"Davanti a Vatileaks Benedetto XVI non ha negato il problema ma ha valutato che la vicenda è stata usata per descrivere un'irreale situazione a tinte fosche mentre la quasi totalità dei funzionari vaticani sono leali e prestano onestamente il loro servizio al Papa e alla Santa Sede. Uno scatto d'orgoglio, esplicitato dal sostituto Angelo Becciu". Lo spiega il direttore del L'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian (foto) in un'intervista a Vatican Insider. "Sulla fuga di documenti la Santa Sede ha affidato l'accertamento delle responsabilità a un illustre giurista garantista come il cardinale Julian Herranz e ad altri due porporati di grande prudenza come Tomko e De Giorgi. Dunque il Vaticano procede con i piedi di piombo e nello scrupoloso rispetto delle procedure giuridiche. A indagare sono tre cardinali ultraottantenni che non prenderanno parte a un futuro conclave. Perciò sono assolutamente liberi di fronte a Dio e alla coscienza. Rispondono solo al Papa". "Joseph Ratzinger - sottolinea Vian - ha più volte ribadito che la peggior persecuzione per la Chiesa è il peccato al suo interno. Le difficoltà maggiori non consistono per la Chiesa negli attacchi che riceve dall'esterno, bensì dalle debolezze umane dei suoi componenti. Per questo la Chiesa ha costantemente bisogno di rinnovarsi. Con finezza storica e teologica, Benedetto XVI proclama che la forza del papato consiste unicamente nella grazia di Dio. Per questo il Pontefice rievoca la scena del conferimento del primato a Pietro, al quale Gesù annuncia la passione e chiede di mettersi alla sua sequela. E appunto è dalle debolezze umane che derivano le difficoltà maggiori per la Chiesa". Quindi non esistono complotti contro la Chiesa? "Gli attacchi dall'esterno ci sono sicuramente, ma se guardiamo a duemila anni di cristianesimo oggi la situazione è senza dubbio migliore, malgrado la Chiesa si trovi spesso ad operare in società secolarizzate o addirittura scristianizzate".
TMNews
Vian: fermezza e trasparenza per fare pulizia nella Chiesa
lunedì 2 luglio 2012
Iniziativa del giornalista tedesco Paul Badde: preghiamo ogni giorno il Rosario con Benedetto XVI alle 18.45, l'ora in cui il Papa lo recita
"Benedetto XVI ha bisogno delle nostre preghiere. Il giornalista tedesco invita a pregare il Rosario con il Papa". È la titolazione del più importante articolo edito sull'ultima edizione del settimanale cattolico polacco Niedziela. Nell'intervista rilasciata al giornalista del settimanale Włodzimierz Redzioch, Paul Badde ha spiegato che “questi sono probabilmente i giorni più difficili del Pontificato di Papa Benedetto XVI. Come sempre, il diavolo attacca e lo ha colpito da vicino, facendogli perdere la fiducia nelle persone più vicine a lui. Poiché l'attacco è stato da vicino, così anche noi dobbiamo dimostrare al Papa la nostra vicinanza attraverso la preghiera”. Secondo Paul Badde, la chiave di questa iniziativa “è quella di pregare in unione spirituale con il Papa. Questa preghiera arricchisce noi e, così, rende la nostra giornata, anche per poco tempo, simile alla giornata del Papa”. In estate il Rosario conil Santo Padre sarà recitato tutti i giorni alle ore 18.45. Terminata l'estate, in unione con il Papa, la preghiera del Rosario sarà alle ore 16.15.
