domenica 23 ottobre 2011

Uno squilibrato rumeno durante l'Angelus del Papa sale sul colonnato di San Pietro e dà fuoco alla Bibbia. La gendarmeria vaticana lo arresta

E' salito sul colonnato di San Pietro, probabilmente attraverso i ponteggi laterali e ha dato fuoco alle pagine di una Bibbia: un uomo, il romeno Iulian Jugarean, ha compiuto il gesto durante la recita dell'Angelus di Papa Benedetto XVI, al termine della Messa di Canonizzazione. L'uomo è stato avvicinato dagli uomini della gendarmeria vaticana, che poi lo hanno fatto scendere dal colonnato. Il romeno ha precedenti analoghi in altre città ed è ora in stato di arresto. "Durante la celebrazione della canonizzazione - ha dichiarato il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi - una persona squilibrata è riuscita a recarsi sul cornicione della Loggia delle Dame, all'esterno della balaustrata. Vi è rimasto per più di mezzora fino al termine della celebrazione. Ha attirato l'attenzione su di sé e ha bruciato una Bibbia". Il portavoce vaticano ha sottolineato che "si tratta evidentemente di una persona squilibrata". "Parlando con i responsabili della gendarmeria vaticana e con un funzionario dell'ambasciata romena, che erano accorsi - ha aggiunto padre Lombardi - ha detto di avere dei messaggi da comunicare al mondo, in particolare per la lotta contro il terrorismo".

TMNews

Pedane mobili, statue pagane e il Concilio Vaticano II: Andrea Tornielli risponde alle 'perplessità' poco condivisibili di Aldo Maria Valli

