martedì 31 agosto 2010

'Ratzinger Schülerkreis'. Mons. Koch: esperienza concreta, vivace, positiva. Il Concilio Vaticano II 'magna charta' della Chiesa nel terzo millennio

"Fedeltà alla tradizione, apertura al futuro: è l'interpretazione più corretta del concilio Vaticano ii, che resta la magna charta della Chiesa anche nel terzo millennio". È quanto è emerso nel cosiddetto Ratzinger Schülerkreis secondo l'arcivescovo Kurt Koch, relatore principale all'incontro del Papa con i suoi ex allievi svoltosi dal 27 al 30 agosto a Castel Gandolfo. A L'Osservatore Romano il nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani parla di "un'esperienza concreta, vivace, positiva" e riassume i contenuti delle due relazioni tenute sabato 28 agosto. "Nella prima - dice - ho proposto una riflessione su come leggere e interpretare il Concilio Vaticano II, indicando la priorità di una ermeneutica di riforma". Una "questione che ho ripreso e sviluppato nella seconda relazione, approfondendo in particolare la Costituzione "Sacrosanctum concilium" sulla liturgia, proprio per mostrare in concreto come si possa realizzare un'ermeneutica di riforma". Alle due relazioni, spiega, "è seguito un dibattito di oltre un'ora, molto interessante e ricco di contributi significativi". Secondo mons. Koch "si è potuto cogliere come sia fondamentale la dimensione spirituale della vita cristiana, in ogni aspetto. E questo vale, dal mio punto di vista, anche nel dialogo ecumenico che costituisce il campo di lavoro più diretto davanti a me". Proprio "la concretezza ha reso il dibattito molto utile per il lavoro di ciascuno". A confermarlo le parole di incoraggiamento che gli ha rivolto personalmente Benedetto XVI nell'udienza privata del 30 agosto. "Abbiamo parlato - dice l'arcivescovo - di questa mia nuova sfida ecumenica perché il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani non è una realtà a se stante ma ha un mandato del Papa per vedere come il dialogo possa svilupparsi in futuro". Entrando nel dettaglio delle sue due relazioni, mons. Koch spiega che la prima, centrata sul "Concilio Vaticano II tra tradizione e innovazione", è stata articolata in sette punti: "una storia di ricezione e non ricezione; ermeneutica di riforma in una continuità fondamentale; rottura della tradizione del Concilio?; ritorno alle fonti e aggiornamento; criteri di una ermeneutica della riforma (interpretazione integrale dei testi conciliari, unità di dogmatica e pastorale, nessuna divisione fra spirito e lettera); ampiezza e pienezza cattoliche; l'eredità del Concilio nelle sfide attuali; riforma ecclesiale come compito spirituale". Per la seconda relazione, sulla "riforma post-conciliare della liturgia tra continuità e discontinuità", mons. Koch ha seguito uno schema di otto tematiche. "Sono partito - spiega - dalla constatazione che la liturgia è il punto cruciale dell'ermeneutica conciliare, per poi trattare la fenomenologia e la teologia della liturgia; la liturgia nel suo sviluppo organico (con il principio della partecipazione attiva di tutti i fedeli alla liturgia e il principio di una più facile comprensibilità e semplicità dei riti); luci e ombre nella liturgia post-conciliare; la tutela del grande patrimonio della liturgia; la necessaria riforma della riforma, basata sul primato cristologico, l'unità di culto neotestamentario e la liturgia neotestamentaria, la liturgia cristiana e le religioni dell'umanità, la dimensione cosmica della liturgia. Infine, la rivitalizzazione del mistero pasquale è stata l'ultima tematica presentata prima delle conclusioni".

L'Osservatore Romano

Domani per la prima volta il Papa terrà l'Udienza generale nella piazza principale di Castel Gandolfo, di fronte al Palazzo apostolico

Domani per la prima volta la tradizionale Udienza generale del Papa si terrà nella piazza principale di Castel Gandolfo (foto), di fronte al Palazzo apostolico nel quale Benedetto XVI ha trascorso l'estate. La notizia è stata confermata all'agenzia Adnkronos dalla sala stampa vaticana. “Ci sono prenotazioni per 5mila fedeli – spiegano dalla Sala stampa – un numero troppo grande per il cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo e troppo ridotto però per Piazza San Pietro”; un numero non tale, insomma, da giustificare il rientro del Papa Roma per qualche ora. Il provvedimento otterrà anche l’effetto di non sottoporre ad ulteriori fatiche il Papa che ha già due viaggi in programma per settembre. Normalmente nel periodo estivo, il Pontefice tiene le udienze del mercoledì nel cortile della residenza estiva dove possono trovare posto alcune centinaia di fedeli; gli appuntamenti ''romani'' vengono annullati per permettere al Papa di godere di un reale periodo di vacanza. Poi, a settembre, riprendono in genere le Udienze generali in Piazza San Pietro anche se il Papa si trattiene ancora per un tutto il mese nella cittadina nelle vicinanze di Roma.

Adnkronos

Il Papa a Santiago de Compostela e Barcellona. Lettera di benvenuto di mille intellettuali spagnoli: gratitudine per l'esempio e il Magistero

Il 6 e 7 novembre prossimi Benedetto XVI si recherà a Santiago de Compostela e Barcellona. Più di mille personalità della cultura spagnola, filosofi, scienziati, accademici, scrittori, poeti, artisti, musicisti, sportivi, hanno sottoscritto una lettera di benvenuto, in cui si vuole "esprimere pubblicamente la nostra gratitudine per il suo esempio, per il suo Magistero straordinario e per la sua instancabile difesa della dignità umana. Il motto del suo pontificato è un forte impegno a promuovere un proficuo dialogo tra la ragione e la fede, con l’obiettivo di un’ulteriore umanizzazione della società. Un dialogo che richiede la piena tutela dell’esercizio della libertà religiosa, coerente con un concetto positivo di laicità dello Stato. Vogliamo anche ringraziare il Papa per il suo giudizio verso il relativismo. L’umanità del Papa si riflette anche nel suo costante impegno sociale per incoraggiare la Chiesa, oggi come sempre, ad essere la prima ad aiutare i più bisognosi, gli emarginati della società. Verso il comportamento indegno di alcuni membri della Chiesa, Benedetto XVI ha dato esempio di umiltà, di trasparenza e il via ad un’opera di pulizia profonda nella Chiesa".

Associazione UCCR

Il Papa nel Regno Unito. Mons. Nichols: viaggio pieno di momenti iconici e simbolici che parleranno al cuore. Benedetto XVI elegante e rispettoso

"Personalmente, attendo la visita con gioia e con grande partecipazione, poichè la presenza del Papa qui in Inghilterra sarà un momento molto importante per la vita della fede. Questo perchè Benedetto XVI è un protagonista elegante, pieno di rispetto per tutti. Penso che il pubblico inglese, scozzese e gallese riceverà il Santo Padre con un affetto che crescerà certamente durante la visita". Lo afferma ai microfoni della Radio Vaticana l'arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza Episcopale d'Inghilterra e Galles. "Per noi - spiega il presule - è un momento storico, anche perchè per la prima volta in 500 anni verrà beatificata in Gran Bretagna una persona non martire. Newman è un figura importante della cultura inglese e il suo 'viaggio' dalla Chiesa anglicana alla Chiesa romana ha rappresentato una cosa mirabile per il suo tempo. Newman aveva la capacità di spiegare questo viaggio di fede. E' certamente una figura della letteratura, una figura di educazione". "Per tutte queste ragioni, questa Beatificazione è molto importante". Mentre "sul fronte ecumenico, ci saranno due momenti. Il primo sarà caratterizzato dalla visita del Santo Padre al Lambeth Palace e l'incontro personale con l'arcivescovo di Canterbury, perchè in questo periodo le relazioni tra le nostre Chiese sono in un momento delicato. Il secondo momento sarà nella Westminster Abbey, quando il Santo Padre pregherà insieme con tutti icristiani di questo Paese. Ci sono tanti cattolici di diversi riti, ci sono tante diverse Chiese e tutti saranno insieme per questa preghiera della sera". Riguardo al motto scelto insieme ai vescovi locali, "Il cuore parla al cuore", il primate cattolico sottolinea che "la lingua del cuore è anche la lingua delle immagini, dei momenti più che degli argomenti. Questa visita sarà piena di momenti iconici, di momenti simbolici che parleranno direttamente alcuore. Il Santo Padre - infatti - ha la capacità di parlare in modo molto personale ed attrattivo. E ha la capacità di parlare dal suo cuore con immagini e con frasi molto nobili. Credo - conclude Nichols - che questo avverrà anche con noi in Inghilterra". Sarà il Vaticano a decidere se Benedetto XVI incontrerà le vittime dei reati di pedofilia commesse dai preti in Gran Bretagna. ''E' una decisione che spetta alla Santa Sede'', ha detto ai giornalisti mons. Nichols. ''Se succederà non verrà preannunciato e sarà strettamente privato, come e' giusto che sia per proteggere coloro che vi parteciperanno che sono particolarmente vulnerabili''.

