martedì 28 aprile 2009

Il Papa nelle zone terremotate dell'Abruzzo. Le testimonianze e i commenti raccolti dall'agenzia 'SIR'

PAPA IN ABRUZZO: DON EPICOCO (FUCI), “HA TRASFIGURATO L’ORRORE IN OPPORTUNITÀ” (2)


Il Papa nelle zone terremotate dell'Abruzzo. 'L'Osservatore Romano': ha sfatato con naturalezza i luoghi comuni sulla sua fredezza

Tra i terremotati abruzzesi il Papa ha "sfatato con naturalezza" quei "luoghi comuni" che cercano di rappresentarlo come un uomo freddo. Lo scrive il vicedirettore de L'Osservatore Romano Carlo Di Cicco nell'editoriale di prima pagina, intitolato “Una pagina di condivisione”. Di Cicco rimarca tra l'altro come l'incontro con le vittime del sisma sia avvenuto "in tre ore umanissime, in cui il Papa è stato accolto come un parente caro che viene a consolare e al quale si sente il bisogno di raccontare per alleggerirsi almeno un pò di quel peso che ha sconvolto la vita". "Benedetto XVI - prosegue Di Cicco - ha sfatato con naturalezza luoghi comuni che hanno sempre cercato e cercano di accreditarne un'immagine distaccata e fredda. Ha ascoltato ognuno dei tanti che lo hanno salutato di persona. Ha parlato a tu per tu con uomini e donne, adulti e bambini, vescovi e sindaci, preti e laici: tutti guardando negli occhi, stringendo forte le mani, lasciandosi baciare e abbracciare da madri commosse, da ragazze e giovani a un tratto felici". Il Papa, aggiunge il quotidiano vaticano, "è andato soprattutto a pregare". La visita di Benedetto XVI "resta una pagina esemplare di condivisione con chi soffre e spera. Da parte di un Papa che sa essere semplice senza artifici perché sa farsi prossimo restando schivo e libero dalle apparenze mediatiche".

Il Papa nelle zone terremotate dell'Abruzzo. Il ringraziamento di Benedetto XVI alla protezione civile delle Marche per l'ospedale da campo

''Grazie per quello che le Marche stanno facendo per i malati e i feriti del terremoto''. Sono state queste le parole di Papa Benedetto XVI al capo del dipartimento regionale della protezione civile delle Marche, Roberto Oreficini, incontrato per pochi minuti a margine della visita di oggi a L'Aquila. Il Papa era a conoscenza che l'ospedale da campo, a Coppito, è stato allestito e gestito dal sistema di protezione civile delle Marche. Oreficini - è detto in una nota regionale - ha spiegato al Pontefice che è la stessa struttura utilizzata per l'Agorà dei Giovani a Loreto nel 2007. Ma dall'Agorà di Loreto venivano anche altre forniture per la visita di oggi del Papa. L'arredo del palco, compreso lo scranno papale, era lo stesso dell'Agorà. Così anche l'addobbo floreale, proveniva da Loreto per abbellire il palco da dove Benedetto XVI ha pronunciato il suo discorso alla popolazione riunita presso l'area della Guardia di Finanza. Anche l'assistenza sanitaria,in occasione della visita papale e' stata gestita dalle Marche. I medici dell'ARES e i soccorritori dell'ANPAS e CRI, coordinati da Marco Esposito, hanno garantito le prestazioni di pronto soccorso. Erano state organizzate, sei squadre medicalizzate (ognuna con 1 medico e 1 infermiere, 12 persone in tutto) muniti di zaino A.L.F per il pronto intervento. Il coordinamento da parte dell'ARES prevedeva il supporto del 118 e di 6 ambulanze.

Il Papa nelle zone terremotate dell'Abruzzo. I musulmani volontari nella tendopoli di Onna: la sua visita è stata più forte perchè è entrato nel campo

