Al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che sta per chiudersi in Vaticano "abbiamo parlato molto delle situazioni cosiddette irregolari". Così mons. Bruno Forte, in risposta ad una domanda di Famiglia cristiana sui divorziati risposati.
"Non c'è dubbio che l'essere impediti della partecipazione sacramentale dell'Eucarestia per i genitori di famiglie di divorziati risposati condiziona e condizionerà nel tempo anche i figli", afferma il vescovo di Chieti padre sinodale, appena eletto, in rappresentanza dell'Europa, nel nuovo consiglio permanente che avrà anche il compito di preparare la prossima assemblea dei vescovi.
"Ecco perché - prosegue mons. Forte - da una parte si è sollecitato il messaggio per cui i divorziati risposati devono sentirsi oggetto dell'amore di Dio, dell'amore e dell'attenzione della Chiesa. E dall'altra anche l'attenzione a trovare vie canoniche che rendano più sollecito e rapido il riconoscimento della nullità matrimoniale. Da qualcuno è stato proposto che l'esigenza di una doppia sentenza conforme per il riconoscimento della nullità del vincolo possa cadere perché molte volte una sola sentenza ben fatta, se non c'è alcun ricorso, può bastare e questo abbrevierebbe di molto i tempi d'attesa di un riconoscimento di nullità che consentirebbe nuove nozze sacramentali".
TMNews
Il Messaggio del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, approvato oggi, è stato presentato in tarda mattinata in Sala Stampa vaticana dal cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, presidente della Commissione per il Messaggio, dal cardinale designato e arcivescovo di Manila, Luis Antonio G. Tagle, e dall’arcivescovo di Montpellier e segretario generale del Sinodo, mons. Pierre Marie Carré.
La “Chiesa è viva”, “non dobbiamo cedere alle visioni catastrofiste”: è quanto affermato dal card. Betori che ha, innanzitutto, sottolineato come il messaggio del Sinodo sia il frutto di metodologie comunionali che richiedono il contributo di tutti e non della dialettica tra una maggioranza e minoranza. L’arcivescovo di Firenze ha, dunque, affermato che dai lavori sinodali è emersa una Chiesa fiduciosa, pronta a raccogliere alle sfide dei nostri tempi:
“Ci sono delle sfide, dei problemi di fronte a noi; ma questi problemi sono delle opportunità per la Chiesa, per evangelizzare. Questo è stato un leit-motiv costante negli interventi dei vescovi, anzi, direi che più erano difficili le situazioni da cui i vescovi venivano, più incoraggiante era lo sguardo con cui loro si ponevano di fronte al futuro della Chiesa”.
Dal canto suo, l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, ha affermato che per dare slancio alla nuova evangelizzazione, bisogna ripartire dall’incontro con il Signore. E’ qui, ha detto, il cuore della dimensione missionaria della Chiesa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Betori è quindi voluto ritornare sull’immagine emersa dal Sinodo e proiettata nel testo del Messaggio:
“Questa consapevolezza di una Chiesa viva, che ha grandi esperienze che vanno maggiormente comunicate, maggiormente condivise mi sembra che senz’altro risponda allo spirito e alla lettera di quanto i vescovi hanno detto”.
