mercoledì 26 maggio 2010

ll Papa: convivenza tra cristiani e musulmani chiave di volta per la pace in Medio Oriente. L'esempio di San Filippo Neri per giovani, malati e sposi

''La convivenza tra cristiani e musulmani è possibile e rappresenta la chiave di volta per la riuscita di ogni strategia di pace in Medio Oriente''. Sono le parole che Papa Benedetto XVI ha rivolto oggi ai leader religiosi di origine libanese residenti in Canada che lo hanno incontrato questa mattina al termine dell'Udienza Generale (foto), secondo quanto riferisce L'Osservatore Romano. ''Le nostre fedi sono diverse ma non si oppongono e la nostra esperienza nella società canadese ci dice che è fondamentale conoscersi e imparare a convivere'', hanno risposto gli esponenti islamici, ovvero il musulmano sunnita Said Fawaz, il musulmano sciita Nabil Abbad e il druso Hassan Izzedin. Mons. Joseph Khoury, vescovo maronita di Montreal, ha voluto rimarcare ''la storicità di questa iniziativa di dialogo interreligioso'' intavolato tra l'emigrazione orientale in Canada, auspicando che possa ''tornare utile per il ben più complesso processo di pace mediorientale e soprattutto in Libano''. Nel suo saluto ai pellegrini italiani Benedetto XVI ha presentato ai fedeli l'esempio di San Filippo Neri, di cui la Chiesa celebra la memoria oggi. San Filippo, ha ricordato, “si distinse per la sua allegria e per la speciale dedizione alla gioventù, che educò ed evangelizzò attraverso l'ispirata iniziativa pastorale dell'Oratorio”. “Cari giovani, guardate a questo Santo per imparare a vivere con semplicità evangelica”, ha esortato i ragazzi e le ragazze presenti in Piazza San Pietro per l'appuntamento settimanale con il Pontefice. Rivolgendosi ai malati, ha quindi auspicato che il Santo li aiuti “a fare della vostra sofferenza un'offerta al Padre celeste, in unione a Gesù crocifisso”. Il Papa si è infine rivolto agli sposi novelli: “Sorretti dall'intercessione di San Filippo, ispiratevi sempre al Vangelo per costruire una famiglia veramente cristiana”, ha detto loro.

Asca, Zenit

L'incontro del Papa con una delegazione dall'Iraq: è vicino al nostro popolo e prega per esso. Ci ha dato gioia e speranza per la pace nel Paese

“Il Papa è vicino al popolo iracheno e prega per esso. Questo incontro ci ha dato grande gioia e speranza per la pace nel nostro Paese e per tutto il mondo”. Così padre Robert Saeed Jarjis, sacerdote caldeo, ha commentato all'agenzia SIR l’incontro di Benedetto XVI con una delegazione irachena avvenuto al termine dell’Udienza generale di questa mattina (foto). Il giovane sacerdote, che rappresentava il patriarca Emmanuel III Delly, capo della Chiesa caldea, ha poi parlato di doni “fatti a mano tipici della tradizione e della cultura irachena” offerti al Pontefice che è apparso “felice di questo momento di scambio. Ci ha detto di esserci molto vicino, esprimendo tutta la sua vicinanza a musulmani e cristiani iracheni”. Tra i presenti all’incontro Aiad Al-Timari, consigliere degli affari delle tribù irachene presso il patriarcato di Babilonia dei caldei, Al-Ibrahim, segretario generale del consiglio dei capi delle tribù, Zamen Salman Dawod, rappresentante dei nobili iracheni, Mahmud Ahmed Il-Erth, rappresentante del consiglio delle tribù in Europa, e Walliam Ramsi, responsabile per gli affari culturali.

SIR

Sabato nell'Aula Paolo VI l'incontro di Benedetto XVI con la diocesi di Macerata in occasione del 400° anniversario della morte di Matteo Ricci

