mercoledì 15 febbraio 2012

Il Papa: non ci sottoponiamo alle apparenze ma alla Grazia di Dio, alla sua rivelazione. Lasciamoci plasmare perchè appaia nell’uomo l’immagine di Dio

Questo pomeriggio il Santo Padre Benedetto XVI si è recato in visita al Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, che ricorre sabato. Al suo arrivo è stato accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal rettore, don Concetto Occhipinti. Nella Cappella Maggiore del Seminario, dopo l’indirizzo di omaggio del rettore, il Papa ha tenuto una lectio divina sul testo della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, cap. 12, 1-2, per i Seminaristi del Seminario Romano Maggiore, del Seminario Romano Minore, dell’Almo Collegio Capranica, del Collegio diocesano "Redemptoris Mater" e del Seminario della Madonna del Divino Amore.
“È per me sempre una grande gioia” incontrare “i miei seminaristi, i seminaristi di Roma, in cammino verso il sacerdozio, vedere così la Chiesa di domani, la Chiesa che vive sempre”, ha esordito Benedetto XVI. L’epistola, ha affermato il Santo Padre, "è rivolta ai romani di tutti i tempi" e che San Paolo ha scritto "prima di arrivare nella capitale del paganesimo: incatenato, ma libero di annunciare il Vangelo". Ma la fede di Roma, ha ricordato il Papa citando l’apostolo, è da sempre "una fede grande". Di qui la speranza che anche oggi che "si parla tanto della Chiesa di Roma, dicendo molte cose su di essa, si parli anche della sua fede esemplare". È su alcune parole di Paolo che Benedetto XVI ha voluto concentrare la lectio divina. La prima è "esortazione": "Essa contiene tutta la tenerezza dell’apostolo, che si fa strumento di Dio e si appella non solo alla moralità e alla volontà ma alla grazia che è in noi, per lasciare operare Dio". Quindi, nel cuore della sua meditazione, si sofferma sulla parola "corpo". Tra Antico e Nuovo Testamento, il Santo Padre ha messo in luce, per contrasto, la novità di Cristo "che ha dato se stesso sostituendo tutti i sacrifici".È per questo che la dimensione della corporeità "deve essere la realizzazione della nostra adorazione", del nostro rapporto con Dio; la liturgia infatti "non è solo cerimonia ma l’essere nel corpo di Cristo". Quando si parla di cristianesimo perciò non bisogna pensare che esso sia solo "spiritualizzazione perché esso è incarnazione". Infatti "per il cristiano lo Spirito diventa carne e la carne è piena dello Spirito". Riferendosi al Vangelo di Giovanni, poi, Benedetto XVI ha ricordato anche che "si adorerà in spirito e verità" e che lo "spirito è lo Spirito Santo e la verità è Cristo, in cui entriamo per mezzo dello Spirito". Davanti a questa nuova dimensione è necessario quindi che il cristiano "rinnovi il suo modo di pensare". “C'è – ha affermato il Pontefice - un non conformismo del cristiano”, ma “questo non vuol dire che noi vogliamo fuggire dal mondo, che a noi non interessa il mondo; al contrario vogliamo trasformare noi stessi e lasciarci trasformare, trasformando così il mondo. Dobbiamo tener presente che nel Nuovo Testamento soprattutto, nel Vangelo di San Giovanni la parola ‘mondo’ ha due significati e indica quindi il problema e la realtà della quale si tratta: il mondo creato da Dio, amato da Dio, fino al punto di dare se stesso e il suo Figlio per questo mondo; il mondo è creatura di Dio, Dio lo ama e vuol dare se stesso affinché il mondo sia realmente creazione e risposta al suo amore”. Ma c'è anche un altro concetto del mondo, quello che “sta nei poteri del male, che riflette il peccato originale”. “Vediamo questo potere del male oggi – ha evidenziato il Santo Padre - in due grandi poteri, che di per se stessi sono utili e buoni, ma facilmente abusabili: il potere della finanza e il potere dei media. Ambedue necessari, perché