Ai partecipanti al Congresso su "L’eredità del Magistero di Pio XII e il Concilio Vaticano II" (8 novembre 2008)
9 ottobre 2008: Cappella Papale per il defunto Pontefice Pio XII, nel 50° anniversario della morte
Ai partecipanti al Simposio promosso dalla "Pave the Way Foundation" (18 settembre 2008)
lunedì 2 marzo 2009
La crisi economica e il lavoro nel Magistero di Benedetto XVI

(Ai dirigenti della Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori (Cisl) (31 gennaio 2009) - discorso del Santo Padre)
"L’attuale crisi economica globale va vista in tal senso anche come un banco di prova: siamo pronti a leggerla, nella sua complessità, quale sfida per il futuro e non solo come un’emergenza a cui dare risposte di corto respiro? Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante? Lo esigono, in realtà, più ancora che le difficoltà finanziarie immediate, lo stato di salute ecologica del pianeta e, soprattutto, la crisi culturale e morale, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo".
(1° gennaio 2009: Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio - Omelia del Santo Padre)
"Una delle strade maestre per costruire la pace è una globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un «codice etico comune», le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 2,14-15). Non avverte forse ciascuno di noi nell'intimo della coscienza l'appello a recare il proprio contributo al bene comune e alla pace sociale?"
"Una delle strade maestre per costruire la pace è una globalizzazione finalizzata agli interessi della grande famiglia umana. Per governare la globalizzazione occorre però una forte solidarietà globale tra Paesi ricchi e Paesi poveri, nonché all'interno dei singoli Paesi, anche se ricchi. È necessario un «codice etico comune», le cui norme non abbiano solo un carattere convenzionale, ma siano radicate nella legge naturale inscritta dal Creatore nella coscienza di ogni essere umano (cfr Rm 2,14-15). Non avverte forse ciascuno di noi nell'intimo della coscienza l'appello a recare il proprio contributo al bene comune e alla pace sociale?"
(XLII Giornata Mondiale della Pace 2009 - Messaggio del Santo Padre)
"Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà".
"Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà".
(Meditazione del Santo Padre nel corso della prima Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (6 ottobre 2008))
"Che dire, poi, dei problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani? Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso. Riprendo qui l’invito che ebbi a rivolgere nel Convegno Ecclesiale di Verona ai cattolici italiani, perché sappiano cogliere con consapevolezza la grande opportunità che offrono queste sfide e reagiscano non con un rinunciatario ripiegamento su se stessi, ma, al contrario, con un rinnovato dinamismo, aprendosi con fiducia a nuovi rapporti e non trascurando nessuna delle energie capaci di contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia".
"Che dire, poi, dei problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani? Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso. Riprendo qui l’invito che ebbi a rivolgere nel Convegno Ecclesiale di Verona ai cattolici italiani, perché sappiano cogliere con consapevolezza la grande opportunità che offrono queste sfide e reagiscano non con un rinunciatario ripiegamento su se stessi, ma, al contrario, con un rinnovato dinamismo, aprendosi con fiducia a nuovi rapporti e non trascurando nessuna delle energie capaci di contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia".
"L'attività lavorativa deve servire al vero bene dell'umanità, permettendo "all'uomo come singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione" (Gaudium et spes, 35). Perché ciò avvenga non basta la pur necessaria qualificazione tecnica e professionale; non è sufficiente nemmeno la creazione di un ordine sociale giusto e attento al bene di tutti. Occorre vivere una spiritualità che aiuti i credenti a santificarsi attraverso il proprio lavoro, imitando san Giuseppe, che ogni giorno ha dovuto provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue mani e che per questo la Chiesa addita quale patrono dei lavoratori. La sua testimonianza mostra che l'uomo è soggetto e protagonista del lavoro".
Mons. Simoni: sapere che Prato è nei pensieri del Papa ci riempie di speranza. Mons. Depalma: la gente di Pomigliano voleva il suo appoggio

''Grande gratitudine'' per le parole di Papa Benedetto XVI a favore degli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco: a esprimerla, intervistato dalla Radio Vaticana, è il vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma. ''Le parole del Papa, ci auguriamo, possano essere ascoltate dalla politica e soprattutto dall'azienda della Fiat. La gente voleva questo appoggio del Santo Padre perche' le loro ragioni potessero piu' facilmente essere prese in considerazione a Pomigliano. Dovunque c'è senso di gratitudine, anche di ammirazione, per questo coraggio del Santo Padre in Piazza San Pietro'', ha detto il vescovo. Oggi, aggiunge, ''è aumentata la speranza'' anche se ''ci sono ancora delle perplessità: fino a che punto quelle parole chiave, forti, del Papa riusciranno realmente a convincere l'azienda a impostare nuovi programmi per la gente di Pomigliano''.
La formula dell’economista Benedetto XVI rilancia in tempi di crisi i Musei Vaticani

