martedì 17 novembre 2009

Vian: il ragionare lucido e concreto del discorso di Benedetto XVI alla FAO merita attenzione. La Chiesa parla anche in nome della ragione

Il lungo discorso che il Papa ha tenuto oggi alla Fao ''merita attenzione perchè è realistico''. E soprattutto ''interpella le autorità civili e le componenti della comunità internazionale. E lo fa con uno sguardo lucido che vede ''la debolezza degli attuali meccanismi della sicurezza alimentare'' e suggerisce cambiamenti''. Lo scrive L'Osservatore Romano in un editoriale del suo direttore Giovanni Maria Vian, nel quale ci si domanda ''se il ragionare lucido e concreto di Benedetto XVI sarà ascoltato, se le sue parole saranno prese in considerazione. Molti forse le ignoreranno - e qui fondamentale è il ruolo dei media internazionali - e altri ricorreranno agli stereotipi di una Chiesa Cattolica oscurantista di fronte a una presunta sovrappopolazione mondiale. Ma non sarà facile: il Papa ha infatti ribadito che la Chiesa è ''rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione''. E in nome della ragione, oltre che della fede, parla''.

Asca

Messaggio del Papa alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: la priorità è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore del mondo

La priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, unico Redentore dell’uomo: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato in occasione della plenaria della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che si è aperta ieri a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana. L’assemblea si svolge sul tema “San Paolo e i nuovi areopaghi”. Come San Paolo annunciò Cristo nell’areopago, ad Atene, con un linguaggio “inculturato” in un contesto molto lontano dal Vangelo, così oggi la Chiesa è chiamata a proclamare la Buona Novella con coraggio nell’attuale società che cambia. Benedetto XVI ricorda le confortanti parole rivolte da Gesù all’Apostolo delle Genti: “Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male” (At 18,9-10). E cita Paolo VI il quale ebbe a dire che non si tratta soltanto di predicare il Vangelo, ma di “raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Insegnamenti XIII, [1975], 1448). Occorre – afferma - “saper valorizzare gli ‘areopaghi’ di oggi, dove si affrontano le grandi sfide dell’evangelizzazione” con un realismo sorretto dallo spirito di fede, che vede la storia alla luce del Vangelo, e con la certezza che aveva San Paolo della presenza di Cristo risorto”. “L’attività missionaria della Chiesa va pertanto orientata verso questi centri nevralgici della società del terzo millennio”. Tuttavia – prosegue il Papa - non va sottovalutato “l’influsso di una diffusa cultura relativista, il più delle volte carente di valori, che entra nel santuario della famiglia, si infiltra nel campo dell’educazione e in altri ambiti della società e li contamina, manipolando le coscienze, specialmente quelle giovanili. Al tempo stesso, però, malgrado queste insidie – sottolinea il messaggio del Pontefice - la Chiesa sa che è sempre in azione lo Spirito Santo. Si aprono, infatti, nuove porte al Vangelo e si va estendendo nel mondo l’anelito verso un autentico rinnovamento spirituale e apostolico”. E così, “come in altre epoche di cambiamento, la priorità pastorale è mostrare il volto vero di Cristo, Signore della storia e unico Redentore dell’uomo”. Ciò esige – rileva il Papa - che i cristiani “offrano una testimonianza di fedeltà a Cristo, costruendo pazientemente quell’unità” che renderà “più facile l’evangelizzazione”. Benedetto XVI esorta a imitare lo “spirito” apostolico di San Paolo “incentrato totalmente in Cristo” e capace di “trasformare anche le difficoltà in possibilità di evangelizzazione”. Quindi conclude con un appello a “recuperare l’attenzione alla vita spirituale”, la “fiducia in Dio” l’affidamento alla Provvidenza e il perdono nell’auspicio che “tutta la famiglia umana possa invocare Dio come «Padre nostro!»”.

Radio Vaticana

Il Papa: riconoscere il valore trascendente di ogni persona primo passo per sradicare fame e miseria. La Terra può nutrire tutti i suoi abitanti

