giovedì 25 marzo 2010

Il Papa incontra i giovani: Dio ha un progetto per noi, la nostra vita è importante e necessaria. È un dono che è bene vivere. L'essenziale è l'amore

Erano oltre 70 mila i giovani della diocesi di Roma, delle diocesi del Lazio e da 43 diocesi d’Italia che ieri sera hanno riempito Piazza San Pietro per una serata di preghiera, riflessioni e testimonianze e per l'incontro con Papa Benedetto XVI, per celebrare i 25 anni della Giornata Mondiale della Gioventù. Lo hanno aspettato per un’ora e mezza, colorando Piazza San Pietro con i loro cappellini bianchi e i fazzoletti gialli, che agitavano senza sosta. Ma è bastato che la Papamobile che accompagnava Benedetto XVI facesse capolino nella piazza, intorno alle 20.20, ed ecco che al passaparola "Eccolo, eccolo, sta passando!", tutti sono balzati in piedi sulle sedie. Hanno allungato le braccia per salutarlo. Lo hanno chiamato per nome: 'Benedetto, Benedetto'. Hanno fatto di tutto per incrociare il suo sorriso. E ricambiarlo. Dopo i saluti del card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e di una giovane, sulla piazza è calato il silenzio quando sono entrati in processione la Croce delle GMG e l’icona della Madonna “Salus populi romani” tra i flambeaux accesi dai giovani.
"Prima di tutto voglio ringraziarvi del vostro affetto e della vostra presenza". “Grazie di cuore per la vostra presenza, per questa meravigliosa testimonianza della fede, di voler vivere in comunione di Gesù, del vostro entusiasmo di seguire Gesù e di vivere bene. Grazie”. Giulia, Luca ed Enrico sono i tre ragazzi romani, che ieri sera hanno posto altrettante domande al Papa, prendendo spunto dall'episodio evangelico del giovane ricco. “È possibile fare della mia vita qualcosa di bello e di grande?”, ha chiesto Giulia. Innanzitutto, occorre, ha evidenziato il Papa, “non buttare via la vita, non vivere per se stessi, vivere la vita nella sua ricchezza e totalità”. Ma come fare ciò? È la stessa questione posta dal giovane ricco. “A prima vista – ha osservato Benedetto XVI – la risposta del Signore appare molto secca, perché dice di osservare i comandamenti”, ma essi possono essere riassunti “nell'amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi”.
Ora amare Dio “suppone conoscere Dio” perciò “il primo passo” da fare “è cercare di conoscere Dio”. In questo modo “sappiamo che la mia vita non è un caso, è voluta da Dio dall'eternità, io sono amato, Dio ha un progetto proprio per me”. “Essenziale è l'amore”, ha evidenziato Benedetto XVI. Dunque, “i comandamenti sono solo un'esplicitazione del comandamento dell'amore” e “indicano la strada dell'amore” facendo riferimento ad alcuni punti fondamentali: “La famiglia come fondamento della società, la vita da rispettare come dono di Dio, l'ordine della relazione tra uomo e donna, l'ordine sociale e la verità. Questi elementi essenziali esplicitano come realmente amare e trovare la via retta”. Per ogni uomo Dio “ha il suo progetto”, ma tutti devono “cercare anche di fare ciò che è l'essenza dell'amore”, cioè “fare della vita un dono” per gli altri. “Ciò implica rinunce”, ma chi si offre “per le grandi vere cose” trova “la vera vita”. Ognuno nella sua vita trova la sua strada: “Nel volontariato, in una comunità di preghiera, nei movimenti, nella parrocchia, nella professione ciascuno trova la sua vocazione”. Non importa essere un grande scienziato o un contadino: “Tutto è importante agli occhi di Dio e bello se vissuto fino in fondo con quell'amore che veramente redime il mondo”. Raccontando un episodio della vita di santa Bakita, il Pontefice ha detto: “Questo è il punto essenziale: conoscere con l'aiuto della Chiesa, della Parola di Dio, degli amici la volontà di Dio sia nelle sue grandi linee comuni per tutti sia nella concretezza della mia vita personale, così la vita diventa bella e felice”. “Padre Santo che vuol dire essere guardati con amore da Gesù? È possibile vivere questa esperienza nella vita di oggi?”, è stata la domanda di Luca al Papa. “Direi di sì – ha risposto Benedetto XVI – perché il Signore è sempre presente e guarda ognuno di noi con amore, solo noi dobbiamo trovare questo sguardo”. Il primo passo per incontrarci con Gesù e “fare esperienza del suo amore” è “conoscere Gesù”, il che implica diverse vie. Una prima condizione è “conoscere la figura di Gesù come ci appare nei Vangeli, che ci offrono un ritratto molto ricco attraverso le grandi parabole” come quelle del figliuol prodigo, il samaritano, Lazzaro.
