sabato 24 novembre 2012

Nel pomeriggio le tradizionali visite di cortesia ai nuovi porporati. Nelle sale del Palazzo Apostolico vescovi, cardinali e fedeli non solo filippini, indiani e libanesi

Alla fine c'è stato anche l'incontro più atteso, almeno stando ai 'boatos' vaticani: quello tra il neo-cardinale James Micheal Harvey, prefetto emerito della Casa Pontificia, e il segretario personale del Papa, mons. Georg Gaenswein, che alcune voci indicano come il successore del presule statunitense. Il cambio di guardia, in realtà, non è scontato, la casella del responsabile delle udienze pontifice resta scoperta, né è verosimile che il Papa si privi della collaborazione di 'don Georg'. Nelle due sale del Palazzo Apostolico nelle quali i sei cardinali creati oggi dal Papa in un Concistoro, tuttavia, l'incontro tra i due uomini ha suscitato l'interesse dei curiosi nonché qualche fotografia con apparecchi fotografici e cellulari. Alle tradizionali visite di cortesia pomeridiane che seguono ogni Concistoro, due ore durante le quali famigliari, amici, fedeli, cittadini romani, turisti e semplici curiosi possono entrare nella 'casa del Papa' per salutare i nuovi porporati, la vera protagonista, però, è stata proprio la folla. Il flusso di persone salito alla prima loggia è stato copioso nonostante, a differenza dei Concistori passati, il Papa abbia imposto la berretta cardinalizia stamane a soli sei presuli. Tra di essi nessun italiano e nessun europeo. Una scelta voluta dal Papa per allargare al cosiddetto Terzo Mondo il Collegio cardinalizio che ha prodotto l'afflusso di migliaia di fedeli di etnie e nazionalità disparate nei saloni affrescati del Palazzo Apostolico, nel cortile di San Damaso solitamente silenzioso e lungo gli affollati corridoi del colonnato berniniano.
Nella sala Regia una festante folla di indiani ha fatto la fila per una benedizione e una foto con il neo-cardinale Baselios Cleemis Thottunkal. Per James Harvey, l'unico curiale dei neo-porporati, in fila c'erano vescovi, conoscenti e molti seminaristi statunitensi. A pochi metri una calca di persone attendeva il turno per salutare il patriarca libanese Bechera Boutros Rai. Per lui, circondato da guardie svizzere e sacerdoti dal portamento di bodyguard, sono giunti a Roma dal Paese dei Cedri, il presidente Sleiman, ministri, deputati, businessman, esponenti di tutte le maggiori forze politiche del paese, compreso un esponente di Hezbollah. Ancora folla nell'adiacente Sala Ducale. Una interminabile fila di filippini ha salutato il neo-cardinale Luis Antonio Tagle, l'unico seduto dei porporati forse a causa delle innumerevoli strette di mano. A salutare il colombiano Ruben Salazar Gomez molti fedeli, sacerdoti, suore ma anche donne eleganti e uomini in completo scuro provenienti dal suo paese. Più variopinta la folla di persone che hanno salutato l'arcivescovo nigeriano Abuja John Olorunfemi Onaiyekan, che, con fare gioviale non ha negato a nessuno un saluto, una risata ed ha anche 'battuto cinque' con un bambino del suo paese. Tra la folla che per dure ore ha riempito i due saloni, sono passati a salutare il segretario personale del Papa, don Georg, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano ed altri cardinali come Vegliò, De Giorgi e Law.

TMNews
 

Il 30 novembre 1952 il Motu Proprio 'Valde solliciti' con il quale Pio XII semplificava le vesti cardinalizie e soprattutto chiedeva ai porporati di dimessare la coda della cappamagna allora lunga circa 12 metri

Questa mattina Benedetto XVI ha tenuto il suo quinto Concistoro creando sei nuovi cardinali, nessuno dei quali italiano o europeo. L’occasione delle nuove porpore mi fa ricordare un breve documento di Pio XII, pubblicato sessant’anni fa, il 30 novembre 1952. Si tratta del Motu Proprio “Valde solliciti”, con il quale Papa Pacelli semplificava le vesti cardinalizie e soprattutto chiedeva ai porporati di dimessare la coda della cappamagna cardinalizia (allora lunga circa 12 metri) stabiliendo inoltre che da quel momento essa non venisse più svolta, ma fosse tenuta sempre avvolta attorno al braccio. “Il Papa taglia la coda ai cardinali”, titolarono i giornali. E’ interessante notare le motivazioni messe nero su bianco dal Pontefice per giustificare la riduzione del fasto e del lusso nelle vesti. Il Papa chiedeva che più che per le code smisurate, i padri cardinali fossero ammirati per la loro sollecitudine verso i bisogni della gente. Quelle regole non sono state mai abolite, anche se il successore di Pio XII, il Beato Giovanni XXIII, concesse ai porporati di svolgere di nuovo la coda, senza però farla tornare alle dimensioni precedenti. Colpisce pertanto che in certo revival tradizionalista, non ci sia limitati a riesumare le cappe magne con esibizione dell’intera coda, ma se ne siano fabbricate di nuove senza curarsi delle osservazioni di buon senso stabilite da Papa Pacelli. Non ho nulla contro le cappa magne e chi ama indossarle con frequenza, anche se personalmente non le ritengo così indispensabili per la nuova evangelizzazione, tanto più che non si tratta di vesti liturgiche (ma la mia è soltanto un’opinione personale). Prevedo già alcune obiezioni da parte di chi mi ricorderà gli abusi liturgici e la trasandatezza degli abiti del clero postconciliare considerando le cappe magne come una reazione. Mi chiedo soltanto per quale motivo vi siano tradizionalisti più tradizionalisti della tradizione che non si accontentano di riesumare le vesti di sapore rinascimentale ma sembrano ignorare le leggi stabilite in questa materia dall’autorità ecclesiastica.

Andrea Tornielli, Sacri Palazzi

'L'infanzia di Gesù'. Alessandra Borghese: sorpresa e amareggiata dallo stile così dimesso e sbrigativo della presentazione. Viene spontaneo chiedersi se la Curia romana che un tempo usciva dagli uffici per omaggiare, almeno con la presenza, l'autore sia stata invitata!