Sul sito VinoNuovo da una settimana potete leggere una riflessione del vaticanista del Tg1, Aldo Maria Valli, dedicata all’uso della pedana mobile da parte di Benedetto XVI. Come sapete, domenica scorsa per la prima volta Papa Ratzinger ha fatto il suo ingresso nella Basilica di San Pietro usando la pedana mobile utilizzata negli ultimi anni da Giovanni Paolo II. Nell’annunciare questa novità, padre Federico Lombardi ha parlato di un aiuto per non far affaticare il Papa. Lombardi ha aggiunto che così il Papa è anche più protetto. Mentre nelle ultime ore il card. Tarcisio Bertone è tornato sull’argomento affermando che il Papa sta benissimo e che la pedana serve a farlo vedere meglio. Trovo azzeccatissime e condivisibili le prime righe di Valli. E trovo errato dal punto di vista della comunicazione affermare che il Papa adotta la pedana mobile perché così è più visibile dai fedeli e più protetto: ci si potrebbe chiedere infatti perché i suoi collaboratori ci abbiano messo sei anni ad arrivarci... Sarebbe stato più corretto dire semplicemente che Benedetto XVI ha qualche problema di deambulazione nei tragitti lunghi e dunque in Piazza San Pietro arriva nei pressi dell’altare in papamobile, mentre in Basilica è stata riesumata la pedana di Wojtyla. Quella che ho trovato del tutto sopra le righe e immotivata è la seconda parte dell’articolo di Valli. Leggiamo: “Il Papa trasportato sulla pedana mobile e spinto dai sediari pontifici sembra una statua portata in giro per essere mostrata alla folla. C’è qualcosa di idolatrico, di papolatrico, in quell’uomo issato sul carrelletto". Aldo Maria Valli inoltre scrive: “Se davvero, come dice il Vaticano, il Papa sta bene, farlo trasportare da qualcuno è un gesto che stona e che ha una valenza profondamente anti-conciliare. Ha il gusto di un ritorno al papa re, al sovrano che domina sulla folla e che si distacca dal resto dell’umanità". E conclude: “Giovanni Paolo II, alla fine della sua vita, quando si lasciava trasportare era l’icona della sofferenza e al tempo stesso del coraggio. Benedetto XVI, sorridente e apparentemente integro, con tanto di pastorale in mano, assomiglia invece a una divinità pagana, alla quale occorre rendere omaggio". Ora, va bene tirare in ballo sempre e comunque il Concilio, ma questa volta, a mio avviso, l’amico Aldo Maria ha esagerato. Capisco che qualcuno possa storgere il naso, e magari richiamarsi al Concilio, nel vedere come la decisione di liberalizzare la Messa antica sia stata accompagnata da esagerazioni che nulla hanno a che vedere con la liturgia, ad esempio cardinali che si compiacciono nel farsi fotografare in abitazioni private mentre indossano improbabili cappamagne nuove di zecca, fatte confezionare con tanto di coda lunga 12 metri, in barba al taglio sancito da Pio XII, ma nel caso della pedana mobile, il Vaticano II che c’azzecca? Vale la pena di ricordare che il Papa che volle e inaugurò il Concilio, Giovanni XXIII, usò sempre la sedia gestatoria con tanto di flabelli. Il Papa che lo concluse, Paolo VI, usò la sedia gestatoria per tutto il suo pontificato, anche dopo aver mandato in soffitta la corte pontificia, i flabelli, la guardia nobile. E nessuno ebbe mai nulla da ridire. La sedia gestatoria fu usata anche dall’umile Giovanni Paolo I. Era un modo per essere visibile a tutti, anche a chi non aveva la fortuna di essere nelle prime file... Ora, la pedana mobile non è la sedia gestatoria. Non si capisce