“In tutte le parabole come nel discorso della montagna – ha chiarito il Papa - troviamo realmente il volto di Gesù, fino alla croce dove per nostro amore si dà totalmente fino alla morte”. Occorre, dunque, meditare sulla figura di Gesù, “insieme anche con gli amici e con la Chiesa”. Tuttavia, non basta conoscere Gesù “solo in modo accademico e teorico”, ma “con il cuore, cioè parlare con Lui nella preghiera”. “Una persona – ha precisato il Pontefice - non si può conoscere nello stesso modo con cui si può studiare la matematica, per la quale è sufficiente la ragione; per conoscere una persona e soprattutto Gesù ci vuole anche la ragione ma nello stesso tempo il cuore”. "Solo con l'apertura del cuore – ha aggiunto Benedetto XVI -, con la conoscenza di quanto ha detto e fatto, con il nostro amore verso di lui, possiamo sempre più conoscerlo e fare l'esperienza di essere amati”. È necessario quindi “ascoltare la parola di Gesù, nella comunione della Chiesa e rispondere con la nostra preghiera”, in un colloquio personale con Lui dove gli poniamo “i nostri bisogni, le nostre domande”. Infatti, “in un vero colloquio possiamo sempre più trovare la strada della conoscenza che diventa amore”. “Naturalmente – ha chiarito il Papa – non basta solo pensare, solo pregare, ma anche fare è una parte del cammino verso Gesù, fare le cose buone, impegnarsi per il prossimo: ci sono diverse strade, ognuno conosce le sue possibilità nella parrocchia e nella comunità dove vive, per impegnarsi con Cristo e per gli altri per la vitalità della Chiesa perché la fede sia realmente forza formativa del nostro ambiente e del nostro tempo”. Ecco gli elementi fondamentali: “ascoltare”, “rispondere”, “entrare nella comunità credente”, “comunione con Cristo nei sacramenti”, nell'eucaristia e nella confessione, e “realizzare le parole della fede, così diventano forza della mia vita e appare realmente anche a me lo sguardo di Gesù. Il suo amore mi aiuta, mi trasforma”, ha sottolineato il Santo Padre. “Padre Santo, come posso trovare la forza per scelte coraggiose e chi mi può aiutare?”, ha chiesto Enrico al Pontefice. “Cominciamo da una parola dura per noi: rinunce – ha dichiarato Benedetto XVI -. Esse diventano alla fine anche belle se hanno un perché e se questo perché giustifica anche la difficoltà della rinuncia”. Ricordando l'immagine, usata da San Paolo, degli atleti delle Olimpiadi che per arrivare alla corona dovevano vivere una disciplina molto dura e rinunciare a tante cose, il Papa ha osservato che questa immagine di San Paolo non vale solo per lo sport ma per “tutte le altre parti della vita”, ad esempio “una vita professionale buona non si può raggiungere senza rinunce, senza una preparazione adeguata, che sempre esige una disciplina e di rinunciare a qualcosa. Così anche nell'arte e in tutti gli elementi della vita”. Insomma, serve comprendere che “per raggiungere uno scopo sia professionale sia sportivo sia artistico sia culturale dobbiamo rinunciare”. In realtà, “l'arte di essere uomo esige rinunce” e “le rinunce vere che ci aiutano a trovare a vita ci sono indicate nella parola di Dio e ci aiutano a non cadere nell'abisso della droga, dell'alcol, della schiavitù della sessualità, del denaro, della pigrizia”. “Tutte queste cose inizialmente – ha aggiunto il Santo Padre - appaiono azioni di libertà”, in realtà sono “inizi di una schiavitù che diventa sempre più insuperabile”. “Superare la tentazione del momento, andare avanti verso il bene crea la vera libertà e fa preziosa la vita – ha avvertito Benedetto XVI -. In questo senso dobbiamo vedere che senza un no a certe cose non cresce il grande sì alla vera vita”. Ci siano da esempio “le figure dei santi, pensiamo a san Francesco o ai santi dei nostri tempi, madre Teresa, don Gnocchi e tanti altri che hanno rinunciato” e “divenuti liberi loro stessi” sono “una ricchezza per il mondo e ci mostrano come si può vivere”. “E così alla domanda 'chi mi aiuta' – ha concluso il Papa, rispondendo all'ultima parte della domanda di Enrico -, direi che ci aiutano le grandi figure della storia della Chiesa, ci aiuta la Parola di Dio, ci aiuta la comunità parrocchiale, il movimento, il volontariato, le amicizie con uomini che hanno già fatto progressi nella strada della vita e possono convincerci che andare in questo modo è la strada giusta. Preghiamo il Signore che ci doni sempre degli amici che ci aiutino a vedere la strada del bene e trovare così la vita bella e gioiosa”.