Mariusz Frukacz, Zenit
Mariusz Frukacz, Zenit
Cambia la didascalia su Pio XII allo Yad Vashem. 'L'Osservatore Romano': da ideologia a storia. Nunzio: onestà intellettuale. Critiche dal Patriarcato
La direzione del museo dell’Olocausto di Gerusalemme, lo Yad Vashem, ha deciso di cambiare oggi il testo della lapide in cui si criticava l’operato del Pontefice Pio XII. Il testo in cui si attaccava il Pontefice e la Chiesa Cattolica per non aver protestato contro i nazisti per lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, aveva creato nell’aprile del 2007 un incidente diplomatico. A causa del testo sulla lapide il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, aveva rifiutato di prendere parte alla cerimonia del Giorno della Memoria. Il padre Peter Gumpel, postulatore della causa di Beatificazione di Pio XII aveva ricordato che “persino lo studioso ebreo Sir Martin Gilbert, massimo storico della Shoah, ha chiesto la rimozione della lapide contro il Papa”. Mons. Franco partecipò poi alla commemorazione della Shoah quando il direttore del museo, Avner Shalev, promise che avrebbe cambiato il testo
della didascalia. Nel testo sotto accusa, si sosteneva che il servo di Dio, Pio XII non avrebbe denunciato il razzismo e l’antisemitismo, non avrebbe protestato per quanto i nazisti stavano facendo contro gi ebrei, non sarebbe intervenuto quando ci fu la razzia a Roma. Nel nuovo testo invece si riconosce che già nel 1942 nel corso del radiomessaggio di Natale il Pontefice Pio XII ha ricordato le "centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo perragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”. Il nuovo testo sottolinea un numero considerevole di attività di soccorso che la Chiesa Cattolica ha operato per salvare gli ebrei. Si indicano i casi in ci lo stesso Pontefice Pio XII è intervenuto per incoraggiare le attività di soccorso e salvaguardia degli ebrei. "Dal terreno dell'ideologia sembra che si riesca passare a quello della valutazione storica". Così L'Osservatore Romano commenta la modifica della didascalia su Papa Pacelli. "Naturalmente nessun pannello museale potrà mai sondare pienamente un argomento, quindi a quanti sono interessati a saperne di più, la biblioteca e gli archivi dello Yad Vashem offrono un'enorme quantità di materiale", aveva scritto il memoriale della Shoah di Yad Vashem. "Come dire - commenta il quotidiano vaticano - che su una materia tanto importante quanto delicata non ci si può fermare alle definizioni e agli slogan, ma occorre un serio, approfondito e rispettoso lavoro di studio e di ricerca. Finalmente, insomma, si parla di storia, di documenti, di nuove acquisizioni. E si dà conto di un dibattito aperto. Senza dubbio aperto, almeno stando a considerare le prime reazioni all'annuncio dello Yad Vashem". Con la modifica della didascalia, ad ogni modo, "si restituisce, quindi, valore primario ai fatti, ai documenti, alle testimonianze. "Sono stato a contatto per tutti questi sei anni con la direzione del Museo: posso dire che c'è veramente onestà storica". Lo ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana il nunzio apostolico Franco. "Non ci sono pregiudizi riguardo una posizione ideologica contraria, perché non è stata cambiata solo quella scritta, ma il fatto stesso di aver tenuto questo workshop nel Museo - e di avere auspicato e di auspicare tutt'ora che si possa continuare ad avere simili iniziative culturali insieme, assieme al desiderio, espresso ripetutamente, che storici di Yad Vashem possano avere accesso alla documentazione per avere uno studio più accurato - tutto questo dimostra una certa volontà e apertura intellettuale senza pregiudizi e non una condanna a priori", afferma il prelato. "Purtroppo, tutta l'evoluzione che c'è stata dopo la pubblicazione del famoso libro 'Il Vicario' e tutto il resto, la ricerca di un capro espiatorio, è stato una realtà. Ma veramente credo che negli storici di Yad Vashem ci sia questa onestà intellettuale". Fu proprio l'arcivescovo a protestare per la didascalia di Pio XII, nel 2007, sollevando il caso a livello internazionale. "Credo che bisogna vedere ciò come primo passo nel senso di apertura a una visione un po' più aderente a quello che è stato lo spirito e l'azione del Papa e della Santa Sede", afferma ora il nunzio uscente. "La notizia per me non è stata una sorpresa", afferma. "Per me è stato vedere realizzato quello che era maturato in questi tempi". Ma il Patriarcato latino di Gerusalemme reputa "non sufficiente" la revisione della didascalia. "Il nuovo testo conserva gli argomenti delle critiche a Pio XII, presenti nel vecchio testo, ma presenta anche quelli dei suoi difensori", ricorda il Patriarcato in una nota diffusa oggi. "Ma la revisione del testo non è sufficiente. Per il Patriarcato, il fatto di edulcorare mostra che Yad Vashem sentiva che non era stata detta tutta la verità. Ci si rammarica del fatto che l'immagine di Pio XII sia stata così sfigurata in tutto questo periodo, senza fornire scuse". Nella nota si aggiunge che "ogni giudizio può prestarsi al rischio del pregiudizio e non bisogna cedere al ricatto: quello di fare pressione sulla Santa Sede per aprire gli archivi nella loro integralità e quello di impedire al Vaticano la Beatificazione di Pio XII con una verità non intera. Il Patriarcato desidera sottolineare che non è sicuro che se Pio XII avesse parlato di più avrebbe salvato più ebrei. E che ci sarebbero potute essere reazioni più brutali ancora contro gli ebrei e coloro che li hanno salvati. Come Yad Vashem riconosce che molti cristiani hanno salvato migliaia di ebrei - conclude la nota - resta da sapere se il Vaticano abbia incoraggiato questo salvataggio. Probabilmente sì. Aspettiamo il risultato delle ricerca storiche. Un accusato rimane innocente fino a prova contraria".