Papa Benedetto XVI si è recato ieri mattina alla sede romana della Fao dove si stanno tenendo i lavori del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare. Ad accoglierlo il direttore generale dell'organizzazione Jacques Diouf. Ad accompagnare il Pontefice, il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone. Nell'atrio del grande palazzo il Papa ha salutato gli 11 vice direttori della Fao. Salito al terzo piano il Papa ha incontrato nell'aula magna il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
''Lo sviluppo dell'agricoltura e la sicurezza alimentare rimangano fra gli obiettivi prioritari dell'azione politica internazionale''. Il Papa, che ha parlato in francese, ha poi chiesto che il vertice Fao adotti misure concrete per combattare la fame nel mondo con il ''comune intento di vincere quanto prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo''. Benedetto XVI, di fronte ad un'amplia platea di capi di Stato e di Governo, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, ha citato in più punti la sua Enciclica ''Caritas in veritate'' chiedendo che si giunga ad una politica comune per ''eliminare le cause strutturali che provocano l'insicurezza alimentare, promuovendo lo sviluppo agricolo dei paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali''. ''Vi è il rischio che la fame venga ritenuta come strutturale, cioè parte integrante delle realtà socio-politiche dei paesi più deboli, oggetto di un senso di rassegnato sconforto se non addirittura di indifferenza''. Papa Ratzinger, rivolgendosi direttamente ai vertici Fao e ai capi di stato presenti ha detto: ''non è così, e non deve essere così!'' chiedendo, nel contempo, che oltre a combattare la rassegnazione e l'indifferenza, si inizi ''a ridefinire i concetti ed i principi sin qui applicati nelle relazioni internazionali''.
''Solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale - ha poi detto il Papa - si può richiedere ad ogni popolo e, quindi, ad ogni paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire una vera condivisione fondata sull'amore''. Il Papa, riprendendo poi le parole di Paolo VI, ha ricordato che ''solidarietà e amore non sono mai senza la giustizia che induce a dare all'altro ciò che è suo e che gli spetta in ragione del suo essere e del suo operare''. L'azione politica, nazionale e internazionale, per sconfiggere fame e miseria sul pianeta è chiamata ormai ''non solo a favorire la crescita economica equilibrata e sostenibile e la stabilità politica, ma anche a ricercare nuovi parametri, necessariamente etici e poi giuridici ed economici, in grado di inspirare l'attività di cooperazione per costruire un rapporto paritario tra Paesi che si trovano in un differente grado di sviluppo''. Per Papa Benedetto XVI, i popoli, anche i più poveri, debbono tornare a sentirsi ''protagonisti'', ''confermando cos' che la fondamentale uguaglianza dei diversi paesi affonda le sue radici nella comune origine della famiglia umana''. ''La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori''. Il Papa ha poi garantito che, da parte della Chiesa Cattolica, ''ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere la fame e l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale, programmata responsabile e regolata, che tutte le componenti della Comunità internazionale saranno chiamate ad intraprendere''. Tra i ''diritti fondamentali'' della persona umana, spicca ''il diritto ad un'alimentazione sufficiente, sana e nutriente, come pure all'acqua'', ma ogni sforzo contro miseria e fame che ancora affliggono il pianeta rischia di rivelarsi vana se non si coniugherà con politiche per il rispetto dell'ambiente. Il Pontefice ha detto che ''i metodi di produzione alimentare impongono oggi un'attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale'' mentre ''il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta e' la causa prima di ogni degrado dell'ambiente''. Da qui la convinzione che proprio la tutela dell'ambiente ''si pone come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno della creazione di Dio e, dunque, in grado di salvaguardare il pianeta''.
Il Papa ha, infine, ricordato che se è vero che ''l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi verso le generazioni che verranno, è anche vero che sugli Stati e sulle Organizzazioni internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo''. Oggi più che mai è ''necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che è preludio alla sicurezza alimentare''. Per combattere la fame, ''promuovendo uno sviluppo umano integrale, - ha poi detto Papa Ratzinger - occorre anche capire le necessità del mondo rurale, come pure evitare che la tendenziale diminuzione dell'apporto dei donatori crei incertezze nel finanziamento delle attività di cooperazione''. Per il Pontefice, inoltre, ''va scongiurato il rischio che il mondo rurale possa essere considerato, in maniera miope, come una realtà secondaria e, al tempo stesso, va favorito l'accesso al mercato internazionale dei prodotti provenienti dalle aree più povere, oggi spesso relegati a spazi limitati''. Benedetto XVI ha rivendicato il diritto ''di ciascun Paese a definire il proprio modello economico, prevedendo i modi per garantire la propria libertà di scelta e di obiettivi''. Il Pontefice ha ricordato che lo stesso principio di cooperazione deve essere ''coerente con il principio di sussidiarietà'', con la necessità, quindi, di coinvolgere ''le comunità locali nelle scelte e nelle decisioni relative all'uso della terra coltivabile, perchè lo sviluppo umano integrale - ha ricordato il Papa - richiede scelte responsabili da parte di tutti e domanda un atteggiamento solidale che non consideri l'aiuto o l'emergenza come funzionali a chi mette a disposizione le risorse o a gruppi elitari presenti fra i beneficiari''. ''In una tale prospettiva - ha poi aggiunto Papa Ratzinger - la cooperazione deve diventare strumento efficace, libero da vincoli e da interessi che possono assorbire una parte non trascurabile delle risorse destinate allo sviluppo. E', inoltre, importante sottolineare come la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri possa diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto. Sostenendo, infatti, con piani di finanziamento ispirati a solidarietà tali Nazioni, affinchè provvedano esse stesse a soddisfare le proprie domande di consumo e di sviluppo, - ha argomentato Benedetto XVI - non solo si favorisce la crescita economica al loro interno, ma si possono avere ripercussioni positive sullo sviluppo umano integrale in altri Paesi''.

Asca