C'erano anche dieci volontari musulmani del Islamic Relief di Milano, questa mattina, ad accogliere Papa Benedetto XVI nella tendopoli di Onna. Sin dal secondo giorno dopo il terremoto, l'organizzazione del soccorso islamico è venuta nel paese simbolo della tragedia abruzzese con 4 tende. Hanno donato al Pontefice un calendario con foto dei luoghi simbolo dell'islam e hanno scambiato qualche parola con il suo segretario personale, don Georg Gaenswein. ''La sua visita ha avuto un impatto più forte delle altre che ci sono state'', racconta Said Mohammed, muratore di origine marocchina che ha scelto di passare qualche settimana come volontario. E non solo, aggiunge, perchè Papa Ratzinger è stato l'unico ad entrare nel campo e passeggiare tra le sue tende senza fermarsi all'ingresso del paese come gli altri. ''La gente era contenta'' spiega, perchè la presenza del Pontefice è stata vista come segno concreto del possibile ritorno della speranza. Il parroco di Onna e Monticchio, don Cesare Cardoso, naturalmente e' d'accordo. ''E' stata una visita di preghiera, spirituale''. Don Cardoso non manca di esprimere il proprio apprezzamento per l'operato dei volontari musulmani. ''Una presenza discreta ma importante'', dice. I dieci volontari islamici, in maggioranza marocchini ma ci sono anche egiziani e italiani, hanno anche montato una ludoteca per i bambini piu' piccoli. La loro presenza, racconta ancora Don Cardoso, è molto apprezzata dalle 250 persone del campo. I musulmani dell'Islamic Relief danno una mano in tutta la gestione del campo, dalle mense ai bagni alla sorveglianza e hanno in programma di restare non meno di 3 mesi. Quando ne hanno la possibilità, però, provano anche ad aiutare gli altri immigrati colpiti dal sisma, ci sono 40 marocchini nel campo della vicina Monticchio e un gruppo di macedoni a Paganica. Venerdì scorso, racconta Said, si sono riuniti per pregare tutti insieme a Monticchio.

Il presidente dell'Abruzzo: ci aiuti a ricostruire i nostri valori e principi. Il sindaco de L'Aquila: la accogliamo con quel poco che ci è rimasto

''Ricostruiremo la città dell'Aquila con le case, ma anche i negozi e le chiese. Ricostruiremo i paesi con i loro centri storici. Ma soprattutto ci aiuti, Santità, anche da lontano a ricostruire i nostri valori, i nostri principi, le nostre tradizioni''. Con queste parole il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, si è rivolto a Benedetto XVI nel breve saluto alla Caserma della Guardia di Finanza di Coppito. ''Il nostro compito di politici non sarà facile - ha aggiunto Chiodi -. Rimettere in piedi gli edifici sarà già di per sè una operazione complessa. Più difficoltoso sarà far ripartire la voglia di vivere e la speranza, il tessuto socio economico e il tessuto morale, far risorgere il concetto di lavoro al servizio dell'uomo, la voglia di intraprendere affrontando di nuovo i rischi, liberando la creatività del popolo aquilano e abruzzese''.
La presenza di Benedetto XVI nella aree colpite dal sisma ''è un segno tangibile di altissima speranza'' per gli aquilani. Lo ha evidenziato il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, nel saluto al Papa. “La popolazione aquilana è entusiasta per la Sua presenza. Soprattutto ha apprezzato il modo in cui Lei ha condiviso la partecipazione al dolore che alberga in questo bellissimo territorio. Lei, infatti, non è qui unicamente come Pontefice, come capo della Chiesa apostolica di Roma. È qui anche come Padre. Padre di tutti noi. Come quel Padre che dà coraggio ai figli, aiutandoli a superare la paura della tragedia che li ha travolti”. Cialente ha poi sottolineato che ''la accogliamo con quel poco che ci e' rimasto. Con le lacrime di chi ha perso i propri affetti. Con le macerie di una citta' e di un territorio che hanno subito una profonda ferita, ma che non si sono spezzati e non si spezzeranno mai. Al contempo - ha aggiunto - la accogliamo con la nostra voglia di reagire. Con la nostra caparbietà di abruzzesi''. "E se fino a ieri era palpabile il sentimento degli aquilani nella direzione di risollevarsi e di ricostruire, oggi, Santo Padre, con la Sua presenza questa speranza sarà ancora più forte e le nostre forze più che raddoppiate”.

Il vescovo de L'Aquila al Papa: attraverso lei il Signore ci fa sentire la sua carezza di Padre. Preghi per noi perché la nostra città risorga