Alessandra Borghese, giornalista, scrittrice convertita anche grazie alla profonda amicizia con Benedetto XVI non ci sta. Presente all'ultima presentazione del libro del Papa "L'infanzia di Gesù", lascia l'aula amareggiata e una volta a casa mette su carta tutto il suo dispiacere in un pezzo scritto per Il Quotidiano Nazionale. "Lo scorso martedì", dice, "20 novembre nella Sala San Pio X a Via dell'Ospedale (una piccola traversa di Via della Conciliazione a Roma) è stato presentato il nuovo libro del Papa L'infanzia di Gesù. In questi ultimi anni ho avuto modo di partecipare ad altre presentazioni di volumi scritti, prima da Giovanni Paolo II, e poi da Benedetto XVI. Lo dico perché ammetto di essere rimasta sorpresa e un po' amareggiata dallo stile così dimesso e sbrigativo della presentazione del 20 novembre. Iniziamo dalla sala scelta (un tempo era quella del Sinodo in Vaticano), per finire al fatto che tra il pubblico era presente un solo cardinale ed una manciata di vescovi. Viene spontaneo chiedersi se la Curia romana che un tempo usciva dagli uffici per omaggiare, almeno con la presenza, l'autore sia stata invitata! Insomma non mi è proprio sembrato di partecipare alla presentazione del libro di un Papa! Ciò mi ha fatto riflettere. Da una parte ovviamente l'immagine esterna nulla toglie ai profondi contenuti del volume, e agli autorevoli oratori tra cui il card. Gianfranco Ravasi, dall'altra viene spontaneo chiedersi perché così poca attenzione? Durante le altre passate illustri presentazioni venivano convocati grandi attori per leggere dei brani significativi del testo, il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede era molto presente e si facevano vedere anche diversi componenti del governo. Mi piacerebbe sapere chi si è occupato dell'organizzazione dell'evento! Indubbiamente i continui scandali legati alla Chiesa ed il pesantissimo processo al maggiordomo del Papa hanno buttato ombre e sconcerto su ciò che di bene è stato fatto, facilitando invece la vita a chi non apprezza l'operato di questo Pontificato".

Andrea Bevilacqua, ItaliaOggi

'Eminenza, posso chiederle un autografo?': il filone particolare del collezionismo delle firme degli autografi. Ciascuno ha la sua ragione per la quale la desidera, tutti l’emozione e l’onore di poter salutare questi ministri di Cristo

La domanda è quasi sempre la stessa. Varia invece l’espressione sul volto dell’eminentissimo interlocutore, non di rado assai sorpreso, ma che di solito accondiscende alla richiesta di un autografo accogliendola con un sorriso. Quello delle firme dei cardinali di Santa Romana Chiesa è un filone particolarissimo del collezionismo. Alla croce (che indica la dignità episcopale, ma che nelle firme dei cardinali non sempre viene apposta) segue il nome del porporato, poi l’abbreviazione “card.” e il suo cognome, e talvolta in calce l’incarico ricoperto, come pure il luogo e la data dove ha rilasciato l’autografo, che lo rendono testimonianza di un preciso momento storico e di un incontro. L’autografo può essere inoltre accompagnato da una dedica o da un pensiero, come ad esempio: “Benedicendo di cuore”, “Che la Madonna ti tenga sempre sotto il suo manto”, “Con immensi auguri per la tua vita”, “Sempre in ascolto della parola di Dio, nella storia concreta”. La moda non è nuova di certo: su internet affiorano dagli archivi immagini di un giovane card. Wojtyla che firma una sua foto appoggiandola sulla spalla di un ragazzo. Ma si scoprono pure fotografie siglate dall’allora arcivescovo di Milano card. Montini, mentre alcuni siti specializzati presentano gli autografi di numerosi porporati vissuti anche vari decenni addietro. I cardinali provengono da ogni parte del mondo. Alcuni sono curiali: capi-dicastero in Vaticano, o con incarichi nella Curia romana; sono oltre 70 quelli che operano e risiedono a Roma, o che in essa si sono ritirati. Altri sono arcivescovi residenziali, cioè pastori di diocesi di grandi dimensioni, o di particolare importanza storica o simbolica. Un ristretto numero sono infine presuli o ecclesiastici anziani, premiati con la porpora per la loro dedizione. I cardinali svolgono quindi differenti compiti a servizio della Santa Sede nei cinque continenti, riflettendo l’universalità della Chiesa. Specie quando si trovano insieme e indossano la porpora, i cardinali esercitano un fascino del tutto peculiare, che richiama la loro disponibilità all’effusione del sangue per la causa di Cristo. Anni fa la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato due raffinati volumi del fotografo polacco Grzegorz Galazka interamente dedicati al Collegio cardinalizio, con i ritratti fotografici di tutti i suoi membri: "Cardinali del Terzo Millennio" (1996), prima opera di questo genere mai realizzata, e "Giovanni Paolo II e i suoi cardinali" (2001). Vero momento magico per i “cacciatori” d’autografi, sia italiani che stranieri, sono i giorni del concistoro, che riservano la possibilità d’incontrare cardinali “vecchi” e “nuovi” giunti per l’occasione a Roma, attorno al sepolcro dell’apostolo Pietro. Stavolta non si è tenuta la Giornata di preghiera e riflessione del Santo Padre con il Collegio cardinalizio prima del Concistoro, che calamitava i collezionisti nella piazza del Sant’Uffizio e nelle zone adiacenti, tra San Pietro e i Borghi, ove attendevano l’arrivo o l’allontanarsi dei cardinali. Oggi e domani, tra cerimonie e visite di cortesia, non mancheranno però opportunità per avvicinarli. Varia è la tipologia dei cercatori d’autografi. Ci sono i richiedenti “estemporanei”, che si fanno autografare il libretto della cerimonia come ricordo dell’evento al quale hanno preso parte, e ci sono i “seriali”, che sottopongono il cardinale alla firma di tutto un blocco di cartoline o di buste con specifica intestazione realizzate per la circostanza, magari immettendole poi nel mercato del collezionismo. Ci sono i collezionisti “fotografici”, che reggono sottobraccio cartelle suddivise per lettere alfabetiche, e da ciascuna estraggono di volta in volta le foto dei cardinali che incrociano per fargliele firmare. E ci sono i collezionisti “puri”, che chiedono gli autografi su semplici fogli bianchi, conservandoli gelosamente in appositi album nei quali si delinea, nel fluire degli anni e con l’avvicendarsi dei pastori, il volto di una Chiesa che affronta sfide e travalica i decenni. Ciascuno ha la sua ragione per la quale desidera un autografo cardinalizio, tutti l’emozione e l’onore di poter salutare questi ministri di Cristo, questi principi della Chiesa, portando con sé un prezioso ricordo di quell’incontro, soprattutto se firmato... Parola di collezionista!