Un incontro a lungo atteso e più volte citato come una delle “tappe” più importanti e significative nell’ambito delle Celebrazioni in onore del gesuita maceratese Padre Matteo Ricci, a quattrocento anni dalla sua morte. Sabato 29 maggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano si terrà infatti l’Udienza speciale del Santo Padre Benedetto XVI, concessa alla diocesi di Macerata–Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia, alle diocesi marchigiane e ai Gesuiti. L’ingresso nell’Aula Paolo VI è previsto per le ore 9.30, cui seguiranno, con inizio alle 10.30 momenti di preghiera e animazione con diverse testimonianze, trasmessi dal CTV e da Tv2000 via satellite e sui canali del digitale terrestre dove il sistema è già attivo. Alle ore 12.00 è previsto l’incontro con Benedetto XVI le cui parole sono particolarmente attese, vista anche la grande risonanza che le celebrazioni del IV Centenario stanno avendo in tutto il mondo. Mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, rivolgerà il saluto al Santo Padre a nome di tutti i presenti. Dopo il discorso del Santo Padre sarà accesa la Fiaccola della Pace che passando per l’Aquila arriverà puntuale per il Pellegrinaggio Macerata–Loreto del 12 giugno. Diversi e significativi i doni che saranno offerti al Santo Padre: la diocesi porterà l’immagine della Madre della Misericordia, l’artista Cecco Bonanotte una fusione in bronzo con l’immagine di Matteo Ricci, il maestro Giovanni Allevi consegnerà la musica di un oratorio sacro da lui composto in onore del gesuita maceratese. L’animazione che precederà l’incontro con il Santo Padre sarà condotta da Lorena Bianchetti. Si alterneranno testimonianze come quella del podista Ulderico Lambertucci, che in omaggio a Matteo Ricci è andato a piedi da Macerata a Pechino e quella di padre Adolfo Nicolàs, Superiore Generale dei Gesuiti. L’attore Neri Marcorè leggerà alcuni testi di padre Matteo Ricci. I canti saranno eseguiti dai Pueri Cantores di Macerata, mentre alcuni brani orchestrali saranno curati dalla Fondazione Pergolesi Spontini. Straordinaria la partecipazione: oltre 4500 tra parrocchie, associazioni movimenti e scuole, sono gli iscritti provenienti dalla diocesi maceratese, che si è prodigata con impegno e innegabile entusiasmo per coinvolgere il maggior numero di fedeli per questo incontro con il Papa. Numerosa anche la presenza delle altre diocesi marchigiane, con la partecipazione di 1800 persone tra cui rappresentanti dei vari gruppi e movimenti, soprattutto del Cammino neocatecumenale. Oltre 1200 gli amici dei Fesuiti, dal Liceo Massimo di Roma e dall’Università Gregoriana. Sono 50 i seminaristi, dal Seminario regionale "Pio XI" di Ancona e dal Seminario diocesano missionario "Redemptoris Mater" di Macerata, accompagnati dai superiori. Assieme alle autorità religiose, i vescovi marchigiani e molti rappresentanti della Compagnia di Gesù, ci saranno numerosissime autorità civili a cui si uniranno anche autorità militari. Da sottolineare, infine, la peculiarità del kit che verrà consegnato a ciascuno dei partecipanti assieme al pass d’ingresso, contenente un pieghevole e un elegante foulard con stampati i volti del Papa e del grande missionario maceratese. Originale la proposta della Pastorale Giovanile di Macerata, che con oltre 500 giovani si ritroverà anche nel pomeriggio presso il Santuario di San Vittorino per concludere il I anno dell’Itinerario di fede per giovani.

Vivere Civitanova

Benedetto XVI: la Chiesa è chiamata ad esercitare un'autorità che è servizio d'amore nel nome di Gesù. Il Papa è custode dell’obbedienza al Signore