Affaritaliani.it, Asca

Entro l'anno il primo libro-intervista di Benedetto XVI scritto da Peter Seewald, con cui aveva dialogato per altri due testi. La conferma di Lombardi

Benedetto XVI ha deciso di pubblicare un libro-intervista, un nuovo dialogo con il giornalista tedesco Peter Seewald, che già per due volte, quando Joseph Ratzinger era cardinale, lo aveva lungamente intervistato. La notizia, proveniente da ambienti dell’editoria tedesca, viene pubblicata questa mattina dal Die Tagespost e trova conferma in una dichiarazione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana. Il portavoce vaticano afferma che "la pubblicazione del volume è prevista in tempi abbastanza brevi (prima della fine dell’anno in corso) in italiano e in tedesco, e se possibile anche in altre lingue". In Italia il volume sarà edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che com’è noto detiene i diritti d’autore di tutte le opere del Pontefice, mentre nulla di definitivo è stato stabilito per l’edizione tedesca: la Lev sarebbe intenzionata a far uscire il libro presso l’editore Herder, mentre l’intervistatore preferirebbe un editore più laico, come Heyne. Il nuovo dialogo con il giornalista tedesco, che ha realizzato le registrazioni dell’intervista con il Papa nella settimana tra il 26 e il 31 luglio, sarà il quarto libro di questo genere per Joseph Ratzinger. Da cardinale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 1985, il futuro Pontefice si fece intervistare dallo scrittore Vittorio Messori, che sarebbe poi stato anche autore anche del libro-intervista con Giovanni Paolo II, il primo di un Papa. Ne nacque il best-seller "Rapporto sulla fede", un volume che fece epoca, anticipando quella che Papa Ratzinger definirà l’ermeneutica corretta del Concilio. Nel libro, il cardinale affermava, tra l’altro: "Tra i compiti più urgenti per il cristiano c’è il recupero della capacità di opporsi a molte tendenze della cultura circostante, rinunziando a certa solidarietà troppo euforica post-conciliare". Poco più di dieci anni dopo, nel 1997, ecco che il Prefetto della fede decide di dialogare di nuovo con un giornalista, questa volta Peter Seewald. Esce così "Il sale della terra", volume dedicato a "cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo". Il giornalista così descrive quegli incontri nell’introduzione: "Il cardinale non mi ha mai chiesto nulla del mio passato o del mio stato di vita. Non ha nemmeno voluto che gli fossero anticipate delle domande, né ha preteso che qualcosa fosse eliminato o aggiunto. L’atmosfera dell’incontro è stata intensa e seria, ma talvolta questo “principe della Chiesa” sedeva tanto leggero sulla sua sedia che si aveva l’impressione di avere a che fare con uno studente. Una volta egli interruppe la nostra conversazione per ritirarsi in meditazione o, forse, anche per chiedere allo Spirito Santo le parole giuste". L’incontro con Ratzinger segna anche la vita di Seewald, che riscopre la fede. L’esperienza si ripete qualche anno dopo. Seewald intervista nuovamente il card. Ratzinger all’alba del nuovo millennio e nel 2001 pubblica un altro best-seller, "Dio e il mondo", dedicato all’"essere cristiani nel nuovo millennio". I tantissimi lettori di questi volumi sanno che Joseph Ratzinger non si sottrae ad alcuna domanda e non ha paura di affrontare gli argomenti più spinosi, come attestano le sue risposte durante le interviste sull’aereo con i giornalisti che seguono i suoi viaggi. Il nuovo libro non ha ancora un titolo ufficiale, l’ipotesi di lavoro al momento è "Luce del mondo", ma è possibile che sia cambiato. Quando ha deciso, il Papa, di accettare questa proposta? Nel novembre 2008, durante un incontro avvenuto a margine dell’Udienza generale, Vittorio Messori propose a Benedetto XVI di "aggiornare" Rapporto sulla fede: "Mi dia solo tre giorni", disse lo scrittore. Papa Ratzinger non disse di no, ma si schernì dicendo: "Per me ora è difficile anche tre ore...". L’idea, in quel momento impraticabile, non doveva però essergli dispiaciuta. E così quando qualche mese fa Seewald ha proposto un nuovo dialogo, gli è stato risposto di sì.

lunedì 30 agosto 2010

Il portavoce del card. Danneels: mai esercitate pressioni per mantenere segreti gli abusi di Vangheluwe. Ma non vengono smentite le registrazioni

Il card. Godfried Danneels, arcivescovo emerito di Bruxelles, assicura di non aver cercato di nascondere il caso di pederastia dell'ex vescovo di Bruges Roger Vangheluwe. L'ex primate del Belgio ha reagito con una dichiarazione, diffusa dal suo portavoce Toon Osaer, agli articoli pubblicati il 28 agosto dai quotidiani De Standaard e Het Nieuwsblad, che filtrano alcune registrazioni fornite dalla vittima in cui il porporato chiederebbe alla famiglia Vangheluwe di mantenere il segreto sulla questione. Alla riunione, svoltasi ad aprile, hanno partecipato la vittima, la sua famiglia, lo stesso Vangheluwe e il card. Danneels. Nel comunicato, il portavoce del cardinale dichiara che questi non ha mai cercato di mettere a tacere il caso. “Il cardinale ha acconsentito a una richiesta della famiglia di essere mediatore all'interno della cerchia familiare a causa di questo abuso. In questo contesto confidenziale di una riunione di famiglia, sono state esaminate diverse soluzioni in vista di una riconciliazione”, ha aggiunto il portavoce. “In nessun momento sono state esercitate pressioni sulla famiglia o sulla vittima affinché mantenessero il segreto sulla questione o non si rivolgessero alla Giustizia o alla Commissione Adriaenssens”, istituita dalla Chiesa Cattolica per ricevere denunce per abusi sessuali commessi da chierici. Nella dichiarazione, il card. Danneels ribadisce di “condannare l'abuso commesso dall'ex vescovo e di deplorarlo profondamente”. “Esprime anche la propria delusione per il fatto che sia stata registrata e pubblicata una conversazione confidenziale, senza che le parti presenti fossero state avvertite”. “Il fatto che non avesse reso pubblico quanto detto in questo incontro in una precedente conferenza stampa è dovuto al fatto che non voleva infrangere il carattere confidenziale dell'incontro e al rispetto dovuto alla vittima, la cui identità non era stata resa nota e che non aveva ancora rivelato ciò che aveva subito”, conclude il comunicato diffuso dal portavoce del porporato.

Zenit

Il Magistero del Papa sulla pace e l’autentico sviluppo umano, le intenzioni di preghiera per il mese di settembre

Pace e sviluppo: è il binomio delle intenzioni di preghiera di Benedetto XVI per il mese di settembre. Nell’intenzione generale, il Papa chiede ai fedeli di pregare affinché l’annuncio della Parola di Dio “rinnovi il cuore delle persone, incoraggiandole ad essere protagoniste di un autentico progresso sociale”. In quella missionaria, invece, il Papa auspica che aprendo il cuore, si ponga fine alle tante guerre che insanguinano il mondo.
“Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”: la celebre affermazione di Paolo VI viene fatta propria da Benedetto XVI, che fin dal frontespizio dell’Enciclica “Caritas in veritate” sottolinea la necessità di “uno sviluppo umano integrale nella carità e nella verità”. Per costruire la pace, è il suo monito, bisogna combattere la povertà: “Faccio volentieri mio quanto Papa Montini esprimeva con chiarezza appassionata nella sua Enciclica ‘Populorum Progressio’: ‘ Se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre più grande di tecnici, esige ancor più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca di un umanesimo nuovo, che permetta all’uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori di amore, amicizia, di preghiera e di contemplazione” [Ai partecipanti al Convegno Internazionale promosso dalla Fondazione "Centesimus Annus - Pro Pontifice" (19 maggio 2007)].
Il Papa sottolinea, dunque, che alla base di un autentico progresso sociale sta la persona, “che Cristo svela nella sua dignità più profonda”. Come l’ultima crisi finanziaria ha dimostrato, avverte il Pontefice, non si può privilegiare “ciò che è materiale e tecnico rispetto a ciò che è etico e spirituale”.
“In tale contesto è importante saper vincere quella mentalità individualistica e materialistica che suggerisce di distogliere gli investimenti dell’economia reale per privilegiare l’impiego dei propri capitali nei mercati finanziari, in vista di rendimenti più facili e più rapidi” [Ai rappresentanti dell'Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma (18 marzo 2010)].
Serve, afferma il Papa, un umanesimo cristiano anche nelle scelte economiche. Quello stesso umanesimo che dovrebbe essere guidato dall’apertura del cuore. L’amore non la corsa agli armamenti, sostiene con forza Benedetto XVI, è la “via per conservare saldamente la pace”.
“L’autentica conversione dei cuori rappresenta la via giusta, la sola che possa condurre ciascuno di noi e l’intera umanità all’auspicata pace. E’ la via indicata da Gesù: Lui – che è il Re dell’universo – non è venuto a portare la pace nel mondo con un esercito, ma attraverso il rifiuto della violenza” [Ai Giovani Volontari del Servizio Civile nazionale italiano (28 marzo 2009)].
Il Papa chiede di partire dal cuore, dalla sua conversione per divenire autentici operatori di pace. E invita soprattutto le giovani generazioni a farsi “strumenti di pace, rigettando con decisione l’egoismo e l’ingiustizia, l’indifferenza e l’odio”. Da Assisi, città simbolo del dialogo e della concordia, il Papa, sulla scia di San Francesco, leva un vibrante appello affinché ognuno di noi, nella vita quotidiana, diventi un appassionato promotore della pace: “Considero mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione!...Voglia San Francesco, uomo di pace, ottenerci dal Signore che si moltiplichino coloro che accettano di farsi 'strumenti della sua pace', attraverso i mille piccoli atti della vita quotidiana; che quanti hanno ruoli di responsabilità siano animati da un amore appassionato per la pace e da una volontà indomita di raggiungerla, scegliendo mezzi adeguati per ottenerla” (Angelus, 17 giugno 2007).