Luca Caruso, Korazym.org

'L'infanzia di Gesù'. Lombardi: il Papa ha vissuto in prima persona il dramma dello 'strappo fra il Gesù storico e il Cristo della fede' e si è impegnato a guidare ognuno di noi a superarlo, per ridarci il gusto sereno e profondo dell’amicizia personale con Lui

Dietro l’ultimo libro del Papa c’è anche l’aver vissuto personalmente il "dramma dello strappo tra il Gesù storico e il Cristo della fede", e il "servizio" reso dal Papa con la trilogia su Gesù "è più fondamentale e più urgente di molti altri nel governo della Chiesa". Lo afferma il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi nell’editoriale di "Octava Dies", il settimanale del Centro Televisivo Vaticano, dedicato al libro "L’infanzia di Gesù" di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Benedetto XVI, afferma il suo portavoce, "con non minore coraggio, ha esposto se stesso e la sua intima ricerca del volto del Signore e dell’incontro con lui. Sapeva benissimo - prosegue padre Lombardi - di andare incontro ad obiezioni, a volte pretestuose a volte legittime, ma l’intreccio fra lo studio della Scrittura, la riflessione teologica, la cultura umana, la tensione spirituale personale è comunque straordinario e affascinante". Joseph Ratzinger, ricorda il gesuita, "ha vissuto in prima persona e come Papa il dramma dello 'strappo fra il Gesù storico e il Cristo della fede' e si è impegnato a guidare ognuno di noi, e quindi la Chiesa a superarlo, per ridarci il gusto sereno e profondo dell’amicizia personale con Gesù. E questo – afferma padre Lombardi - è un servizio più fondamentale e più urgente di molti altri nel governo della Chiesa. Perchè egli è anzitutto responsabile della fede della Chiesa". Dopo il ringraziamento al Papa per aver concluso l’opera, "dopo nove anni di non facile impegno", padre Lombardi rimarca: "È proprio vero ciò che diceva il card. Martini concludendo la sua presentazione del primo volume: 'Il libro è molto bello e ci fa comprendere meglio sia Gesù Figlio di Dio, sia la grande fede dell’Autore'".
 
Vatican Insider
 

I titoli o la diaconia assegnati da Benedetto XVI a 5 dei nuovi cardinali nel momento della creazione. Béchara Boutros Rai è già patriarca di Antiochia dei maroniti

Benedetto XVI ha assegnato oggi i titoli di chiese di Roma a cinque dei sei nuovi cardinali, sottolineando così che diventano membri del clero romano il cui vescovo è il Papa al quale sono chiamati ad offrire una speciale collaborazione ed eventualmente ad eleggerlo in un conclave. Al card. James Michael Harvey, la diaconia di San Pio V a Villa Carpegna, all'indiano Baselios Cleemis Thottunkal il titolo di San Gregorio VII, al nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan quello di San Saturnino, al colombiano Ruben Salazar Gomez il ttolo di San Gerardo Maiella e infine al filippino Luis Antonio G. Tagle, quello di San Felice da Cantalice a Centocelle. Il sesto cardinale, Bechera Boutros Rai non può invece essere annoverato nel presbiterio di Roma in quanto patriarca, cioè capo, di una Chiesa Orientale, quella Maronita del Libano. Secondo molti teologi orientalisti, la creazione cardinalizia di un patriarca non è coerente con la dignità stessa dei capi delle Chiese non latine in comunione con Roma in quanto non ha senso che il titolo di cardinale, ovvero di di membro del clero romano e dunque elettore del Papa che è vescovo di Roma, sia attribuito a un patriarca che di per sè ha già una dignità maggiore dei membri del Collegio Cardinalizio, pari quasi a quella del Pontefice. Il problema è stato affrontato da Papa Paolo VI, con il Motu Proprio "Ad purpuratorum patrum", pubblicato l'11 febbraio 1965, nel quale riconobbe che i patriarchi di rito orientale assunti nel Sacro collegio dei cardinali non appartengono al clero di Roma e, pertanto, non può essere assegnato loro alcun titolo o diaconia. In sostanza dunque essi votano per l'elezione del Papa in quanto rappresentanti di Chiese non latine ma ugualmente cattoliche, ma a rigor di logica, se si ammette questo assunto, essi per entrare in conclave non avrebbero bisogno di essere creati cardinali ma basterebbe semplicemente l'elezione dei loro Sinodi e la concessione della comunione da parte del Papa.
In ogni caso, Paolo VI decise che patriarchi cardinali appartengono all'ordine di vescovi cardinali e, nella gerarchia, si situano immediatamente dopo di loro. Mantengono la loro sede patriarcale e non viene assegnata loro alcuna sede suburbicaria. "Rivolgendo il nostro animo al Collegio dei padri porporati, riteniamo opportuno - scrisse Paolo VI nel Motu Proprio - stabilire alcune norme, dopodichè venga dato un posto più onorato in seno al medesimo amplissimo Consiglio del Sommo Pontefice ai Patriarchi Orientali assunti nel supremo Senato della Chiesa". Le norme fissate da Papa Montini e ancora oggi valide prevedono dunque che i patriarchi orientali chiamati a far parte del Collegio dei cardinali, siano annoverati nell'ordine episcopale del medesimo Collegio ma che essi, mantenendo la loro sede Patriarcale, non siano insigniti del titolo di alcuna diocesi suburbicaria e nemmeno faranno parte del clero dell'Urbe. "La legge - precisò - riguarda anche quei cardinali che attualmente hanno l'ufficio Patriarcale in Oriente. Percio' questi, lasciato il titolo nell'Urbe, dall'ordine Presbiterale vengono trasferiti di diritto all'ordine Episcopale, e in esso occupano il posto specificato nelle norme che seguono". Nel Collegio dei cardinali il decano e il subdecano (attualmente il cardinali Angelo Sodano e Roger Etchegaray) occupano nell'ordine i primi posti; li seguono immediatamente gli altri cardinali vescovi, che presiedono le diocesi suburbicarie o che da esse assumono il titolo in quanto "sono sempre state unite in modo speciale alla Città di Roma, sede del nostro episcopato, e in un certo modo costituirono con essa un tutt'uno". "Nell'ordine Episcopale del medesimo sacro Collegio occupano poi un posto singolare - conclude il documento - come si conviene alla loro dignità, i cardinali patriarchi d'Oriente, tenuto conto del tempo e dell'ordinanza secondo i quali ciascuno è stato annoverato nel numero dei Padri Porporati".

