ancora da superare i pesi del passato, promuovendo migliori relazioni tra le nostre due comunità in risposta alle sfide che sempre di più affrontano i credenti nel mondo di oggi", ha detto Benedetto XVI. È comunque motivo di ringraziamento il fatto di “percorrere insieme la via del dialogo, della riconciliazione e della cooperazione”. “In un mondo sempre più minacciato dalla perdita dei valori spirituali e morali, che sono quelli che possono garantire il rispetto della dignità umana e una pace duratura, il dialogo sincero e rispettoso tra religioni e culture - ha sottolineato Benedetto XVI - è fondamentale per il futuro della nostra famiglia umana”. La speranza del Santo Padre, congedandosi dalla delegazione, è stata che l’incontro di oggi sia “fonte di incoraggiamento e di rinnovata fiducia per affrontare la sfida di costruire legami sempre più forti di amicizia e collaborazione” e per dare testimonianza profetica della forza della verità di Dio, della giustizia e dell’amore riconciliatore, per il bene di tutta l'umanità.

Radio Vaticana, TMNews

Alla Delegazione del "Latin American Jewish Congress" - il testo integrale del discorso del Papa

Promulgazione di decreti per 39 prossimi Beati e 12 nuovi venerabili Servi di Dio. Il culto di Santa Ildegarda di Bingen esteso alla Chiesa intera

Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzando il dicastero a promulgare i Decreti riguardanti 39 prossimi Beati e 12 nuovi venerabili Servi di Dio: numerosi i martiri. Il Papa, inoltre, ha esteso alla Chiesa Universale il culto liturgico in onore di Santa Ildegarda di Bingen, monaca benedettina tedesca vissuta nel dodicesimo secolo, iscrivendola nel catalogo dei Santi. La mistica tedesca era già venerata come Santa dalla Chiesa, anche se il processo di Canonizzazione non era mai giunto a compimento. Tra i prossimi Beati c’è Tommaso da Olera, umile frate laico bergamasco vissuto tra il 1500 e il 1600, pastorello e analfabeta fino a 17 anni, poi portinaio di conventi e questuante fino a diventare consigliere spirituale di nobili e imperatori rimanendo difensore dei lavoratori delle miniere.Beata sarà proclamata la bresciana Maria Troncatti, Figlia di Maria Ausiliatrice, inviata nel 1922 in missione tra gli indios dell’Ecuador dove sarà non sola catechista, ma anche infermiera, chirurgo, ortopedico e dentista e promotrice dei diritti delle donne indigene.Ci sono poi Federico Bachstein e 13 compagni martiri, dell'Ordine dei Frati Minori, barbaramente uccisi dai luterani a Praga, in odio alla fede, nel 1611: il sacerdote spagnolo Giovanni Martinez cercava di nascondere il Santissimo, per questo gli tagliarono la mano destra e poi la testa. Tra i nuovi Beati figurano anche 21 religiosi e un laico uccisi in odio alla fede durante la guerra civile in Spagna. E martire è stato riconosciuto anche Odoardo Focherini, dirigente d’azienda e intellettuale cattolico morto nel campo di concentramento di Hersbruck, in Germania, nel 1944 per aver difeso gli ebrei. Beate saranno infine altre due laiche del 1900: la veneta Maria Bolognesi, che ha rivissuto le sofferenze di Cristo sul Calvario, e Rachele Ambrosini, avellinese, morta a 15 anni di meningite: "Ama la vita come dono di Dio - diceva a tutti - e stringila con affetto, anche se ha la forma di Croce”.

Radio Vaticana

PROMULGAZIONE DI DECRETI DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Presentato il 50° Congresso Eucaristico internazionale, dal 10 al 17 giugno a Dublino. Messaggio televisivo di Benedetto XVI durante la Messa finale

