venerdì 4 maggio 2012

VII IMF-Il Papa a Milano. Anche il derby di San Siro di domenica veste i colori dell'evento. Il capitano dell'Inter Zanetti tra le testimonianze

Il derby veste i colori del VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Domenica sera, allo Stadio "Giuseppe Meazza" in San Siro (foto), le squadre milanesi scenderanno in campo indossando le magliette ufficiali del VII Incontro Mondiale delle Famiglie in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimo e che terminerà con l'arrivo di Papa Benedetto XVI. Sul maxi schermo sarà proiettato anche lo spot ufficiale dell'incontro realizzato pro bono dall'agenzia Ogilvy & Mather Advertising e dalla casa di produzione Cineteam di Roma: un grande girotondo, con il quale Milano ha voluto dare il suo benvenuto al Santo Padre. Sui led luminosi, inoltre, scorreranno le scritte con le date principali dell'Incontro. Con questa iniziativa, le squadre milanesi rendono omaggio all'evento e al Santo Padre che proprio allo stadio "Giuseppe Meazza" il prossimo 2 giugno incontrerà i cresimandi, dopo essere stato il giorno prima, venerdì 1 giugno, negli altri due luoghi simbolo di Milano: il Duomo, dove sulla piazza incontrerà la cittadinanza, e il Teatro alla Scala, dove assisterà la sera al concerto diretto da Daniel Barenboim. Tra le famiglie che porteranno la propria testimonianza all'Incontro, ce n'è anche una legata al mondo del calcio. Il capitano nerazzurro, Javier Zanetti, racconterà la sua esperienza di padre e campione: "Il mio sogno era essere calciatore e ho fatto di tutto per riuscire a diventare un calciatore importante, però mi piace molto stare in famiglia, essere a casa mia con mia moglie e con i miei bambini. Da mio padre ho capito il sacrificio. Noi siamo privilegiati, ma anche se abbiamo la possibilità di dare tutto ai nostri bambini, bisogna dire di no: ai nostri figli cerchiamo di far capire che senza sacrificio non si ottiene nulla".

Inter.it

Comunicazioni Episcopato irlandese: Vaticano non ha respinto dimissioni del card. Brady, perchè mai offerte. Dal cardinale richiesta di un coauditore

La notizia data oggi dall’Irish Independent secondo la quale il Vaticano ha rifiutato l‘offerta del card. Sean Brady (nella foto con Benedetto XVI) di dimettersi è “falsa”. La precisazione arriva dall’Ufficio comunicazione della Conferenza Episcopale irlandese. “Questa notizia - si legge - sembra confondere l‘annuncio fatto dal card. Seán Brady il 17 maggio 2010 riguardo la richiesta di un supporto episcopale”. “Ho chiesto a Papa Benedetto XVI un ulteriore sostegno per il mio lavoro, a livello episcopale", disse allora il cardinale. Dunque, prosegue la nota dell’Ufficio comunicazione, “nessuna offerta di dimissioni è stata fatta”. “Come dichiarato il 20 marzo scorso, durante la conferenza stampa tenuta dai vescovi a Maynooth per lanciare la sintesi dei risultati della Visita Apostolica in Irlanda, questa richiesta di aiuto episcopale fatta dal card. Brady fu sospesa in attesa dell‘esito della Visita Apostolica, ma è stata ora riattivata”.

SIR

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. Fanfani: chi si occupa di come vengono spesi i soldi pubblici farebbe meglio a cominciare da quelli di Roma