Agi

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI SEI NUOVI CARDINALI: ASSEGNAZIONE DEI TITOLI O DELLE DIACONIE AI NUOVI PORPORATI

Ad purpuratorum Patrum Collegium - Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio sul posto dei Patriarchi Orientali nel Collegio dei cardinali (11 febbraio 1965)

Il Papa: attraverso questo Concistoro desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, si esprime nelle varie culture dei diversi continenti. E’ la Chiesa di Pentecoste, che nella polifonia delle voci innalza un unico canto armonioso al Dio vivente. Sarete ancora più strettamente e intimamente uniti alla Sede di Pietro

“La Chiesa è cattolica perché Cristo abbraccia nella sua missione di salvezza tutta l’umanità”, ha affermato il Papa nell'allocuzione del Concistoro. Questa “prospettiva universalistica” affiora, tra l’altro, “dalla presentazione che Gesù fece di se stesso” quale “Figlio dell’uomo”. Il titolo di “Figlio dell’uomo” è “un’immagine che preannuncia un regno del tutto nuovo, un regno sorretto non da poteri umani, ma dal vero potere che proviene da Dio. Gesù si serve di questa espressione ricca e complessa e la riferisce a se stesso per manifestare il vero carattere del suo messianismo, come missione destinata a tutto l’uomo e ad ogni uomo, superando ogni particolarismo etnico, nazionale e religioso”. Ed è “proprio nella sequela di Gesù, nel lasciarsi attrarre dentro la sua umanità e dunque nella comunione con Dio che si entra in questo nuovo regno, che la Chiesa annuncia e anticipa, e che vince frammentazione e dispersione”. Gesù poi “invia la sua Chiesa non ad un gruppo, ma alla totalità del genere umano per radunarlo, nella fede, in un unico popolo al fine di salvarlo”. L’universalità della Chiesa attinge quindi “all’universalità dell’unico disegno divino di salvezza del mondo. Tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio”. Così, la Chiesa, fin dai suoi inizi, “è orientata kat’holon, abbraccia tutto l’universo”.
La missione universale della Chiesa, pertanto, “non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato all’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità”. Gesù invia gli apostoli “a tutte le creature, perché giunga dovunque l’azione salvifica di Dio”. All’ascensione, Gesù dona ai discepoli “una promessa e un compito: promette che saranno ricolmi della potenza dello Spirito Santo e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere, per aprirsi al Regno universale di Dio. E agli inizi del cammino della Chiesa, gli apostoli e i discepoli partono senza alcuna sicurezza umana, ma con l’unica forza dello Spirito Santo, del Vangelo e della fede. È il fermento che si sparge nel mondo, entra nelle diverse vicende e nei molteplici contesti culturali e sociali, ma rimane un’unica Chiesa”. Intorno agli apostoli “fioriscono le comunità cristiane, ma esse sono ‘la’ Chiesa, che, a Gerusalemme, ad Antiochia o a Roma, è sempre la stessa, una e universale. E quando gli apostoli parlano di Chiesa, non parlano di una propria comunità, parlano della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità”. “Nel solco e nella prospettiva dell’unità e universalità della Chiesa – ha chiarito il Pontefice - si colloca anche il Collegio cardinalizio: esso presenta una varietà di volti, in quanto esprime il volto della Chiesa universale".
 "Attraverso questo Concistoro, in modo particolare, desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi Continenti”. I nuovi cardinali, che rappresentano varie diocesi del mondo, “sono da oggi aggregati, a titolo tutto speciale, alla Chiesa di Roma e rafforzano così i legami spirituali che uniscono la Chiesa intera, vivificata da Cristo e stretta attorno al Successore di Pietro”. Nello stesso tempo, “il rito odierno esprime il supremo valore della fedeltà”. Il Papa ha ricordato il "profondo significato spirituale" delle parole contenute nel giuramento da loro pronunciato al momento di ricevere la berratta color porpora: "Prometto e giuro di rimanere, da ora e per sempre finché avrò vita, fedele a Cristo e al suo Vangelo, costantemente obbediente alla Santa Apostolica Chiesa Romana". Benedetto XVI ha poi proseguito: "Nel ricevere la berretta rossa sentirete ricordarvi che essa indica 'che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio'. Mentre la consegna dell'anello sarà accompagnata dal monito: 'Sappi che con l'amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa'". “D’ora in poi – ha affermato il Santo Padre rivolto ai nuovi cardinali - voi sarete ancora più strettamente e intimamente uniti alla Sede di Pietro: i titoli o le diaconie delle chiese dell’Urbe vi ricorderanno il legame che vi stringe, come membri a titolo specialissimo, a questa Chiesa di Roma, che presiede alla carità universale. Specialmente mediante la vostra collaborazione con i dicasteri della Curia romana, sarete miei preziosi cooperatori, anzitutto nel ministero apostolico per l’intera cattolicità, quale Pastore dell’intero gregge di Cristo e primo garante della dottrina, della disciplina e della morale”.
 
SIR, TMNews
 
CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI SEI NUOVI CARDINALI - il testo integrale dell'allocuzione del Papa
 

Benedetto XVI presiede il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di sei nuovi cardinali. L'imposizione della berretta, la consegna dell'anello e l'assegnazione del Titolo o della diaconia

Questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto un Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 6 nuovi cardinali. In apertura di Concistoro, dopo il saluto, l’orazione e la proclamazione del Vangelo (Mc 10, 32-45) il Papa ha tenuto la sua allocuzione. Quindi il Santo Padre ha letto la formula di creazione e ha proclamato solennemente i nomi dei nuovi cardinali, annunciandone l’Ordine presbiterale o diaconale. Il rito è proseguito con la professione di fede dei nuovi cardinali davanti al popolo di Dio e il giuramento di fedeltà e obbedienza al Papa e ai Suoi successori. I nuovi cardinali, secondo l’ordine di creazione, si inginocchiano poi dinanzi al Santo Padre che impone loro la Berretta cardinalizia. Il Papa ha ricordato loro che questo indica che devono essere pronti a comportarsi “con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio”. Ha consegnato loro anche l'anello, dicendo: “Sappi che con l’amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa” ed ha assegnato a ciascuno una chiesa di Roma, come segno della partecipazione alla sollecitudine pastorale del Santo Padre nell'Urbe. Il Papa ha consegnato la Bolla di creazione del cardinale, assegnato il Titolo o la Diaconia di una Chiesa di Roma e scambiato l'abbraccio di pace con i nuovi membri del Collegio cardinalizio. I cardinali si sono scambiati tra loro lo stesso gesto.
Il primo a inginocchiarsi ai piedi di Benedetto XVI è stato l'americano James Harvey, arciprete della Basilica di San Paolo Fuori le Mura, già prefetto della Casa Pontificia e dunque molto abituato alle cerimonie papali, ma oggi emozionatissimo, come ha rivelato la difficoltà con la quale si è calzato sul capo la berretta rossa, mentre la papalina rischiava di scivolare giù. E' divenuto poi porporato, tra gli applausi, il patriarca di Antiochia dei Maroniti in Libano, Bechera Boutros Rai, 72 anni. E' diventato cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India). Con i suoi 53 anni sarà il più giovane cardinale del Collegio. In quanto capo di una Chiesa sorella, il Papa gli ha imposto non già una tradizionale berretta ma un copricapo rosso e nero. E' stato poi creato cardinale il colombiano Ruben Salazar Gomez, 70 anni. Come arcivescovo di Bogotà è stato un convinto sostenitore delle trattative tra il Governo colombiano e le Farc. Emozionato fino alle lacrime l'arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle, che forse per questo il Pontefice ha trettenuto un po' più a lungo nell'abbraccio riservato a tutti i sei nuovi cardinali. E' divenuto cardinale, infine, l'arcivescovo nigeriano di Abuja John Olorunfemi Onaiyekan. Con i continui attacchi terroristici ai cristiani nigeriani, è fautore di un dialogo tra le autorità e il gruppo islamista Boko Haram, promuove il dialogo interreligioso e chiede al Governo di impegnarsi per eliminare la corruzione.

Agi, TMNews, VIS Notizie
 

Il Papa nomina capo ufficio nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti padre Michael John Zielinski: si occuperà dell’architettura e della musica per la liturgia, secondo la riorganizzazione del dicastero decisa nei mesi scorsi

Sarà un benedettino a guidare il nuovo ufficio della Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti chiamata a dare delle direttive sull’architettura e sulla musica per la liturgia, nel tentativo di porre fine alle brutture delle chiese-garage. Benedetto XVI ha nominato oggi come nuovo capo ufficio nel dicastero guidato dal card. Antonio Cañizares Llovera l'abate olivetano di origini statunitensi Michael John Zielinski. Il suo arrivo nella Congregazione è strettamente legato alla ristrutturazione del dicastero, approvata dalla Segreteria di Stato lo scorso 3 settembre. Zielinski è nato a Lakewood, Ohio, nell’aprile 1953. Accolto nella Congregazione monastica Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, dopo il noviziato nell’abbazia di San Miniato al Monte in Firenze, ha emesso la professione monastica perpetua l’8 dicembre 1975 nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Siena). Ha studiato filosofia e teologia al Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo di Roma, è stato ordinato sacerdote nel 1977. Si è dedicato allo studio della spiritualità monastica, della musica gregoriana, polifonica e moderna, della storia medievale e rinascimentale e, soprattutto, della storia dell’arte. Nel 1991 si è laureato all’università di Firenze con una tesi di psicologia sociale. Ha trascorso diversi anni nell’abbazia di San Miniato al Monte a Firenze, dove è stato eletto Priore, assumendo anche l’incarico di maestro dei novizi. È stato anche docente associato all’università di Siena. Nel 1999 è stato destinato alla comunità monastica dell’abbazia di Santa Maria Pilastrello di Lendinara, nella diocesi di Rovigo, e nel 2003 è stato nominato segretario dell’abate primate della Confederazione Benedettina, padre Notker Wolf. Nel dicembre 2003 è stato eletto abate dell’abbazia di "Our Lady of Guadalupe" in Pecos (Stati Uniti). Nel 2007 Benedetto XVI lo ha nominato vicepresidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e vicepresidente della Pontificia commissione di Archeologia Sacra. Con la fusione di questi organismi nel Pontificio Consiglio della Cultura, guidato dal card. Gianfranco Ravasi, da giugno aveva lasciato il suo posto. L’ufficio che andrà a guidare rappresenta la principale novità della strutturazione del dicastero del Culto, che dovrà dedicarsi in modo specifico all’arte e alla musica per la liturgia offrendo linee guida affinché i canti per la Messa come pure la struttura delle nuove chiese siano davvero adeguati e corrispondenti al mistero che viene celebrato, secondo le direttive della Costituzione conciliare "Sacrosanctum Concilium".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

NOMINA DI CAPO UFFICIO NELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

Il Papa nomina il reverendo William Crean vescovo di Cloyne in Irlanda. E' la prima nomina dopo la visitazione apostolica in Irlanda in seguito allo scandalo dei preti pedofili

Il Papa ha nominato oggi il reverendo William Crean vescovo della diocesi di Cloyne, uno degli 'epicentri' dello scandalo dei preti pedofili che ha investito di recente l'Irlanda. La diocesi era retta da un amministratore apostolico da quando il vescovo John Magee si era prima ritirato e poi, nel 2010, dimesso per le accuse di insabbiamento delle accuse di abusi sessuali compiuti da alcuni suoi preti. Magee era stato in precedenza segretario personale di tre Papi: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. La nomina odierna è la prima dopo una visitazione apostolica della Santa Sede in Irlanda in seguito allo scoppio dello scandalo pedofilia, nonché la prima decisa dal Papa dopo la nomina del nuovo nunzio apostolico nell'isola, mons. Charles Brown, e dopo che l'Irlanda ha chiuso la sua ambasciata presso la Santa Sede. A causa dello scandalo diversi vescovi si sono dimessi negli anni scorsi. Rimangono senza vescovo le diocesi di Limerick e quella di Kildare e Leighlin, mentre il vescovo di Derry si è dimesso formalmente per motivi di salute e quello di Kerry per motivi di età. Hanno superato l'età della pensione, ma non sono stati ancora sostituiti, infine, i vescovi di Ardagh e Clonmacnois e quello di Elphin.