Il 50° Congresso Eucaristico internazionale che si celebrerà a Dublino dal 10 al 17 giugno prossimi sarà un'occasione di "rinnovamento" per la Chiesa Cattolica irlandese, secondo mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, che ha presentato questa mattina l'evento in una conferenza stampa nella Sala Stampa della Santa Sede. Alla conferenza hanno preso parte l’arcivescovo Piero Marini, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, padre Federico Lombardi, direttore generale di Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede e padre Vittore Boccardi, della segreteria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici internazionali. Mons. Martin, campione a volte isolato della lotta alla pedofilia nella Chiesa irlandese, ex segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, ha fatto implicito riferimento agli abusi sessuali del clero quando, in riferimento al Congresso Eucaristico che si svolse sempre a Dublino nel lontano 1932, ha spiegato che "la Chiesa in Irlanda del 1932 era assai diversa dalla Chiesa in Irlanda di oggi. Anche il modo in cui la celebrazione del Congresso del 2012 avrà luogo sarà inevitabilmente diverso. Il Congresso Eucaristico deve rivolgersi a coloro che vi partecipano nel contesto della cultura in cui essi vivono. Il Congresso sarà più piccolo e modesto nelle sue celebrazioni ed aspettative. Esso rifletterà e presenterà la Chiesa in Irlanda, una Chiesa che ha affrontato e ancora affronta - ha detto Martin - sfide grandissime, ma una Chiesa che è viva e vitale, e ansiosa di avviarsi su un cammino di rinnovamento". Il 50° Congresso Eucaristico avrà per tema "L'Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi". "Esistono - ha detto Martin - delle divisioni all'interno della Chiesa irlandese e a volte divisioni non sane. Trovo che sia utile guardare al 1932 e alla società irlandese di allora, che meno di dieci anni prima era stata orribilmente ferita da un'aspra guerra civile durata due anni. Fa molto onore al mio predecessore, l'arcivescovo Edward Byrne, l'aver celebrato il Congresso come un evento di riconciliazione e di ricostruzione dell'unità. Per la prima volta nell'Irlanda appena divenuta indipendente, uomini e donne di entrambi i fronti di un'aspra divisione si riunirono per lavorare insieme a un progetto comune. L'Eucaristia ha il potere di riconciliare. La comunione con Cristo alimenta la comunione e la riconciliazione con il prossimo". "Il Congresso di Dublino ha luogo nel periodo in cui celebriamo il cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, un Concilio di rinnovamento. Il Concilio Vaticano ha apportato enormi doni dello spirito nella vita della Chiesa e i suoi frutti sono ancora tutti da scoprire. Vi è a volte in Irlanda una sorta di riduzione degli insegnamenti del Concilio che si concentra su certi aspetti, molto spesso quelli che riguardano le riforme delle strutture esterne". Per l'arcivescovo di Dublino "vi è un crescente interesse nella società irlandese per il Congresso Eucaristico ed per il modo in cui esso può contribuire al rinnovamento della Chiesa e della società in Irlanda. L'Irlanda è pronta ad accogliere pellegrini da numerose nazioni, e la Chiesa in Irlanda è grata per i segni di sostegno e solidarietà che ha ricevuto dalle Chiese in diverse nazioni". Il Papa non sarà presente fisicamente. "Il Congresso - ha spiegato Martin - terminerà con la Messa della 'Statio Orbis' celebrata dal Legato Pontificio al Congresso, il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi. Papa Benedetto trasmetterà un messaggio televisivo durante la messa conclusiva". Interpellato dai cronisti in merito all'ipotesi che Benedetto XVI si recasse per l'occasione in Irlanda, il presule ha spiegato: "Ho sempre detto che la visita del Papa in Irlanda va inserita nel processo di rinnovamento in corso. Ne dovrà essere, anzi, il culmine, il coronamento. Il Papa stesso - ha riferito Martin - ha detto che vuole venire in Irlanda. Ma questo processo ha varie tappe, tra cui la lettera che il Papa ha scritto ai cattolici irlandesi, il Congresso Eucaristico di giugno, una Missione Nazionale proposta dal Papa stesso, l'Anno della fede indetto da Benedetto XVI". Dopo, forse, il Pontefice si recherà in Irlanda.