possono essere utili, ma talmente abusabili che spesso diventano il contrario rispetto alle loro intenzioni vere”. Infatti, “vediamo come il mondo della finanza possa dominare sull'uomo: l'avere e l'apparire dominano il mondo e lo schiavizzano. Il mondo della finanza non rappresenta più uno strumento per favorire il benessere, per favorire la vita dell'uomo, ma diventa un potere che lo opprime, che deve essere quasi adorato mammona, la vera divinità falsa che domina il mondo”. Di qui l’invito: “Contro questo conformismo della sottomissione a questo potere, siamo non conformisti: non l'avere conta, ma l'essere conta! Non sottomettiamo a questo, usiamolo come mezzo, ma con la libertà dei figli di Dio”. C’è, poi, il potere dell'opinione pubblica. “Certamente – ha osservato Benedetto XVI - abbiamo bisogno di informazioni, di conoscenza delle realtà del mondo, ma può essere poi un potere dell'apparenza: alla fine conta quanto è detto, più che la realtà stessa. Un'apparenza si sovrappone sopra la realtà stessa, diventa più importante e l'uomo non segue più la verità del suo essere, ma vuole soprattutto apparire, essere conforme a queste realtà”. Anche contro questo “c'è il non conformismo cristiano: non vogliamo sempre essere conformati, lodati, vogliamo non l'apparenza, ma la verità e questo ci dà libertà e la libertà vera, cristiana, il liberarsi da questa necessità di piacere”, di “parlare come la massa pensa che dovrebbe essere e avere la libertà della verità e così ricreare il mondo che non sia oppresso dall'opinione, dall'apparenza che non lascia più apparire la realtà stessa”, quasi il mondo virtuale fosse “più vero, più forte, non si vede più il mondo reale e la creazione di Dio. Il non conformismo del cristiano ci redime e ci restituisce alla verità. E preghiamo il Signore che ci aiuti ad essere uomini liberi in questo non conformismo che non è contro il mondo ma è il vero amore del mondo”. San Paolo invita anche a “trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare”. Dunque, un invito a “lasciarsi trasformare dal Signore nella forma dell'immagine di Dio, trasformarci ogni giorno di nuovo per la sua realtà alla verità del nostro essere”. Per il Papa, il “rinnovamento” è “la vera novità, che non ci sottoponiamo alle opinioni, alle apparenze, ma alla grazia di Dio, alla sua rivelazione. Lasciamoci formare, plasmare perché appaia realmente nell'uomo l'immagine di Dio”. Non solo: il “rinnovamento, questa trasformazione comincia con il rinnovamento del pensare”. Perciò, “la ragione stessa deve essere rinnovata. Rinnovata non secondo le categorie del consueto, ma rinnovare vuol dire realmente lasciarci illuminare dalla verità che ci parla nella Parola di Dio. E così finalmente imparare il nuovo modo di pensare”, che “non obbedisce al potere e all'avere, all'apparire”, ma “obbedisce alla verità del nostro essere che abita profondamente in noi e ci è ridonata nel Battesimo”. In effetti, “rinnovare il modo di pensare ogni giorno è un compito proprio nel cammino dello studio della Teologia della preparazione per il sacerdozio”. Studiare bene la Teologia “ con l'ascolto verso Dio stesso che ci parla è il cammino di rinnovamento del pensare, di trasformazione del nostro essere e del mondo”. “Conoscere e discernere la volontà di Dio, quanto è buono, questo è fondamentale nella nostra vita”, ha concluso il Pontefice.
Dopo la benedizione il coro del seminario ha guidato il canto O Maria quant’è felice, insieme ai seminaristi erano presenti le suore Figlie di san Giuseppe che si occupano del guardaroba, della Famiglia de Corde Iesu, che si occupano dell’infermeria e il personale che si occupa del Seminario. Come sempre, prima di rientrare in Vaticano, il Papa si è fermato a cena nel refettorio con i seminaristi.