SIR, RomaSette


ll card. Pell: il male dell'abuso sessuale non può aver posto nella Chiesa, nessuno dovrebbe dubitare della ferma intenzione del Papa di sradicarlo

"Il male dell'abuso sessuale non può aver posto nella Chiesa Cattolica e nessuno dovrebbe dubitare della ferma intenzione di Benedetto XVI di sradicarlo". Lo afferma il card. George Pell (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo di Sydney. "La Lettera pastorale senza precedenti che il Papa ha scritto ai cattolici d'Irlanda - scrive sul sito internet dell'arcidiocesi australiana - riflette la sua profonda compassione per le vittime di abusi sessuali e il suo forte impegno affinchè giustizia sia fatta". Per il porporato, il tema è troppo triste e troppo serio perchè possa circolare disinformazione, aggiungendo dolore alle vittime". "Si sostiene frequentemente che l'istruzione del 2001 della Congregazione della Dottrina della Fede richiedeva ai vescovi di trattare tali accuse con assoluta segretezza e di non informare la polizia sotto pena di scomunica. E invece la lettera del card. Ratzinger emessa nel 2001 non fa riferimento a scomuniche". "Molte accuse avanzate dagli organi di stampa fanno riferimento - spiega - a disposizioni che invece risalgono al 1962, poi superate dal documento del 2001", le cui norme "non sono mai state interpretate come un divieto di denunciare i crimini alle autorità civili" .

Agi

'L'Osservatore Romano': nei media un'immagine della Chiesa non realistica funzionale all'ignobile intento di colpire a ogni costo Benedetto XVI

''Sul caso di padre Murphy non vi è stato alcun insabbiamento''. Lo scrive L'Osservatore Romano in una dedicata al caso del prete pedofilo Lawrence C. Murphy. Di fronte allo scandalo pedofilia, ''la tendenza prevalente nei media è di trascurare i fatti e di forzare le interpretazioni al fine di diffondere un'immagine della Chiesa Cattolica quasi fosse l'unica responsabile degli abusi sessuali''. Una ''immagine che non corrisponde alla realtà'' e che ''è invece funzionale all'evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi piuù stretti collaboratori''. ''Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi: sono questi i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa''. Per il quotidiano pontificio, il ''modo di operare'' del Pontefice è ''coerente con la sua storia personale e con l'ultraventennale attività come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede'' ma ''evidentemente è temuto da chi non vuole che si affermi la verità e da chi preferirebbe poter strumentalizzare, senza alcun fondamento nei fatti, episodi orribili e vicende dolorose risalenti in alcuni casi a decine di anni fa''.

Asca

Ostensione della Sindone 2010. Il card. Poletto: non turismo religioso ma un'iniziativa spirituale. Attendo con gioia la riflessione del Papa