TMNews

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL 50° CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE (DUBLINO, IRLANDA - 10-17 GIUGNO 2012)

Card. Bertone: un calo di qualità della stampa dovuto al gossip. Con il presidente della CEI rapporti amichevoli, non ho mai usato l'alabarda

Il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha scherzatosugli articoli di stampa che lo prendono a volte di mira. Nell'udienza concessa in Vaticano ieri ad un gruppo di studenti e insegnanti del "Quotidiano in classe", promosso dall'Osservatorio Giovani Editori, uno dei presenti, a quanto riferito, ha domandato al porporato se "i titoli contro Bertone fanno vendere di più". Pur sottolineando che certi titoli non hanno "alcun fondamento", il principale collaboratore del Papa ha però accolto la domanda con una risata. Bertone ha affermato di ritenere che nel corso degli anni tra i giornali "c'è stato un calo di qualità dovuto al gossip". Il card. Bertone ha utilizzato l'ironia anche per smentire ipotesi di stampa circa un suo contrasto con il cardinale presidente della CEI Angelo Bagnasco. Il porporato ha osservato che spesso la stampa presenta "titoli scandalistici" che non hanno "fondamento" nella realtà. In un colloquio che viene definito vivace e cordiale con una settantina tra ragazzi e docenti, Bertone ha fatto l'esempio dei rapporti tra Santa Sede e Conferenza Episcopale italiana. "Mi attribuiscono atteggiamenti che non mi sono mai sognato, per esempio con il presidente della CEI. Dicono che io usi l'alabarda contro il presidente della CEI. Non uso né l'alabarda né altri strumenti", ha detto Bertone, che ha parlato di "rapporti amichevoli" con Bagnasco, sottolineando che egli è suo successore alla guida dell'arcidiocesi di Genova. Il card. Bertone ha riferito che nei prossimi giorni incontrerà Bagnasco, che sarà ricevuto dal Papa in udienza in vista della prossima Assemblea episcopale generale, aggiungendo: "Probabilmente parleremo delle elezioni genovesi". Bertone ha raccontato di essere un attento consumatore di informazione. Il Segretario di Stato vaticano ha spiegato che inizia la mattina con la lettura di giornali italiani ed esteri, nonché con le rassegne stampa preparate dalla Segreteria di Stato. Tra i quotidiani che ha citato, oltre naturalmente a L'Osservatore Romano, Avvenire, il Corriere della Sera e Il Sole 24 ore. Il porporato, tra i molti impegni, a volte riprende la lettura la sera. Prima di coricarsi Bertone si sintonizza su Radio Rai1 e ascolta 'Prima di domani' e il giornale radio di mezzanotte.

TMNews

Il sindaco di Firenze Renzi accoglierà Benedetto XVI al Santuario della Verna. Nel 2015 il Papa in città per il Convegno Ecclesiale Nazionale

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi domenica prossima, alle 17.30, accoglierà al Santuario francescano della Verna Papa Benedetto XVI, dopo che nella mattinata avrà visitato la città di Arezzo. E' stato lo stesso sindaco a confermare la sua presenza il 13 maggio in uno dei luoghi più cari alla tradizione religiosa di san Francesco d'Assisi. "Si tratta di un atto dovuto, visto che storicamente il santuario della Verna è un protettorato di Firenze", ha dichiarato Renzi. Il sindaco ha poi confermato che il Pontefice sarà a Firenze nel 2015 in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale promosso dalla Conferenza Episcopale italiana su proposta del card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.

Adnkronos

Benedetto XVI, il Papa teologo che apre a tutti un accesso di luce e di gioia verso il mistero del Dio Altissimo che in Gesù è sceso sino a noi