RomaSette, SIR, Korazym.org

VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA - il testo integrale della lectio divina del Papa

Il lefebvriano Schmidberger: preambolo non accettabile, aspettiamo la risposta di Roma. Nessuna riconciliazione se ci chiede di accettare il Concilio

Nelle scorse settimane il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità San Pio X, aveva dichiarato, nel corso di un’omelia tenuta durante un viaggio negli Stati Uniti, che il "preambolo dottrinale" proposto dalla Santa Sede ai lefebvriani non poteva essere sottoscritto nella sua attuale stesura. Quell’affermazione, che non significava la fine del dialogo con la Santa Sede, viene ora ripetuta e precisata ulteriormente dall’abate Franz Schmidberger, che fu il primo successore dell’arcivescovo Marcel Lefebvre ed è stato tramite per i contatti tra il Vaticano e la Fraternità. L’abate ha concesso una lunga intervista al vaticanista Paul Badde, pubblicata il 13 febbraio su Die Welt, confermando che i lefebvriani non sono disposti a riconciliarsi con il Papa "ad ogni prezzo", come sintetizza il quotidiano tedesco. Schmidberger racconta: "Il 14 settembre 2011 il card. Levada ha presentato a mons. Fellay un '“preambolo dottrinale', la cui accettazione è la condizione per un riconoscimento canonico della Fraternità. Ci siamo largamente consultati su questo testo e siamo giunti alla conclusione che non è accettabile". L’abate aggiunge di aver recapitato personalmente a Roma, il 1° dicembre, la risposta di Fellay e, su richiesta delle autorità vaticane, di aver fatto arrivare una chiarificazione in merito a quella prima risposta. "Ora stiamo aspettando con grande trepidazione la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede". Rispondendo sulle imbarazzanti esternazioni del vescovo lefebvriano Richard Williamson, Schmidberger afferma: "Non sono un profeta, ma credo che durante la discussione sulla struttura canonica per la Fraternità, che non avverrà certamente in una sola sessione, coloro che vi prenderanno parte parleranno del vescovo Williamson. Sicuramente ci si può aspettare da lui che obbedisca alle istruzioni del superiore generale". Il primo successore di Lefebvre afferma anche che lo stesso fondatore della Fraternità aveva ben chiaro come "l’attuale ecumenismo sotto il segno del relativismo religioso, la libertà religiosa, il frutto della quale è il secolarismo odierno, e la collegialità, che paralizza completamente la vita della Chiesa, sono per noi inaccettabili". E che questi problemi permangono anche oggi. Sul tema cruciale della libertà religiosa, Schmidberger dice: "La libertà religiosa non è, innanzitutto, una questione di pratica, ma di dottrina. La condanna della libertà religiosa da parte dei Papi non ha mai implicato la volontà di costringere gli altri ad accettare la religione cattolica, ma ha implicato che uno stato, nel quale la maggioranza della popolazione è cattolica, debba riconoscere che la religione cattolica è quella rivelata da Dio. Allo stesso tempo, può benissimo tollerare le altre religioni e confessioni e anche anche stabilire questa tolleranza nelle leggi civili". Ma, aggiunge, "l’errore non ha mai un diritto naturale". L’abate, rispondendo a una domanda sui rischi di una separazione permanente da Roma, dichiara: "Un caso di emergenza è un caso di emergenza, è anormale e aspira alla normalizzazione. Come possiamo, però, arrivare a un accordo con incontri come quello di Assisi, che implicitamente (non esplicitamente!) sostengono che tutte le religioni sono vie di salvezza? Noi certamente soffriamo per la nostra situazione attuale, ma soffriamo infinitamente di più per questo indifferentismo religioso che porta un numero incalcolabile di anime alla perdizione". Quanto al dissenso e alla contestazione attraversa le Chiese del nord Europa, Schmidberger aggiunge: "La Fraternità rappresenterà un grande sostegno per il Papa nel risanare lo scisma latente che è presente ovunque in Europa a causa delle forze centrifughe, come ad esempio accade in Austria". Il problema della Chiesa "non è la Fraternità, ma i teologi modernisti e il collasso della vita della Chiesa a partire dal Concilio". A quali condizioni, dunque, i lefebvriani sono disposti all’accordo con la Santa Sede? "Se le autorità romane, per il riconoscimento canonico della Fraternità, non ci richiedono qualcosa che è contrario all’insegnamento tradizionale e alla prassi della Chiesa, non ci saranno grandi difficoltà per la regolarizzazione. Se, invece, Roma ci chiedesse di accettare tutto il Concilio incondizionatamente, non vedo una possibilità di riconciliazione". Si può dunque supporre la formulazione del preambolo dottrinale presentato da Roma alla Fraternità e non ancora pubblicato, contenga passaggi riguardanti il Concilio che i lefebvriani non ritengono di poter sottoscrivere, pur manifestando il desiderio di giungere a una regolarizzazione canonica e alla piena comunione con il Papa. Ora è la Santa Sede a dover decidere come replicare alla loro risposta negativa sul testo consegnato lo scorso 14 settembre.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Fughe di notizie dal Vaticano, inchiesta lampo identifica le talpe. Ecco da quali uffici sono uscite le lettere: sanzioni in vista per i responsabili