TMNews

NOMINA DEL VESCOVO DI CLOYNE (IRLANDA)

Concistoro ordinario pubblico. I profili biografici dei sei nuovi cardinali creati da Benedetto XVI, nei quali si riflette l’universalità della Chiesa

Mons. JAMES MICHAEL HARVEY, prefetto emerito della Casa Pontificia. Papa Benedetto XVI ha nominato mons. Harvey ieri arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura. Mons. James Michael Harvey è nato a Milwaukee (USA) il 20 ottobre 1949. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975 e incardinato a Milwaukee. Laureato Diritto Canonico, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 25 marzo 1980. Ha svolto il suo servizio dapprima nella Rappresentanza Pontificia nella Repubblica Dominicana; quindi, dal 10 luglio 1982, ha prestato la sua opera in Segreteria di Stato. Il 22 luglio 1997 è stato nominato Assessore della Segreteria di Stato. Nominato prefetto della Casa Pontificia il 7 febbraio 1998, ed elevato in pari tempo alla Chiesa titolare vescovile di Memfi, ha ricevuto la consacrazione episcopale da Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana il 19 marzo dello stesso anno Il 29 settembre 2003 Papa Giovanni Paolo II gli ha conferito la dignità di arcivescovo.
- Sua Beatitudine BÉCHARA BOUTROS RAÏ, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano). E' nato a Himlaya, arcieparchia di Antélias dei Maroniti, il 25 febbraio 1940. Ha compiuto gli studi secondari nel convento di Notre-Dame a Louayzé e gli studi filosofici e teologici a Roma presso la Pontificia Università Lateranense, dopo aver emesso i voti religiosi nell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria (Mariamita). Ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico e la licenza in S. Teologia e per diversi anni è stato Direttore dello Scolasticato del suo Ordine a Roma. È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1967. Ha fondato l’Istituto delle lingue straniere a Louayzé. È stato Direttore della Scuola di Santa Rita a Dbayé e Giudice del Tribunale Patriarcale. Il 2 maggio 1986, il Sinodo Patriarcale Maronita l’ha eletto Vicario Patriarcale con sede titolare di Cesarea di Filippo. È stato consacrato vescovo il 12 luglio 1986. Il 9 giugno 1990 è stato trasferito all’Eparchia di Jbeil (Byblos), di nuova erezione. Ha partecipato a diversi Sinodi dei Vescovi a Roma, compresa l’ultima Assemblea Speciale per il Medio Oriente dell’ottobre 2010. È stato membro del Sinodo Permanente e nel 2009 ha assunto la presidenza della Commissione della Chiesa Maronita per le Comunicazioni. Il 15 marzo 2011 è stato eletto 77° Patriarca d’Antiochia dei Maroniti nel Sinodo straordinario elettivo, riunitosi dal 9 al 15 marzo nella sede patriarcale di Bkerké (Libano). Il Santo Padre Benedetto XVI gli ha concesso l’Ecclesiastica Communio il 24 marzo successivo. Ha partecipato ai lavori del XIII Sinodo generale dei vescovi.
- Sua Beatitudine BASELIOS CLEEMIS THOTTUNKAL, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India). E' nato il 15 giugno 1959 a Mukkoor, in Nedungadapally, Archieparchia di Tiruvalla, nello Stato del Kerala. È stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1986 per l’Eparchia di Bathery. Dal 1989 al 1991 è stato vice-rettore del Seminario di Bathery e Parroco della Cattedrale. Dal 1991 al 1996 ha frequentato la Facoltà di Teologia all’Angelicum di Roma, dove ha conseguito il Dottorato. Rientrato in India è stato prima Cancelliere e quindi Sincello dell'Eparchia di Bathery. Il 29 maggio 2001 è stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcieparchia di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, con l’incarico di Visitatore Apostolico per gli stessi fedeli nel Nord America ed Europa. L’11 settembre 2003 è stato nominato Vescovo residenziale dell’Eparchia di Tiruvalla dei Siro-Malankaresi. Il 15 maggio 2006, dopo l’elevazione di tale Eparchia a sede metropolitana, è stato promosso arcivescovo metropolita di Tiruvalla. Il 10 febbraio 2007 il Santo Padre Benedetto XVI ha confermato la sua elezione ad arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, fatta l’8 febbraio dal Sinodo dei vescovi della Chiesa Siro-Malankarese. Partecipa ai lavori del Sinodo dei Vescovi in corso.
- Mons. JOHN OLORUNFEMI ONAIYEKAN, arcivescovo metropolita di Abuja (Nigeria). E' nato in Kabba, diocesi di Lokoja, il 20 gennaio 1944. È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1969. Il 10 settembre 1982 è stato nominato ausiliare della diocesi di Ilorin ed eletto alla sede titolare di Tunusuda. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 6 gennaio nella Basilica Vaticana da Giovanni Paolo II. Il 20 ottobre 1984 è stato nominato Vescovo di Ilorin. Nominato Coadiutore della diocesi di Abuja il 7 luglio 1990, è succeduto come Vescovo il 28 settembre 1992. È stato promosso arcivescovo metropolita della stessa sede il 26 marzo 1994. Ha preso parte a diversi Sinodi dei vescovi, tra cui l'ultimo. È stato Presidente del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar).
Mons. RUBÉN SALAZAR GÓMEZ, arcivescovo metropolita di Bogotá (Colombia). E' nato a Bogotá il 22 settembre 1942. Ha compiuto gli studi liceali e filosofici nel Seminario di Ibagué. Presso l’Università Gregoriana di Roma ha seguito il corso teologico, ottenendo la Licenza in Teologia dogmatica. Ha ottenuto la Licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1967, e ha svolto successivamente diversi incarichi, tra i quali: parroco, professore nel Seminario, direttore del Dipartimento di Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale Colombiana, e Vicario per la Pastorale. È stato nominato vescovo di Cúcuta l’11 febbraio 1992 ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 25 marzo successivo. Il 18 marzo 1999 è stato nominato arcivescovo metropolita di Barranquilla. L’8 luglio 2010 Papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo metropolita di Bogotá. È presidente della Conferenza Episcopale colombiana.
Mons. LUIS ANTONIO TAGLE, arcivescovo metropolita di Manila (Filippine). E' nato a Manila il 21 giugno 1957. Dopo aver frequentato le scuole elementari e secondarie alla Saint Andrew School (Parañaque), ha compiuto gli studi filosofici presso il St. Jose Seminary di Manila e quelli teologici presso l'Ateneo de Manila University. Ha poi seguito i corsi di Teologia presso la Catholic University of America (1987-1991) ottenendo il Dottorato in Teologia summa cum laude. Ha inoltre frequentato dei corsi all'Istituto Paolo VI. È stato ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Manila il 27 febbraio 1982. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della St. Augustin parish (1982-1983); Direttore Spirituale nel seminario diocesano di Imus (1982-1983); Rettore del medesimo (1983-1985). Dopo essersi recato a Roma per studi (1985- 1992), è stato vicario episcopale per i Religiosi (1993-1995), poi parroco della Cattedrale di Imus (1998-2001); Membro del Collegio dei Consultori; del Consiglio Presbiterale; Consultore della Commissione per la Dottrina della Fede presso la Conferenza Episcopale locale. Dal 1997 è stato membro della Commissione Teologica Internazionale Il 22 ottobre 2001 è stato nominato da Giovanni Paolo II Vescovo di Imus. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 12 dicembre successivo. Il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo ,etropolita di Manila il 13 ottobre 2011. Ha partecipa ai lavori del XIII Sinodo generale dei vescovi, ed è stato vice-presidente della Commissione per il Messaggio.