I relatori in Sala Stampa si sono poi trovati concordi nel sottolineare il grande ruolo della famiglia nell’impegno della nuova evangelizzazione. A proposito dei divorziati, il cardinale Betori ha detto che la linea è quella dell’accoglienza, indicata dal Papa nell’Incontro mondiale delle Famiglie a Milano. Il porporato non ha così mancato di mettere l’accento sulla sfida rappresentata dai giovani, spesso oggetto delle tentazioni forti di questo mondo. Rispondendo dunque ad una domanda sull’umiltà della Chiesa, il futuro cardinale Tagle ha affermato:
"Per la Chiesa – ha detto – l’umiltà non è una strategia: è il modo di essere di Gesù. E’ il modo in cui Dio ha manifestato se stesso a noi in Gesù”. Quindi, ha avvertito, “non penso che abbiamo scelta diversa che essere umili”. Dall’arcivescovo di Manila, infine, una sottolineatura sul ruolo dei migranti come promotori di evangelizzazione. Un aspetto che lui stesso ha potuto apprezzare attraverso la grande migrazione di filippini nel mondo. Il card. Betori ha poi "difeso" il 'nuntius', nome latino dato al testo conclusivo dell'Assemblea, in risposta alle domande spesso critiche dei giornalisti. Alla conferenza stampa sono state molte le domande che hanno però messo in discussione l'efficacia e la lunghezza del Messaggio. "Le procedure democratiche dividono creando una maggioranza e una minoranza, la Chiesa segue invece procedure comunionali che non provocano spaccature ma danno voce a tutti", ha spiegato Betori introducendo il Messaggio. Un giornalista ha preso la parola per affermare che il testo è troppo lungo per essere effettivamente letto dal "popolo di Dio" al quale si indirizza. Betori ha risposto svelando che lui stesso aveva proposto inizialmente un documento di poche pagine, ma poi il numero di interventi in aula ha costretto la commissione ha allungare il documento. "Cosa cambia da lunedì?", ha domandato, retoricamente, un altro giornalista. "Il Sinodo - ha spiegato Betori - non si conclude qui, ma ci saranno ancora le 'propositiones' finali e l'Esortazione Apostolica del Papa". Al giornalista che chiedeva perché il 'nuntius' non contenga riferimento alla salvezza dell'anima, l'arcivescovo di Firenze ha ricordato che i Padri sinodali hanno adottato un "linguaggio biblico più che un linguaggio teologico", e dunque il concetto è, in realtà, presente. Un missionario-giornalista ha affermato che il Sinodo ha steso un "velo" sulla evangelizzazione nei paesi non cristiani, e Betori ha ricordato che l'Assemblea è stata "molto consapevole" dell'evangelizzazione promossa dai missionari, ma il tema specifico era comunque la 'nuova' evangelizzazione. Una cronista ha domandato cosa cambia per le donne con la pubblicazione del Messaggio e Betori ha ricordato che vi sono dei passaggi dedicati alla famiglia e, anzi, rispetto alla bozza si è deciso di ricordare, accanto al ruolo delle madri, anche dei padri ("Nell'edizione finale sono risorti i padri!"). A chi domandava se il Messaggio non ecceda in ottimismo dopo lo scandalo della pedofilia, Betori ha risposto sottolineando che nel passaggio dedicato alle "debolezze dei discepoli di Gesù" e alla necessità di una conversione questi problemi sono "chiaramente indicati". Sul tema dei divorziati risposati, il porporato ha sottolineato che la "impostazione della problematica" è "la stessa che abbiamo avuto la gioia di ascoltare all'Incontro delle Famiglie a Milano da parte del Papa". Un giornalista, infine, ha domandato perché non ci sia un appello ai cristiani che abbandonano la Chiesa per gli scandali recenti. Betori ha risposto che il problema degli abbandoni è stato ben presente ai Padri sinodali, ma l'abbandono può avere varie motivazioni, "inerzia", "abitudine" o "contestazione". "Non abbiamo fatto una distinzione - ha detto Betori - forse poteva essere utile".
Radio Vaticana, TMNews
Questa mattina, alle 9.00, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la ventesima Congregazione generale per la presentazione e la votazione del Messaggio del Sinodo dei vescovi al Popolo di Dio. Presidente delegato di turno il card. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong. In apertura il segretario generale mons. Nikola Eterovic ha fatto gli auguri, a nome dell’Assemblea, ai patriarchi e arcivescovi che saranno creati cardinali dal Santo Padre Benedetto XVI nel corso del prossimo Concistoro del 24 novembre. A questa Congregazione generale, che si è conclusa alle 12.30 con la preghiera dell'Angelus Domini, erano presenti 258 Padri. Nella seconda parte della Congregazione generale sono
intervenuti il vescovo di Baćka del
Patriarcato ortodosso serbo, Irinej,
e alcuni uditori. Tra questi, Rita
María Petrirena Hernández, responsabile
del dipartimento di
coordinamento pastorale della
Conferenza Episcopale di Cuba,
che ha raccontato l’esperienza della
comunità cristiana in quel Paese.