La prima lettera, quella in cui mons. Carlo Maria Viganò chiedeva di restare al suo posto per combattere "corruzione e prevaricazione", risulta uscita dalla II sezione della Segreteria di Stato vaticana. Ufficio addetto ai Rapporti con gli Stati esteri. La seconda invece, il memo "riservatissimo" sullo Ior, in realtà un appunto di discussione sulle richieste provenienti dalla magistratura italiana, è stata estratta dagli archivi della I sezione. Ufficio per gli Affari generali interni. Accertato anche chi avrebbe diffuso la terza missiva, partita da un amico tedesco del card. Castrillon, e inviata dal porporato al Segretario di Stato, Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI), riportando il viaggio del collega porporato Romeo in Cina. E il cui contenuto su un fantomatico attentato a Papa Ratzinger è ormai motivo di dileggio nelle Segrete stanze. Il cerchio si è stretto in Vaticano attorno a chi ha passato le lettere alla stampa. Sono stati prima controllati gli originali dei documenti, e si è poi risaliti a chi li ha trattati. In questi giorni il comandante Domenico Giani, direttore dei Servizi di sicurezza e del corpo della Gendarmeria vaticana, è in Messico e a Cuba per i sopralluoghi in vista del viaggio del Papa a fine marzo. Ma i suoi uomini hanno setacciato le carte, messo gli occhi sui sospettati e infine individuato gli ecclesiastici responsabili di avere diffuso i documenti. Così era avvenuto lo scorso anno, quando si scoprì che una lettera di un misterioso "corvo" indirizzata al card. Bertone era stata inviata da un anziano monsignore campano. "Non è un'operazione difficilissima - spiega una fonte interna - perché non sono molte le persone che hanno accesso a quel tipo di file. Adesso, io non vorrei essere nei loro panni". Sanzioni amministrative, denunce penali per rivelazione di segreti d'ufficio e diffamazione, e la possibilità che qualcuno all'improvviso sparisca e venga trasferito altrove dalle due Sezioni centrali della Segreteria di Stato, collocate nella I e nella II Loggia del Palazzo Apostolico custodito dalle Guardie svizzere. Questo è lo scenario che si prepara. La caccia alle talpe del Vatileaks, il caso nato con la diffusione delle lettere vaticane sulla stampa, è in pieno sviluppo. Dietro le Mura leonine i veleni continuano ad affiorare, mentre si profila una settimana densa di appuntamenti importanti, fra politica e spiritualità. Domani, per l'anniversario dei Patti Lateranensi, i cardinali si riuniranno all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede per la prima volta con i ministri del governo Monti. Sabato si terrà il Concistoro, la riunione del Sacro collegio, con la creazione da parte di Benedetto XVI di 22 nuove berrette rosse. Ma la coda dei veleni aleggiava ancora ieri sera, al Consiglio dei cardinali, riuniti sullo stato delle finanze: Bertone, Vallini, Bertello, Calcagno, Versaldi. A latere del tavolo convocato per fare il punto sulla salute finanziaria della Santa Sede, voci critiche per le ultime cadute di immagine della Chiesa di fronte all'opinione pubblica. Una trama insistente vuole che dietro l'ammutinamento dei monsignori che diffondono le lettere segrete non ci sia solo un questione di carrierismo interno, o beghe anti-Bertone. Ma che si stia consumando, dopo anni, la sottile vendetta dell'ex segretario di Stato, Angelo Sodano. Bertone, una volta preso il suo posto come braccio destro del Papa, avrebbe inviato lontano alcuni uomini di fiducia del cardinale-decano. E adesso che è lui ad arrivare a fine anno alla scadenza dei 78 anni, età in cui Sodano si dimise dal suo incarico, l'operazione sarebbe partita. Veleni che faticano a stemperarsi, e anzi si diffondono. Come nel caso del contrattacco del portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Autore di una nota impeccabile per molti aspetti. Ma anche dai toni insolitamente duri, ben colti da alcuni osservatori, rimasti perplessi quando il portavoce del Papa dice che "la lettura in chiave di lotte di potere interne dipende in gran parte dalla rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa". Eppure la messa in circolo di documenti segretati ha messo in luce con chiarezza (vedi il contrasto Castrillon-Romeo) come proprio tra i porporati circolino veleni e agiscano cordate. Con lo sguardo di alcuni rivolto a un futuro conclave. "Questo mite pastore - ricordava ieri l'editoriale de L'Osservatore Romano - non indietreggia davanti ai lupi" mentre "nottetempo nel campo il nemico semina zizzania". Una battaglia ancora tutta da osservare, e da scrivere, quella tra il pastore e i lupi.