Radio Vaticana

Concluso il 'Ratzinger Schülerkreis'. Il Papa: lo stile di Dio è diverso, Egli invita alla sua mensa noi che non abbiamo nulla da dargli

Il tradizionale incontro estivo degli ex studenti di Benedetto XVI, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis, si è concluso ieri con la Messa presieduta dal Pontefice presso il Centro Mariapoli a Castel Gandolfo: al centro del seminario, iniziato venerdì scorso, è stato il tema dell’interpretazione del Concilio Vaticano II. Ha tenuto l’omelia il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, anch’egli ex allievo del prof. Ratzinger. Il Papa all’inizio della Messa ha salutato i partecipanti al seminario, circa una quarantina, facendo riferimento al Vangelo della liturgia domenicale sulla scelta dei primi posti nei banchetti, con l’esortazione di Gesù all’umiltà e all’amore gratuito, a invitare cioè, quando offriamo un pranzo, quanti non ci possono ricambiare: “Cari amici, nel Vangelo di oggi il Signore ci fa notare come in realtà continuiamo a vivere alla maniera dei pagani: invitiamo per reciprocità soltanto chi ricambierà l’invito, doniamo solo a chi ci restituirà. Ma lo stile di Dio è diverso: lo sperimentiamo nella Santa Eucaristia. Egli invita alla sua mensa noi, che davanti a lui siamo zoppi, ciechi e sordi; egli invita noi, che non abbiamo nulla da dargli”. In particolare durante la Messa, ha proseguito il Papa, siamo chiamati a farci toccare dalla gratitudine per il fatto che, nonostante non abbiamo nulla da dare a Dio e, anzi, siamo pieni di colpe, Egli ci inviti alla sua mensa e vuole stare a tavola con noi: “Ma vogliamo imparare anche a sentirci in colpa perché usciamo così poco dallo stile pagano, perché viviamo così poco la novità, lo stile di Dio. E per questo iniziamo la Santa Messa chiedendo perdono: un perdono che ci cambi, che ci faccia diventare più simili a Dio, a sua immagine e somiglianza”. Questa mattina il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha preso parte all'incontro.

Giovedì Benedetto XVI riceve in udienza il presidente israeliano Shimon Peres: mai così buone le relazioni, il Papa vuole un dialogo sincero

Prevedono un incontro di importante rilievo internazionale i primi impegni di Papa Benedetto XVI dopo la pausa agostana. Giovedì 2 settembre, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, il Papa riceverà infatti il presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres (nella foto con Benedetto XVI). Lo ha confermato la Sala stampa della Santa Sede. Il Papa e il Premio Nobel per la pace si sono già incontrati varie volte: in Vaticano il 6 aprile del 2006 e il 6 settembre del 2007, oltre che in Israele nel maggio 2009 durante il pellegrinaggio del Pontefice in Terra Santa. Tra i temi che dovrebbero caratterizzare l'udienza di giovedì prossimo, in programma alle 11.00, non mancheranno sicuramente quelli relativi alla situazione in Medio Oriente e alla ripresa dei colloqui diretti tra israeliani e palestinesi. "Le relazioni tra Vaticano e stato ebraico sono le migliori dai tempi di Gesù Cristo, mai così buone in duemila anni di storia", ha sottolineato il presidente israeliano, intervistato dal Gr1 della Rai . "L'attuale Papa vuole avere un dialogo sincero con noi e noi anche con il Vaticano".

L'Unione Sarda.it, Apcom

domenica 29 agosto 2010

Registrazioni del nipote di Vangheluwe, vittima degli abusi sessuali del vescovo, dimostrano la volontà del card. Dannells di far insabbiare il caso

Non si placa lo scandalo pedofilia nella Chiesa belga. Alcuni giornali hanno pubblicato la trascrizione delle registrazioni effettuate segretamente da una delle vittime nel corso di due incontri avuti ad aprile con l'ex primate belga, Godfried Danneels (foto). Le registrazioni testimonierebbero come il cardinale abbia fatto di tutto per tentare di nascondere gli abusi compiuti dal vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe. Sulla base del materiale reso noto dalla stampa belga, Danneels, che finora ha sempre negato di aver voluto insabbiare le vicende legate a Vangheluwe, inviterebbe con insistenza la vittima a non rivelare, a distanza di tanti anni, il suo caso, o almeno a non farlo prima dell'andata in pensione del vescovo di Bruges: "Si ritirerà il prossimo anno, e per te sarebbe meglio aspettare", affermerebbe il settantasettenne ex primate belga rivolgendosi alla vittima, un uomo di 42 anni che all'insaputa dell'alto prelato stava incidendo l'intera conversazione su un nastro. "Non penso faresti un favore a lui e a te stesso gridando il tuo caso ai quattro venti e infangando il tuo nome", aggiungerebbe Danneels, chiedendo esplicitamente alla vittima di accettare le scuse e mettendolo in guardia da ogni eventuale proposito di ricatto. Lo stesso atteggiamento sarebbe stato tenuto da Danneels nel corso di un secondo incontro, alla presenza stavolta di un parente della vittima e dello stesso Vangheluwe: "La questione non può essere risolta - replicherebbe a un certo punto il parente al cardinale - perché avete fatto completamente a pezzi la nostra famiglia". La vittima ha quindi spiegato di aver voluto la pubblicazione delle registrazioni per evitare ogni accusa di voler ricattare i vertici della Chiesa belga.

Mons. Crepaldi: gli attacchi al Papa non sono vera laicità. Presenta il cristianesimo come la fede che aiuta la ragione a non limitarsi al misurabile

"Il cristianesimo pone alla ragione (al mondo) il problema della sua verità, la aiuta a chiarirsene l'idea e la rende quindi capace di capire la verità stessa del cristianesimo", afferma il vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, che su L'Occidentale prende oggi le difese di "questo Papa che ritiene che il cristianesimo e solo il cristianesimo faccia sì che il mondo si riappropri di se stesso e si renda pienamente conto della propria verità". Il suo, spiega il presule, "non è integralismo, perchè non appiattisce i due livelli l'uno sull'altro, ma toglie definitivamente spazio ai sottili distinguo dei cattolici della carità senza verità". Così come gli attacchi mediatici di cui il Pontefice è stato oggetto rieptutamente, per l'arcivescovo Crepaldi, "non sono stati esempi di vera laicità". "Questa, infatti, consiste nell'adoperare la ragione e gli argomenti di realtà, non l'ideologia, per accogliere o meno quanto dice la Chiesa. La politica non deve assumere categorie confessionali, però non deve essere indifferente o, peggio, antireligiosa, in quanto assumerebbe le vesti di una nuova religione". Secondo il vescovo di Trieste, "anche la ragione - del resto - può essere integralista e questo capita quando rifiuta l'invito della fede ad allargarsi e ad avere fiducia in se stessa". E "Benedetto XVI presenta il cristianesimo come la fede che aiuta la ragione a non fermarsi mai e a non limitarsi all'ambito del misurabile. È per questo che la religione cristiana - conclude - sfida la ragione ad essere pienamente se stessa. La laicità della politica consiste nell'accogliere questa provocazione e sfuggire così al pericolo di un proprio integralismo. E ciò vale anche per Aids e preservativi".