Inaugurata la settimana degli Esercizi spirituali della Quaresima per il Papa e la Curia romana

Il presidente dell'Unione Industriale pratese: la citazione del Papa all'Angelus mi ha emozionato. Gli doneremo come segno tangibile un tessuto

Intenzione missionaria di marzo per la Chiesa in Cina alla luce della lettera di Benedetto XVI. Il commento di 'Fides'

“Perché i Vescovi, i presbiteri, le persone consacrate e i fedeli laici della Chiesa Cattolica nella Repubblica Popolare di Cina, alla luce della lettera loro indirizzata dal Papa Benedetto XVI, si impegnino ad essere segno e strumento di unità, di comunione e di pace".
La Cina è attualmente un Paese con delle caratteristiche del tutto speciali. In essa si combina una cultura millenaria, con le sue tradizioni spirituali e filosofiche antichissime, insieme ad uno sviluppo tecnico che cresce in maniera vertiginosa causando gravi problemi ai valori sociali e spirituali. Si presentano così in maniera congiunta esperienze contrastanti: da una parte si constata tra i giovani la ricerca dei valori spirituali, in special modo della fede cristiana, e allo stesso tempo si danno forme di materialismo edonista che seduce molti individui.La Chiesa cattolica ha vissuto gravi tensioni nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Una delle tensioni più serie e dolorose, a livello strutturale, è stata quella di quanti volevano una Chiesa nazionale e di quanti hanno lavorato e sofferto per una Chiesa che, pur con caratteristiche cinesi, fosse parte ed in piena comunione con la Chiesa universale e con il Papa. La situazione attuale, di un’unica Chiesa cattolica in Cina, non è priva di difficoltà, anche se non mancano segni di speranza. Partendo da questi fatti, il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso il suo desiderio che i cattolici, sia consacrati che laici, vivano in modo tale da essere strumenti di riconciliazione e di pace nella Cina attuale. Non sarebbe positivo che, aggrappandosi ai problemi del passato, i cattolici cinesi restassero chiusi in una posizione difensiva. È necessario che la Chiesa cattolica in Cina comprenda che “è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi — nell'annuncio del Vangelo - con le nuove sfide che il Popolo cinese deve affrontare” (Benedetto XVI, Lettera ai cattolici cinesi, n. 3). Il Papa ha manifestato il suo desiderio di stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare di Cina. La Chiesa desidera offrire un servizio disinteressato, in ciò che le compete, a tutti i cattolici e a tutti gli abitanti del Paese. Ella, che non si confonde in alcun modo con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è allo stesso tempo segno e salvaguardia della trascendenza della persona umana.Tenendo presente questi criteri, “la soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime Autorità civili; nello stesso tempo, però, non è accettabile un'arrendevolezza alle medesime quando esse interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della Chiesa. Le Autorità civili sono ben consapevoli che la Chiesa, nel suo insegnamento, invita i fedeli ad essere buoni cittadini, collaboratori rispettosi e attivi del bene comune nel loro Paese, ma è altresì chiaro che essa chiede allo Stato di garantire ai medesimi cittadini cattolici il pieno esercizio della loro fede, nel rispetto di un'autentica libertà religiosa” (Ibid. 4).
Le tensioni e le divisioni vissute dentro la Chiesa, delle quali parla il Santo Padre nella sua Lettera ai cattolici cinesi (cfr n.6), rendono necessaria un’attitudine realmente evangelica al perdono verso coloro che hanno agito male, dimenticando i danni sofferti. Queste attitudini sono necessarie per curare le ferite e aumentare la comunione nella Chiesa in Cina.I Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i laici devono vivere in maniera tale che si convertano in focolai di riconciliazione e di pace. Il Mistero Pasquale di Gesù Cristo è la fonte del perdono. Egli ha abbattuto il muro di separazione che l’uomo aveva creato con il peccato. Gesù è l’amore e la misericordia del Padre. Per questo Giovanni Paolo II diceva ai cattolici cinesi: “il mio desiderio più ardente è che assecondiate gli interiori suggerimenti dello Spirito Santo perdonandovi gli uni gli altri tutto ciò che deve essere perdonato, avvicinandovi l'uno all'altro, accettandovi reciprocamente, superando le barriere per andare al di là di tutto ciò che può dividervi. Non dimenticate la parola di Gesù durante l'ultima cena: ‘Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’ (Gv 13, 35)” (Giovanni Paolo II, Messaggio ai Cattolici in Cina, 8/12/1999).
Dobbiamo rendere grazie a Dio per i tanti martiri che in Cina hanno confessato con il sangue la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa cattolica. Che Loro intercedano per la Chiesa in questo Paese, affinché in mezzo alle difficoltà si possa raggiungere la riconciliazione, e la testimonianza dell’unità generi e fortifichi una feconda attività missionaria in questa comunità.
Il Papa dispensa mons. Wagner dall'accettare la nomina a vescovo ausiliare di Linz

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