“L’autorità umana non è mai un fine, ma sempre e solo un mezzo e, necessariamente ed in ogni epoca, il fine è sempre la persona, creata da Dio con la propria intangibile dignità e chiamata a relazionarsi con il proprio Creatore, nel cammino terreno dell’esistenza e nella vita eterna”. Lo ha ricordato questa mattina Benedetto XVI nella catechesi della tradizionale Udienza generale del mercoledì dedicata al compito del sacerdote “di governare, di guidare, con l’autorità di Cristo, la porzione del Popolo che Dio gli ha affidato”, davanti a circa 40mila fedeli radunati in Piazza San Pietro. “La Chiesa – ha detto il Papa - è chiamata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo. Attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, e i sacerdoti, loro più preziosi collaboratori, partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana”. “Pascere il gregge del Signore” ha ribadito il Pontefice “è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore senza limiti, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani, delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza”. Compito pastorale che “è fondato sul sacramento”, ma la cui “efficacia non è indipendente dall’esistenza personale del presbitero”. “Per essere Pastore – ha rimarcato Benedetto XVI - occorre un profondo radicamento nella viva amicizia con Cristo”. “Infatti, nessuno è realmente capace di pascere il gregge, se non vive una profonda e reale obbedienza a Cristo e alla Chiesa, e la stessa docilità del popolo ai suoi sacerdoti dipende dalla docilità dei sacerdoti verso Cristo”. "Negli ultimi decenni il termine 'pastorale' è stato visto quasi in contrapposizione al termine 'gerarchico'", ha detto il Papa. "Nell'opinione pubblica quando si parla di gerarchia prevale l'elemento di subordinazione e l'elemento giuridico per cui a molti l'idea di gerarchia appare in contrasto con la flessibilità e la vitalità del senso pastorale e come contraria all'umiltà del Vangelo. Ma questo - ha proseguito Benedetto XVI - è un malinteso senso della gerarchia, storicamente prodotto dagli abusi di autorità e dal carrierismo, che non seguono dall'essere stesso della realtà gerarchia. Nell'opinione comune - ha proseguito il Papa - la gerarchia è il dominio, ma ciò non è corrispondente al vero senso di Chiesa e di unità dell'amore di Cristo. Questa - ha detto - è un'interpretazione sbagliata che ha origine in abusi della storia, ma non corrisponde al vero significato della gerarchia. La parola 'gerarchia' non significa 'sacro dominio' ma 'sacra origine', quindi un'autorità che viene non da noi ma da un altro, che sottomette quindi la persona alla vocazione di Cristo e rende il singolo un servitore di Cristo e solo in quanto servo di Cristo può governare con Cristo e per Cristo. Perciò - ha detto il Papa - chi entra nel sacro ordine non è un autocrate, ma entra in un legame nuovo di obbedienza a Cristo". "Anche il Papa, punto di riferimento di tutti gli altri pastori, non può fare quanto vuole. Al contrario è custode dell'obbedienza a Cristo, alla sua parola e deve precedere nell'obbedienza a Cristo e alla sua Chiesa". Benedetto XVI ha affermato che "le dittature del secolo scorso hanno reso l'uomo contemporaneo sospettoso nei confronti del concetto di autorità", al punto che spesso le persone Diffidano di "ogni autorità che non venga dagli uomini o da loro sia controllata. Ma proprio sguardo ai regimi che nel secolo scorso seminarono terrore e morte, ricordano che l'autorità, quando è esercitata senza riferimento al trascendente, finisce inevitabilmente per volgersi contro l'uomo". Il Papa ha poi evidenziato che “al di fuori di una visione soprannaturale, non è comprensibile il compito di governare proprio dei sacerdoti. Esso, invece, sostenuto dal vero amore per la salvezza di ciascun fedele, è prezioso e necessario anche nel nostro tempo. Il compito di guidare si configura come un servizio vissuto in una donazione totale per l’edificazione del gregge, spesso andando controcorrente e ricordando che chi è il più grande si deve fare come il più piccolo, e colui che governa, come colui che serve”. E’ “nella piena fedeltà a Cristo e alla Chiesa” che il sacerdote oggi “può attingere la forza per l’esercizio del proprio ministero. Il modo di governare di Gesù non è quello del dominio, ma è l’umile ed amoroso servizio della Lavanda dei piedi, e la regalità di Cristo sull’universo non è un trionfo terreno, ma trova il suo culmine sul legno della Croce, che diventa giudizio per il mondo e punto di riferimento per l’esercizio dell’autorità che sia vera espressione della carità pastorale”. “Cari sacerdoti – ha concluso Benedetto XVI - non abbiate paura di guidare a Cristo ciascuno dei fratelli; sappiate vivere apprezzando i pregi e riconoscendo i limiti della cultura in cui siamo inseriti, con la ferma certezza che l’annuncio del Vangelo è il maggiore servizio che si può fare all’uomo. Non c’è, infatti, bene più grande, in questa vita terrena, che condurre gli uomini a Dio, risvegliare la fede, sollevare l’uomo dall’inerzia e dalla disperazione, dare la speranza che Dio è vicino e guida la storia personale e del mondo”. Al termine dell’udienza il Papa ha invitato i sacerdoti alle celebrazioni conclusive dell’Anno Sacerdotale, il prossimo 9, 10 e 11 giugno, a Roma, per mediterare su "conversione e missione" del sacerdote, sul "dono dello Spirto santo e il rapporto con Maria santissima". "Rinnoveremo le promesse sacerdotali sostenuti dal popolo di Dio", ha concluso.

