lunedì 25 giugno 2012

Le consultazioni internazionali del Papa per la 'nuova' Curia solo all'inizio. Il presente e il futuro della Chiesa a Roma per i Santi Pietro e Paolo

Non è finita con i cinque cardinali sentiti sabato: le consultazioni "internazionali" di Benedetto XVIper venire a capo dei problemi di "governance" in Vaticano sono solo all'inizio. Il Papa si prepara auna fitta serie di "colloqui e riflessioni" prima di partire, il 3 luglio, per le vacanze a Castel Gandolfo. E questo "profittando" dell'arrivo a Roma di una buona rappresentanza della Chiesa universale, 44 arcivescovi metropoliti nominati nel 2012 che il 29 giugno, venerdì, per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, riceveranno dal Pontefice il Pallio che simboleggia l'unità degli apostoliintorno a Pietro. Arrivano dai quattro angoli del pianeta e tra di essi ci sono personalità di primo piano come il cardinale di Berlino Rainer Maria Woelki (ha 55 anni ed è il più giovane porporato al mondo) o il cardinale messicano Francisco Robles Ortega, 63 anni, arcivescovo di Guadalajara. Tra i tre italiani c'è il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, appena 59 anni, prossimo cardinale che già viene considerato un futuro papabile. Ma dalle Antille alla Nuova Guinea, dall'Australia alla Corea (l'arcivescovo di Seul Andrew Yeom Soo Jung), dal Pakistan (Joseph Coutts, di Karachi) all'India (Thomas D'Souza, di Calcutta), domina il resto del mondo. Sette brasiliani, quattro americani come l'arcivescovo cappuccino di Philadelphia Charles Joseph Chaput, 67 anni, destinato a diventare il primo cardinale "nativo americano" della storia (nella lingua della tribù "Prairie Band Potawatomi" si chiama "Pietasa", ovvero "vento frusciante"). Sono quattro anche i filippini, a cominciare da Luis Antonio Tagle, 55 anni, arcivescovo di Manila. L'Africa è rappresentata dagli arcivescovi diMalanje (Angola), Kasama (Zambia) e dal nigeriano di Lagos Alfred Adewale Martins. E così via: il presente e il futuro della Chiesa nel mondo. Anche tra loro Benedetto XVI sceglierà gli interlocutori per affrontare la questione delrinnovamento della Curia romana. Nel frattempo èmontata l'insofferenza tra gli episcopati e le nunziature: la percezione di una vicenda tutta "italiana", la diffidenza dei diplomatici per il canonista Bertone. La convinzione generale è che Vatileaks avrà l'effetto di accelerare la "internazionalizzazione" della Curia: il prossimo Segretario di Stato tornerà ad essere un diplomatico, con tutta probabilità non italiano. Il cardinale di Parigi André Vingt-Trois ha detto che è "inadatta" alla Chiesa contemporanea. "Ha ragione", sospira un cardinale di Curia. Alla fine, comesempre, Benedetto XVI ascolterà tutti e deciderà da solo. "Abbiamo il dovere morale di stringercicon affetto filiale al Santo Padre in questo momento così doloroso per lui», dice il cardinaleSalvatore De Giorgi, della commissione di indagine: "Senza dubbio, per ciò che sta subendo,Benedetto XVI è il nuovo Giovanni Battista".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Greg Burke: cinque giorni per dire 'sì'. Come 'advisor' per la comunicazione della Segreteria di Stato servono piccoli passi nella direzione giusta