Dopo l'interrogazione della senatrice Poretti al ministro dell'Economia sulle spese per accogliere il Papa in visita ad Arezzo, il sindaco Giuseppe Fanfani replica con una lunga nota. "Quanto dichiarato dalla senatrice Poretti - si legge - non può essere passato sotto silenzio. Vorrei evidenziare tre elementi. Il primo. La visita di un Papa è un evento eccezionale per la città di Arezzo: non accadeva dal 1993 e cioè dall'arrivo di Giovanni XXIII; è la prima volta che Benedetto XVI viene in Toscana e ha scelto Arezzo; l'evento andrà in mondovisione; in città giungeranno almeno 30mila pellegrini, molti dei quali per la prima volta. Arezzo è onorata di essere stata scelta dal Pontefice. Questa visita ha un fondamentale valore spirituale che è stato ampiamente sottolineato dalla Chiesa aretina e dal suo arcivescovo, mons. Fontana. E lo è non solo per Arezzo ma per la cristianità nel mondo. Considerando anche gli effetti collaterali di questo grande evento spirituale, ritengo che nessuno possa sottovalutare la positività di far conoscere la nostra città al mondo attraverso la diretta televisiva. Lo sforzo che stiamo facendo è di rispondere non solo alle necessità organizzative della visita ma anche di garantire la migliore accoglienza alle 30mila persone che sono attese ad Arezzo. Il nostro Comune ha quindi deliberato 90mila euro per le necessità logistiche di competenza dell'Ente. Ha seguito due criteri: rispondere alle ineludibili domande di sicurezza poste sia dalla Stato Pontificio che dal Ministero dell'Interno; realizzare opere di manutenzione che fossero organiche ai piani dell'Ente. Sulla base delle esigenze organizzative e di sicurezza (non dimentichiamo che ci sarà il presidente del Consiglio Mario Monti a ricevere il Papa), il Comune di Arezzo ha fatto quanto necessario e quanto possibile. Alla polemica strumentale sui costi vorrei rispondere che osservare con insistenza un solo albero non consente di ammirare la foresta". "Il secondo elemento - prosegue la nota -. Le domande della senatrice Porretti provengono da un'eletta in un'Assemblea il cui costo medio per ciascun senatore (indennità, rimborsi, vitalizi, ... ) è di 209.968,84 euro all'anno. Il che vuol dire circa 17.500 euro al mese. Se poi prendiamo il Senato nel complesso della sua struttura, il costo medio di un senatore per la collettività è di 1.608.72,74 euro. Quindi la senatrice Porretti ha perfettamente ragione ad occuparsi di come vengono spesi i soldi pubblici. Certamente farebbe meglio a cominciare da Roma invece che da Arezzo. Il terzo elemento. Dato che sembra occuparsi di Arezzo, le chiederei cosa ha fatto finora per la nostra città. Sarebbe sufficiente citare una sola azione e un solo risultato conseguito. Se non ha fatto nulla, allora sarebbe opportuno, da parte sua, scegliere in silenzio".

Arezzo Notizie

Il Papa: leggi sociali non accrescano le ineguaglianze e permettano a ciascuno di vivere in modo decente. La più grande povertà è la mancanza d’amore

Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, gli ambasciatori di Etiopia, Malaysia, Irlanda, Fiji e Armenia. La globalizzazione ci rende più vicini, ma ci chiede anche di essere più attenti a chi soffre. Muove da questa constatazione il discorso di Benedetto XVI, tutto incentrato sulle difficoltà provocate a tanti popoli da povertà vecchie e nuove. Il Papa ha invitato dunque la comunità internazionale “ad affrontare, nella giustizia e nella solidarietà, tutto ciò che minaccia l’uomo, la società e l’ambiente”: “L’esodo verso le città, i conflitti armati, la carestia e le malattie che affliggono tante popolazioni - ha osservato - sviluppano in modo drammatico la povertà” che prende oggi “nuove forme”. La crisi economica mondiale, ha riconosciuto con amarezza, “conduce sempre più famiglie ad una precarietà crescente”. La “solitudine dovuta all’esclusione è aumentata”. E quando “la miseria coesiste con una grande ricchezza – è stato il suo monito – nasce un’impressione di ingiustizia che può divenire fonte di rivolte”. “E’ allora opportuno che gli Stati facciano sì che le leggi sociali non accrescano le ineguaglianze e permettano a ciascuno di vivere in modo decente”. E’ importante, ha soggiunto, che alle persone nel bisogno sia riconosciuto un ruolo sociale. Ed ha ribadito che lo sviluppo delle nazioni “deve riguardare la persona nella sua integralità e non solo la crescita economica”. Una convinzione che, ha detto, “deve divenire una volontà efficace d’azione”. Ha così citato esperienze come il microcredito che rendono possibile armonizzare “gli obiettivi economici” con le relazioni sociali, “la democrazia con il rispetto della natura”: “Per rinforzare la base umana della realtà socio politica – ha affermato – bisogna essere attenti anche ad un altro tipo di miseria: quella causata dalla perdita di riferimento ai valori spirituali, a Dio”. Una perdita che rende ancora più difficile il discernimento tra il bene e il male così come “il superamento degli interessi personali in vista del bene comune”. Il Papa ha rivolto il pensiero in particolare ai giovani che, alla ricerca di un ideale, si “rivolgono a paradisi artificiali” come droga e consumismo. Per questo, ha avvertito, “la più grande povertà è la mancanza d’amore”. Nella parte finale del discorso, il Papa ha rinnovato l’appello agli Stati affinché garantiscano la libertà religiosa e valorizzino il patrimonio culturale e religioso: “La religione – ha detto – ci permette di riconoscere nell’altro un fratello nell’umanità”. Lasciare, dunque, ad ognuno “la possibilità di conoscere Dio, in piena libertà, lo aiuta a forgiare una personalità forte interiormente che lo renderà capace” di essere un testimone del bene. Così, ha concluso, si potrà costruire una società in cui “la sobrietà e la fraternità” faranno indietreggiare la miseria e si affermeranno “sull’indifferenza e l’egoismo”.

