Nell'omelia, il Papa ha ricordato che seguendo l’esempio di Gesù, che “alla vigilia della sua passione pregò il Padre per i suoi discepoli perché tutti siano una sola cosa”, i cristiani “continuano incessantemente ad invocare da Dio il dono dell’unità”: una “richiesta”, quella per cui “tutti i cristiani ristabiliscano la piena unità in Cristo”, che per il Pontefice “si fa più intensa durante la Settimana di Preghiera, quando le chiese e comunità ecclesiali meditano e pregano insieme”. “I cristiani della Città Santa ci invitano a rinnovare e rafforzare il nostro impegno per il ristabilimento della piena unità meditando sul modello di vita dei primi discepoli di Cristo riuniti a Gerusalemme”, ha esordito il Santo Padre riferendosi al tema della Settimana di quest’anno, proposto dalle comunità cristiane di Gerusalemme, alle quali Benedetto XVI ha espresso il suo “vivo ringraziamento, accompagnato dall’assicurazione dell’affetto e della preghiera sia da parte mia che di tutta la Chiesa”. Quello contenuto negli Atti degli Apostoli è “il ritratto della prima comunità, nata a Gerusalemme il giorno stesso di Pentecoste, suscitata dalla predicazione che l’Apostolo Pietro, ripieno di Spirito Santo, rivolge a tutti coloro che erano giunti nella Città Santa per la festa”. Una comunità, ha precisato il Papa, “non chiusa in se stessa, ma, sin dal suo nascere, cattolica, universale, capace di abbracciare genti di lingue e di culture diverse. Una comunità non fondata su un patto tra i suoi membri, né dalla semplice condivisione di un progetto o di un ideale, ma dalla comunione profonda con Dio, che si è rivelato nel suo Figlio, dall’incontro con il Cristo morto e risorto”.
La “descrizione” di Luca, però, “non è semplicemente un ricordo del passato. È un’attestazione che lo Spirito Santo, unendo tutti in Cristo, è il principio dell’unità della Chiesa e fa dei credenti una sola cosa”. “L’insegnamento degli apostoli, la comunione fraterna, lo spezzare il pane e la preghiera – ha ricordato Benedetto XVI - sono le forme concrete di vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme riunita dall’azione dello Spirito Santo, ma al tempo stesso costituiscono i tratti essenziali di tutte le comunità cristiane, di ogni tempo e di ogni luogo”, in quanto “rappresentano le dimensioni fondamentali dell’unità del Corpo visibile della Chiesa”. Secondo Benedetto XVI, “dobbiamo essere riconoscenti perché, nel corso degli ultimi decenni, il movimento ecumenico ha fatto significativi passi in avanti, che hanno reso possibile raggiungere incoraggianti convergenze e consensi su svariati punti, sviluppando tra le chiese e le comunità ecclesiali rapporti di stima e rispetto reciproco, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo”. Tuttavia, “siamo ancora lontani da quella unità per la quale Cristo ha pregato e che troviamo riflessa nel ritratto della prima comunità di Gerusalemme”. “L’unità alla quale Cristo, mediante il suo Spirito, chiama la Chiesa – ha spiegato infatti il Papa - non si realizza solo sul piano delle strutture organizzative, ma si configura, ad un livello molto più profondo, come unità espressa ‘nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio’”, come si legge nella “Unitatis redintegratio”. In questa prospettiva, ha detto Benedetto XVI, “la ricerca del ristabilimento dell'unità tra i cristiani divisi non può ridursi ad un riconoscimento delle reciproche differenze ed al conseguimento di una pacifica convivenza: ciò a cui aneliamo è quell’unità per cui Cristo stesso ha pregato e che per sua natura si manifesta nella comunione della fede, dei sacramenti, del ministero”.
"Il cammino verso questa unità deve essere avvertito come imperativo morale, risposta ad una precisa chiamata del Signore. Per questo occorre vincere la tentazione della rassegnazione e del pessimismo, che è mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo. Il nostro dovere è proseguire con passione il cammino verso questa meta con un dialogo serio e rigoroso per approfondire il comune patrimonio teologico, liturgico e spirituale; con la reciproca conoscenza; con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore e con la preghiera". In questo “cammino di ricerca della piena unità visibile tra tutti i cristiani ci accompagna e ci sostiene l’apostolo Paolo”, le parole di Benedetto XVI, che dopo la sua conversione “fu ammesso, non solo come membro della Chiesa, ma anche come predicatore del Vangelo assieme agli altri apostoli, avendo ricevuto, come loro, la chiamata speciale ad essere ‘strumento eletto’ per portare il suo nome dinanzi ai popoli”. Al termine, Il Papa ha salutato “in modo speciale i fratelli e le sorelle delle altre chiese e comunità ecclesiali”, tra cui i membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Antiche Chiese Orientali, che si riunirà a Roma nei prossimi giorni. Quindi il Papa affidandosi all’intercessione di Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa ha concluso: "Uniti a Maria, che il giorno di Pentecoste era presente nel Cenacolo insieme agli Apostoli, ci rivolgiamo a Dio fonte di ogni dono perché si rinnovi per noi oggi il miracolo della Pentecoste e, guidati dallo Spirito Santo, tutti i cristiani ristabiliscano la piena unità in Cristo”.Prima di lasciare la Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Papa ha benedetto l'ulivo piantato dalla delegazione luterana tedesca domenica scorsa, in occasione delle celebrazioni per la settimana ecumenica.
Radio Vaticana, SIR
CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELLA SOLENNITÀ DELLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO, A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI - il testo integrale dell'omelia del Papa