Sarà la prima Ostensione della Sindone nel terzo millennio: il sacro telo sarà esposto ai pellegrini a Torino dal 10 aprile al 23 maggio prossimi e per presentare l'evento che avrà per tema ''Passio Christi, passio hominis'', l'arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto (nella foto con Benedetto XVI), ha tenuto questa mattina una conferenza stampa in Vaticano. Per vedere la Sindone si sono già prenotati online 1,3 milioni di pellegrini e l'evento, che viene organizzato in collaborazione con comune di Torino, provincia e regione Piemonte, non potrà non ''attirare l'occhio del mondo su Torino''. ''Ci tengo a dire - ha sottolineato però il porporato - che l'Ostensione della Sindone non e' un fatto di turismo religioso, ma e' un'iniziativa spirituale, pastorale''. ''Sappiamo - ha aggiunto - che la Sindone di Torino è oggetto di tanta curiosità scientifica e storica, di tanti studi che si risolveranno se riusciranno a risolverli, perchè comunque resta sempre un grande mistero come si sia formata quest'impressionante immagine di un uomo crocifisso. Nella Sindone noi riusciamo a leggere tutti i tratti, tutti i particolari della Passione di Gesù così come sono descritti dai Vangeli. E' chiaro che la nostra fede cristiana non la fondiamo sulla Sindone ma la fondiamo sul Vangelo e sulla testimonianza degli Apostoli che hanno annunciato Gesù Cristo come unico Salvatore del mondo, crocifisso ma soprattutto risorto''. Domenica 2 maggio nel capoluogo piemontese arriverà Papa Benedetto XVI per sostare davanti alla Sindone, già venerata dall'allora card. Joseph Ratzinger nel 1998. “Attendo con tanto desiderio, con tanta gioia la riflessione del Papa sul tema dell’Ostensione della Sindone. E’ il momento che aspetto di più”, ha confessato il card. Poletto. “Il Santo Padre sa fare sempre accostamenti interessanti tra il mistero della salvezza di Cristo e le nostre realtà umane”. Novità anche nella conservazione e presentazione al pubblico del Telo sacro, annunciate da mons. Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone. ''C'è stato un intervento che possiamo chiamare migliorativo, conservativo - ha spiegato durante l'incontro con i giornalisti -. Quest'intervento ci ha dato la possibilità intanto di liberare la Sindone da elementi che veramente stavano mettendo a repentaglio il grado di conservazione che si stava cercando di realizzare. E' stata cambiata la fodera, sono state tolte le toppe, si è distesa maggiormente la Sindone stessa; per cui si sono anche guadagnati un paio di centimetri in lunghezza e soprattutto sono sparite parecchie delle pieghe che disturbavano molto, soprattutto all'altezza del volto''.

Il 'New York Times' diffama il Papa accusandolo di aver coperto da cardinale gli abusi di un prete. Lombardi: fu informato dei fatti 20 anni dopo

Sul “tragico caso” di padre Lawrence Murphy, un sacerdote dell'arcidiocesi di Milwaukee in Usa coinvolto in una serie di abusi sessuali su bambini “particolarmente vulnerabili” e portato alla ribalta da un articolo del New York Times è intervenuto questa mattina padre Federico Lombardi, con un comunicato diffuso oggi in sala stampa in lingua inglese e dato ieri direttamente al quotidiano americano. “Avendo abusato sessualmente di bambini che erano non udenti – ha esordito Lombardi – padre Murphy ha violato la legge e, soprattutto, la fiducia sacra che le sue vittime avevano posto in lui”. Poiché il New York Times ha coinvolto nella sua inchiesta anche l’allora card. Ratzinger e il suo vice mons. Bertone, padre Lombardi ripercorre dettagliatamente la questione e osserva come alla metà degli anni ’70, alcune vittime di padre Murphy avevano denunciato gli abusi alle autorità ma che “la Congregazione per la Dottrina della Fede non fu informata della questione fino ad una ventina di anni più tardi”. Solo “alla fine degli anni ’90 – prosegue nella ricostruzione il portavoce della sala stampa vaticana - dopo che sono trascorsi oltre due decenni da quando gli abusi furono denunciati ai funzionari diocesani e alla polizia, alla Congregazione per la Dottrina della Fede fu posta per la prima volta la questione di come trattare il caso Murphy canonicamente”. "Contrariamente ad alcune affermazioni circolate sulla stampa, né la "Crimen sollicitationis" né il Codice di Diritto Canonico hanno mai vietato la denuncia degli abusi sui bambini alle forze dell’ordine". Alla Congregazione, oltre tutto, fu posta la questione in maniera non diretta. “E’ importante notare – spiega padre Lombardi – che la questione canonica presentata alla Congregazione era estranea a qualsiasi potenziale procedimento civile o penale contro padre Murphy”. Sui motivi per i quali padre Murphy non sia mai stato punito, riducendolo allo stato laicale, padre lombardi scrive: “In casi simili, il Codice di Diritto Canonico non prevede pene automatiche, ma raccomanda che sia emessa una sentenza che non escluda nemmeno la pena ecclesiastica più grande, ossia la dimissione dallo stato clericale. Alla luce del fatto che Padre Murphy era anziano e in pessima salute, e che viveva in solitudine e senza accuse di abuso segnalate in più di 20 anni”, ha indotto la Congregazione per la Dottrina della Fede a suggerire che l'arcivescovo di Milwaukee limitasse al prete il pubblico ministero e che egli si assumesse “la piena responsabilità per la gravità dei suoi atti. Padre Murphy è morto circa quattro mesi dopo, senza ulteriori incidenti”. Il quotidiano della CEI Avvenire ha risposto alle accuse del New York Times. "I documenti - afferma il sito internet del giornale - dicono che gli unici a preoccuparsi del male compiuto da padre Murphy sono stati i vertici della diocesi americana e la Congregazione per la Dottrina della Fede, mentre le autorità civili avevano archiviato il caso". In particolare, sottolinea Avvenire, "la Congregazione della Dottrina della Fede, investita della questione solo tra il 1996 e il 1997, ha dato indicazione di procedere nei confronti di padre Murphy malgrado la lontananza temporale dei fatti costituisse un impedimento a norma di diritto canonico".