Marco Ansaldo, La Repubblica.it

L'assistente per la vita consacrata del direttore generale di Regnum Christi rassegna le sue dimissioni al card. De Paolis. Lasciano anche 30 donne

Nuovo smottamento nei Legionari di Cristo. Si è dimessa Malen Oriol, la leader della branca femminile della congregazione religiosa finita sotto la tutela del Vaticano dopo che la stessa Santa Sede ha accertato nel 2010 le malefatte del fondatore, il sacerdote messicano Marcial Maciel (1920-2008), pedofilo, tossicomane e padre di tre figli avuti da due donne diverse (avrebbe abusato anche di uno dei figli). Escono dalla branca laicale dei Legionari, Regnum Christi, anche una trentina di altre donne. "Malen Oriol - si legge in una nota in inglese diffusa dai Legionari di Cristo a conferma di voci di stampa - l'assistente per la vita consacrata al direttore generale, ha inviato una lettera a tutte le donne consacrate con la quale annuncia ha rassegnato le sue dimissioni al cardinale Velasio de Paolis", delegato del Papa per la Congregazione religiosa. "Nella sua lettera, ella menziona il fatto che alcune donne consacrate hanno domandato alla Santa Sede il permesso di vivere la loro consacrazione non come membro del movimento Regnum Christi ma sotto l'autorità di un vescovo. Al momento, Malen non ha chiarito se intende far parte di questo nuovo gruppo". Si tratta solo dell'ultima defezione per i Legionari di Cristo. Alcuni mesi fa Jesus Colina, direttore e fondatore dell'agenzia di stampa cattolica Zenit, ha lasciato il suo incarico in polemica con i Legionari di Cristo, che controllano il consiglio di direzione della testata. Lo hanno seguito tutti i capi-redattori.

TMNews

Santa Sede e Regno Unito: rafforzare l'impegno in favore della libertà religiosa, combattere intolleranza e discriminazione fondata sulla religione

La Santa Sede e il governo britannico concordano “sulla necessità urgente di un’azione volta a rafforzare l’impegno universale in favore della libertà religiosa, quale diritto umano fondamentale, e alla sua applicazione pratica, al fine di promuovere il rispetto per tutte le religioni in tutti i Paesi”. Le parti “desiderano lavorare insieme per combattere l‘intolleranza e la discriminazione fondata sulla religione”. È quanto si legge in un comunicato congiunto Santa Sede-governo del Regno unito, diffuso oggi a conclusione della visita in Vaticano (14-15 febbraio) di una delegazione ministeriale del governo britannico guidata dalla baronessa Sayeeda Warsi, che segue il viaggio di Benedetto XVI nel settembre 2010 e segna il 30° anniversario dello stabilimento delle piene relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Santa Sede. Nel corso della visita si sono svolti colloqui ospitati dal segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Dominique Mamberti; la delegazione ha inoltre incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ed è stata ricevuta da Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale di questa mattina. “Promuovere uno sviluppo globale integrale e sostenibile, basato sulla centralità della persona umana e fondato sul principio della dignità umana e del valore proprio di ogni persona” è un’ulteriore priorità condivisa. In vista della Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro, giugno 2012) e del processo di attuazione della Convenzione quadro Onu sui cambiamenti climatici, “condividiamo la convinzione” della “necessità di continuare a rafforzare l‘integrazione dei suoi pilastri economici, sociali e ambientali che sono interdipendenti”, si legge ancora nella nota congiunta Santa Sede-governo britannico. “Rafforzare l‘attenzione internazionale sulla prevenzione dei conflitti, sul disarmo, sul controllo degli armamenti e sulla non proliferazione, al fine di proteggere la vita umana e di costruire un mondo più rispettoso della dignità umana” è un ulteriore impegno condiviso dalla parti che, con riferimento ai cambiamenti avvenuti in Nord Africa e in Medio Oriente, sottolineano “l’importanza di intraprendere vere riforme negli ambiti politico, economico e sociale, per meglio garantire l’unità e lo sviluppo di ogni nazione, accogliendo le legittime aspirazioni di molte persone alla pace e alla stabilità”. Santa Sede e governo britannico auspicano la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi, rinnovano “il loro appello per una fine immediata della violenza in Siria” e incoraggiano “la comunità internazionale a sostenere una strategia coerente in Somalia, al fine di porre fine alla crisi”. Dal Regno unito apprezzamento “per il sostegno” del Papa “al processo di riconciliazione in corso nell‘Irlanda del Nord”.