di Piero Coda
Preside dell’Istituto universitario "Sophia" di Loppiano

E' diventata quasi una consuetudine, ormai, definire Benedetto XVI "il Papa teologo". Ed egli senz’altro lo è, e di classe. Ma in quale senso? Approfondire la cosa non è secondario, perché può dischiudere uno sguardo nuovo, e grato, sul cuore del suo ministero. Innanzi tutto, va detto che Benedetto XVI non è teologo soltanto perché, prima di diventare arcivescovo di Monaco di Baviera e d’esser poi chiamato a Roma alla Dottrina della Fede, è stato uno dei più brillanti professori di teologia del mondo cattolico, già prima e soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, cui del resto ha partecipato in veste di esperto. Né lo è perché, nell’esercizio del suo servizio di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, egli ci dona delle stupende "lezioni»"di una teologia densa ma al tempo stesso alla portata di tutti, nutrita com’essa è della Parola di Dio e modellata sull’insegnamento dei Padri della Chiesa, dei grandi Dottori e dei Santi.Piuttosto, Benedetto XVI è Papa teologo soprattutto perché, in tutto quel che dice e fa, persegue un preciso obiettivo: quello di contribuire ad aprire a tutti un accesso di luce e di gioia verso il mistero del Dio Altissimo che in Gesù è sceso sino a noi e che, grazie al dono dello Spirito Santo versato nei cuori, dimora nel nostro intimo, illumina i nostri passi, dà senso e vigore alle nostre azioni. "Ecco – dice il Signore nel libro dell’Apocalisse –, Io sto alla porta e busso. Se uno mi apre, entrerò presso di lui e cenerò insieme con lui" (3,20). Papa Benedetto XVI, con passione, tenacia e maestria, vuole che tutti noi, bambini, giovani e adulti, credenti e persone in ricerca, ascoltiamo quest’invito, apriamo la porta a Gesù e impariamo a conversare con Lui. Non è proprio questo ritorno al cuore pulsante della fede cristiana, e cioè al Dio che si è rivelato amore in Gesù e che in Gesù si è offerto a noi come l’àncora certa della speranza, ciò che anima le sue Encicliche, la "Deus Caritas est", in particolare, e la "Spe salvi", e che lo ha spinto a indire, a partire dal prossimo autunno, un Anno della fede? E ciò, si badi, non soltanto per riaccendere e alimentare il fuoco e la luce della presenza di Dio nell’intimo di ciascuno, ma per far risplendere la bellezza e l’efficacia di questa presenza nel tessuto variegato delle nostre società, là dove le persone vivono la vita, gli affetti, il lavoro. Basti pensare all’Enciclica "Caritas in veritate", nella quale l’amore di Dio per noi in Gesù, e di noi per Dio in risposta, si dispiega nell’affascinante e impegnativo progetto di un rinnovamento sociale, economico, politico a tutti i livelli. Ma veniamo al ricordo di qualche episodio che ho vissuto in prima persona e che mi ha permesso di vedere in atto questa ispirazione. Il primo risale a una quindicina d’anni fa. Il card. Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, doveva incontrare un personaggio illustre della filosofia giapponese di tradizione buddista, il professore Masao Abe di Kyoto. Non potendo farlo egli stesso, mi chiese di accoglierlo in vece sua. Mi ritrovai dunque nella sede della Congregazione per questo importante colloquio che stava molto a cuore al cardinale: perché il tema all’ordine del giorno era l’originalità del volto di Dio rivelato in Gesù, che il professor Abe voleva conoscere più da vicino. Il dialogo, quella mattina, fu ricco e profondo e il card. Ratzinger, da me poi aggiornato in dettaglio, ne fu felice. Mi è venuto spontaneo pensare a questo fatto quando, anni dopo, ho visto Benedetto XVI sostare in raccoglimento, accanto a un alto rappresentante islamico, nella Moschea blu di Istanbul, durante il suo viaggio in Turchia. È questa una via maestra della vita e della missione della Chiesa oggi che il Papa ci addita: testimoniare a tutti, nella pace e con l’amore, il volto di Dio che Gesù ci ha rivelato. Un secondo episodio, di cui tutti, in qualche modo, abbiamo potuto essere spettatori almeno per televisione, è quello dell’incontro di preghiera coi giovani, durante la GMG di Madrid. Fu quando il Papa, dopo la pioggia, s’è inginocchiato davanti a Gesù Eucaristia sull’altare trascinando in questo gesto una moltitudine di giovani i quali, in silenzio, a lungo e immobili, hanno sostato con lui in preghiera. Guidare alla contemplazione e all’esperienza di Dio, del Dio che si è fatto carne in Gesù e che si dona a noi nell’Eucaristia: che cosa ci può essere di più grande e decisivo? Un ultimo episodio, infine, lo scorso anno. Anch’esso ha per protagonista un giovane, non vedente, brasiliano. Mi trovavo con gli studenti dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, di cui sono preside dal 2008, in Piazza San Pietro per l’Udienza generale del mercoledì. Qualcuno di noi, in rappresentanza di tutti, fu introdotto a salutare il Papa. Quando venne il nostro turno, Caelison, il giovane di cui prima, emozionatissimo, disse a Benedetto XVI che gli stringeva la mano: "Ho incontrato Gesù, la Luce, e voglio coi miei compagni portarLo a tutti, come Lei c’invita a fare". Il Papa lo guardò con occhi penetranti, s’accorse che era non vedente, si commosse allora per quanto il giovane gli aveva detto (Gesù, la Luce!) e lo abbracciò con calore. Sì, Benedetto XVI è il Papa teologo dell’amicizia con Dio.