Sul sito internet vaticano gli Atti ufficiali della Santa Sede dal 1865 al 2007: un grande contributo per la ricerca e l'informazione sul Vaticano

I testi fondamentali della Santa Sede, finora disponibili in forma cartacea nelle biblioteche, sono da oggi accessibili on line sul sito ufficiale della Santa Sede (foto), www.vatican.va, nella Sezione ''Testi Fondamentali'', a cui si può accedere anche tramite il link segnalato nella home. Si tratta delle intere collezioni degli Acta Sanctae Sedis (Ass) e Acta Apostolicae Sedis (Aas), cioè gli Atti ufficiali della Santa Sede dal 1865 al 2007, in formato pdf, e della collezione dei 12 volumi degli Actes et Documents du Saint-Siége relatifs à la Seconde Guerre Mondiale, pubblicati per volere di Paolo VI a partire dal 1965 e curati da una équipe specializzata di quattro storici gesuiti. ''Questi testi - spiega una nota della Sala Stampa vaticana - costituiscono una miniera di documentazione d'inestimabile valore che ora è messa a disposizione di tutti gli studiosi e delle persone interessate. Un grande contributo per la ricerca e l'informazione sulla Santa Sede, la sua storia e la sua attività''.

Asca

La Commissione sulla Chiesa in Cina: dialogo rispettoso e aperto con le autorità governative. Favorire l'unità della fede e la comunione con il Papa

Superare “le attuali difficoltà”, attraverso “un dialogo rispettoso e aperto tra la Santa Sede e le autorità governative”, per giungere “ad una proficua intesa che sarà a vantaggio della comunità cattolica e della convivenza sociale”. E’ l’auspicio espresso in una nota, diffusa oggi dalla sala stampa vaticana, al termine della riunione della Commissione per “studiare le questioni di maggiore importanza” riguardanti la vita della Chiesa Cattolica in Cina. Nel testo, i partecipanti hanno auspicato inoltre “all’unanimità” che “tutti i vescovi in Cina siano sempre più impegnati nel favorire la crescita dell’unità della fede e della vita di tutti i cattolici, evitando quindi di porre gesti (quali, ad esempio, celebrazioni sacramentali, ordinazioni episcopali, partecipazione a riunioni) che contraddicono la comunione con il Papa, che li ha nominati Pastori, e creano difficoltà, a volte angoscianti, in seno alle rispettive comunità ecclesiali”. Quanto alle “difficoltà, che si incontrano nel campo della formazione, e le nuove esigenze pastorali, che sono connesse con il compito di evangelizzare una società così dinamica, articolata e complessa com’è quella cinese”, la Santa Sede assicura “fraterna collaborazione” ai vescovi della Chiesa cattolica in Cina, “impegnati in prima persona nell’opera formativa”. La Commissione vaticana per la Chiesa in Cina è stata voluta da Benedetto XVI dopo la pubblicazione della sua Lettera ai cattolici cinesi nel 2007. Il raduno di questi giorni era alla sua terza edizione plenaria. Vi hanno partecipato 30 persone fra membri della Curia (Segreteria di Stato e Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli), vescovi cinesi di Hong Kong, Taiwan e Macao, vari esperti e membri di congregazioni religiose e istituti missionari. Al termine del raduno il gruppo ha incontrato il Papa, che ha ringraziato tutti dell’impegno.