SIR

JOINT COMMUNIQUÉ OF THE HOLY SEE AND HER MAJESTY’S GOVERNMENT FOLLOWING THE U.K. MINISTERIAL DELEGATION’S VISIT TO THE HOLY SEE

Benedetto XVI: adeguati interventi sociali e legislativi a tutela e sostegno delle famiglie più numerose, ricchezza e speranza per l'intero Paese

"Nell'odierno contesto sociale, i nuclei familiari con tanti figli costituiscono una testimonianza di fede, di coraggio e di ottimismo, perché senza figli non c'è futuro". Lo ha detto Papa Benedetto XVI al termine dell'udienza generale di questa mattina, salutando i rappresentanti dell'Associazione Nazionale Famiglie Numerose. "Auspico - ha aggiunto il Pontefice - che vengano ulteriormente promossi adeguati interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricchezza e una speranza per l'intero Paese".

TMNews

Il Papa: non cadremo mai fuori dalle mani di Dio che ci hanno creato, ci sostengono nel cammino dell’esistenza, guidate da un amore infinito e fedele

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando il ciclo sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sulla preghiera di Gesù nell’imminenza della morte (cfr Lc 23,34). Sono tre “parole”, nelle quali “la prima e la terza sono rivolte esplicitamente al Padre e la seconda al buon ladrone crocifisso con lui”. Nella prima “parola”, “subito dopo essere stato inchiodato sulla croce e mentre i soldati si stanno dividendo le sue vesti”, “la prima preghiera che Gesù rivolge al Padre è di intercessione: chiede il perdono per i propri carnefici”, ha esordito Benedetto XVI, secondo il quale con questo gesto Gesù “compie in prima persona quanto aveva insegnato nel discorso della montagna. Adesso, dalla croce, Egli non solo perdona i suoi carnefici, ma si rivolge direttamente al Padre intercedendo a loro favore”. Un “atteggiamento”, questo, che trova “un’imitazione commovente nel racconto della lapidazione di santo Stefano, primo martire”, che “si rivolge al Signore Risorto e chiede che la sua uccisione non sia imputata ai suoi lapidatori”. Gesù sulla croce, ha spiegato Benedetto XVI, “si rivolge al Padre e non solo chiede il perdono per i suoi crocifissori, ma offre anche una lettura di quanto sta accadendo. Secondo le sue parole, infatti, gli uomini che lo crocifiggono ‘non sanno quello che fanno’”. Gesù pone, cioè, “l’ignoranza, il non sapere, come motivo della richiesta di perdono al Padre, perché essa lascia aperta la via verso la conversione”. Come del resto avviene nelle parole che pronuncerà il centurione alla morte di Gesù: “Veramente, quest’uomo era giusto”. La seconda parola di Gesù sulla croce riportata da san Luca “è una parola di speranza”, è la risposta alla preghiera di uno dei due uomini crocifissi con Lui. Il buon ladrone, davanti a Gesù, “rientra in se stesso e si pente, si accorge di trovarsi di fronte al Figlio di Dio, e lo prega: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. La risposta del Signore a questa preghiera, ha sottolineato il Papa, “va ben oltre la richiesta. Gesù è consapevole di entrare direttamente nella comunione col Padre e di riaprire all’uomo la via per il paradiso di Dio. Così attraverso questa risposta dona la ferma speranza che la bontà di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita e la preghiera sincera, anche dopo una vita sbagliata, incontra le braccia aperte del Padre buono che attende il ritorno del figlio”. Soffermandosi sulle ultime parole di Gesù morente, “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”, il Papa ha fatto notare che alcuni aspetti di questa narrazione sono diversi rispetto a quanto dicono Marco e Matteo: “Le tre ore di oscurità in Marco non sono descritte, mentre in Matteo sono collegate con una serie di diversi avvenimenti apocalittici, come il terremoto, l’apertura dei sepolcri, i morti che risuscitano. In Luca, le ore di oscurità hanno la loro causa nell’eclissarsi del sole, ma in quel momento avviene anche il lacerarsi del velo del tempio. In questo modo