perché il Papa, evidentemente costretto a usarla, diventi una “statua pagana”, cosa che nessuno si è mai sognato di dire a Giovanni Paolo II. Così come non si capisce, sinceramente, che cosa c’entri il Concilio. Se lo si fa entrare anche nel caso della pedana mobile, che cosa vieta di invocarlo anche per una miriade di altre circostanze? L’inginocchiatoio è contro il Concilio? E il lumino elettrico è conciliare oppure no? Il candelabro a sette braccia è sincretistico? Le icone orientali in una chiesa latina sono in accordo con il decreto "Unitatis redintegratio"? Il fatto che a Milano certi vicari episcopali, pur non essendo vescovi, siano attaccatissimi all’uso della mitria e della ferula, che termina con un uovo sormontato da una piccola croce, che mia figlia ribattezzò il pastorale con l’ovetto Kinder, è conciliare o anticonciliare? E come dovrebbe rispondere un convinto tradizionalista al vigile urbano che mettendogli la multa gli chiede: “Concilia?”... Insomma, bene ha fatto Valli a sottolineare la mancanza di trasparenza nell’affermare che la pedana mobile veniva riesumata per motivi diversi da quelli reali e sotto gli occhi di tutti. Ma per favore, non tiriamo in ballo anche qui il Vaticano II! E quanto all’esibizione di statue pagane da venerare, basta conoscere anche soltanto un po’ Joseph Ratzinger, per sapere quanto sia umile e cosciente dei suoi limiti: illuminante a questi riguardo è il bellissimo libro intervista con Peter Seewald.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

Due parole sulla pedana mobile

Benedetto XVI: rendiamo lode a Dio per i luminosi testimoni del Vangelo. In Italia la fede non cessi di rinnovarsi e di produrre buoni frutti

Al termine della Santa Messa per la proclamazione dei Santi Guido Maria Conforti, Luigi Guanella e Bonifacia Rodríguez De Castro, prima di recitare la preghiera mariana dell’Angelus dal sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha salutato i pellegrini presenti in Piazza San Pietro. Dopo aver rivolto un “pensiero di speciale affetto e incoraggiamento” per i membri degli Istituti fondati da San Guido Maria Conforti e San Luigi Guanella, i Missionari Saveriani, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza e i Servi della Carità, ha osservato: “Ancora una volta l’Italia ha offerto alla Chiesa e al mondo luminosi testimoni del Vangelo; rendiamone lode a Dio e preghiamo perché in questa nazione la fede non cessi di rinnovarsi e di produrre buoni frutti”. Così si è rivolto anche alle Serve di San Giuseppe, fondate da Bonifacia Rodríguez de Castro: “Che l’esempio e l’intercessione di queste illustri figure per la Chiesa spingano tutti a rinnovare il loro impegno di vivere di tutto cuore la loro fede in Cristo e di testimoniarlo nei diversi ambiti della società”, è stato l’auspicio. Salutando i pellegrini polacchi, ha ricordato che “ieri, insieme alla diocesi di Roma e alla Chiesa in Polonia abbiamo commemorato nella liturgia il Beato Giovanni Paolo II, e oggi voi avete voluto partecipare alla canonizzazione dei tre nuovi Santi. Alla loro protezione affido voi e le vostre famiglie”. Al termine Benedetto XVI ha ricordato l’atteso appuntamento di giovedì prossimo ad Assisi e lo ha affidato alla protezione della Vergine: “Alla sua intercessione affidiamo anche la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo: un pellegrinaggio ad Assisi, a 25 anni da quello convocato dal Beato Giovanni Paolo II.