Agi

Un nuovo paio di scarpe per il Papa dal calzolaio Stefanelli: sempre un'emozione incontrarlo e notare quelle indosso consumate, segno che sono comode

Un nuovo paio di scarpe rosse per il Papa. Glielo ha consegnato Adriano Stefanelli (nella foto con Benedetto XVI), il 'calzolaio dei grandi', che già gli aveva fornito il primo paio nel 2005. Comode ed eleganti calzature su misura che nel 2007 gli valsero il titolo di "Accesorizer of the Year", l'uomo meglio vestito dell'anno in virtù del suo accessorio. Fu la rivista americana Esquire a dedicare un ampio articolo al look del Santo Padre, che dal giorno del suo insediamento calza scarpe made in Novara. A distanza di oltre 5 anni dal primo paio, Benedetto XVI di strada ne ha fatta davvero tanta: in America, in Australia, in Africa. In altre parole, scarpe vissute, consumate, segno di reale apprezzamento. "Dall'inizio del pontificato - spiega Adriano Stefanelli, che in occasione della consegna delle nuove scarpe è stato ricevuto in udienza dal Papa a Castel Gandolfo - ne ho realizzate cinque paia, alle quali si aggiungono le pantofole da casa e le scarpe da montagna. Il primo ordine arrivò il 30 maggio del 2005, mentre le ultime scarpe le ho consegnate personalmente nei giorni scorsi". Un dono particolarmente gradito quello del ciabattino, che per la prima volta è stato ricevuto dal Pontefice direttamente nei suoi appartamenti, in udienza privata. "Un onore riservato a pochi eletti, tra cui capi di Stato e alti prelati - dice Stefanelli, che non nasconde di essersi commosso -, rivedere il Papa è sempre una grande emozione. Ho notato che le sue scarpe erano consumate, segno che sono comode, che vanno bene e questa per me è la soddisfazione più grande. Benedetto XVI - ricorda ancora Stefanelli - non ha mai smesso di indossare le mie scarpe, durante gli ultimi viaggi in America, in Australia e in Africa". Il modello consegnato mercoledi' è simile a quelli giaà realizzati in passato. "Ho chiesto al Papa se il lavoro andava bene, se vi erano esigenze particolari e se dovevo apportare eventuali modifiche - conclude il calzolaio novarese - ma, sa come si dice, scarpa che vince non si cambia...".

Agi

Benedetto XVI: non c'è pace senza rispetto dell’ambiente. L'affettuoso ricordo dei minatori cileni intrappolati affinchè mantengano la speranza

Il rispetto dell'ambiente è fondamentale per il mantenimento della pace. Lo ha detto questa mattina Papa Benedetto XVI al termine dell'Angelus, ricordando che "il prossimo 1° settembre si celebra in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana". Si tratta, ha detto il Pontefice, di "un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico. Quest'anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell'ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anchesse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!".
Il Papa ha poi pregato per i minatori intrappolati nelle viscere della terra nel Nord cileno. Benedetto XVI ha salutato i pellegrini di lingua spagnola e ha rivolto un pensiero ai minatori bloccati nella miniera di San José: "Desidero ricordare con particolare affetto i minatori intrappolati nel giacimento di San Josè, nella regione cilena di Atacama - ha detto il Pontefice - raccomando loro e i loro familiari all'intercessione di San Lorenzo, assicurando loro la mia vicinanza spirituale e le mie continue preghiere affinché mantengano la serenità e la speranza in una felice conclusione dei lavori che si stanno svolgendo per salvarli".

Apcom

Il Papa: guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità. Solo la sua incarnazione può risollevare l’umanità degradata dal peccato

Cristo è un “modello di umiltà e gratuità” per l’umanità “degradata dal peccato”. Papa Benedetto XVI, prima della recita dell’Angelus dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, ha illustrato il vangelo domenicale, che oggi ricorda la parabola raccontata da Gesù, invitato a casa di un capo dei farisei, in cui si invita a non lottare per ottenere i primi posti: “Nel Vangelo di questa domenica, incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale. ‘Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cèdigli il posto!...Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto’”. “Il Signore – ha spiegato il Papa – non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: ‘chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato’. Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L”ultimo posto’ può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso ‘ha preso l’ultimo posto nel mondo – la croce – e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta’". Inoltre, ha proseguito Benedetto XVI, “al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare, perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, ‘che governa il mondo...Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza’”. “Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: ‘Amico, vieni più avanti!’; il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui”. Il Papa ha concluso la riflessione con due esempi. Il primo, quello di San Luigi IX, re di Francia, ricordato in settimana dalla liturgia, che invitò nel suo “Testamento spirituale al figlio” a ringraziare umilmente il Signore per la prosperità e a “non diventare peggiore per vanagloria”. Il secondo esempio, suggerito dalla liturgia odierna che ne ricorda il martirio, è quello di San Giovanni Battista: il “più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo – ha affermato Benedetto XVI – rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità”.

sabato 28 agosto 2010

Pubblicati dall'Archivio Segreto Vaticano in un volume i 'fogli di udienza' del card. Eugenio Pacelli quand'era segretario di Stato di Pio XI

Dal ''comunismo ateo'' al ''razzismo fascista'', dal ''vandalismo antisemita'' dei nazisti al rapporto tra lo Stato italiano e la Chiesa. C'è tutto questo e molto altro nei ''fogli di udienza'' del card. Eugenio Pacelli (foto), dall'8 febbraio 1930 segretario di Stato di Pio XI e poi suo successore con il nome di Pio XII, appena pubblicati dall'Archivio Segreto Vaticano nel volume "I "fogli di udienza" del cardinale Eugenio Pacelli segretario di Stato", a cura di Sergio Pagano, Marcel Chappin, Giovanni Coco, secondo quanto reso noto da L'Osservatore Romano. Si tratta di 2627 fogli che danno conto di innumerevoli questioni trattate in 1956 udienze da Papa Pio XI nel corso del suo pontificato, inziato il 6 febbraio 1922 e terminato il 10 febbraio 1939, giorno della sua morte. Già il card. Pietro Gasparri, predecessore di Pacelli alla guida della Segreteria di Stato, dal 1914 al 1930, aveva lasciato appunti occasionali delle sue udienze, ma fu proprio Pacelli, spiega il giornale a inaugurare la prassi dei ''fogli di udienza'', appunti ''finalizzati al lavoro della Segreteria di Stato e della Curia romana in stretta dipendenza da Pio XI''. ''Mille e mille questioni occuparono il tempo e i pensieri di Pio XI e del cardinale Pacelli lungo tanti anni, come bene testimoniano questi 'fogli' - scrive nella prefazione il Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, sulle pagine de L'Osservatore Romano - dalle più minute richieste di sussidi'' alle ''rilevanti questioni ecclesiali e politiche, tanto più complicate, quanto più avanzano gli anni che separano le ferite della prima guerra mondiale da quelle della seconda''. Bertone spiega che Papa Ratti riservò ''una cura vigilante'' per ''l'Italia dell'età fascista, la Russia sovietica, la nascente ideologia nazionalsocialista in Germania. Vediamo - osserva ancora il Segretario di Stato Vaticano - già nel 1930 alzarsi il livello di guardia della Santa Sede per tali programmi politici e le loro organizzazioni''. Leggendo i ''fogli'' si ripercorrono alcuni dei momenti più drammatici di quel particolare periodo storico. Dal ''razzismo fascista'' al ''comunismo ateo'': temi sui quali, scrive Sergio Pagano, si scorgono perfino ''differenza di vedute e nei programmi'' tra Papa Ratti e il card. Pacelli. ''Se, ad esempio - osserva Pagano - sul cruciale problema del comunismo ateo Pio XI e Pacelli concordano perfettamente nel loro pensiero, su altri temi, quali la politica della Germania, l'antisemitismo, il rapporto Stato-Chiesa sotto il fascismo in Italia, le posizioni dei governi francese e spagnolo di fronte alle Chiese locali e alle loro gerarchie, la pratica dei concordati (per tacere altri aspetti), Pacelli nutriva forse posizioni un poco diverse da quelle di Papa Ratti, pronto però sempre a eseguire gli ordini del Papa una volta che questi avesse espressa la sua linea di pensiero. Non è anzi escluso (come lascerebbero intuire alcuni passi dei nostri 'fogli') che il fedelissimo segretario di Stato riuscisse qualche volta (sembra quasi impossibile crederlo, dato il carattere imperioso di Papa Ratti) a convincere il Pontefice nel merito, ad esempio, di atteggiamenti prudenziali da tenere nei riguardi di certi governi, anche di fronte a loro mosse discutibili, oppure sull'opportunità di proseguire pazientemente le trattative concordatarie, pure quando la Santa Sede incontrava ostacoli da ogni parte e Pio XI sulle prime si irrigidiva''.