Toscana Oggi

Procura di Savona: mons. Dante Lafranconi avrebbe coperto, pur essendone a conoscenza, gli abusi di almeno due sacerdoti. Il reato è prescritto

Non è una sentenza di condanna, ma nelle sei pagine dell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Savona, Fiorenza Giorgi, ha disposto l’archiviazione del procedimento per concorso in atti sessuali su minori, perché il reato è prescritto, emerge che il vescovo Dante Lafranconi (che dal 2001 è a Cremona) nei 10 anni in cui resse la diocesi di Savona, avrebbe “coperto”, pur essendone a conoscenza, le tendenze pedofile di almeno due sacerdoti. Dunque, non avrebbe impedito "atti che avrebbe avuto il dovere di impedire", come è scritto nel capo di imputazione formulato dal procuratore della Repubblica, Francantonio Granero, e dal sostituto Giovanni Battista Ferro, che al Gip avevano chiesto l’archiviazione, essendo appunto i reati prescritti per il decorso del tempo. "Non avendo ancora avuto ufficialmente notizia dell’ordinanza e quindi non conoscendone l’effettivo contenuto, per il momento mi riservo qualsiasi considerazione", ha detto l’avvocato Michele Tolomini, difensore del vescovo Lafranconi. L’opposizione alla richiesta di archiviazione era stata avanzata dall’associazione della Rete L’abuso, che tutela le vittime di sacerdoti pedofili ed è rappresentata da Francesco Zanardi, che ha raccontato di essere stato a sua volta vittima di abusi da parte dell’ex prete Nello Giraudo. Carla Crosetti, avvocato di Zanardi, aveva chiesto la riapertura delle indagini, evidenziando che la prescrizione non era ancora intervenuta all’epoca della richiesta di archiviazione e sostenendo la tesi dell’aggravante per fatti commessi su minore sotto i 14 anni. Secondo la Procura di Savona, il vescovo Lafranconi avrebbe dunque omesso di segnalare ai suoi diretti superiori le morbose attenzioni nei confronti di ragazzini di almeno due preti, condannati per pedofilia (don Barbacini) e abusi sessuali (don Giraudo) per episodi che risalgono alla fine degli anni novanta. Mons. Domenico Calcagno, successore del vescovo Lafranconi, agì invece diversamente e rimosse i due sacerdoti dagli incarichi in una comunità per minori disagiati di cui erano diretti responsabili. “L’8 maggio 2012 il Gip del Tribunale di Savona ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dal Pubblico Ministero in ordine al procedimento inscritto a carico di mons. Dante Lafranconi, per intervenuta prescrizione”: si apre così la nota diffusa oggi dalla diocesi di Cremona sul procedimento riguardante l’allora vescovo di Savona, oggi alla guida di quella cremonese. I fatti a cui si riferisce riguardano due sospetti casi di pedofilia da parte di altrettanti presbiteri savonesi. “Premesso che nessun processo è mai stato formalmente aperto né tanto meno celebrato a carico dell’attuale vescovo di Cremona, essendo giunta la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero ancor prima di un’eventuale sua richiesta di rinvio a giudizio - prosegue la nota -, non è nostro intendimento discutere ad oggi di fatti e circostanze mai affrontate prima in un’aula giudiziaria”. La nota esprime anche un rammarico: “Destano sorpresa e sconcerto atteggiamenti e commenti giustizialisti recentemente emersi nei confronti di chi, non avendone avuto titolo, non ha potuto svolgere alcuna attività in propria difesa”. Al contrario mons. Lafranconi, “fortemente toccato dalla natura e dalla delicatezza degli argomenti che in qualche modo lo hanno coinvolto, esprime il proprio dispiacere condividendo la sofferenza dei ragazzi segnati da queste dolorose vicende”.