Radio Vaticana

Presentazione delle Lettere Credenziali degli ambasciatori di Etiopia, Malaysia, Irlanda, Fiji, Armenia - il testo integrale del discorso del Papa

Le accuse al card. Brady su un prete pedofilo. Esponenti del governo che lo invitano a dimettersi segnano nuovo capitolo nei rapporti con il Vaticano

La nuova bufera che investe la Chiesa irlandese non accenna a placarsi. Gli ultimi imprevedibili sviluppi riguardanti il card. Sean Brady (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, accusato dalla BBC di non aver fatto nulla, quando era semplice sacerdote, per proteggere le vittime di un prete pedofilo seriale, rischiano di creare nuovi problemi nei rapporti tra il governo di Dublino e la Santa Sede, ma anche, paradossalmente, di rallentare l’eventuale ricambio della leadership cattolica nel Paese. Sean Brady compirà 73 anni il prossimo agosto: sacerdote dal 1964, nel 1994, quando aveva 55 anni, era stato nominato coadiutore dell’arcivescovo di Armagh, il card. Brendan Daly, succedendogli due anni dopo. È stato creato cardinale da Benedetto XVI nel 2007. Nel 2010, nel pieno dello scandalo pedofilia che ha sconvolto la Chiesa irlandese, Brady è stato accusato di aver partecipato all’insabbiamento delle accuse contro un prete pedofilo, padre Brendan Smyth, avvenuto nel 1975. Smyth avrebbe continuato ad abusare di bambini per altri tredici anni, i suoi superiori non fecero nulla per fermarlo né per proteggere le sue vittime. Il ruolo di Brady all’epoca fu quello del notaio: assistette all’interrogatorio della vittima e stese il verbale. Lo scorso 1° maggio, la BBC, in una puntata del programma "This World" intitolata "La vergogna della Chiesa Cattolica", ha reso noti gli appunti presi in quell’occasione dal futuro cardinale irlandese, rivelando che Brady venne a conoscenza dei nomi e degli indirizzi di altre vittime dello stesso prete pedofilo, senza prendere alcuna misura per proteggerli. Il programma della BBC è stato interamente focalizzato sull’episodio del 1975 e non ha citato alcun caso di comportamento inadeguato o negligente da parte di Brady dopo che questi è diventato vescovo e dunque ha assunto una posizione di responsabilità diretta anche nella gestione di questi problemi. Già nel 2010 il primate aveva preso in considerazione la possibilità di dimettersi decidendo poi di rimanere al suo posto. Il cardinale è stato coraggiosamente difeso nel corso di un programma radiofonico dal promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Charles J. Scicluna, l’uomo che per conto di Papa Ratzinger conduce la difficile battaglia contro la pedofilia clericale. Scicluna ha ribadito che Brady svolse un ruolo del tutto secondario e che la responsabilità di quanto accaduto ricadeva su coloro che all’epoca erano i superiori del futuro primate. Com’era prevedibile l’onda delle polemiche non si è fatta attendere e ieri con il coinvolgimento del mondo politico nella richiesta di dimissioni del primate irlandese, il caso è diventato internazionale: il primo ministro Enda Kenny, parlando ai giornalisti, ha invitato il card. Brady a riflettere sul programma della BBC. Il vicepremier e ministro degli Esteri Eamon Gilmore, intervenendo sempre ieri alla Camera bassa del Parlamento irlandese, ha detto di credere nella separazione tra Stato e Chiesa, ma ha aggiunto che le rivelazioni della BBC rappresentato un altro "orribile episodio del fallimento dei responsabili della Chiesa Cattolica nel proteggere i bambini". Aggiungendo, seppure "a titolo personale", che chiunque abbia agito in quel modo di fronte a quel tipo