Asca

Secondo giorno del 'Ratzinger Schülerkreis'. Il Papa: letto con la giusta ermeneutica il Concilio può essere una grande forza per rinnovare la Chiesa

Seconda giornata, al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, del Ratzinger Schülerkreis, il tradizionale incontro estivo degli studenti di Benedetto XVI. Tema dell’incontro a porte chiuse, al quale prende parte anche il Papa, è quest’anno l’ermeneutica, ovvero l’interpretazione, del Concilio Vaticano II. Il momento culminante della riunione sarà la Messa presieduta domani mattina dal Pontefice al Centro Congressi Mariapoli.
Qual è la giusta ermeneutica, la “giusta chiave di lettura e di applicazione” del Concilio Vaticano II? Benedetto XVI sottolinea che la risposta a questo interrogativo ci aiuta a comprendere perché la recezione del Concilio si sia svolta in modo così difficile in grandi parti della Chiesa. Ciò, avverte il Papa, deriva da una “ermeneutica della discontinuità” secondo la quale occorrerebbe seguire “non i testi del Concilio, ma il suo spirito”. Con ciò però, spiega il Papa, si fraintende la natura di un Concilio come tale. Esso infatti verrebbe considerato come una specie di Costituente, “che elimina una costituzione vecchia e ne crea una nuova”. Ma la Costituente, prosegue, ha bisogno di un mandante, il popolo, e di una conferma dello stesso: “I Padri non avevano un tale mandato e nessuno lo aveva mai dato loro; nessuno, del resto, poteva darlo, perché la costituzione essenziale della Chiesa viene dal Signore e ci è stata data affinché noi possiamo raggiungere la vita eterna e, partendo da questa prospettiva, siamo in grado di illuminare anche la vita nel tempo e il tempo stesso”.
A questa ermeneutica della discontinuità, osserva Benedetto XVI, “si oppone l’ermeneutica della riforma”, a cui si riferì Giovanni XXIII proprio nel suo discorso d’apertura del Concilio, l’11 ottobre 1962. Papa Roncalli ribadiva infatti che il Concilio “vuole trasmettere pura ed integra la dottrina senza attenuazioni o travisamenti” e che dovere dei Padri conciliari è non solo custodire il deposito della fede, ma anche approfondirlo e presentarlo “in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo”. Ecco allora, afferma il Papa, che è nell’ “insieme di continuità e discontinuità” che possiamo vedere la natura della vera riforma del Concilio: “In questo processo di novità nella continuità dovevamo imparare a capire più concretamente di prima che le decisioni della Chiesa riguardanti cose contingenti – per esempio, certe forme concrete di liberalismo o di interpretazione liberale della Bibbia – dovevano necessariamente essere esse stesse contingenti, appunto perché riferite a una determinata realtà in se stessa mutevole”.
Per questo, è la riflessione del Pontefice, bisogna imparare a riconoscere che, in tali decisioni, “solo i principi esprimono l’aspetto duraturo”. Così, avverte, “le decisioni di fondo possono restare valide, mentre le forme della loro applicazione a contesti nuovi possono cambiare”: “Così, ad esempio, se la libertà di religione viene considerata come espressione dell'incapacità dell'uomo di trovare la verità e di conseguenza diventa canonizzazione del relativismo, allora essa da necessità sociale e storica è elevata in modo improprio a livello metafisico ed è così privata del suo vero senso, con la conseguenza di non poter essere accettata da colui che crede che l'uomo è capace di conoscere la verità di Dio e, in base alla dignità interiore della verità, è legato a tale conoscenza”.
In definitiva, sottolinea Benedetto XVI, il “passo fatto dal Concilio verso l’età moderna” appartiene in definitiva "al perenne problema del rapporto tra fede e ragione”. Adesso, conclude, “questo dialogo è da sviluppare con grande apertura mentale, ma anche con quella chiarezza nel discernimento degli spiriti che il mondo con buona ragione aspetta” dalla Chiesa in questo momento: “Così possiamo oggi con gratitudine volgere il nostro sguardo al Concilio Vaticano II: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”.

Radio Vaticana

venerdì 27 agosto 2010

Inizia il 'Ratzinger Schülerkreis'. Il Papa: il Concilio Vaticano II ha mantenuto ed approfondito l'intima natura e la vera identità della Chiesa

Al via oggi, presso il Centro Mariapoli a Castel Gandolfo, il tradizionale incontro estivo degli ex studenti di Benedetto XVI, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis: al centro del seminario, che dura tre giorni e si tiene a porte chiuse, è il tema dell'ermeneutica, ovvero l’interpretazione, del Concilio Vaticano II.
Il Papa, sin dall’inizio del suo Pontificato, afferma la sua “decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”, ai cui lavori partecipò come consulente dell’arcivescovo di Colonia. Nello stesso tempo non nasconde le difficoltà di recezione dei documenti conciliari nella comunità ecclesiale. Nel celebre discorso alla Curia Romana ne spiega i motivi: “I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare ‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Il Papa ricorda che, nel definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed epoca moderna, il Concilio aveva manifestato di fatto “una qualche forma di discontinuità” rispetto al passato, ma in realtà senza mai abbandonare “la continuità nei principi”, in una felice “sintesi di fedeltà e dinamica”.
“Il Concilio Vaticano II, con la nuova definizione del rapporto tra la fede della Chiesa e certi elementi essenziali del pensiero moderno, ha rivisto o anche corretto alcune decisioni storiche, ma in questa apparente discontinuità ha invece mantenuto ed approfondito la sua intima natura e la sua vera identità” [Alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi (22 dicembre 2005)].
Nella Lettera ai vescovi cattolici per la questione lefebvriana del 10 marzo 2009 Benedetto XVI richiama tutti a rispettare il Concilio: i tradizionalisti non devono “congelare” l’autorità magisteriale al 1962; e a quanti “si segnalano come grandi difensori” del Vaticano II ricorda che questo evento “porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa”, perciò “chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive”. Il Papa ribadisce che “la Chiesa è, tanto prima quanto dopo il Concilio, la stessa Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica in cammino attraverso i tempi; essa prosegue ‘il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio’”, annunziando la morte e risurrezione di Cristo per la salvezza di tutti gli uomini.
“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria, affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di Dio” (Angelus, 30 ottobre 2005).

Radio Vaticana

Mons. Marchetto: bisogna smettere di appiccicare etichette al Papa qualunque cosa dica. La Chiesa è per la causa dell’uomo, soprattutto di chi soffre

La Chiesa “non è di destra, né di sinistra, né di centro” e “bisogna smetterla di appiccicare etichette sul Papa qualunque cosa dica”: così mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, intervistato dall’agenzia francese I.Media, in seguito all’espulsione di gruppi di rom dal Paese d’oltralpe. “Non entriamo nelle discussioni politiche - precisa l’arcivescovo -, ma siamo per la causa dell’uomo, in particolare di quelli che soffrono e sono in difficoltà”. In questo senso la Chiesa “non è di destra, né di sinistra, né di centro. Essa presenta rispettosamente il suo punto di vista su tutto ciò che concerne la morale”, che “non è solo questione di sessualità, aborto o matrimoni omosessuali, ma riguarda tutto l’uomo”. Sul caso specifico dei rom espulsi dalla Francia, mons. Marchetto invita a fare attenzione a che “queste espulsioni non siano ‘collettive’. Non si può colpevolizzare una intera popolazione per le mancanze di alcuni. Quando ci sono delle espulsioni, ci sono delle sofferenze, e non posso certo rallegrarmi delle sofferenze di queste persone, in particolare quando si tratta di persone deboli e povere che sono state perseguitate, che sono state vittime anch’esse di un ‘olocausto’ e vivono sempre fuggendo da chi da’ loro la caccia”.
Quindi mons. Marchetto replica a chi nei giorni scorsi ha criticato e ironizzato sulle parole pronunciate da Benedetto XVI nell’Angelus di domenica scorsa, sull’accoglienza delle “legittime diversità umane”. A Bruno Gollnisch (Fronte nazionale) che aveva invitato di accogliere i rom a Piazza San Pietro, risponde: “C’è chi non comprende che il Papa è presente attraverso tutti quelli che nel mondo si occupano dei più poveri. È ora di finirla con l’identificazione tra il papato e il territorio dello Stato del Vaticano, che è il minimo indispensabile per sostenere il ministero del Papa. È ora di rispettare il più piccolo stato del mondo, che permette al Papa di essere libero davanti al mondo intero e di spendersi per tutti coloro che soffrono”. All’economista Alain Minc, che ha richiamato in termini al limite del razzismo le origini tedesche di Benedetto XVI, e dunque non ha diritto di intervenire su alcuni temi, mons. Marchetto ricorda che il Papa “è il pastore della Chiesa universale” e “bisogna smetterla di appiccicare etichette sul Papa qualunque cosa dica”.