Il Sismografo

Quinto Concistoro per i nuovi cardinali del Pontificato di Benedetto XVI. Il Collegio cardinalizio: la storia, le funzioni e le statistiche sui principi della Chiesa

Questa mattina, vigilia della solennità di Cristo Re, Benedetto XVI imporrà la berretta rossa e consegnerà l’anello a sei nuovi cardinali. È il suo quinto Concistoro, dopo quelli del marzo 2006 (15 cardinali), di novembre 2007 (23), del novembre 2010 (24) e di febbraio 2012 (22), per un totale di 90 porporati da lui creati. “I cardinali hanno il compito di aiutare il Successore di Pietro nello svolgimento del suo Ministero di confermare i fratelli nella fede e di essere principio e fondamento dell’unità e della comunione della Chiesa” affermava il Pontefice il 24 ottobre al termine dell’Udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro, prima di annunciare i nomi degli eletti. Con il compimento degli 80 anni da parte del card. Raffaele Martino ieri, oggi il Collegio dei cardinali elettori sarà costituito esattamente da 120 porporati, come stabilito da Paolo VI con il Motu Proprio "Ingravescentem aetatem" del 1970, ove si afferma che l’elettorato del Papa è composto dai cardinali di Santa Romana Chiesa che non abbiano compiuto l’ottantesimo anno di età prima del giorno d’inizio della Sede vacante, ossia della morte del Pontefice. Nel 1973 lo stesso Paolo VI stabiliva che il loro numero non dovesse essere superiore a 120, disposizione confermata da Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica "Universi Dominici gregis" del 1996. I cardinali eletti hanno tutti meno di 80 anni. “I nuovi cardinali – evidenziava ancora Benedetto XVI il 24 ottobre – svolgono il loro ministero a servizio della Santa Sede o quali Padri e Pastori di Chiese particolari in varie parti del mondo”, invitando poi a pregare “perché sappiano sempre amare con coraggio e dedizione Cristo e la sua Chiesa”.
Il Collegio Cardinalizio. In data 24 novembre i cardinali saranno 211 (120 elettori e 91 ultraottantenni). Provengono da tutti i continenti e da 66 nazioni, incarnando il respiro della Chiesa universale. Nel mini Concistoro non figurano presuli italiani né alcun europeo. Lo stesso Benedetto XVI, rivolgendosi ai Padri sinodali la mattina del 27 ottobre, ha spiegato di aver voluto completare con questo piccolo concistoro quello di febbraio, “proprio nel contesto della nuova evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un continente, ma Chiesa universale”. L’Italia è il Paese con più cardinali al mondo, ben 50. Considerando anche i nuovi Principi della Chiesa, le statistiche risultano così aggiornate: gli europei sono 117, 52 gli americani (22 per l’America del Nord e 30 per l’America Latina), 20 gli asiatici, 18 gli africani, 4 i cardinali dell’Oceania. Gli elettori sono invece così ripartiti: 28 dall’Italia e 62 in totale dall’Europa, 14 dall’America Settentrionale (11 dagli Usa e 3 dal Canada), 21 dal Sudamerica, 11 dall’Africa, 11 dall’Asia, 1 dall’Oceania. Due i cardinali creati da Paolo VI tuttora viventi (il brasiliano Arns e l’americano Baum), 125 quelli di Giovanni Paolo II (dei quali 53 votanti), 78 più i nuovi 6 quelli di Benedetto XVI, cui potrebbe riuscire quel che non è avvenuto per il suo predecessore, che pure aveva creato il più alto numero di cardinali per un Papa nella storia, 232: insignire cioè della porpora colui che gli succederà. Joseph Ratzinger era stato infatti creato cardinale da Paolo VI nel 1977 e, al momento, 67 dei “suoi” cardinali hanno diritto di voto in un eventuale conclave. Il cardinale più anziano è Ersilio Tonini, 98 anni, il più giovane il neocardinale indiano Thottunkal, nato il 15 giugno 1959. 33 i cardinali appartenenti a Istituti di vita consacrata o a Società di vita apostolica: sei gesuiti, altrettanti salesiani e francescani minori, tre domenicani, due dehoniani, e poi un cappuccino, un redentorista, un sulpiziano, un missionario oblato di Maria Immacolata, un claretiano, un agostiniano, un lazzarista, uno scalabriniano, un cardinale dell’Istituto dei padri di Schönstatt e uno studita. Inoltre, il patriarca libanese Raï appartiene all’Ordine Maronita Mariamita.
I cardinali. Il sostantivo cardinale ha origine dal termine latino "cardinalis", derivante da cardo-cardinis, che vuol dire “cardine”, in quanto il clero di Roma, dal quale traggono origine storica i cardinali, che grande influenza hanno esercitato nella vita della Capitale, era il cardine sul quale poggiava il Papa. I cardinali sono i prelati che, dopo il Santo Padre, ricoprono la più alta dignità ecclesiastica nella gerarchia della Chiesa cattolica. Il Pontefice sceglie in piena libertà, quali suoi principali assistenti e consiglieri nel governo della Chiesa universale, “uomini che siano costituiti almeno nell’ordine del presbiterato, in modo eminente distinti per dottrina, costumi, pietà e prudenza nel disbrigo degli affari”, si legge nel Codice di diritto canonico latino. Il loro abito color porpora, donde porporati, simboleggia la disponibilità a versare il proprio sangue in difesa della fede, delle virtù cristiane e della Chiesa di Cristo. Un cardinale deve eccellere per conoscenza profonda della dottrina, eloquenza matura, zelo ardente e spirito efficace. I cardinali sono distribuiti in tre ordini: vescovi, preti, diaconi, questi ultimi così chiamati perché anticamente erano delegati a sovrintendere ai centri per i servizi sociali destinati ai poveri di Roma. Poiché in origine i cardinali provenivano dal clero dell’Urbe, tutti i cardinali, ad eccezione dei patriarchi orientali, che hanno il titolo delle proprie Chiese patriarcali, sono designati come titolari di una chiesa di Roma o dintorni. Ai sei cardinali vescovi viene attribuita una sede suburbicaria (sub Urbe), cioè una diocesi nelle vicinanze di Roma (Albano, Frascati, Ostia, Palestrina, Porto e Santa Rufina, Sabina e Poggio Mirteto, Velletri e Segni). I cardinali vescovi eleggono tra loro