"Era il giugno 2009: chiamai il mio amico Carlo Ancelotti che aveva appena firmato con il Chelsea e mi offrii come insegnante d’inglese" ricorda con un aperto sorriso Greg Burke. Evidentemente poi qualcosa andò storto, e il corrispondente dal Vaticano e dall’Italia di Fox News Channel è rimasto saldo al suo posto. Almeno per qualche anno ancora: nemmeno un mese fa, infatti, una telefonata quasi storica Burke, cinquantaduenne del Missouri, non l’ha fatta, ma l’ha ricevuta. Del resto che il racconto e la comunicazione fossero in qualche modo nel suo dna lo si comprese molto presto: non può certo essere un caso, infatti, che il nuovo 'advisor' per la comunicazione della Segreteria di Stato abbia iniziato a parlare quando gli Stati Uniti elessero il loro primo presidente cattolico. Greg Burke nasce l’8 novembre 1959 a Saint Louis, in un quartiere irlandese-tedesco e in una famiglia cattolica praticante, e studia presso uno dei licei dei gesuiti della città, prima di laurearsi in letterature comparate alla Columbia University. Sono gli anni in cui conosce ed entra nell’Opus Dei (di cui poi diventa membro numerario), uno dei punti fermi di una vita professionale che lo avrebbe ben presto portato a cambiare tanti lavori in giro per il mondo. "Ero molto interessato alla carriera, ma anche alla dimensione spirituale" ci racconta. Specializzatosi in giornalismo, fa la gavetta, "quella vera": prima la cronaca nera per un piccolo quotidiano di New York, poi il lavoro massacrante presso la United Press International a Chicago: "Avevo il turno di notte, e non era vita". Da lì, oltre a esperienze per la Reuters e il settimanale Metropolitan ("per cui, tra l’altro, raccontai la giornata tipo degli speedy boys"), il grande salto: il corrispondente sbarca a Roma, inviato dal settimanale National Catholic Register. Paradossalmente da allora Burke, pur saltando da un aereo all’altro, non ha più lasciato Roma, città che lo ha colpito forse ancor più di quanto lui stesso voglia ammettere (tra l’altro è apertamente tifoso della Roma). Prima per quattro anni collaboratore, poi dal 1994 Burke è diventato il corrispondente fisso di Time. È, tra l’altro, l’anno in cui il settimanale nominerà uomo dell’anno Giovanni Paolo II. Di quelle giornate, Burke ricorda in particolare l’emozione della visita all’inginocchiatoio del Papa. "Il segretario mi invitò a sollevare l’imbottitura: sotto c’erano tutte le intenzioni di preghiera di Wojtyła, richieste di intercessioni da ogni parte del mondo. I fedeli del pianeta confluivano lì, nella meditazione del Pontefice". Dopo il giornalismo di agenzia e quello della carta stampata, è venuto, con l’11 settembre, il tempo di quello televisivo per Fox News: "Un paradosso, io che in fondo quel mondo lì un po’ lo disprezzavo". Quello stesso sorriso con cui racconta il suo percorso professionale Burke lo infonde anche nella descrizione "della speranza e la gioia che vengono dalla fede": la domanda se la sua cattolicità sia mai entrata in conflitto con le testate laiche per cui ha lavorato è quasi scontata. Scuote la testa: nemmeno nei momenti più critici sono sorti problemi, risponde, "penso ad esempio allo scandalo degli abusi sui minori da parte di sacerdoti dell’arcidiocesi di Boston: io ho fatto il mio lavoro restando sempre in the middle of the road". La correttezza è stata reciproca, il solo "scontro culturale lo ebbi con Time al tempo della conferenza sulla popolazione al Cairo". La proposta per cui oggi Greg Burke è al centro dell’attenzione è giunta a fine maggio 2012, "prima ventilata non troppo chiaramente, poi formalizzata il 4 giugno: e il 5 giugno io ho detto no, grazie". Da un lato, certo, la grande sfida professionale, ma dall’altro "un lavoro che mi piaceva moltissimo, un’emittente in crescita, una strada ancora stimolante dinanzi a me". Eppure poi quel rifiuto è diventato un "ni", e infine, il 10 giugno, è stato "sì". Così questo giornalista americano che intreccia insieme l’entusiasmo del suo grande Paese, la complessità cattolica e la solarità romana (è da qualche settimana cittadino italiano), assume un ruolo inedito in un ambiente dove dei media spesso si sono occupati prelati americani. Basti pensare al lungo servizio degli arcivescovi presidenti dell’organismo che si occupa delle comunicazione sociali vaticane, Martin John O’Connor, Edward Louis Heston e John Patrick Foley, tra il 1948 e il 2007. Ha accettato la proposta perché attratto dalla nuova sfida professionale o perché ha sentito una responsabilità in qualità di credente? "Fifty-fifty" risponde, e qui il sorriso si fa più profondo e meditato. "Due volte nella mia vita professionale mi sono trovato, un po’ per caso e un po’ per fortuna, in the right place at the right time", cioè nel 1994 per Time e nel 2001 per Fox. "Questa volta sento che è lo stesso, ma che al contempo è diverso". Sorride Burke, ma, ascoltandolo, non vi sono dubbi sulla consapevolezza della responsabilità e del senso del suo nuovo ruolo. "So cosa pensano i giornalisti, so quale potrà essere la reazione a una certa cosa, perché ho un’idea di come funziona il meccanismo dell’informazione": questo il bagaglio che porterà sedendo nel suo nuovo ufficio. Nessun delirio da salvatore: servono "piccoli passi nella direzione giusta". Il messaggio c’è: la sfida affascinante è quella di comunicarlo.