Il Velino

Giornata Mondiale della Gioventù 2011. Mons. Franco: in ogni GMG viene meno il mito che i giovani non vogliono saperne di Cristo né della Chiesa

“In ogni GMG viene meno il mito che i giovani non vogliono saperne di Cristo né della Chiesa”. Lo ha detto mons. César Franco, vescovo ausiliare di Madrid e coordinatore generale della Giornata Mondiale della Gioventù 2011, in una intervista resa nota dall’Ufficio comunicazioni sociali della GMG di Madrid, a meno di un anno dalla celebrazione dell’evento. Per il presule “ci sono molti motivi per partecipare alla GMG. Direi a un giovane che con la sua presenza la Chiesa è più giovane e lui ‘più Chiesa’. L'incoraggerei a partecipare affinché vivesse in pienezza il fatto di essere ‘cattolico’, universale. Se è credente, l'inviterei a condividere la sua fede e la sua vita con gli altri; se è credente a metà, per partire di qui più fortificato; se crede poco, perché sono sicuro che Cristo passerà vicino a lui, lo guarderà, l'amerà e aumenterà la sua fede. E se non crede, affinché apra la porta a Cristo che non smette di cercarci”. Che impatto avrà la GMG sulla Chiesa spagnola? Mons. Franco, pur dichiarando di “non essere un profeta”, crede che la Chiesa in Spagna “uscirà fortificata ed animata dalla testimonianza dei giovani che, nonostante le difficoltà ambientali, seguono Cristo, si fidano di lui e cercano di essergli fedeli. In tutti i posti dove si è celebrata la Giornata Mondiale della Gioventù, la Chiesa ha recuperato fiducia in se stessa”. Alla GMG “ogni Paese apporta la sua propria ricchezza, la sua storia, la sua tradizione. La fede è una, indubbiamente, ma ogni popolo apporta alla fede la propria particolarità, il suo proprio vissuto. In Spagna, per esempio, la Settimana Santa si vive” anche “per strada, con le processioni. Abbiamo un bel patrimonio artistico”, come i cosiddetti “passi”, i gruppi scultorei con i momenti della passione di Cristo, che “vogliamo mostrare nella grande Via Crucis che presiederà il Papa. La Spagna è anche un paese di ricca tradizione eucaristica e mariana. Nella veglia dei giovani, sarà mostrata l'Eucaristia nella custodia di Arfe” messa a disposizione dalla diocesi di Toledo. Sono esempi che mostrano come la Spagna sia “una nazione di ricca e feconda tradizione cattolica dalle origini del cristianesimo”. Secondo mons. Franco le GMG “lasciano nei posti dove si celebrano ‘il buon odore di Cristo’. È un'esperienza comune che la gente, anche chi non crede, rimane colpita per l'allegria dei giovani, per il loro buon modo di agire”. Le diffidenze iniziali “spariscono presto e cedono il passo a una simpatia generalizzata”. I giovani vengono “come pellegrini alla ricerca” di “Dio, Cristo, la vita eterna”. E “questo è l'impatto che mi piacerebbe che lasciassero i giovani a Madrid, quello di una gioventù che cammina verso Dio lasciando al suo passaggio il buon odore di Cristo”.

SIR

giovedì 26 agosto 2010

Da domani a lunedì l'incontro degli ex allievi del Papa sull'ermeneutica del Concilio Vaticano II. Il programma delle giornate a Castel Gandolfo

L'ermeneutica del Concilio Vaticano II è al centro quest'anno del tradizionale seminario estivo degli ex allievi di Benedetto XVI, riuniti nel cosiddetto Ratzinger Schülekreis. L'incontro si svolgerà da domani, venerdì 27 agosto a lunedì 30, nel centro congressi Mariapoli di Castel Gandolfo. I partecipanti saranno una quarantina, tutti ex allievi del professor Ratzinger, che hanno discusso le loro tesi con lui negli anni in cui era docente in Germania. Relatore principale è l'arcivescovo Kurt Koch, già vescovo di Basilea, nominato lo scorso 1° luglio presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Il presule terrà due interventi: il primo su "Il concilio Vaticano II tra tradizione e innovazione. L'ermeneutica della riforma tra l'ermeneutica di una continuità con rottura e di una continuità non storica"; il secondo su "'Sacrosanctum concilium' e la riforma postconciliare della liturgia". Il nome del relatore principale e il tema dell'incontro, come riferisce a L'Osservatore Romano il salvatoriano Stephan Horn, presidente dell'associazione degli ex allievi del Papa, sono stati indicati e approvati dallo stesso Benedetto XVI tra una rosa di scelte possibili propostagli dagli organizzatori. La maggioranza dei partecipanti proviene dalla Germania e dall'Austria. Oltre a questi, vi sono anche un italiano, un irlandese, un olandese, una coreana e un indiano. Tra i presenti ci saranno il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il vescovo ausiliare di Amburgo Hans-Jochen Jaschke, docenti, parroci, religiosi, religiose e laici. Come di consueto gli incontri, curati sotto l'aspetto organizzativo da padre Horn, che recentemente ha festeggiato i 50 anni di ordinazione sacerdotale, avranno luogo a porte chiuse. Nei giorni di venerdì e sabato, dopo la relazione dell'arcivescovo Koch, si terrà una libera discussione sull'argomento, alla quale prenderà parte anche il Pontefice. Domenica mattina il momento culminante: gli ex allievi parteciperanno alla Celebrazione Eucaristica presieduta da Benedetto XVI al centro congressi Mariapoli. Dopo la prima colazione con il Papa, i presenti, ai quali si uniranno le nuove generazioni di ex allievi, cioè coloro che hanno svolto la loro tesi di laurea su testi di Ratzinger, prenderanno parte anche all'Angelus nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. È divenuta ormai consuetudine che nell'ultimo giorno del seminario estivo si aggiungano al gruppo i nuovi ex allievi, costituiti in circolo tre anni fa. Da segnalare che durante l'incontro di quest'anno padre Horn consegnerà al Pontefice, a nome di tutti gli ex allievi, il volume che raccoglie le relazioni del seminario estivo del 2008, che aveva per tema "Conversazioni su Gesù". La pubblicazione è stata promossa dalla fondazione Joseph Ratzinger Papa Benedetto XVI, con sede a Monaco di Baviera, che ha per scopo la preparazione e l'organizzazione dell'incontro annuale, la promozione degli studi intrapresi da Ratzinger quando era docente, la diffusione del suo insegnamento teologico e della sua spiritualità, oltre che la pubblicazione dei libri di Benedetto XVI. Il primo incontro di Joseph Ratzinger con i suoi ex allievi avvenne nel marzo 1977, quando fu nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga. Da quel giorno l'appuntamento si ripete con cadenza annuale su un tema particolare. Come conferma padre Horn, "al Pontefice vengono proposti tre temi ed è lui stesso a compiere la scelta. Quello di quest'anno era il primo tema della lista che gli abbiamo sottoposto". Il tema dello scorso anno è stato la missione ad gentes, mentre l'incontro di due anni fa era incentrato sulla questione della rispondenza del Gesù descritto dai Vangeli alla storicità della sua figura e sul racconto della Passione.

L'Osservatore Romano

Nelle librerie 'Attacco a Ratzinger' dei vaticanisti Rodari e Tornielli. Cinque anni di Benedetto XVI tra campagne mediatiche e nemici, anche interni