Zenit, TMNews
Yad Vashem, le due didascalie su Pio XII
Pio XII restituito alla storia: modificata la didascalia al museo di Yad
Israele. Il nunzio: modifica didascalia su Pio XII, atto di onestà intellettuale
della didascalia. Nel testo sotto accusa, si sosteneva che il servo di Dio, Pio XII non avrebbe denunciato il razzismo e l’antisemitismo, non avrebbe protestato per quanto i nazisti stavano facendo contro gi ebrei, non sarebbe intervenuto quando ci fu la razzia a Roma. Nel nuovo testo invece si riconosce che già nel 1942 nel corso del radiomessaggio di Natale il Pontefice Pio XII ha ricordato le "centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo perragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”. Il nuovo testo sottolinea un numero considerevole di attività di soccorso che la Chiesa Cattolica ha operato per salvare gli ebrei. Si indicano i casi in ci lo stesso Pontefice Pio XII è intervenuto per incoraggiare le attività di soccorso e salvaguardia degli ebrei. "Dal terreno dell'ideologia sembra che si riesca passare a quello della valutazione storica". Così L'Osservatore Romano commenta la modifica della didascalia su Papa Pacelli. "Naturalmente nessun pannello museale potrà mai sondare pienamente un argomento, quindi a quanti sono interessati a saperne di più, la biblioteca e gli archivi dello Yad Vashem offrono un'enorme quantità di materiale", aveva scritto il memoriale della Shoah di Yad Vashem. "Come dire - commenta il quotidiano vaticano - che su una materia tanto importante quanto delicata non ci si può fermare alle definizioni e agli slogan, ma occorre un serio, approfondito e rispettoso lavoro di studio e di ricerca. Finalmente, insomma, si parla di storia, di documenti, di nuove acquisizioni. E si dà conto di un dibattito aperto. Senza dubbio aperto, almeno stando a considerare le prime reazioni all'annuncio dello Yad Vashem". Con la modifica della didascalia, ad ogni modo, "si restituisce, quindi, valore primario ai fatti, ai documenti, alle testimonianze. "Sono stato a contatto per tutti questi sei anni con la direzione del Museo: posso dire che c'è veramente onestà storica". Lo ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana il nunzio apostolico Franco. "Non ci sono pregiudizi riguardo una posizione ideologica contraria, perché non è stata cambiata solo quella scritta, ma il fatto stesso di aver tenuto questo workshop nel Museo - e di avere auspicato e di auspicare tutt'ora che si possa continuare ad avere simili iniziative culturali insieme, assieme al desiderio, espresso ripetutamente, che storici di Yad Vashem possano avere accesso alla documentazione per avere uno studio più accurato - tutto questo dimostra una certa volontà e apertura intellettuale senza pregiudizi e non una condanna a priori", afferma il prelato. "Purtroppo, tutta l'evoluzione che c'è stata dopo la pubblicazione del famoso libro 'Il Vicario' e tutto il resto, la ricerca di un capro espiatorio, è stato una realtà. Ma veramente credo che negli storici di Yad Vashem ci sia questa onestà intellettuale". Fu proprio l'arcivescovo a protestare per la didascalia di Pio XII, nel 2007, sollevando il caso a livello internazionale. "Credo che bisogna vedere ciò come primo passo nel senso di apertura a una visione un po' più aderente a quello che è stato lo spirito e l'azione del Papa e della Santa Sede", afferma ora il nunzio uscente. "La notizia per me non è stata una sorpresa", afferma. "Per me è stato vedere realizzato quello che era maturato in questi tempi". Ma il Patriarcato latino di Gerusalemme reputa "non sufficiente" la revisione della didascalia. "Il nuovo testo conserva gli argomenti delle critiche a Pio XII, presenti nel vecchio testo, ma presenta anche quelli dei suoi difensori", ricorda il Patriarcato in una nota diffusa oggi. "Ma la revisione del testo non è sufficiente. Per il Patriarcato, il