di abusi "non dovrebbe ricoprire alti incarichi". Di fatto, un suggerimento al cardinale di dimettersi. Analoghi messaggio sono arrivati dal leader di Fianna Fail, il principale partito di opposizione, Michael Martin ("Credo che la sua autorità sia stata seriamente messa in discussione da ciò che è accaduto"); dal ministro dell’Educazione Ruairi Quinn e anche dal primo ministro dell’Irlanda del Nord, Martin McGuinnes, il quale ha dichiarato, anch’egli "a titolo personale", che il cardinale si sarebbe dovuto già dimettere due anni fa. Al di là delle decisioni che prenderà il card. Brady, e al di là delle intenzioni di chi ha parlato nelle ultime ore, il fuoco di fila delle dichiarazioni degli uomini di governo, evidentemente intenzionati a sintonizzarsi con l’opinione pubblica, potrebbe paradossalmente rallentare ora l’eventuale ricambio della leadership cattolica del Paese. È noto infatti che il Vaticano difficilmente prende decisioni sull’onda delle pressioni politiche e di quelle che nei Sacri Palazzi vengono considerate come "ingerenze" nella vita della Chiesa. Da quanto apprende Vatican Insider, la situazione del primate Brady, uomo mite e stimato dagli altri vescovi del Paese, era già da tempo presa in considerazione da parte delle autorità romane, dopo le accuse rivolte contro di lui nel 2010 e più in generale i successivi sviluppi dovuti ai risultati della visita apostolica alle diocesi irlandesi. In Vaticano si stava cominciando a valutare la possibilità di affiancargli un vescovo coadiutore, che lo aiutasse nel portare avanti il rinnovamento. E sullo sfondo c’è anche l’annoso problema della riorganizzazione delle numerose diocesi del Paese, alcune delle quali molto piccole, e l’eventualità di accorparne alcune. Passi che devono essere compiuti con il tempo necessario, dopo l’arrivo del nuovo nunzio apostolico, mons. Charles Brown. Le richieste dei politici intervengono dunque in questo delicato processo, introducendo un elemento di politica internazionale. Le tensioni tra Vaticano e governo irlandese, come si ricorderà, avevano raggiunto l’apice l’anno scorso, con la decisione di Dublino di chiudere la sua ambasciata presso la Santa Sede. Decisione contestata da molti in Irlanda, ma sulla quale il governo non sembra intenzionato a far marcia indietro. Bisogna tenere conto dunque anche di questo scenario nell’inquadrare le dichiarazioni dei politici sul caso Brady, anche se per il momento non sembra che le autorità irlandesi siano intenzionate ad aprire nuovi fronti diplomatici con la Santa Sede. A tutto questo si aggiunge il clima già surriscaldato delle ultime settimane nell’opinione pubblica, a motivo dei provvedimenti presi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nei confronti di alcuni sacerdoti irlandesi protagonisti nel mondo dei media, invitati al silenzio o a sottoporre i loro testi e i loro interventi a un controllo preventivo perché avevano espresso opinioni non in linea con l’insegnamento della Chiesa in materia di etica sessuale e sacerdozio femminile. Gli altri vescovi, fino a questo momento, sono rimasti in silenzio, compreso l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin: manca ormai un mese all’inizio del 50° Congresso Eucaristico internazionale che avrà luogo nella capitale irlandese dal 10 al 17 giugno. Il tema del Congresso sarà "L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi". Ma l’evento, e il tema proposto, non sono certo in primo piano in questi giorni di polemiche nella lunga Quaresima della Chiesa irlandese.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