Il Secolo XIX, SIR

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Un fascicolo speciale per la diocesi. L'emittente televisiva 'Tsd' seguirà la visita minuto per minuto

Anche il titolo del fascicolo speciale (32 pagine a colori) realizzato per i lettori della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro prende spunto dal filo conduttore del cammino di preparazione alla visita del Papa di domenica: "Pietro viene a trovare Donato". All’interno, tra i tanti servizi e le schede storiche, l’intervista all’arcivescovo Riccardo Fontana, le precedenti visite dei Papi tra cui quella a Cortona di Giovanni Paolo II, il nuovo presbiterio della Cattedrale di San Donato ad Arezzo, la storia della Verna e del Volto Santo di Sansepolcro.
Tsd, l’emittente diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, trasmetterà in diretta, domenica 13, tutta la visita del Papa, dalle 9.00 del mattino alle 21.00, con vari momenti in esclusiva come l’arrivo in elicottero ad Arezzo, l’attraversamento della città in Papamobile, la visita privata all’interno della Cattedrale di San Donato. Il commento alla Messa delle 10.00 dal Parco del Prato, curato da Tsd, sarà messo a disposizione di altre emittenti toscane come TvPrato, TvlPistoia, Teletruria e Tv1 Valdarno.

Toscana Oggi

Il Papa ad Arezzo

www.tsdtv.it/live

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Schwirkowski: già 20mila i volontari. Un'applicazione per seguire il pellegrinaggio della Croce su I-Phone

"A 439 giorni dal grande incontro con Benedetto XVI, in Brasile già si vive il clima della GMG, l’ansia e la gioia della preparazione. Anche i volontari si stanno mobilitando: circa 20mila hanno già dato la diponibilità, dopo la campagna lanciata a Rio il 25 marzo scorso, ed entro la fine del 2012 ci si aspetta un’adesione di 60mila giovani: diocesani, nazionali e internazionali”. Lo ha riferito padre Anisio José Schwirkowski, del Comitato organizzativo locale per la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio 2013, ieri alla conferenza stampa per il Festival “Halleluya”, promosso a Roma in vista dell’evento. “Con la Campagna lanciata la seconda domenica di Quaresima - ha aggiunto -, è partita anche la mobilitazione di chi accoglierà i pellegrini nella propria casa. Novità della GMG sarà la ‘Settimana delle Missioni’ che sostituirà le tradizionali giornate diocesane che precedono l’evento”. Il sacerdote ha ricordato poi “la celebrazione mensile della veglia di preghiera dei giovani adoratori del Santuario dell’adorazione perpetua, seguita anche dai giovani di varie parti del mondo tramite il sito www.redentortv.br e il pellegrinaggio in Brasile della Croce della GMG e l’Icona della Madonna che si può seguire anche con un’applicazione gratuita per I-Phone e I-Pod chiamata 'Segui la Croce'”.

SIR

Il Papa ad Arezzo, La Verna e San Sepolcro. Card. Betori: benvenuto nella storia e tra le Chiese di Toscana. Il cuore di tutti si lasci illuminare

di Giuseppe Betori
Cardinale arcivescovo metropolita di Firenze
Presidente della Conferenza Episcopale toscana