Quando la Chiesa, ha detto, incontra
difficoltà nella sua missione, è
allora che torna a essere creativa e
capace di trovare nuovi cammini.
Attraverso i vari piani pastorali, ha
aggiunto, la Chiesa in Cuba ha
messo l’accento sull’essere una
Chiesa orante, missionaria, aperta,
dialogante, che perdona.
La superiora generale delle figlie
di Maria ausiliatrice, suor Yvonne
Reungoat, ha poi sottolineato come
le donne potrebbero sviluppare
maggiormente l’attitudine alla reciprocità,
umanizzando la vita e qualificando
le relazioni. Le consacrate
salesiane, ha aggiunto, evangelizzano
educando, diventando così missionarie
dell’amore, specialmente
tra i giovani e i più poveri.
José María Simón Castellví, presidente
della Federazione internazionale
delle associazioni mediche
cattoliche, ha parlato della mortalità
delle donne nei Paesi poveri e
della necessità di dare vita a un
piano "Marshall" a favore della
maternità.
L'Osservatore Romano
VENTESIMA
CONGREGAZIONE GENERALE
“Non c’è uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi, come la donna di Samaria, accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore, quello che solo può dare significato pieno all’esistenza”. Parte dal profondo di questa considerazione il Messaggio della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi al Popolo di Dio. Il messaggio è caratterizzato dalla “urgenza” di “condurre gli uomini e le donne del nostro tempo a Gesù, all’incontro con lui”. Perché “molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo”, ma occorre “orientare bene la ricerca, per non cadere preda di delusioni, che possono essere rovinose”. Il Messaggio fa il punto sui problemi e le sfide che attraversano l’umanità e che sono stati oggetto di discussione in questi giorni di Sinodo, ma lascia un segno di speranza. “Il nostro - scrivono i Padri sinodali - è un mondo colmo di contraddizioni e di sfide, ma resta creazione di Dio, ferita sì dal male, ma pur sempre il mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essere rinnovata la semina della Parola perché torni a fare frutto. Non c’è spazio per il pessimismo nelle menti e nei cuori di coloro che sanno che il loro Signore ha vinto la morte e che il suo Spirito opera con potenza nella storia”.
“Umiltà” è la parola che risuona nei primi paragrafi del testo, perché “l’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione”. “Dobbiamo riconoscere - si legge - che le povertà e le debolezze dei discepoli di Gesù, specialmente dei suoi ministri, pesano sulla credibilità della missione. Siamo certo consapevoli, noi vescovi per primi, che non potremo mai essere all’altezza della chiamata da parte del Signore e della consegna del suo Vangelo per l’annuncio alle genti. Sappiamo di dover riconoscere umilmente la nostra vulnerabilità alle ferite della storia e non esitiamo a riconoscere i nostri peccati personali. Siamo però anche convinti che la forza dello Spirito del Signore può rinnovare la sua Chiesa e rendere splendente la sua veste, se ci lasceremo plasmare da lui. Lo mostrano le vite dei Santi, la cui memoria e narrazione è strumento privilegiato della nuova evangelizzazione. Se questo rinnovamento fosse affidato alle nostre forze, ci sarebbero seri motivi di dubitare”.