La BBC spara sul primate d’Irlanda per la pedofilia, ma sbaglia mira

Beccegato: i nuovi Statuti della Caritas Internationalis traduzione di quello che è già in essere in una forma più chiara e consona ai tempi odierni

"Non è una questione di controllo, di gerarchie: è una questione di espressione reale della Chiesa: questi Statuti sono, in qualche modo, la traduzione di quello che è già in essere, ma è messo ed espresso in forma più chiara, normata, strutturata, più consona ai tempi che stiamo vivendo". Lo afferma Paolo Beccegato, responsabile dell'area internazionale di Caritas italiana, contestando ai microfoni della Radio Vaticana la lettura offerta dai media circa i nuovi statiti di Caritas Internationalis, presentati come una normalizzazione. "La Caritas - spiega Beccegato - è un'espressione della Chiesa che cerca di essere vicina all'evolversi dei tempi e delle persone. D'altro canto, però, non deve assolutamente perdere la sua identità che mette al centro la persona e mai i tecnicismi". Secondo il referente italiano della Caritas Internationalis, "è importante sottolineare che la riorganizzazione pubblicata" "è il risultato ultimo di un lungo processo che si è svolto a tutti i livelli, a cominciare dal basso, per trovare una nuova quadratura giuridica della confederazione. C'è quindi - conclude - molta soddisfazione per aver raggiunto l'obbiettivo" con norme che "garantiscono anche l'equilibrio tra la visione di una Caritas pastorale, attenta alle motivazioni, allo stile, all'esprimere la propria fede e una Caritas attenta ai grandi dettami dell'efficienza, della trasparenza, dell'efficacia degli aiuti e della loro rendicontabilità".

Agi

Nuovi Statuti per la Caritas Internationalis: i commenti di Michel Roy e Paolo Beccegato

I familiari della vittime della crisi scrivono a Benedetto XVI: abbiamo bisogno di aiuto, la dignità di ogni uomo possa tornare ad essere un valore

Hanno scritto anche a Benedetto XVI i familiari delle 'vittime della crisi', che questa mattina saranno protagonisti di una marcia silenziosa dal piazzale dell'ospedale Maggiore di Bologna al vicino parcheggio dell'edificio delle Commissioni tributarie dove il 28 marzo si diede fuoco l'artigiano Giuseppe Campaniello, morto dopo alcuni giorni di agonia. ''Abbiamo bisogno di aiuto, Santo Padre, che la dignità di ogni uomo possa tornare ad essere un valore. Con devozione e speranza''. Il comitato vorrebbe anche realizzare un libro i cui proventi ''andranno alle vedove di questa 'strage del fisco'''.

Ansa

Si rinnova per il quarto anno consecutivo l'appuntamento con le visite in notturna dei Musei Vaticani, definiti dal Papa 'santuario di arte e di fede'

Visto il grande successo registrato nelle scorse edizioni, da oggi si rinnova per il quarto anno consecutivo l'appuntamento con le visite in notturna dei Musei Vaticani (foto). Infatti, dal 4 maggio al 13 luglio e dal 7 settembre al 26 ottobre, i ''Musei del Papa'' apriranno le loro porte anche al tramonto, tutti i venerdì dalle 19.00 alle 23.00 (ultimo ingresso alle ore 21.30). Un invito, quello delle visite by night, rivolto non solo alle migliaia di turisti che accorrono a visitare un ''santuario di arte e di fede'', secondo le parole del Santo Padre Benedetto XVI, ma anche e soprattutto ai romani: famiglie con bambini, giovani coppie, ragazzi che, impegnati in attività lavorative o familiari durante le normali ore di apertura, possono finalmente riappropriarsi dei propri musei, vivendoli e godendoli in un'atmosfera serena e speciale.''Nel vasto dominio delle arti, per amare bisogna prima conoscere. Questo ci hanno insegnato i nostri maestri - sottolinea il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci - Se riusciremo ad accrescere in pochi o in molti, nei cittadini romani e negli ospiti stranieri, la conoscenza e quindi l'amore per i Musei più belli del mondo, il nostro impegno non sarà stato inutile.'' E' obbligatoria la prenotazione online sul sito ufficiale www.museivaticani.va.