Il Santo Padre Benedetto XVI giunge tra noi con un significativo atto del suo ministero petrino per le genti di Toscana. La sua presenza nel territorio della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, con gli incontri e le celebrazioni nella città di Arezzo, nell’eremo della Verna e nella città di Sansepolcro, è infatti un dono fatto non solo a quel territorio, ma un evento che arricchisce l’esperienza di fede di tutte le diocesi della Toscana. Nell’orizzonte della fede va infatti colto il significato di questa visita pastorale, come un atto con cui il Pastore della Chiesa universale viene incontro alle condizioni e alle attese di fede di un Chiesa particolare e delle altre Chiese consorelle nella medesima regione, per rafforzarne la consapevolezza nel credere, per esprimere comunitariamente la lode liturgica, per ribadire le ragioni di una testimonianza al Vangelo come grazia offerta a tutti gli uomini e le donne di queste terre. È un ministero che Benedetto XVI va svolgendo con un luminoso magistero, con la proposta di una profonda spiritualità, con una precisa consapevolezza degli interrogativi del presente. Accogliendolo in questa regione, i vescovi e le Chiese di Toscana gli esprimono profonda gratitudine per il suo servizio al Vangelo e convinta adesione al cammino ecclesiale che egli propone, di cui si sentono totalmente partecipi. Nel percorrere le strade di questo territorio e soprattutto quelle delle nostre città, Benedetto XVI entrerà in contatto con la storia religiosa e civile della regione e potrà cogliere le radici di fede che ne hanno innervato la civiltà, un dono di crescita nell’umano offerto nei secoli all’Italia e al mondo. Siamo orgogliosi di essere i primi depositari di questa eredità, pur confessando il sentimento di inadeguatezza a farla oggi risplendere in tutta la sua ricchezza. La presenza del Papa tra noi, alla vigilia dell’Anno della fede, che egli ha voluto come uno sprone per riporre al centro della nostra vita ciò che è essenziale, e cioè la presenza di Dio accolto nell’evento di Cristo, il suo Figlio fatto uomo, morto e risorto per noi, sarà un particolare incitamento a condividere gli obiettivi spirituali e pastorali che Benedetto XVI ha posto nel cuore di questa iniziativa. Vogliamo farlo con la nostra specificità, con il recupero delle ragioni trascendenti che sono nel cuore di ogni espressione della bellezza, con l’attenzione a quel mistero divino che la creazione svela nei nostri paesaggi, con la promozione di quella dignità dell’uomo che sta a fondamento di ogni vero progetto umanistico, con la generosità degli slanci di attenzione ai deboli e ai poveri che hanno suscitato tra noi nei tempi tante testimonianze di carità. Accompagniamo con la preghiera la visita del Papa tra noi, perché il cuore di tutti, credenti e non credenti, si apra alla sua presenza e si lasci illuminare dal suo insegnamento. Grazie, Santo Padre, per il dono che ci fa e per quanto vorrà indicarci per dare più profonda solidità alla nostra fede, più coraggiosi orizzonti alla nostra speranza, maggiore slancio alla nostra carità.

Toscana Oggi

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. In occasione della recita del Rosario presieduta da Scola, nel Duomo di Milano l'icona della Sacra Famiglia

Oggi, alle 21.00 nel Duomo di Milano, l’arcivescovo cardinale Angelo Scola presiederà la recita del Rosario in preparazione al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, meditando i “Misteri della Luce” guidati dal tema “Erano perseveranti nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù” (At 1,14), con testi tratti dalle omelie di Benedetto XVI dedicate al ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza. In occasione di questa celebrazione, nel Duomo sarà esposta fino a sabato 12 maggio l’icona della Sacra Famiglia realizzata dal maestro padre Marko Ivan Rupnik e donata dal Santo Padre quale simbolo di Family 2012. Questa icona sarà presente a Bresso il 2 e 3 giugno accanto al Papa che presiederà la Festa delle Testimonianze e la Santa Messa. La preghiera del Santo Rosario in Duomo è aperta a tutti i fedeli e alle famiglie. Sono particolarmente invitati i rettori dei santuari mariani della diocesi e coloro che frequentano questi luoghi santi in cui si avverte con speciale intensità la presenza di Maria. Coloro che non potranno essere presenti in Duomo potranno seguire la celebrazione in diretta dalle 21.00 su www.chiesadimilano.it, Telenova News (SKY canale 664), Radio Marconi e Radio Mater.

Zenit

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Pietro viene a trovare Donato. Una diocesi che ha puntato molto sulla formazione, sui giovani e sui media