Doveva durare solo due o tre anni. Qualcuno lo disse nei corridoi della Curia romana all'indomani della sua elezione. E Joseph Ratzinger stesso, da poco eletto Papa Benedetto XVI dopo un conclave lampo durato appena un giorno, pronunciò queste parole nella Messa inaugurale del 24 aprile 2005: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Fu profetico Benedetto XVI, i lupi sarebbero arrivati. In "Attacco a Ratzinger", due autorevoli vaticanisti, Paolo Rodari e Andrea Tornielli, documentano ciò che è avvenuto nei sacri palazzi da quella primavera di ormai cinque anni fa. Cinque anni di crisi della Chiesa che i due giornalisti ricostruiscono in un'inchiesta a tutto campo attraverso interviste, documenti e testimonianze inedite, parlando di attacco. Un attacco alla Chiesa, al papato e più in particolare alla figura del Pontefice che, però, non nasconderebbe un complotto ideato da chicchessia: piuttosto, sostengono i due esperti, Papa Benedetto XVI sarebbe stato lasciato solo troppe volte in un'assenza totale di “regia”. Così, bufera dopo bufera, polemica dopo polemica, il messaggio del Papa sarebbe stato anestetizzato e la sua figura schiacciata sul cliché del Papa retrogrado mentre la domanda più frequente a suo riguardo sarebbe diventata: a quando la prossima crisi? Le polemiche suscitate dal discorso di Ratisbona; il caso clamoroso delle dimissioni dell'arcivescovo di Varsavia Wielgus che aveva collaborato con i servizi segreti comunisti; le critiche mosse alla pubblicazione del documento che liberalizza l'uso della messa antica; la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, coincisa con la diffusione dell'intervista negazionista di uno di loro; la crisi diplomatica per le dichiarazioni sul preservativo durante il viaggio in Africa; il dilagare dello scandalo degli abusi sui minori.Basta scorrere le prime pagine dei giornali e le rassegne stampa internazionali per accorgersi di come sia in atto, fin dagli inizi del pontificato di Papa Ratzinger un attacco al Papato e al Papa. Nonché alla Chiesa in generale. Un attacco mosso dal pregiudizio negativo, pronto a scattare su qualsiasi cosa il Papa dica o faccia, pronto a enfatizzare e creare “casi internazionali”. C'è una strategia orchestrata dietro questo attacco? O piuttosto un'assenza di regia e di strategia comunicativa? E questo attacco ha origine solo fuori della Chiesa o nasce anche all'interno degli ambienti ecclesiali?
Paolo Rodari è il vaticanista del quotidiano Il Foglio, dopo esserlo stato per tre anni a Il Riformista. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore, Il Tempo e con le agenzie Il Velino e Fides. È titolare del blog Palazzo Apostolico, www.paolorodari.com. Andrea Tornielli, inviato e vaticanista del quotidiano Il Giornale, collabora con varie riviste italiane e internazionali. Numerose le sue pubblicazioni, tra cui ricordiamo "Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro" (Mondadori, 2007), "Paolo VI. L'audacia di un Papa" (Mondadori, 2009). Tra i volumi pubblicati presso Piemme ricordiamo "Pio XII. Il Papa degli Ebrei" (2001), "La scelta di Martini" (2002), "Papa Luciani. Il sorriso del santo" (2003), "Benedetto XVI. Il custode della fede (2005) e "Il segreto di Padre Pio e Karol Wojtyla" (2006). È titolare del blog Sacri Palazzi, blog.ilgiornale.it/tornielli.

Giacomo Galeazzi, La Stampa

Un estratto del libro - Prefazione e primo capitolo

Tutti gli schiaffi a Papa Benedetto - Estratto del capitolo conclusivo

Centenario della nascita di Madre Teresa. Il Papa: gioiosa gratitudine a Dio per il dono inestimabile che è stata. Sempre più vicini a Gesù nei poveri

Nell’Anno speciale che si inaugura oggi per il centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta (foto), Benedetto XVI si “unisce spiritualmente alle celebrazioni” e esprime fiducia che esso permetterà “alla Chiesa e al mondo” di “esprimere gioiosa gratitudine a Dio per il dono inestimabile che Madre Teresa è stata”. In un messaggio a firma del Pontefice e indirizzato a Suor Prema, superiora generale delle Missionarie della Carità, egli chiede alle suore di continuare il lavoro della Madre, facendosi “sempre più vicini alla persona di Gesù, la cui sete per le anime è saziata dal vostro servizio a lui nei più poveri dei poveri...nei malati, le persone sole e gli abbandonati”. Per il Papa, Madre Teresa è stata per il mondo l’esempio delle parole di San Giovanni: “Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio abita in noi e il suo amore in noi è perfetto”. Il Messaggio è stato letto stamane durante la Messa celebrata dall’arcivescovo di Calcutta, Lucas Sirkar nella Casa Madre delle Missionarie della Carità, che ha dato il via alla giornata di celebrazioni per il centenario. La suora che è succeduta a Madre Teresa, suor Nirmala, e l'attuale capo dell'ordine, suor Prema, hanno liberato alcune colombe bianche come simbolo di pace e compassione. Madre Teresa, Premio Nobel per la Pace in attesa della santificazione, è nata il 26 Agosto 1910 da genitori albanesi a Skopje, in Macedonia. Arrivata in India nel 1929, due anni dopo ha preso i voti e il nome con il quale è oggi conosciuta in tutto il mondo. L'anniversario della sua nascita verrà anche festeggiato in Albania, Macedonia e Kosovo. Madre Teresa ha iniziato la sua opera missionaria con i poveri di Calcutta nel 1948, e la metropoli indiana è rimasta la sua base fino alla morte, nel settembre 1997. La 'Santa dei Poveri' è stata beatificata nel 2003.

mercoledì 25 agosto 2010

Il Papa nel Regno Unito. Un libretto tascabile per seguire le liturgie e gli eventi del viaggio. Confermata l'esibizione di Susan Boyle a Glasgow

Dalla prossima settimana saranno distribuite in tutte le parrocchie di Inghilterra, Scozia e Galles un milione di copie di un manuale tascabile dal titolo “Magnificat - liturgie ed eventi della visita apostolica di Papa Benedetto XVI al Regno Unito 16-19 settembre 2010”. L’”handbook”, prodotto dalla Conferenza Episcopale del Regno Unito, contiene testi che hanno lo scopo di aiutare i fedeli a seguire i pubblici eventi e le celebrazioni che costelleranno il viaggio di Papa Benedetto nonché una serie di brevi articoli sul significato e l’importanza del viaggio. Presentato oggi in un comunicato stampa, la Conferenza Episcopale tiene a precisare che il testo è contenuto in un formato tascabile che lo rende facile da trasportare ed è quindi “un compagno di viaggio per le liturgie papali”. "Anche se un milione di copie – aggiunge mons. Andrew Summersgill, coordinatore del viaggio papale - non è una cifra sufficiente per tutti coloro che frequentano regolarmente la Messa, è certamente sufficiente perché ogni famiglia abbia una copia. E naturalmente anche per quelle persone che sono andranno a Bellahouston, a Hyde Park, o a Cofton Park. Sarà anche utile per coloro che seguiranno il Papa da casa o negli incontri organizzato nella loro parrocchia”. Susan Boyle, la cantante scozzese divenuta una star planetaria grazie a un concorso per nuovitalenti, canterà per il Papa, realizzando "il suo sogno più grande". Boyle canterà durante la Messa all'aperto che Benedetto XVI presiederà a Glasgow, in Scozia, il 16 settembre, interpretando tre canzoni, tra le quali la sua versione di "I dreamed a Dream', il tema tratto dal musical "Les Miserables", che l'ha lanciato nell'empireo dello spettacolo mondiale. "Poter cantare per il Papa è un grande onore e qualcosa che ho sempre sognato, è indescrivibile", ha confidato la star, che prima di arrivare al successo ha cantato per anni in un coro parrocchiale. Nel parco di Bellahouston (foto), dove si celebrerà la Messa, la Boyle sarà accompagnata da uncoro di 800 persone; e canterà anche l'inno religioso "How Great Thou Art" oltre a una canzone di saluto quanto Benedetto XVI lascerà il parco in direzione dell'aeroporto di Glasgow, per recarsi a Londra. "La visita del Papa è un grande evento per i cattolici scozzesi", ha aggiunto la Boyle parlando al Daily Record. "La fede è la base della mia vita, recito il Rosario ogni giorno e mi sento molto vicina alla mia religione".

SIR, Affaritaliani.it

Il Papa: non cessate mai di ricercare la verità profonda su voi stessi e sulle cose con l’occhio interiore del cuore. L'appello per la Somalia