il racconto lucano presenta due segni, in qualche modo paralleli, nel cielo e nel tempio. Il cielo perde la sua luce, la terra sprofonda, mentre nel tempio, luogo della presenza di Dio, si lacera il velo che protegge il santuario". In Luca “la morte di Gesù è caratterizzata esplicitamente come evento cosmico e liturgico; in particolare, segna l’inizio di un nuovo culto, in un tempio non costruito da uomini, perché è il Corpo stesso di Gesù morto e risorto, che raduna i popoli e li unisce nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue”. In questo “momento di sofferenza”, la preghiera di Gesù “è un forte grido di estremo e totale affidamento a Dio”, ed esprime “la piena consapevolezza di non essere abbandonato”. “Dall’inizio alla fine, quello che determina completamente il sentire di Gesù, la sua parola, la sua azione, è la relazione unica con il Padre”, ha ribadito il Santo Padre: “Anche sulla croce Egli vive pienamente, nell’amore, questa sua relazione filiale con Dio, che anima la sua preghiera”. “La preghiera di Gesù di fronte alla morte – le parole del Papa – è drammatica come lo è per ogni uomo, ma, allo stesso tempo, è pervasa da quella calma profonda che nasce dalla fiducia nel Padre e dalla volontà di consegnarsi totalmente a Lui”. Come nel Getsemani, anche ora, “negli ultimi istanti, Gesù si rivolge al Padre dicendo quali sono realmente le mani a cui Egli consegna tutta la sua esistenza”. “Adesso, che la vita sta per lasciarlo, Egli sigilla nella preghiera la sua ultima decisione”, ha concluso il Papa: “Gesù si è lasciato consegnare nelle mani degli uomini, ma è nelle mani del Padre che Egli pone il suo spirito; così – come afferma l’Evangelista Giovanni – tutto è compiuto, il supremo atto di amore è portato sino alla fine, al limite e al di là del limite”. “Le parole di Gesù sulla croce negli ultimi istanti della sua vita terrena – ha detto Benedetto XVI – offrono indicazioni impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una serena fiducia e ad una ferma speranza”. “Gesù che chiede al Padre di perdonare coloro che lo stanno crocifiggendo – ha proseguito – ci invita al difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre, affinché la luce di Dio possa illuminare il loro cuore; ci invita, cioè, a vivere, nella nostra preghiera, lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti”, come ripetiamo nel Padre nostro. “Gesù che nel momento estremo della morte si affida totalmente nelle mani di Dio Padre, ci comunica la certezza che, per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio”. Quelle mani che “ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele”.

SIR, AsiaNews

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa in Messico e a Cuba. Aperto il sito ufficiale della prima tappa del viaggio: dalla biografia di Benedetto XVI ai luoghi che visiterà

“Dalla Conferenza Episcopale messicana diamo un caloroso benvenuto al sito ufficiale della Visita Apostolica di Papa Benedetto XVI in Messico, che è entrato in funzione la sera del 13 febbraio. Siamo sicuri che questo sito sarà una fonte di informazioni preziose per la Chiesa in Messico e per tutto il mondo”: con queste parole i vescovi del Paese invitano a visitare il nuovo sito, che mostra l’immagine della Madonna di Guadalupe e la foto di Papa Benedetto XVI con le parole: “La nostra Speranza si sente in tutto il Messico… Benvenuto Benedetto!”. Oltre alla biografia del Papa ed ai principali documenti da Lui firmati, il sito presenta i dettagli del viaggio apostolico di Benedetto XVI, l’itinerario, il programma generale, con una sezione preparata per i discorsi, le celebrazioni ed i comunicati. C’è anche una presentazione dei luoghi che visiterà il Papa e uno spazio per le foto che saranno pubblicate. La parte inferiore del sito riporta la preghiera per il viaggio del Papa e la possibilità di registrarsi come volontari nella preparazione.

Fides

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