Nel paragrafo dedicato alla famiglia, i Padri sinodali rivolgono un pensiero particolare alle “situazioni familiari e di convivenza in cui non si rispecchia quell’immagine di unità e di amore per tutta la vita che il Signore ci ha consegnato. Ci sono coppie che convivono senza il legame sacramentale del matrimonio; si moltiplicano situazioni familiari irregolari costruite dopo il fallimento di precedenti matrimoni: vicende dolorose in cui soffre anche l’educazione alla fede dei figli. A tutti costoro vogliamo dire che l’amore del Signore non abbandona nessuno, che anche la Chiesa li ama ed è casa accogliente per tutti, che essi rimangono membra della Chiesa anche se non possono ricevere l’assoluzione sacramentale e l’Eucaristia. Le comunità cattoliche siano accoglienti verso quanti vivono in tali situazioni e sostengano cammini di conversione e di riconciliazione”.
“Testimoniare il Vangelo non è privilegio di alcuno. Riconosciamo con gioia la presenza di tanti uomini e donne che con la loro vita si fanno segno del Vangelo in mezzo al mondo”. Il Messaggio ha quindi una parola per tutti: per i giovani, per i quali i vescovi chiedono di “non mortificare, la potenza dei loro entusiasmi”. Al mondo dell’economia e del lavoro, invece, i Padri sinodali chiedono di “riscattare il lavoro dalle condizioni che ne fanno non poche volte un peso insopportabile e una prospettiva incerta, minacciata oggi spesso dalla disoccupazione, specie giovanile”. Al mondo della politica, l’esortazione ad “un impegno di cura disinteressata e trasparente del bene comune”; “una limpida testimonianza” e “il precetto della carità”.
Il Messaggio ricorda le possibilità offerte dall’Anno della fede, dalla memoria
del Concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa Cattolica. Infine indica
due espressioni della vita di fede, particolarmente significative per la nuova
evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al
meglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ottica di riconoscere
Cristo nei loro volti. Il Messaggio sinodale si conclude con un pensiero che abbraccia tutta la terra e la cristianità. Rivolge “una considerazione tutta particolare, colma di affetto fraterno e di gratitudine”, ai “cristiani delle Chiese Orientali Cattoliche”. “In non pochi contesti - scrivono i Padri sinodali - le vostre Chiese sono in mezzo a prove e tribolazioni, in cui testimoniano la partecipazione alla croce di Cristo”. “Il Signore continui a benedire la vostra fedeltà e sul vostro futuro si staglino orizzonti di serena confessione e pratica della fede in una condizione di pace e di libertà religiosa”. Il messaggio è indirizzato anche ai “cristiani, uomini e donne, che vivete nei paesi dell’Africa”: “Vi diciamo la nostra gratitudine per la testimonianza che offrite al Vangelo spesso in situazioni di vita umanamente difficili”. Alla Chiesa d’Africa chiede di sviluppare
l’evangelizzazione nell’incontro con le antiche e nuove culture, appellandosi
poi ai governi perché cessino i conflitti e le violenze. I cristiani dell’
America del Nord, che vivono in una cultura con molte espressioni lontane dal
Vangelo, devono guardare alla conversione, ed essere aperti all’ accoglienza di
immigrati e rifugiati. L’America Latina è invitata a vivere la missione
permanente per affrontare le sfide del presente come la povertà, la violenza,
anche nelle nuove condizioni di pluralismo religioso. La Chiesa in Asia, anche
se è una piccola minoranza, spesso posta ai margini della società e
perseguitata, viene incoraggiata ed esortata alla saldezza della fede. L’Europa,
segnata da una secolarizzazione anche aggressiva e ferita dai passati regimi, ha
però creato una cultura umanistica capace di dare un volto alla dignità della
persona e alla costruzione del bene comune; le difficoltà del presente non
devono quindi abbattere i cristiani europei, ma devono essere percepite come una
sfida. All’Oceania, infine, si chiede di avvertire ancora l’impegno di predicare
il Vangelo. “Giunti al termine di questa esperienza di comunione tra vescovi di tutto il mondo e di collaborazione al ministero del Successore di Pietro - conclude il Messaggio -, sentiamo risuonare per noi attuale il comando di Gesù ai suoi apostoli: ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli [¼]. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28,19.20)”. Il Messaggio si chiude con l’affidamento a Maria, Stella della nuova evangelizzazione.