SIR, Apcom

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Dal Papa aiuto economico per gli alluvionati e gli sfollati delle inondazioni in Polonia: vicinanza e incoraggiamento per l'opera di soccorso

A seguito delle inondazioni senza precedenti causate in questi giorni dalle piogge torrenziali in Polonia, che hanno provocato vittime ed evacuazioni massicce, il Pontificio Consiglio Cor Unum ha fatto pervenire a mons. Józef Michalik, presidente della Conferenza Episcopale polacca, un aiuto del Papa in favore degli alluvionati e degli sfollati delle circoscrizioni ecclesiastiche più colpite. Benedetto XVI, riferisce un comunicato di Cor Unum, ha così inteso “manifestare la Sua vicinanza ai sofferenti ed il Suo paterno incoraggiamento a quanti prestano generosamente l'opera di soccorso”.

Radio Vaticana

Il Papa in Portogallo. Saraiva Martins: nel mistero di Fatima la sofferenza della Chiesa che deve identificarsi con Cristo, anche lui perseguitato

Alla visione affidata dalla Madonna ai tre pastorelli di Fa­tima è necessario "dare u­na dimensione ecclesiale", perché se è vero che essa si è adempiuta storicamen­te nell’attentato a Giovan­ni Paolo II è anche vero che deve "essere applica­ta a tutta la Chiesa e alla sua sofferenza". A sottoli­nearlo è il cardinale por­toghese José Saraiva Mar­tins, prefetto emerito del­la Congregazione delle Cause dei Santi in un’in­tervista al L’Osservatore Romano nella quale trac­cia un bilancio del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Porto­gallo. Soffermandosi sui due pastorelli beatificati 10 anni fa e ricordati da Papa Rat­zinger nel suo viaggio, il porporato sottolinea che la loro santità è caratteriz­zata da "una pietà profon­da, una devozione ferven­te alla santissima Trinità, alla Madonna e all’Eucari­stia. Parlando di eroicità – aggiunge Saraiva Martins –, risalta come ognuno di loro era disposto a dare la vita piuttosto che menti­re". E sul mistero di Fatima il cardinale ricorda l’impor­tanza di applicare anche una dimensione ecclesia­le nella sua interpretazio­ne: "La Chiesa per sua na­tura non può trovarsi in u­na condizione priva di sof­ferenza, perché deve iden­tificarsi con Cristo – sotto­linea il cardinale –. Infatti, essa non è altro che Gesù stesso incarnato in una co­munità, che continua la sua missione attraverso i secoli. La sofferenza entra nella vita normale della Chiesa. Gesù ha detto: se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi – conclude il porpora­to –. Certe campagne che si stanno facendo contro la Chiesa sono delle per­secuzioni vere e proprie".

Avvenire

Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Mons. Padovese: bisogna che i cristiani non siano frammentati in tanti ruscelli ma costituiscano un fiume

“Avvicinare le Chiese europee a quelle sorelle orientali”. E’ questo, secondo mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza Episcopale turca, uno dei contributi che la Chiesa turca, così come quella cipriota, potranno dare durante il prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si svolgerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre sul tema “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”. Entrambi appartenenti al Consiglio delle Conferenze Episcopali europee, le due Chiese, afferma il presule in una intervista a SIR Europa, sono “un ponte tra due mondi, due culture e anche tra due religioni” e per questo “potranno favorire uno sguardo più attento e approfondito rivolto alle Chiese d’Oriente”. Parlando del Sinodo, il presidente della CET ha affermato che questo appuntamento interpella la Chiesa di Turchia “sia dal punto di vista del dialogo ecumenico sia da quello con l’Islam. Vivendo in un Paese a maggioranza musulmana c’è la necessità da parte dei cristiani di non essere frammentati in tanti ruscelli ma di costituire un fiume, mettendo in evidenza le cose che ci uniscono e dando l’idea alla società islamica che i cristiani non sono divisi ma distinti. E questa è una ricchezza. Va sfatata poi l’impressione che la Chiesa, soprattutto quella latina, stia facendo proselitismo”. “Siamo una presenza rispettosa delle altre identità confessionali e religiose e vogliamo essere riconosciuti come tali con tutti i diritti – aggiunge mons. Padovese - noi siamo cittadini dei Paesi nei quali viviamo. La nostra forza si appoggia non tanto sulla nostra fede quanto piuttosto sul diritto che ogni Costituzione riconosce ai propri cittadini. Nei Paesi a maggioranza musulmana, dove le chiese del Medio Oriente vivono, il Cristianesimo è visto come una religione lecita, è permesso essere cristiani però talvolta, in più aspetti, si vive in una situazione di inferiorità rispetto agli altri. Il diritto di rivendicare la piena cittadinanza, specie in Paesi musulmani diventa quanto mai importante”.

SIR