il decano (cui spetta il titolo suburbicario di Ostia) e il vice-decano del Collegio cardinalizio, attualmente i cardinali Sodano ed Etchegaray. Ai cardinali preti e ai cardinali diaconi viene conferita un’antica chiesa di Roma: titolo per i preti, diaconia per i diaconi. Con l’assegnazione di una chiesa dell’Urbe, all’universalità della provenienza dei cardinali viene congiunta la romanità, che permette loro di essere elettori del vescovo di Roma, partecipando inoltre alla sollecitudine pastorale del Papa per la Città eterna. A chi passeggia per Roma può capitare di trovarsi innanzi al prospetto di qualche chiesa recante due stemmi sulla facciata. Orbene: uno è lo stemma pontificio, che simboleggia la dignità di basilica del tempio. L’altro è l’emblema del cardinale titolare di quella chiesa, che lo rende cittadino vaticano e “in-cardinato” nel clero romano. L’iconografia dello stemma consiste in uno scudo con l’araldica del porporato, sotto al quale campeggia il motto, usualmente in latino, da lui scelto per sintetizzare il suo ministero. Lo scudo è sormontato dal galero rosso dal quale discendono trenta fiocchi, 15 per lato. Lo stemma è esposto nella chiesa della quale il cardinale è titolare, mentre all’interno si può trovare il suo dipinto, o comunque il suo nome. A volte i Papi nominano dei cardinali “in pectore”, in quanto i loro nominativi sono tenuti segreti nel cuore del Pontefice, impedito a pubblicarli a causa di particolari motivazioni, come la persecuzione della Chiesa in una determinata area.
La storia. Nei secoli antichi, le persone che cooperavano più strettamente con il vescovo erano considerate “persone-cardinali”, perché svolgevano la funzione di cardine tra il pastore e il popolo di Dio. Il vescovo di Roma veniva eletto dai presbiteri e diaconi “cardinales”, che espletavano mansioni pastorali e liturgiche nelle chiese delle diocesi del Papa, offrendogli la loro assistenza per quelle altre responsabilità che, come successore di Pietro, egli doveva affrontare nei confronti di tutta la Chiesa. Tale collaborazione e il disbrigo dei ruoli primaziali del Papa divennero nel tempo prevalenti e i membri del Collegio cardinalizio si videro chiamati a coadiuvare il romano Pontefice con intensità sempre maggiore. La parola cardinale da aggettivo diventa sostantivo e si costituiscono gli ordini dei cardinali vescovi, preti e diaconi. Nel 1059 Papa Nicolò II stabilì che il vescovo di Roma venisse eletto solo dai cardinali vescovi. All’affermarsi della missione universalistica del Collegio cardinalizio, si avvertì il bisogno di farvi corrispondere sempre meglio l’effettiva composizione dello stesso. Dal secolo XII, pertanto, il titolo di cardinale viene conferito anche a vescovi non italiani, curando che entrassero a far parte del Sacro Collegio rappresentanti dei vari popoli della terra ai quali era giunto l’annuncio della fede. Il Collegio cardinalizio diventa così sempre più numeroso, esprimendo l’universalità del club più esclusivo al mondo. I cardinali rimangono tali dalla creazione al giorno della morte. La Chiesa ne annovera oltre 3000 nella sua storia bimillenaria.
Le funzioni. Il Collegio cardinalizio, o Sacro Collegio, o Senato del Sommo Pontefice, svolge funzioni ordinarie e straordinarie. Ordinarie nella forma del concistoro (“dove si trovano insieme”), che può essere ordinario privato, oppure ordinario pubblico, ma anche straordinario. Il Concistoro ordinario privato, o segreto, ha luogo nella sala del Concistoro del Palazzo Apostolico. Vi partecipano il Papa e i cardinali presenti a Roma, per procedere alla nomina del camerlengo (attualmente il cardinale Tarcisio Bertone), per effettuare le opzioni di cardinali diaconi a sedi presbiterali (dopo almeno 10 anni di permanenza nell’ordine diaconale), per esaminare le nuove canonizzazioni proposte dalla Congregazione per le Cause dei Santi. Quello del 24-25 novembre sarà invece un concistoro ordinario pubblico. Il Concistoro straordinario si tiene invece quando il Papa convoca a Roma i cardinali di tutto il mondo per affrontare questioni e temi di eccezionale gravità. Il Collegio dei cardinali svolge funzioni straordinarie in tempo di Sede apostolica vacante. In tale periodo il governo della Chiesa è affidato al Sacro Collegio, limitatamente alla gestione ordinaria e improrogabile e fino all’elezione del nuovo Pontefice. Le congregazioni generali, riunioni di tutti i cardinali nel Palazzo apostolico vaticano, presiedute dal cardinale decano o, se impossibilitato, dal vice-decano, deliberano sulle questioni ritenute più urgenti o importanti. Quelle ordinarie e di minore rilievo sono invece discusse dalle congregazioni particolari. Vi è infine il conclave (“con la chiave”), che indica il luogo chiuso in cui si tiene l’assemblea e la procedura seguita per l’elezione del Papa. Nel raccoglimento della Cappella Sistina, ricevendo ispirazione dallo Spirito Santo, i cardinali designano il nuovo Vicario di Cristo, il cui nome sarà poi annunciato al mondo dal cardinale proto-diacono (attualmente il francese Jean-Louis Tauran). Il Pontefice può inoltre demandare a un cardinale di rappresentarlo in qualche solenne celebrazione o assemblea come Legato a latere, oppure affidargli un determinato incarico pastorale come suo Inviato speciale. Oltre alla funzione consultiva nei concistori, e quella elettiva nel conclave, il cardinale deve promuovere in ogni luogo e in ogni tempo la virtù a maggior gloria di Dio e per l’esaltazione della Santa Chiesa. “Andiamo avanti con speranza! Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull’aiuto di Cristo”, scriveva Giovanni Paolo II nella "Novo millennio ineunte". Araldi del Vangelo e difensori della fede, i cardinali hanno traghettato insieme al Papa la barca della Chiesa nel Terzo millennio e con lui la guidano a prendere il largo e ad annunciare il nome di Cristo fino agli estremi confini della Terra.

Luca Caruso, Korazym.org