"Ognuno di noi dovrebbe avere qualche santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l'intercessione, ma anche per imitarlo". È l'invito rivolto questa mattina da Benedetto XVI ai fedeli, durante l'Udienza generale nel cortile interno del palazzo apostolico di Castel Gandolfo, a cui hanno partecipato più di 4mila persone. "Vorrei invitare ognuno a conoscere maggiormente i Santi - ha detto il Papa - a cominciare da quello di cui portate il nome, leggendone la vita, gli scritti. Siate certi che diventerà una buona guida per amare ancora di più il Signore e un valido aiuto per la vostra crescita umana e cristiana". Nel suo discorso poi il Papa ha sottolineato come anche lui sia legato in modo particolare ad alcune figure di Santi fra questi San Giuseppe e San Benedetto, di cui porta anche il nome. Poi non ha mancato di citare Sant'Agostino, "che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire, da vicino attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un po’ un compagno di viaggio nella mia vita e nel mio ministero". Ha ricordato un aspetto importante dell'esperienza umana e cristiana del santo ovvero "la ricerca inquieta e costante della verità". Una caratteristica, ha detto, "attuale anche nella nostra epoca in cui sembra che il relativismo sia paradossalmente la verità" che deve guidare il pensiero, le scelte, i comportamenti – poi aggiunge - Il suo, lo sappiamo non è stato un cammino facile: ha pensato di incontrare la Verità nel prestigio, nella carriera, nel possesso delle cose, nelle voci che gli promettevano felicità immediata; ha commesso errori, ha attraversato tristezze, ha affrontato insuccessi ma, e questo è importante, non si è mai fermato, non si è mai accontentato di ciò che gli dava solamente un barlume di luce; ha saputo guardare nell'intimo di se stesso e si è accorto, come scrive nelle Confessioni, che quella Verità, quel Dio che cercava con le sue forze era più intimo a sè di se stesso, gli era stato sempre accanto, non lo aveva mai abbandonato, era in attesa di poter entrare in modo definitivo nella sua vita". Sant'Agostino, ha sottolineato il Papa, ha capito nella sua inquieta ricerca che non è lui ad aver trovato la Verità, ma la Verità stessa, che è Dio, lo ha rincorso e lo ha trovato. Poi ha detto: "E in questo cammino verso la verità, per il Santo è fondamentale il silenzio: le creature debbono tacere se deve subentrare il silenzio in cui Dio può parlare. Questo - ha osservato - è vero anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita". Un pensiero lo ha rivolto anche a chi è distante dalla Chiesa o vive come se Dio non esistesse, sottolineando come non si debba aver paura di continuare a cercare la verità perché anche loro potranno incontrare Dio: "Cari fratelli e sorelle vorrei dire a tutti, anche a chi è in un momento di difficoltà nel suo cammino di fede, o anche a chi partecipa poco alla vita della Chiesa o a chi vive “come se Dio non esistesse”, di non avere paura della verità, di non interrompere mai il cammino verso di essa, di non cessare mai di ricercare la verità profonda su se stessi e sulle cose con l'occhio interiore del cuore. Dio non mancherà di donare Luce per far vedere e Calore per far sentire al cuore che ci ama e che desidera essere amato". Al termine, il Papa ha lanciato un accorato appello per la fine delle violenze in Somalia dove da tre giorni è in atto l'offensiva dei ribelli legati ad Al Qaida, contro il governo di transizione somalo: “Sono vicino alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che, in Somalia, soffrono a causa dell'odio e dell'instabilità. Auspico che, con l'aiuto della comunità internazionale, non si risparmino sforzi per ristabilire il rispetto della vita e dei diritti umani”.

Libero-news.it, SIR


L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa


martedì 24 agosto 2010

La squadra a tre punte del Papa contro gli abusi dei preti: padre Lombardi, mons. Scicluna e il card. Ouellet. Chi più ha capito Benedetto XVI

Dell’intervista a Fox News di mons. Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, L’Osservatore Romano non ha riportato neppure una riga. Invece la Radio Vaticana, diretta da padre Federico Lombardi, ne ha data un’ampia sintesi, che include anche delle notizie inedite: “Sono stato testimone diretto dell’operato del cardinale Ratzinger dal 2002 al 2005, quando ha esaminato centinaia di casi di abusi sessuali. Sono stato testimone diretto della pietà, del senso di frustrazione e della rabbia che questi casi hanno suscitato nel cardinale, quello stesso uomo che il 19 aprile 2005 è diventato Benedetto XVI. Posso dire che il 6 maggio 2005, solo pochi giorno dopo la sua elezione, ricevette in udienza mons. Angelo Amato, allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede (in quel momento non c’era prefetto nella Congregazione: mons. Levada sarebbe stato nominato pochi giorni dopo). Il nuovo Papa esaminò le decisioni prese da Giovanni Paolo II in merito alla questione degli abusi sessuali. E il nuovo Papa disse: ‘Le confermo’. Egli stesso aveva chiesto a Giovanni Paolo II di dare loro la priorità già nel 2003. Questa è stata una delle prime decisioni prese da Pontefice. Quindi, Benedetto XVI ricevette il card. Levada ed insieme verificarono i casi più gravi che gli erano stati sottoposti. Il Papa esaminò con solerzia casi molto, molto gravi di abusi sessuali”. Nell’intervista a Fox News c’è anche un passaggio importante per capire la visione non solo di mons. Scicluna ma di Benedetto XVI sulla questione: “Si tratta certamente di una crisi per la Chiesa, ma è anche un’opportunità. È l’occasione per guardare in faccia il ‘peccato’ e fare qualcosa al riguardo. È un’opportunità per la Chiesa di mostrarsi a sua volta determinata nella lotta contro il peccato e contro la criminalità”. È lo stesso concetto che negli stessi giorni ha espresso anche il cardinale canadese Marc Ouellet, chiamato dal Papa a Roma come nuovo prefetto della Congregazione per i vescovi e come lui convinto “che i peccati dei preti siano venuti alla luce proprio durante l’Anno Sacerdotale per dare alla Chiesa ‘un’opportunità di purificazione’. Una volta che la Chiesa avrà intrapreso il cammino della sua purificazione, la comunità dei fedeli potrà aiutare il resto dell’umanità ad affrontare questo terribile problema”. A giudicare, quindi, da ciò che è stato detto e fatto negli ultimi mesi, in curia, riguardo allo scandalo della pedofilia, è evidente che quelli sui quali Benedetto XVI può contare di più, perché più di tutti lo hanno capito sono tre: padre Lombardi, mons. Scicluna e il nuovo acquisto, il card. Ouellet.

Sandro Magister, Settimo Cielo


Mons. Scicluna: quanti hanno lavorato con il card. Ratzinger contro la pedofilia nella Chiesa hanno ammirato il coraggio e la determinazione

Quanti hanno lavorato con il card. Joseph Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede sui casi di abusi sessuale, ne hanno ammirato ''il coraggio e la determinazione'', e di aver assistito alla frustrazione, alla rabbia e alla compassione del futuro Papa. E 'quanto ha detto il procuratore di giustizia del dicastero vaticano, mons. Charles Scicluna, in una lunga intervista al canale televisivo americano Fox News nella quale ha raccontato l'impegno del futuro Papa nel contrastare gli abusi sessuali. Scicluna ha poi detto: ''La gente definisce quanto sta avvenendo come una crisi'', ''si tratta certamente - ha aggiunto - di una crisi per la Chiesa, ma è anche un'opportunità. E' l'occasione per guardare in faccia il 'peccato' e fare qualcosa al riguardo. E' un'opportunità per la Chiesa di mostrarsi a sua volta determinata nella lotta contro il peccato e contro la criminalità''. Scicluna ha ribadito poi che il problemi degli abusi sessuali contro i minori non è solo della Chiesa, ma la Chiesa ha una responsabilità particolare. ''Perchè noi vogliamo comunicare un messaggio limpido, che dovrebbe essere una luce per il mondo. Di questo si lamentano a volte i titoli dei giornali, ma quei titoli rispecchiano il fatto che il mondo prende molto sul serio ciò che diciamo ed è scandalizzato quando ciò che facciamo non corrisponde a quello che diciamo''.

Giacomo Galeazzi, La Stampa

Presentato al Meeting di Rimini l'Opera omnia di Joseph Ratzinger. Don Costa: il secondo volume su Gesù potrebbe uscire all'inizio della Quaresima

E' stato presentato domenica al Meeting di Rimini il primo volume dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger, "Teologia della liturgia", a cura della Libreria Editrice Vaticana. "Un regalo implica una responsabilità: quella di accettarlo, di non trascurarlo, di capirne il valore e percepirne la portata nel tempo", ha detto don Giuseppe Costa, direttore della LEV, durante la presentazione, ricordando che si tratta del primo dei sedici volumi che formano la raccolta completa dell'intera opera teologica del Ppontefice, arricchita di testi ancora inediti. Alla conferenza, sottolinea L'Osservatore Romano, che con la Radio Vaticana ha dato ampio risalto all'evento, ha partecipato anche Gerhard Muller, vescovo di Ratisbona che ha avuto "la gioia e l'impegno" di curare la traduzione tedesca dell'intera Opera Omnia, nella quale, ha evidenziato il presule, "le tematiche più complicate vengono come sottratte alla loro stessa complessità e rese trasparenti nella loro linearità interna". "I libri del nostro Papa sono un'immensa ricchezza, un dono che è nostro compito e nostra responsabilità divulgare", ha sottolineato don Costa. Egli stesso, in un'intervista alla Radio Vaticana, ha quindi ricordato la prossima uscita del secondo volume di "Gesù di Nazaret", biografia-riflessione del Pontefice sulla vita del Gesù reale e storico dei Vangeli. Il libro, da tempo completato e all'attenzione dei traduttori, potrebbe uscire, ha precisato don Costa, "in occasione della prima domenica di Quaresima, nel marzo prossimo". La pubblicazione avverrà in contemporanea in varie lingue e, ha spiegato don Costa, sono già 18 gli editori impegnati in prima battuta. Papa Ratzinger, già in questa estate, avrebbe messo mano al terzo volume.

AltaRimini.it