Giulia Galeotti, L'Osservatore Romano

Mons. Vincenzo Paglia sarà nominato dal Papa presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. 'Prenotando' una porpora al prossimo Concistoro

Il vescovo Vincenzo Paglia (nella foto con Benedetto XVI), 67 anni, alla guida della diocesi umbra di Terni-Narni-Amelia dal 2000, sarà chiamato domani a ricoprire l’incarico di nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al posto del card. Ennio Antonelli, che ha compiuto 75 anni lo scorso novembre, è stato tra i protagonisti del VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano e ha chiesto di lasciare l’incarico dopo l’importante appuntamento. Mons. Vincenzo Paglia è stato per molti anni parroco di Santa Maria in Trastevere e assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio fondata da Andrea Riccardi, storico della Chiesa e attuale ministro del governo Monti. Più volte in passato si era parlato della possibilità che il vescovo di Terni venisse trasferito in un’altra diocesi (per ultimo s’era vociferato Venezia) o ad altro incarico in curia. Con l’annuncio della nomina alla guida del Pontificio Consiglio per la Famiglia Paglia diventa anche candidato alla berretta cardinalizia in uno dei prossimi Concistori: i suoi tre predecessori, Eduard Gagnon (1983-1990) Alfonso Lopez Truijllo (1990-2008) e Antonelli (2008-2012) erano cardinali, anche se solo il primo ha avuto la berretta in quanto presidente del Pontificio Consiglio, mentre gli ultimi avevano ricevuto la porpora in precedenza, quando prestavano rispettivamente servizio come arcivescovo di Medellin e come arcivescovo di Firenze. La designazione di Paglia al dicastero della famiglia è segno dell’attenzione e della stima di Benedetto XVI, che pochi mesi fa ha voluto come ausiliare per la diocesi di Roma un altro sacerdote di Sant’Egidio, Matteo Zuppi. Ed è anche segno del buon rapporto esistente con il braccio destro di Papa Ratzinger, il card. Tarcisio Bertone, che significativamente venerdì scorso ha partecipato alla VIII Conferenza Internazionale "Dream" promossa dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema dell’Aids.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Benedetto XVI riceve in udienza Fra' Matthew Festing, Gran Maestro dell'Ordine di Malta, in occasione della festa del Patrono San Giovanni Battista



Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza in Vaticano Fra' Matthew Festing, Gran Maestro dell'Ordine di Malta, accompagnato dal Sovrano Consiglio. Come da tradizione, l'udienza si è svolta in occasione della festività di San Giovanni Battista, patrono dell'Ordine di Malta. L'Ordine di Malta opera principalmente nell'ambito dell'assistenza medico sociale e degli interventi umanitari. In diversi paesi l'Ordine dirige reparti di volontari che prestano servizi di pronto soccorso, servizi sociali, di prima emergenza e di aiuto. Inoltre opera una speciale agenzia di soccorso dell'Ordine di Malta, sempre in prima linea quando si tratta di fronteggiare improvvise emergenze quali calamità naturali e conflitti armati.

The Vatican

Documento sulle vocazioni: mentalità secolarizzata e opinioni erronee all'interno della Chiesa, resistenze in famiglia e scandalo abusi cause del calo

Questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica e della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, dal titolo "Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale". Sono intervenuti il card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, mons. Jean-Louis Bruguès e mons. Angelo Vincenzo Zani, rispettivamente segretario e sotto-egretario del medesimo Dicastero. ''La diffusione della mentalità secolarizzata scoraggia la risposta dei giovani all'invito di seguire il Signore Gesù con più radicalità e generosità'', recita il documento, la cui elaborazione risale al 2008. Anche i ''genitori - si legge nel documento -, con le loro aspettative sul futuro dei figli, riservano spazi ristretti alla possibilità delle vocazioni di speciale consacrazione''. Ma gli Orientamenti sottolineano che a ''a sfavore della vocazione presbiterale'' c'è la ''graduale emarginazione del sacerdote nella vita sociale, con la conseguente perdita di rilevanza pubblica''. Anche il fatto che ''da più parti la stessa scelta celibataria viene messa in discussione'' opera contro la vocazione al sacerdozio: ''Non solo una mentalità secolarizzata, ma anche opinioni erronee all'interno della Chiesa portano a deprezzare il carisma e la scelta celibataria''. Infine, ''non possono essere taciuti i gravi effetti negativi dell'incoerenza e dello scandalo, causato dall'infedeltà ai doveri del ministero sacerdotale quali, ad esempio, gli abusi sessuali. Ciò crea confusione negli stessi giovani, che pur sarebbero disposti a rispondere alla chiamata del Signore''. Per il documento, la ''stessa vita presbiterale, trascinata nel vortice dell'attivismo esagerato con il conseguente sovraccarico di lavoro pastorale, può offuscare e indebolire la luminosità della testimonianza sacerdotale''. ''Prevale in Occidente una cultura indifferente alla fede cristiana ed incapace di comprendere il valore delle vocazioni di speciale consacrazione'' si legge ancora nel documento. ''L'integrazione e la maturazione affettiva sono una meta necessaria per saper accogliere la grazia del Sacramento - recita un altro passaggio -. Vanno evitate proposte vocazionali fatte a soggetti che, seppur lodevoli nel loro cammino di conversione, sono segnati da profonde fragilità umane. E' importante che il chiamato percepisca con chiarezza gli impegni che dovrà assumere, in particolare nel celibato''. Durante la presentazione del documento, mons. Zani ha presentato alcuni dati sulle vocazioni al sacerdozio nel mondo: in Europa il numero dei seminaristi è calato di un terzo in dieci anni, da quasi 27mila nel 2000 a meno di 21mila nel 2010. In leggero calo le vocazioni in Sudamerica, dopo la ripresa degli ultimi anni) (da 22mila nel 2006 a meno di 21mila nel 2010) mentre il numero dei seminaristi rimane stabile in Nord America (circa 5.500) e continua a crescere in Africa (da 20mila nel 2000 a 27mila nel 2010) e in Asia (da 25mila nel 2000 a 33mila nel 2010). In definitiva, di fronte a tutto ciò, la sfida messa in evidenza dal card. Grocholewski: “La cura delle vocazioni al sacerdozio è una sfida permanente per la Chiesa. Bisogna offrire una chiara idea della figura del sacerdote ministeriale e della sua necessità e ruolo nella Chiesa”. Alcuni punti fermi: innanzitutto la preghiera. E la "proposta dell’esperienza della fede, come relazione profonda e personale con Dio". Catechesi, volontariato, scuola, tempo libero, sport: tutto può essere terreno fertile per affrontare gli interrogativi fondamentali dell’esistenza e dunque le scelte di vita. E resta da dire che in conferenza stampa, a seguito di domande dei giornalisti, sono state ricordate le parole di Benedetto XVI: “La gente chiede al sacerdote di essere esperto nella fede. Per altri campi, ci possono essere altri”. E poi si è accennato alla realtà nuova di Internet, ma soprattutto sono state annunciate diverse iniziative in vista del centenario della Congregazione dell’Educazione Cattolica, che cade nel 2015.

Asca, Radio Vaticana

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "ORIENTAMENTI PASTORALI PER LA PROMOZIONE DELLE VOCAZIONI AL MINISTERO SACERDOTALE"

Vescovi italiani: gratitudine e vicinanza al Papa per la visita nelle zone del Nord Italia colpite dal sisma. Messi a disposizione tre milioni di euro

Prosegue l'opera dei vescovi italiani a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. In una nota si parla di tre milioni d euro messi a disposizione delle comunità. "Domani - si ricorda - il Santo Padre Benedetto XVI si recherà nelle zone del Nord Italia colpite dal sisma che dallo scorso 20 maggio sta mettendo a dura prova la popolazione di sette comunità diocesane, distribuite tra Emilia Romagna, Veneto e Lombardia". "Alla vigilia di questa significativa visita - prosegue il testo - che il Papa stesso ha definito, dopo l’Angelus di ieri, "segno della solidarietà di tutta la Chiesà, la Conferenza Episcopale italiana intende esprimere al Successore di Pietro gratitudine e vicinanza". "Fino ad oggi - si spiega - la Chiesa Italiana ha messo a disposizione, per questa emergenza, tre milioni di euro provenienti dai fondi dell’otto per mille, ai quali si stanno aggiungendo i frutti della Colletta nazionale indetta per lo scorso 10 giugno e i proventi delle varie iniziative ispirate in tutto il Paese dalla fantasia della carità".