SIR, Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

Il Papa: tre nuovi Santi si sono lasciati trasformare dalla carità divina e ad essa hanno improntato l'esistenza. Lasciamoci attrarre dai loro esempi

Questa mattina, XXX domenica del tempo "per annum", il Santo Padre Benedetto XVI ha presieduto sul sagrato della Basilica Vaticana la cerimonia di Canonizzazione dei Beati Guido Maria Conforti (1865-1931), arcivescovo-vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, Luigi Guanella (1842-1915), sacerdote, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza e Bonifacia Rodriguez De Castro (1837-1905), fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe. Erano circa 50 mila i fedeli presenti questa mattina in Piazza San Pietro. Subito dopo la lettura della solenne formula liturgica, i rappresentanti di ognuna delle Congregazioni fondate dai nuovi Santi hanno acceso le lampade poste davanti ai reliquiari, mentre il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, che aveva rivolto poco prima al Papa la richiesta ufficiale, ha pronunciato la formula di ringraziamento.
“Ringraziamento” e “supplica”, ma anche “lode al Signore” per la coincidenza della 85° Giornata Missionaria Mondiale, “appuntamento annuale che intende risvegliare lo slancio e l’impegno per la missione”, con la proclamazione di tre nuovi Santi. Nell'omelia, Benedetto XVI è partito dalla risposta, riferita dal Vangelo appena letto, che Gesù indirizza al suo insidioso interlocutore: qual è il più grande comandamento? L’amore pieno e totale a Dio, quello di cui sono capaci i Santi.
“L’esigenza principale per ognuno di noi è che Dio sia presente nella nostra vita. Egli deve, come dice la Scrittura, penetrare tutti gli strati del nostro essere e riempirli completamente: il cuore deve sapere di Lui e lasciarsi toccare da Lui; e così anche l’anima, le energie del nostro volere e decidere, come pure l’intelligenza e il pensiero”. Commentando il Vangelo odierno, il Papa ha osservato: “Gesù lascia intendere che la carità verso il prossimo è importante quanto l’amore a Dio. Infatti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore ai fratelli”. “Quanto provvidenziale risulta allora il fatto che proprio oggi la Chiesa – ha aggiunto - indichi a tutti i suoi membri tre nuovi Santi che si sono lasciati trasformare dalla carità divina e ad essa hanno improntato l’intera loro esistenza. In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi ‘così da diventare modello per tutti i credenti’”. San Guido Maria Conforti, già da fanciullo, “diede prova di un carattere fermo nel seguire la volontà di Dio, nel corrispondere in tutto a quella caritas Christi che, nella contemplazione del Crocifisso, lo attraeva a sé. Egli sentì forte l’urgenza di annunciare questo amore a quanti non ne avevano ancora ricevuto l’annuncio, e il motto ‘Caritas Christi urget nos’ sintetizza il programma dell’Istituto missionario a cui egli, appena trentenne, diede vita: una famiglia religiosa posta interamente a servizio dell’evangelizzazione, sotto il patrocinio del grande apostolo dell’Oriente san Francesco Saverio”.
Vescovo prima a Ravenna e poi a Parma, “egli seppe accettare ogni situazione con docilità, accogliendola come indicazione del cammino tracciato per lui dalla provvidenza divina; in ogni circostanza, anche nelle sconfitte più mortificanti, seppe riconoscere il disegno di Dio, che lo guidava ad edificare il suo Regno soprattutto nella rinuncia a sé stesso e nell’accettazione quotidiana della sua volontà”. Egli “per primo sperimentò e testimoniò quello che insegnava ai suoi missionari, che cioè la perfezione consiste nel fare la volontà di Dio, sul modello di Gesù Crocifisso”. "San Guido Maria Conforti tenne fisso il suo sguardo interiore sulla Croce, che dolcemente lo attirava a sé; nel contemplarla...scorgeva l’’urgente’ desiderio, nascosto nel cuore di ogni uomo, di ricevere e di accogliere l’annuncio dell’unico amore che salva”. “La testimonianza umana e spirituale di San Luigi Guanella è per tutta la Chiesa – ha continuato il Pontefice - un particolare dono di grazia. Durante la sua esistenza terrena egli ha vissuto con coraggio e determinazione il Vangelo della Carità”. Grazie alla “profonda e continua unione con Cristo, nella contemplazione del suo amore”, don Guanella, guidato dalla Provvidenza divina, “è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli. L’amore di Dio animava in lui il desiderio del bene per le persone che gli erano affidate, nella concretezza del vivere quotidiano. Premurosa attenzione poneva al cammino di ognuno”. Di qui la lode al Signore “perché in San Luigi Guanella ci ha dato un profeta e un apostolo della carità”. Questo nuovo Santo della carità sia per tutti “modello di profonda e feconda sintesi tra contemplazione e azione”. “San Luigi Guanella – ha detto il Santo Padre - ci ottenga di crescere nell’amicizia con il Signore per essere nel nostro tempo portatori della pienezza dell’amore di Dio, per promuovere la vita in ogni sua manifestazione e condizione, e far sì che la società umana diventi sempre più la famiglia dei figli di Dio”. Santa Bonifacia Rodríguez de Castro dall’inizio mise insieme la sua scelta di seguire Cristo con il diligente lavoro quotidiano.
“Lavorare, come aveva fatto sin da bambina, non era solo un modo per non pesare a nessuno, ma anche perché riteneva di avere la libertà di realizzare la sua vocazione, e le dava al tempo stesso la possibilità di attrarre e formare altre donne, che in officina possono incontrare Dio e ascoltare la sua chiamata amorevole”, ha affermato Benedetto XVI. Così nascono “le Serve di San Giuseppe, nell’umiltà e semplicità evangelica, che nella casa di Nazaret si presenta come scuola di vita cristiana”. Madre Bonifacia, che “si consacra con impegno all’apostolato e comincia a ottenere i primi frutti del suo lavoro”, vive anche l’“esperienza dell’abbandono, del rifiuto proprio dalle sue discepole e in quello apprende una nuova dimensione della sequela di Cristo: la Croce”. La abbraccia con la sopportazione che dà la speranza offrendo la sua vita per l'unità dell'opera nata dalle sua mani".“Ci raccomandiamo alla sua intercessione e chiediamo a Dio per tutti i lavoratori, soprattutto per quelli che fanno i lavori più modesti e a volte non abbastanza apprezzati perché, nel loro lavoro quotidiano vedano la mano amica di Dio e testimonino il suo amore, trasformando la loro fatica in un canto di lode al Creatore. "'Ti amo, Signore, mia forza'. Così, cari fratelli e sorelle, abbiamo acclamato con il Salmo responsoriale. Di tale amore appassionato per Dio sono segno eloquente questi tre nuovi Santi. Lasciamoci attrarre – ha concluso il Papa - dai loro esempi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, affinché tutta la nostra esistenza diventi testimonianza di autentico amore verso Dio e verso il prossimo”.

Agi, AsiaNews, SIR

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI: GUIDO MARIA CONFORTI, LUIGI GUANELLA, BONIFACIA RODRÍGUEZ DE CASTRO - il testo integrale dell'omelia del Papa