
“La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”. Nella storia della Chiesa, che abbraccia due millenni, “non sono mai mancate per i cristiani le prove”. In alcuni periodi e luoghi queste prove hanno assunto “il carattere di vere e proprie persecuzioni”. “Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto”. Riferendosi all’epistolario paolino, il Pontefice ha sottolineato alcuni gravi pericoli. La prima Lettera ai Corinzi “risponde ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo, che minacciano seriamente la Chiesa”. La seconda Lettera a Timoteo parla dei pericoli degli “ultimi tempi”, identificandoli come “atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana”: “Egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro...La conclusione dell’Apostolo è rassicurante: gli uomini che operano il male – scrive – ‘non andranno molto lontano, perché la loro stoltezza sarà manifesta a tutti’. Vi è dunque una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne e coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità”. Il tema della libertà della Chiesa ha anche una specifica attinenza con il rito dell’imposizione del Pallio. Sul piano storico, l’unione con la Sede Apostolica, ha– sottolineato il Papa, assicura alle Chiese particolari “la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa”. Il fatto che, ogni anno, i nuovi metropoliti vengano a Roma a ricevere il Pallio va compreso “nel suo significato proprio, come gesto di comunione”.
Il tema della libertà della Chiesa offre, in quest’ottica, un’importante chiave di lettura: “Questo appare evidente nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di Comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo. Il Pallio dunque diventa, in questo senso, un pegno di libertà, analogamente al ‘giogo’ di Gesù, che egli invita a prendere, ciascuno sulle proprie spalle”. La promessa di Cristo, ovvero che le potenze degli inferi non prevarranno sulla sua Chiesa, ha anche una “significativa valenza ecumenica”: “Queste parole possono avere anche una significativa valenza ecumenica dal momento che uno degli effetti tipici dell’azione del Maligno è proprio la divisione all’interno della comunità ecclesiale. Le divisioni, infatti, sono sintomi della forza del peccato, che continua ad agire nei membri della Chiesa anche dopo la redenzione”. Ma la parola di Cristo è chiara: “Non prevalebunt, non prevarranno”. “L’unità della Chiesa è radicata nella sua unione con Cristo, e la causa della piena unità dei cristiani – sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione - è pure sostenuta dalla sua preghiera e dalla sua promessa”. “Con questi sentimenti di fiduciosa speranza – ha concluso il Papa - sono lieto di salutare la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che, secondo la bella consuetudine delle visite reciproche, partecipa alle celebrazioni dei Santi Patroni di Roma. Insieme rendiamo grazie a Dio per i progressi nelle relazioni ecumeniche tra cattolici ed ortodossi, e rinnoviamo l’impegno di corrispondere generosamente alla grazia di Dio, che ci conduce alla piena comunione”.