SIR, AsiaNews

Il Papa ai vescovi scandinavi: difendete la vita e promuovete il valore della famiglia fondata sul matrimonio. Incoraggiate e sostenete i sacerdoti

La difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio e l’importanza della religione per il bene comune: sono i temi forti affrontati da Benedetto XVI nel discorso ai presuli della Conferenza Episcopale dei Paesi scandinavi in visita 'ad Limina apostolorum', ricevuti stamani in Vaticano. In questo Anno Sacerdotale, il Papa ha inoltre incoraggiato i presbiteri a seguire l’esempio del Curato d’Ars. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa da mons. Anders Arborelius, presidente della Conferenza Episcopale della Scandinavia.
Benedetto XVI ha chiesto ai vescovi scandinavi di “ricordare innanzitutto la centralità della famiglia per la vita di una società sana”. Purtroppo, ha rilevato, “negli ultimi anni abbiamo visto un indebolimento” dell’istituzione matrimoniale e della visione cristiana della sessualità, “che per così a lungo hanno servito quale fondamento delle relazioni personali e sociali della società europea”. In particolare, il Papa ha affermato che “i figli hanno il diritto di essere concepiti e portati in grembo e cresciuti all’interno del matrimonio: è attraverso la relazione sicura e riconosciuta con i loro genitori che possono scoprire la loro identità e conseguire un appropriato sviluppo umano” In una società, con una lunga tradizione di difesa dei diritti umani, ha proseguito, ci si aspetterebbe che venga data priorità a tale diritto dei bambini. E ciò soprattutto rispetto a supposti diritti degli adulti di “imporre loro dei modelli alternativi di vita familiare” e rispetto a un “presunto diritto all’aborto”. E’ nell’interesse di tutti, ha detto ancora, “e specialmente dei governi, difendere e promuovere una stabile vita familiare”. "All’interno del vostro gregge – è stata la sua esortazione – la cura pastorale per le famiglie e per i bisogni dei giovani deve essere portata avanti con vigore”, specie in favore di quanti hanno subito gli effetti della crisi economica. Ed ha auspicato che venga mostrata una particolare sensibilità in quei casi di matrimoni nei quali solo uno dei due membri della coppia sia cattolico. Benedetto XVI ha quindi messo l’accento sul ruolo della religione “nel modellare l’opinione pubblica” e nell’influenzare le decisioni per il bene comune. In particolare, il Papa ha ricordato con soddisfazione l’istituzione del “Newman Institute” ad Uppsala che assicura un giusto spazio all’insegnamento cattolico nel mondo accademico scandinavo. “In questo Anno Sacerdotale – ha detto rivolgendosi ai vescovi – date priorità all’incoraggiamento e al sostegno dei vostri preti che devono spesso lavorare in situazioni di isolamento l’uno dall’altro e in circostanze difficili per portare i Sacramenti al popolo di Dio”. Il Papa ha infatti rammentato che la comunità cattolica scandinava è piccola e diffusa su una vasta area. Ha così incoraggiato i presbiteri della Scandinavia a seguire l’esempio di San Giovanni Maria Vianney “fonte di ispirazione e intercessione”. Ed ha sottolineato che l’Anno Sacerdotale è un’occasione per “esplorare più profondamente il significato e il ruolo indispensabile del sacerdozio nella vita della Chiesa”. “E’ vostra responsabilità”, ha poi detto ai vescovi, “verificare” che i preti siano “ben preparati” per il loro sacro ministero. Il Papa non ha poi mancato di rivolgere un pensiero ai tanti immigrati, in particolare dal Medio Oriente, che fanno parte della Chiesa scandinava e che, ha detto, devono essere aiutati ad integrarsi nella società che li accoglie.