SIR, Bollettino del Sinodo dei vescovi
MESSAGGIO
AL POPOLO DI DIO DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI
VESCOVI
La sorpresa per l’annuncio dei mini-Concistoro del 24 novembre è stata grande; ma forse solo perché eravamo, noi giornalisti, distratti dal processo a Paolo Gabriele, dal Sinodo, e dalla situazione sempre più drammatica della Siria, e dei cristiani che in quel Paese soffrono e vivono.
In realtà questo piccolo Concistoro è annunciato da tempo. Su Vatican Insider del 6 aprile 2102 scrivevamo: “Ci sono voci in Vaticano sulla possibilità di un nuovo Concistoro per la creazione di cardinali entro la fine dell'anno; altri lo ipotizzano per l'inizio del 2013, a un anno di distanza da quello celebrato a febbraio”.
E il 19 settembre di quest’anno, poco più di un mese fa, su Vatican Insider, scrivevamo “Il Papa vuole indire un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali in tempi piuttosto ravvicinati; tanto ravvicinati che qualche settimana fa in gran segreto ai vertici alti della Curia non si escludeva un evento del genere a novembre, subito dopo la conclusione del Sinodo sulla fede”.
Il Segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, già a luglio era ben convinto dell’idea che fosse necessario un Concistoro entro l’anno, per correggere l’effetto negativo di quello super-curiale e molto italiano del febbraio 2012. Aveva accennato a questa necessità in un’intervista, sempre a Vatican Insider.
E Benedetto XVI? La prima, spontanea reazione di un collega straniero, che segue anche ma non solo il Vaticano, alla notizia del Concistoro è stata: “Forse il Papa non sta così bene come sembra”. Senza abbandonarsi a idee catastrofiche, e senza avallare le voci ricorrenti e cicliche sulla salute di Papa Ratzinger (ad multos annos!) un briciolo di verità c’è, in quel commento. E più che altro c’è la conferma della filosofia che da qualche anno guida le regole e le scelte del Pontefice, illustrata, scherzando, con i suoi collaboratori, e cioè vivere di mese in mese.
Niente, fortunatamente, ci impedisce di pensare che oltre a questo Concistoro Benedetto XVI ne indirà vari altri, magari, come è probabile, dopo la metà del 2013. Ma intanto ha pensato che fosse più prudente includere nel Collegio cardinalizio la più grande Chiesa Cattolica dell’Asia, il patriarca della comunità cattolica più numerosa e influente del Medio oriente, la Chiesa che in Africa in questo momento sta più soffrendo per gli attacchi dell’islam terrorista, il leader di una Chiesa (quella indiana del Kerala) antica come e più di quella di Roma, e in un Paese che conosce una sanguinosa persecuzione costante ad opera dei radicali indù, e la Chiesa colombiana, per un continente che ormai è il serbatoio della cattolicità mondiale. Infine, ha pensato che fosse il momento di risolvere il caso Harvey, il “giovane” prefetto della Casa pontificia, che non vuole (o forse non hanno voluto) una diocesi negli Stati Uniti dopo lunghi anni di servizio a fianco di due Papi. Harvey, in realtà era l’ultimo tassello della Curia di Giovanni Paolo II.
Marco Tosatti, Vatican Insider
Benedetto XVI segue con interesse la preparazione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013. Ed è informato del "grande entusiasmo" con il quale è atteso e si sta preparando l'evento. "L'accoglienza - afferma a margine dei lavori del Sinodo l'arcivescovo di Taranto ed ex missionario in Brasile, mons. Filippo Santoro - si terrà sulla spiaggia di Copa Cabana, che può contenere anche due milioni di persone".
Agi