“Beatissimo Padre, sappiamo che Lei è venuto per pregare insieme a noi; per pregare per i nostri morti perché il Signore li accolga nella vita vera; per pregare per i parenti di tutte queste vittime perché il Signore doni loro il conforto e la speranza che solo Lui può dare; per pregare per tutta la nostra gente che ha ancora paura, che attende di poter vedere risolti i problemi più immediati. Le chiediamo di pregare insieme a noi, oggi, soprattutto perché la nostra città possa risorgere presto da queste macerie”. Con queste parole mons. Giuseppe Molinari (nella foto con Benedetto XVI), arcivescovo de L’Aquila, ha salutato il Papa nel piazzale della Caserma di Coppitto, ultima tappa del della sua visita nelle zone terremotate dell'Abruzzo. “Siamo immensamente grati – ha detto l’arcivescovo – per la vicinanza che ci ha mostrata. Crediamo con tutto il cuore che la Sua venuta tra noi, questo Suo sostare in mezzo alle nostre ferite e al nostro dolore, sia un passaggio benedetto dal Signore, del quale il Signore si serve per portare conforto, speranza, aiuto. Ed anche guarigione”. Soprattutto, ha proseguito l’arcivescovo, “la guarigione da ogni tentazione contro la fede e da ogni crisi della nostra speranza. Possa veramente il Signore, attraverso la sua visita, farci sentire la sua carezza di Padre, la Sua presenza apportatrice di speranza e di tanta voglia di rinascere dalla nostra tragedia”. “Sono venuti tanti fratelli e sorelle tra noi, in questi giorni – ha detto mons. Molinari, nel suo saluto al Papa –. E non li ringrazieremo mai abbastanza per la loro incredibile e commovente solidarietà. Sono venuti anche rappresentanti delle istituzioni e della politica. E ci hanno mostrato tanta solidarietà e ci hanno fatto tante promesse. Beatissimo Padre, noi vorremmo che Lei pregasse insieme a noi, oggi, perché questa solidarietà continui nel tempo e le promesse vengano mantenute. Vorremmo pregare insieme a Lei perché questa solidarietà non s’infranga in poveri interessi di parte”, perché “in questi momenti non si cerchino solo le responsabilità del passato ma, soprattutto, si susciti tanta responsabilità per il presente. La ricostruzione de L’Aquila o ci sarà subito o non ci sarà. E sarebbe la nostra morte, più brutta di quella, già tanto tragica, causata dal terremoto”. L’arcivescovo ha poi aggiunto: “Preghi per noi, perché la nostra città risorga presto. Ogni ostacolo alla rinascita del mondo del lavoro, alla costruzione di nuove case, alla rinascita della nostra università sarebbe un delitto infame, che gli aquilani non perdoneranno mai. Chieda al Signore per noi – ha concluso l’arcivescovo – questo miracolo di una pronta e coraggiosa ricostruzione”.

Il Papa: un serio esame di coscienza da tutti. L'Abruzzo risorga presto dalle macerie del terremoto. Andate avanti uniti e non scoraggiatevi

Appena arrivato alla scuola della Guardia di Finanza di Coppito, vicino l'Aquila, ultima tappa della sua visita nelle zone terremotate, Papa Ratzinger ha incontrato i vertici della Guardia di Finanza, i parroci e i sindaci dei comuni abbruzzesi colpiti dal sisma. Nel piazzale della scuola di Coppito, il Papa ha ringraziato tutti coloro che hanno aiutato l'Abruzzo nella fase di emergenza e ora nella ricostruzione."Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell'amore con cui l'avete fatto - dice - grazie dell'esempio che avete dato". Da qui l'auspicio di Benedetto XVI: "Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo". Il Papa ricorda ancora una volta "tutte le vittime di questa catastrofe: bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d'Italia o anche di nazioni diverse". "Assai toccante - confessa il Papa - è stato per me pregare davanti alla Casa dello Studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto". "La solidarietà - ha detto - è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell'opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c'è un'anima, c'è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro pèopolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio".
Benedetto XVI ha auspicato quindi che "L'Aquila e l'Abruzzo risorgano presto dalle macerie del terremoto". "Desidero sottolineare - ha affermato - il valore e l'importanza della solidarietà che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere". ''Nec recisa recidit'', il motto della Guardia di Finanza, inciso sulla facciata della caserma, è per Papa Benedetto XVI il ''simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento''. ''Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento'', ha detto il Pontefice. Il motto della Guardia di Finanza, ha proseguito, ''sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi''. ''Questo ampio piazzale - ha proseguito - che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest'oggi le forze impegnate ad aiutare L'Aquila e l'Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto. Come ha ricordato l'Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa''. ''Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione - ha detto il Pontefice -. Come cristiani dobbiamo chiederci: 'Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?'".
"Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendone nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perchè non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza''. ''Ma anche come Comunità civile - ha aggiunto - occorre fare un serio esame di coscienza, affinchè il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L'Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare''. Al termine del discorso rivolto alle istituzioni e alle organizzazioni impegnate nelle operazioni di soccorso, Papa Benedetto XVI ha recitato una preghiera alla Madonna di Roio, tradizionalmente venerata all'Aquila. Il Pontefice ha quindi guidato la recita del Regina Caeli con i fedeli e ha infine deposto una rosa d'oro ai piedi della statua lignea della Madonna di Roio. Non l'ha indossato per entrare nella Basilica di Collemaggio pericolante, ma alla fine il Papa ha messo l'elmetto bianco e giallo dei Vigili del Fuoco. Dopo la recita della preghiera mariana del tempo pasquale, Papa Ratzinger ha salutato le autorità e una rappresentanza di militari impegnati nell'area del terremoto. Un vigile del fuoco gli ha consegnato l'elmetto e il Papa l'ha messo in testa. Poi Benedetto XVI ha lasciato l'Aquila in automobile alla volta del Vaticano. Il Pontefice è ripartito con circa un'ora e mezza di ritardo rispetto al programma ed ha viaggiato in macchina e non in elicottero come programmato a causa del maltempo che ha colpito oggi l'Abruzzo. Proprio mentre il Pontefice lasciava la caserma della Guardia di Finanza di Coppito, si sono avvertite due leggere scosse di terremoto.