fatto di edulcorare mostra che Yad Vashem sentiva che non era stata detta tutta la verità. Ci si rammarica del fatto che l'immagine di Pio XII sia stata così sfigurata in tutto questo periodo, senza fornire scuse". Nella nota si aggiunge che "ogni giudizio può prestarsi al rischio del pregiudizio e non bisogna cedere al ricatto: quello di fare pressione sulla Santa Sede per aprire gli archivi nella loro integralità e quello di impedire al Vaticano la Beatificazione di Pio XII con una verità non intera. Il Patriarcato desidera sottolineare che non è sicuro che se Pio XII avesse parlato di più avrebbe salvato più ebrei. E che ci sarebbero potute essere reazioni più brutali ancora contro gli ebrei e coloro che li hanno salvati. Come Yad Vashem riconosce che molti cristiani hanno salvato migliaia di ebrei - conclude la nota - resta da sapere se il Vaticano abbia incoraggiato questo salvataggio. Probabilmente sì. Aspettiamo il risultato delle ricerca storiche. Un accusato rimane innocente fino a prova contraria".
Zenit, TMNews
Yad Vashem, le due didascalie su Pio XII
Pio XII restituito alla storia: modificata la didascalia al museo di Yad
Israele. Il nunzio: modifica didascalia su Pio XII, atto di onestà intellettuale
L'intenzione di preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio: tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza
L’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio è di stringente attualità: “Perché tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza”. Un tema al quale il Papa, complice l’epoca di crisi che il pianeta vive da anni, ha dedicato ampie pagine del suo magistero. Quando si presentò al mondo a metà aprile di sette anni fa, la crisi economica globale covava come magma pronta all’eruzione sotto la crosta di un’apparente normalità. Per questo, alla folla internazionale che si trovò in Piazza San Pietro, e a quella ancor più enorme che seguiva la scena in tv, quelle parole discrete, venate da un accento di timidezza, non parvero altro che un breve cenno spirituale, una finestra aperta sull’anima di colui che si apprestava a prendere il timone della barca di Pietro”: “Sono un umile lavoratore della vigna del Signore”. Si definì così davanti al mondo Benedetto XVI e nessuno allora colse, né poteva, in quelle otto parole un che di profetico. Che invece c’era. Il nuovo Papa si presentava come “lavoratore” e, soprattutto, “umile”, una qualità socialmente irrilevante al cospetto di una parte di pianeta, l’Occidente, abituata da troppo tempo a vivere al di sopra delle proprie possibilità, in ciò blandita dai denari facili di una finanza ancora più “facile”, e a considerare “umile lavoratore” l’africano assoldato a cottimo piuttosto che la donna slava di professione badante. Due anni dopo, il mondo aprì gli occhi. Crisi del subprime, crisi alimentare, recessione, bolle speculative diventarono gli inquietanti lemmi di un dizionario imposto a un pianeta scopertosi improvvisamente più fragile, più povero, più insicuro. Un pianeta che da quel momento il Papa non ha smesso di invitare, insistendo a parole e per iscritto, a ridare valore alla dignità all’uomo, seppellito sotto gli strati creativi di una finanza che lo vedeva e lo vede un valore di mercato. La “profezia” del Papa sta nell’aver delineato la qualità del lavoratore al tempo della crisi. Una persona sfrondata dall’euforia del benessere, che reimpara a vivere di ciò che, come una vignaiolo, sa produrre con le sue forze.
“Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti” (Agli amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, 12 gennaio 2009).
Quei “tutti”, per il Papa sono in particolare le famiglie, pilastri della sostenibilità sociale presente e costruttrici del futuro grazie ai loro figli. E, in generale, tutti coloro che lavorano, specie chi, del lavoro, conosce la fatica ma non le garanzie.