Adnkronos

Il Papa ad Arezzo, La Verna e Sansepolcro. L'omaggio dei fioristi aretini: rose bianche e gerbere gialle per dare il benvenuto a Benedetto XVI

Rose bianche Avalanche e gerbere gialle disposte a formare un pentagramma con le prime note dell’Inno alla Gioia di Beethoven: le impiegheranno domenica 13 maggio i fioristi della provincia di Arezzo, che con il sostegno della Confcommercio desiderano dare il benvenuto al Papa allestendo il palco del Prato sul quale Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa. Il presidente dei fioristi Boris Soldani: “Abbiamo studiato insieme alla Curia un progetto per l’allestimento del palco sul quale il Santo Padre celebrerà la Messa al Prato di modo che con la minima spesa possibile si rispetti la nostra professionalità e il desiderio che abbiamo di dare il benvenuto al Papa. Lavoreremo di notte perché la mattina sia tutto pronto”. “Useremo i fiori per decorare l’ambone e le due aree laterali del palco coperte da un prato verde. L’idea - anticipa il presidente provinciale di Federfiori-Confcommercio Boris Soldani - è di disporli sull’erba in modo da riprodurre l’incipit dell’inno alla Gioia di Beethoven. Un chiaro omaggio alla terra natale del Santo Padre ma anche all’invenzione del ‘nostro’ Guido d’Arezzo”. Nei mesi scorsi, Confcommercio aveva messo a disposizione dell’arcivescovo di Arezzo l’impegno dei fioristi a donare la decorazione floreale: “In queste ore stiamo definendo gli ultimi dettagli insieme all’architetto che ha curato la realizzazione del palco” spiega Soldani. L'arcivescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, esprime vivo apprezzamento e rinnovata gratitudine ai fioristi e alla Confcommercio: “E' il segno che la città si sente apprezzata in questo momento particolarmente difficile, attraverso la qualità del suo lavoro e delle sue specifiche professionalità". Tutto nella decorazione sarà declinato nei due colori pontifici, bianco e giallo. “Sposeremo alla semplicità della gerbera la regalità della rosa Avalanche, forse la più bella fra le rose bianche, non solo per il colore sofisticato ma anche per la sua altezza e la robustezza del bocciolo, che conta ben 45 petali. Grande quanto un fiore di peonia, è simbolo di purezza e non a caso è spesso la prescelta per i matrimoni”. Saranno 15 i maestri fioristi all’opera, con l’assistenza di almeno dieci aiutanti che si occuperanno di bagnare i fiori e prepararli all’uso. “Probabilmente lavoreremo dalle 20 del sabato fino alle tre del mattino di domenica perché il nostro dovrà essere l’ultimo intervento”, dice il presidente della Federfiori-Confcommercio aretina. Tutti sono pronti a passare una notte in bianco per amore del Papa: “Tutto dovrà essere pronto per le otto di mattina, ma per molti di noi la giornata lavorativa non sarà finita: vista la coincidenza con la Festa della mamma, infatti, non potremo tenere chiusi i negozi!”. Nessuno pone l’accento sul sacrificio, però. Per tutti i fioristi, prevale la gioia della festa: “È un vero onore per noi mettere a disposizione del Santo Padre la nostra professionalità - sottolinea il presidente Boris Soldani - la sua visita ad Arezzo è un evento di grande rilievo, a cui vogliamo contribuire offrendo, per quanto ci compete, l’immagine di un territorio accogliente e ricco di eccellenze”.

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