L'omaggio del pallio a Celestino V nella Basilica di Collemaggio, la preghiera davanti alla Casa dello studente e l'incontro con i giovani

Il momento intimo dinanzi alle spoglie di Celestino V. Quello della partecipazione dinanzi alla casa dello studente. Tra l'arrivo fra le macerie di Onna e il Regina Caeli alla scuola della Finanza, Benedetto XVI si è voluto concedere due tappe tutte interne alla città de L'Aquila. Entrambe simbolo del terribile sisma che ha sconvolto il capoluogo abruzzese lo scorso 6 aprile; entrambe con tutti i segni della distruzione. Alla Basilica di Collemaggio, il Santo Padre e' giunto accompagnato solo dalla foltissima scorta. Dal pulmino della Protezione civile ha compiuto pochi passi. Ha salutato i vigili del fuoco a presidio della chiesa e poi ha bussato alla porta santa. Con delicatezza la sua mano ha aperto la pesante anta e per un attimo Papa Benedetto si è trovato solo con la teca contenente le spoglie di Celestino. Celestino, l'umile fraticello, il dantesco ''Papa del gran rifiuto'', l'inventore del Giubileo. Il Pontefice ha sostato qualche attimo in piedi davanti la bara, poi si è piegato. Ha quindi accarezzato la teca stendendovi sopra, con l'aiuto di padre Georg, il pallio pale impostogli il 24 aprile 2005. Intorno alla Basilica solo pochissime persone. Gli stessi ospiti della tendopoli allestita nel piazzale antistante erano stati in precedenza condotti in pulman a Coppito, alla scuola della Guardia di finanza, per il grande abbraccio con Papa Ratzinger.
Dentro la tenda-soggiorno di Collemaggio tanti bambini intenti a giocare che, al richiamo di una donna, probabilmente un'insegnante, si sono precipitati verso il curvone ''solo'' per vedere e salutare da lontano quell'omino vestito di bianco che faceva capolino dai finestrini del furgone. Invitato dal rettore don Nunzio Spinelli per la festa della Perdonanza celestiniana che si celebra ad agosto, Benedetto XVI ha risposto: "Vedremo, vedremo". "Grazie per il lavoro che avete fatto". Benedetto XVI ha salutato così il direttore centrale per l'emergenza del dipartimento dei vigili del fuoco, Sergio Basti e il comandante dei pompieri dell'Aquila Roberto Lupica, che erano ad attenderlo davanti alla Basilica.
Dopo la sosta alla Basilica di Collemaggio, Benedetto XVI ha incontrato in via XX settembre, davanti ai resti della Casa dello Studente crollata durante il sisma, dodici studenti, sei ragazzi e sei ragazze, tutti residenti nel centro storico, alcuni proprio nella Casa. Li ha salutati ad uno ad uno, chinandosi verso di loro per stringerne le mani, ascoltando con attenzione quanto avevano da dirgli.
Dopo aver incontrato gli studenti, è stato l'ingegner Sergio Basti, responsabile Dipartimento per l'emergenza dei vigili del fuoco, a spiegare al Santo Padre quali sono state le lesioni che hanno portato al crollo di parte della Casa dello studente.
Per diversi minuti i vertici dei pompieri hanno illustrato le varie fasi che saranno portate a termine per ricostruire la struttura. Dopo dieci minuti il Santo Padre si è allontanato in direzione della Scuola della guardia di finanza di Coppito.
"E' giusto che il Papa sia venuto oggi, a tre settimane dal terremoto". E' questo il pensiero prevalente tra i 12 ragazzi, aquilani e non, scampati miracolosamente alla morte nella notte tra il 5 e il 6 aprile, che sono in attesa dell'arrivo del Papa proprio di fronte a quella che era un'ala della casa dello studente, ora demolita e ridotta a sole macerie. "Non è vero che la Chiesa si è avvicinata tardi - ha spiegato Maria Fidanza, una delle studentesse - se il papa fosse arrivato prima non ci sarebbe stato lo spirito giusto e poi tra l'altro avrebbe anche intralciato le operazioni di emergenza. Per noi la visita del Papa, a tre settimane dalla tragica scossa, è un segno forte di speranza attraverso la vicinanza della Chiesa". I dodici ragazzi nella tragica notte erano tutti all'Aquila e hanno ancora stampato nella mente l'incubo seguito alla tragica scossa.