"Cari lavoratori e lavoratrici...la Chiesa sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Il Papa vi è vicino, è accanto alle vostre famiglie, ai vostri bambini, ai vostri giovani, ai vostri anziani e vi porta tutti nel cuore davanti a Dio" (Al pellegrinaggio della diocesi di Terni-Narni-Amelia, 26 marzo 2011).
“Davanti a Dio”. Cioè in quello spazio dove i beni prodotti diventano davvero un bene se, come afferma il Papa, si ricorda che il vero capitale da “scudare” è l’uomo.
“Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere” (Ai dirigenti delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani - ACLI, 27 gennaio 2006).
Radio Vaticana
“Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti” (Agli amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, 12 gennaio 2009).
Quei “tutti”, per il Papa sono in particolare le famiglie, pilastri della sostenibilità sociale presente e costruttrici del futuro grazie ai loro figli. E, in generale, tutti coloro che lavorano, specie chi, del lavoro, conosce la fatica ma non le garanzie.
"Cari lavoratori e lavoratrici...la Chiesa sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Il Papa vi è vicino, è accanto alle vostre famiglie, ai vostri bambini, ai vostri giovani, ai vostri anziani e vi porta tutti nel cuore davanti a Dio" (Al pellegrinaggio della diocesi di Terni-Narni-Amelia, 26 marzo 2011).
“Davanti a Dio”. Cioè in quello spazio dove i beni prodotti diventano davvero un bene se, come afferma il Papa, si ricorda che il vero capitale da “scudare” è l’uomo.
“Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere” (Ai dirigenti delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani - ACLI, 27 gennaio 2006).
Radio Vaticana
Benedetto XVI nomina mons. Gerhard Ludwig Müller prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Succede al card. William Joseph Levada
Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti di età, dal card. William Joseph Levada agli incarichi di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e di presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale, ed ha chiamato a succedergli nei medesimi incarichi mons. Gerhard Ludwig Müller (nella foto con Benedetto XVI), finora vescovo di Regensburg, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Müller è nato a Mainz-Finthen nel 1947 ed ha studiato filosofia e teologia a Mainz, Monaco e Friburgo. Ha ottenuto il dottorato nel 1977 con l'allora professore Karl Lehman, poi presidente della Conferenza Episcopale tedesca e capofila dei progressisti cattolici tedeschi. La tesi dottorale era dedicata al contributo alla teologia sacramentale ecumenica del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer. E' stato ordinato sacerdote nel 1978 ed ha poi conquistato la libera docenza a Friburgo nel 1985 sempre sotto la supervisione di Lehmanm, iniziando a insegnare a soli 38 anni l'anno successivo all'università di Monaco. 'Visiting professor' a Cusco (Perù), Philadelphia (Usa), Kerala (India), Madrid, Santiago de Compostela e Salamanca (Spagna), Lugano and Sao Paulo (Brazil) e alla Pontificia università Lateranense di Roma. E' stato anche membro della Commissione per la Dottrina della Fede dei vescovi tedeschi e della Commissione Teologia Internazionale. Mons. Müller è stato nominato vescovo di Regensburg (Ratisbona) da Giovanni Paolo II nel 2002. Ha scelto come motto episcopale "Dominus Jesus", curiosamente lo stesso titolo dell'Istruzione della Congregazione per la Dottrina della fede firmata dal cardinale prefetto Joseph Ratzinger nel 2000. Il principale consacratore è stato il cardinale arcivescovo di Monaco Friederich Wetter, gli altri erano Lehman, Manfred Müller di Ratisbona. Era presente il card. Ratzinger. Müller ha pubblicato più di 400 lavori accademici. Il suo lavoro più noto è un corso fondamentale di teologia dogmatica di 900 pagine tradotto in spagnolo, italiano e ungherese. Nella sua lunga carriera ha anche scritto un saggio con il teologo della liberazione Gustavo Gutierrez ('Dal lato dei poveri. La teologia della liberazione'). Ha