Radio Vaticana


Il Papa: in una società multietnica che sperimenta solitudine e indifferenza i cristiani offrano segni di speranza e diventino fratelli universali

“La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”: questo il tema del messaggio di Papa Benedetto XVI per la 84ª Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà domenica 24 ottobre. Solo a partire dall'incontro “con l’Amore di Dio, che cambia l’esistenza, possiamo vivere in comunione con Lui e tra noi, e offrire ai fratelli una testimonianza credibile, rendendo ragione della speranza che è in noi”, scrive il Papa, nel messaggio diffuso oggi. “Una fede adulta, capace di affidarsi totalmente a Dio con atteggiamento filiale, nutrita dalla preghiera, dalla meditazione della Parola di Dio e dallo studio delle verità della fede – chiarisce - è condizione per poter promuovere un umanesimo nuovo, fondato sul Vangelo di Gesù”. Il mese di ottobre “ci ricorda come l’impegno e il compito dell’annuncio evangelico spetti all’intera Chiesa, 'missionaria per sua natura', e ci invita a farci promotori della novità di vita, fatta di relazioni autentiche, in comunità fondate sul Vangelo”. “In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti – avverte il Pontefice -, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”. “Gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di 'parlare' di Gesù, ma di 'far vedere' Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico”, ha continuato Benedetto XVI. Queste considerazioni rimandano “al mandato missionario” che “non può realizzarsi in maniera credibile senza una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale”. Infatti, “la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, razza, nazionalità, ad ogni latitudine”. Questa consapevolezza “si alimenta attraverso l’opera di sacerdoti fidei donum, di consacrati, di catechisti, di laici missionari, in una ricerca costante di promuovere la comunione ecclesiale, in modo che anche il fenomeno dell’'interculturalità' possa integrarsi in un modello di unità, nel quale il Vangelo sia fermento di libertà e di progresso, fonte di fraternità, di umiltà e di pace”. “La comunione ecclesiale – continua il Papa - nasce dall’incontro con il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che, nell’annuncio della Chiesa, raggiunge gli uomini e crea comunione con Lui stesso e quindi con il Padre e lo Spirito Santo. Il Cristo stabilisce la nuova relazione tra l’uomo e Dio” e “ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro, pertanto, che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani”. La Chiesa diventa “comunione” a partire “dall’Eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio di amore edifica la Chiesa come suo corpo, unendoci al Dio uno e trino e fra di noi”. Perciò, “l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa, ma anche della sua missione”. In occasione della Giornata missionaria mondiale “sentiamoci tutti protagonisti dell’impegno della Chiesa di annunciare il Vangelo. La spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità per le nostre Chiese e la loro cooperazione è testimonianza singolare di unità, di fraternità e di solidarietà, che rende credibili annunciatori dell’Amore che salva!”, ha concluso Benedetto XVI.

SIR

Il Papa in Portogallo. Il programma ufficiale del viaggio nel decimo anniversario della beatificazione dei pastorelli di Fatima Giacinta e Francesco

Lisbona, Fatima e Porto: sono le tre città del Portogallo che il Santo Padre visiterà dall’11 al 14 maggio, nel corso del suo Viaggio Apostolico nel Paese. La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto oggi il programma del viaggio di Benedetto XVI nel decimo anniversario della Beatificazione di Giacinta e Francesco, Pastorelli di Fatima. La partenza è prevista per l’11 maggio, alle 8.50, dall’aeroporto di Fiumicino. Alle 11 il Papa atterrerà a Lisbona e dopo la cerimonia di benvenuto, intorno alle 12.45 farà una breve visita al Monastero dos Jeròminos; seguirà l’incontro con il presidente della Repubblica portoghese, mentre nel pomeriggio, alle 18.15, il Papa presiederà la Santa Messa nel Terreiro do Paço di Lisbona. Il giorno dopo, Benedetto XVI incontrerà alle 10.00 il mondo della cultura ed il premier portoghese mentre nel pomeriggio raggiungerà in elicottero Fatima. Tanti gli appuntamenti previsti nella città mariana: alle 17.30 il Papa visiterà la Cappellina delle Apparizioni, alle 18.00 celebrerà i Vespri nella Chiesa della Santissima Trinità, mentre alle 21.30 benedirà le fiaccole sulla Spianata del Santuario e guiderà la recita del Santo Rosario. Il 13 maggio, sempre sulla Spianata del Santuario, il Santo Padre presiederà la Santa Messa, quindi nel pomeriggio incontrerà le organizzazioni della Pastorale sociale ed i vescovi portoghesi. Il 14 maggio, Benedetto XVI volerà in elicottero alla volta di Porto dove alle 10.15 presiederà la Santa Messa nel Grande Piazzale di Avenida dos Aliados. Alle 14.00 è prevista la partenza dall’aeroporto internazionale della città. L’arrivo a Roma, presso lo scalo di Ciampino, avverrà intorno alle 18.00.

Radio Vaticana