Il Papa ad Onna: questa terra splendida e ferita deve tornare ad ornarsi di case e chiese belle e solide. Ammiro il coraggio e la dignità vostri

"Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità". E' quanto ha detto questa mattina il Papa alla tendopoli di Onna, uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto. Il Pontefice si è recato in visita in Abruzzo per incontrare le popolazioni vittime del sisma e testimoniare. "La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma". "Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d'animo. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: 'Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso'". "Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, mi sono reso ancor più conto dell'entita' dei danni causati dal terremoto. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l'impegno di solidarieta' manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini".
"Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza". "Vi sono stato accanto fin dal primo momento - ha detto ancora Papa Ratzinger - fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case". Quindi il Papa ha ricordato di aver "seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno". Ad accogliere il Papa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Il Pontefice è giunto un'ora dopo quanto era previsto dal programma, costretto dal maltempo a partire per l'Abruzzo non più in elicottero ma in auto. La terra dell'Abruzzo deve tornare ad ornarsi di case e di chiese belle e solide. ''Il Papa è qui, oggi tra di voi - ha detto Benedetto XVI - per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza''. ''Attendono - ha aggiunto - di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. E' proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto: l'amore''. ''L'amore - ha detto ancora il Papa - rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perchè l'Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato''.

“Padre Santo grazie per aver voluto condividere con noi questa giornata. La sua presenza ci ricorda che il Signore Gesù è ogni giorno in ogni tenda. Bussa alla tela che ci ripara e chiede di entrare dentro per stare con noi”. Sono queste le parole con cui la comunità di Onna ha salutato, sotto la pioggia,il Papa. “I nostri figli, i nostri cari non ritorneranno su questa terra, ma abbiamo la certezza che, a loro, la vita non è stata tolta ma trasformata”. I parrocchiani citano nel loro messaggio il libro dell’Apocalisse riguardo a Laodicea, “una città bellissima dove si viveva bene ma che il terremoto ha distrutto ripetutamente”: “Ecco – si legge al capito 3,20 dell’Apocalisse – sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui cenerò con lui ed egli con me”. “Santità – concludono i parrocchiani – la notte del venerdì santo al termine della via Crucis ha parlato di noi, ci ha invitati a guardare verso la luce del signore. La nostra gente ha seguito il suo invito ed ha alzato lo sguardo dalla distruzione, che ancora abbiamo dinanzi agli occhi, verso la luce del Signore Risorto. Noi abruzzesi siamo forti e gentili, e lo siamo grazie alla nostra fede. Grazie ancora Padre Santo”. Una piccola statua di Gesù Bambino posta su un cuscino rosso sull’altare della chiesa allestita nel tendone del ministero dell’Interno nella tendopoli di Onna, dove Benedetto XVI si è raccolto in preghiera. Ai piedi dell’altare un’icona della Madonna con Bambino.

Il Papa raggiungerà Onna in macchina a causa del maltempo. L'arrivo tra circa un'ora

Benedetto XVI ha da poco lasciato il Vaticano in auto per raggiungere Onna la piccola frazione del comune de L'Aquila devastata dal terremoto, prima tappa della visita tra le aree abruzzesi colpite da sisma. A causa del maltempo, il Papa non è potuto decollare in elicottero. Il suo arrivo a Onna è atteso tra circa un'ora. E' tutto pronto nella piccola frazione del comune de L'Aquila divenuta uno dei luoghi simbolo del terremoto in Abruzzo. Si tratta della prima tappa della visita nelle aree colpite dal sisma. Ad Onna è prevista anche la visita alla chiesa allestita nei pressi della tendopoli. Ad accogliere il Papa ci sarà il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.