curato l'edizione dell'Opera omnia di Papa Ratzinger ed ha fondato l'Istituto Papa Benedetto XVI. Ha inoltre accolto il Papa a Ratisbona nel 2006, città rimasta nota nelle cronache per la controversia con l'islam innescata dalla lectio magistralis che Benedetto XVI pronunciò all'Università. Müller "da molti anni guida con successo e grandissima sensibilità la commissione ecumenica della nostra conferenza", ha commentato oggi il presidente della Conferenza Episcopale tedesca, l'arcivescovo Robert Zollitsch. "Ha contribuito in modo sostanzioso allo scambio teologico con le Chiese della Riforma e dell'Ortodossia", afferma Zollitsch in un comunicato augurale dedicato al 'pro-prefetto' della Congregazione per la Dottrina della Fede. Con lui diventano adesso molti i porporati di lingua tedesca che costituiscono la quinta colonna del Papa bavarese, in Curia e all'esterno. Perché oltre ai germanici Reinhard Marx (arcivescovo di Monaco, dunque anch'egli successore di Joseph Ratzinger nella diocesi), all'anziano cardinale e storico Walter Brandmüller, al quasi imberbe porporato di Berlino (la più giovane eminenza attuale, con "soli" 55 anni) Rainer Maria Wölki, si aggiungono due grossi calibri: l'austriaco Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, e lo svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, in Vaticano confidenzialmente soprannominato "il cardinale con la doppia kappa". Senza contare l'influenza forte di uno dei migliori cervelli, ora in pensione ma sempre attivissimo, il porporato Walter Kasper.
TMNews, La Repubblica
RINUNCE E NOMINE
TMNews, La Repubblica
RINUNCE E NOMINE
Il Papa solleva dall'incarico l'arcivescovo di Trnava per problemi di gestione della diocesi. Mons. Celli confermato al dicastero delle comunicazioni
Il Papa ha "sollevato" dalla cura pastorale dell'arcidiocesi di Trnava (Slovacchia) il vescovo redentorista Robert Bezak, 52 anni. La Sala Stampa vaticana non ha fornito dettagli ma all'origine di questa inconsueta decisione ci sarebbero gli illeciti amministrativi e finanziari rilevati durante una visita apostolica effettuata nell'arcidiocesi nei mesi di gennaio e febbraio di quest'anno. Ma il presule aveva rifiutato di dimettersi come previsto dal Diritto Canonico, quando vi è un grave impedimento, costringendo così il Papa al provvedimento di oggi. Mons. Bezak ha 52 anni ed era arcivscovo di Trnava dal 2009. L'arcivescovo Claudio Maria Celli è stato riconfermato dal Papa alla guida del Pontifico Consiglio per le comunicazioni sociali, che reggerà per un secondo quinquennio.
TMNews, Asca, Agi
Il Vaticano esonera l’arcivescovo di Trnava Robert Bezak. Lui: non so perché
TMNews, Asca, Agi
Il Vaticano esonera l’arcivescovo di Trnava Robert Bezak. Lui: non so perché
Il Papa a Frascati. Il programma: il saluto del sindaco, del vescovo e la celebrazione della Messa. Benedetto il terzo Pontefice a visitare la città
Domenica 15 luglio Benedetto XVI farà visita alla diocesi di Frascati e sarà il terzo Papa in mezzo secolo a recarsi in questa città. Il primo fu Paolo VI, il 1° settembre 1963. Poi, 17 anni dopo, l'8 settembre 1980, fu la volta del Beato Giovanni Paolo II. Domenica 15 il Papa arriverà in macchina alle 9.10, direttamente a Piazza Roma di Frascati. Davanti al cancello della Villa Aldobrandini cambierà vettura per salire sull'auto scoperta per attraversare e benedire i vari riparti dei fedeli riuniti in Piazza San Pietro, presso la Cattedrale (foto). Sul sagrato riceverà il saluto, prima del sindaco della città, Stefano Di Tommaso e poi del vescovo mons. Raffaello Martinelli. Il Papa dopo entrerà in Cattedrale per una breve adorazione del Santissimo Sacramento e in sagrestia indosserà i paramenti liturgici per la Messa. La Concelebrazione Eucaristica inizierà alle 9.30. Il Papa pronuncerà l'omelia e al termine della Messa, dopo un breve saluto agli organizzatori della visita, farà rientro in macchina a Castel Gandolfo, dove reciterà l'Angelus Domini.
Luis Badilla, Il Sismografo
Luis Badilla, Il Sismografo
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