Pietro viene a trovare Donato. Il Successore del capo degli Apostoli incontra i cristiani la cui storia ha preso avvio dall’antico e venerato vescovo. Un’immagine, un filo conduttore che ha caratterizzato in diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro la preparazione alla prima visita di Benedetto XVI in Toscana. A partire dal messaggio che l’arcivescovo Riccardo Fontana ha rivolto alle famiglie della Chiesa aretina, cortonese e biturgense: "Pietro viene in Toscana per incontrarci, per dare il suo contributo all’unità, per aiutarci in quella comunione che è vera aggregazione della Chiesa al suo interno e delle Chiese sorelle tra loro". Ma come farà Pietro a trovare Donato? Attraverso una verifica: "A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II la visita del Papa – spiega Fontana – è il momento opportuno per verificare, all’interno della nostra comunità ecclesiale, quanti frutti della Pentecoste conciliare siano entrati nella nostra esperienza diocesana". Benedetto XVI incontrerà l’intera diocesi nel corso della Messa al Prato, luogo simbolo della città di Arezzo, all’ombra del campanile di San Donato, tra la Fortezza e la Cattedrale. Poi, dopo la recita del Regina Caeli, entrerà nella stessa Cattedrale per rendere omaggio al santo vescovo, alla sua urna (l’Arca di San Donato appunto), e alla Madonna del Conforto. Il Papa reciterà una preghiera composta per l’occasione. Sarà questo uno dei momenti più emozionanti per gli aretini che da oltre due secoli venerano quella piccolissima immagine miracolosa, lassù, in alto, nella cappella diventata Santuario mariano diocesano. A pranzo, in Episcopio, è previsto l’incontro con tutti i vescovi della Toscana, mentre nel pomeriggio il Papa volerà alla Verna, al "sasso" francescano, per incontrare le varie comunità dei frati minori e le monache clarisse della Toscana. Sosterà in preghiera nella Cappella delle Stimmate, così come più tardi accadrà di fronte al Volto Santo nella concattedrale di Sansepolcro prima di incontrare la popolazione della Valtiberina in Piazza Torre di Berta. Un evento che la città fondata mille anni fa dai pellegrini Arcano ed Egidio attende da secoli, essendo saltata a suo tempo la prevista visita di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI sarà qui anche per questo: per il millenario dell’"unica città della Toscana che nasce attorno ad un progetto teologico", Sansepolcro appunto, così come a Roma, al Celio, ha già celebrato i mille anni di Camaldoli con i monaci fondati da San Romualdo. San Donato, San Francesco, San Romualdo, ovvero la migliore rappresentazione di una Chiesa diocesana che offre un’identità collettiva ad un vasto e articolato territorio. Tre tappe (Arezzo, La Verna, Sansepolcro) per una giornata che passerà alla storia della Chiesa locale, pur avendo avuto più volte il dono, anche in tempi non lontani, di altre visite di Papi. Benedetto XVI verrà a contatto con la realtà di una diocesi che ha puntato molto sulla formazione, sui giovani e sui mezzi di comunicazione sociale. "Formare i formatori", oltre che il titolo di una lettera pastorale, è "un processo di conversione dall’effimero al necessario, dall’impiego del tempo disponibile al coinvolgimento della persona" per una pastorale motivata e operosa: "D’altronde – dice Fontana – non c’è servizio alla Chiesa che possa essere fatto con superficialità. C’è bisogno di impegno quotidiano, qualificato". "Formare i formatori" per la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro vuol dire anche scommettere sul rilancio degli oratori, a livello parrocchiale, mentre a livello accademico svetta l’Istituto superiore di Scienze religiose "Beato Gregorio X" con la sua proposta formativa. Alla diocesi aretina si deve anche la realizzazione di uno dei due poli unici dell’informazione diocesana in Toscana (l’altro è a Prato) con un’unica redazione che si occupa del settimanale diocesano, della tv (Tsd) e dell’Ufficio stampa, oltre che di vari siti internet. L’incontro con il Papa sarà un evento per l’intera comunità civile, non solo per la Chiesa diocesana. Anche per questo Benedetto XVI ha chiesto come regalo una grande donazione a chi si trova in difficoltà economiche ad Arezzo e in provincia. "Come i cristiani della prima ora, anche noi – conclude Fontana – vogliamo deporre ai piedi degli apostoli i tesori che ci appartengono. Sono questi i doni da fare al Papa in visita alla nostra terra: il fascino di un’identità millenaria, il radicamento nella fede che si esprime nella missione di formare i formatori perché quanto ci è stato insegnato passi alla generazione nuova, la carità del pianto di Gesù su Gerusalemme perché la città dell’uomo si ravveda e torni a Dio con cuore libero e giocondo".

Andrea Fagioli, Toscana Oggi