Vatican Insider

Nel segno della solidarietà

Benedetto XVI ripensa la governance della Curia. In agenda anche la sostituzione del Segretario di Stato e il rinnovo della presidenza dello Ior

La Curia di Joseph Ratzinger è a una svolta. Dopo il summit di sabato scorso con i capi dicastero della Santa Sede, presente il segretario di Stato card. Tarcisio Bertone, e le "consultazioni" con alcuni cardinali a lui particolaremente vicini, Benedetto XVI sta dimostrando di voler riprendere in mano la barra dopo il caos creatosi negli ultimi mesi nella gestione e nella governance degli affari vaticani. La pubblicazione delle carte riservate, sulla cui divulgazione sta indagando la magistatura pontificia, che per ora ha solo Paolo Gabriele come indagato, sta scoperchiando uno scontro tra varie correnti che, nonostante le smentite di rito coinvolge tutte le aree dello stato vaticano. Sabato è emerso che la sostituzione di Bertone è entrata nell'agenda papale: a dicembre compirà 78 anni, e sono molti i cardinali (l'ultimo è quello di Parigi) che più o meno apertamente sollecitano una sostituzione, o comunque ne parlano. É anche emerso che a subentrare potrebbe essere un diplomatico non italiano, ma in ogni caso contrasterebbe con il principio non scritto, sancito da Karol Wojtyla, che se un Papa non è italiano lo deve essere il suo vice. L'incontro di sabato ha fatto seguito a quello di sette giorni prima, quando a sorpresa i tre cardinali che indagano sui Vatileaks (Herranz, Tomko e De Giorgi) erano stati ricevuti da Papa Ratzinger. Il fatto che il 3 luglio il Papa partirà per il lungo soggiorno a Castelgandolfo fa presupporre che questi incontri si intensificheranno, in parallelo con un pacchetto di nomine, tra cui spicca quella del nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: al posto del cardinale americano William Levada è in arrivo il vescovo tedesco Gerhard Muller. Poi lo Ior. Il confronto che si sta consumando ormai più che sulle norme relative alla trasparenza (il 4 luglio Moneyval esamina il dossier vaticano) è soprattutto sul futuro controllo della "cassa". Dopo il licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi, evento destinato ad avere comunque degli strascichi visto il sequestro delle carte del banchiere da parte della magistratura italiana, che indaga su ricilaggio, deve essere rinnovata la presidenza della banca vaticana. I tempi non si preannunciano molto brevi, vista la fitta agenda papale ma anche le spinte che si colgono all'interno della sacre stanze. La componente americana della Curia, che sta mostrando un rinnovato vigore dopo anni di ombra causata dagli scandali relativi alla pedofilia, gradirebbe l'arrivo di un banchiere Usa, in grado di mettere lo Ior "in rete" con la finanza internazionale. Joseph Ratzinger ascolta con attenzione tutti: sabato scorso ha incontrato senza mediazioni il cardinale francese Jean-Louis Tauran, abile diplomatico di lungo corso e membro del consiglio di sorveglianza della banca, che nei giorni del licenziamento di Gotti chiese ripetutamente dei "chiarimenti" sulle ragioni ma soprattuto sulle modalità dell'allontanamento del banchiere. Signficativa (e per ora unica nel suo genere) poi la nomina del giornalista americano Greg Burke, numerario dell'Opus Dei, a consulente per la comunicazione della Segreteria di Stato: parteciperà, a quanto pare, ai processi decisionali. Insomma, nonostante le smentite, Oltretevere qualcosa si sta muovendo. Le novità non sono finite.

Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore

Tre anni dopo l'Abruzzo Benedetto XVI è ancora tra i terremotati: la gente lo attende come un messaggero di speranza. I dettagli della visita

Benedetto, patrono dei terremotati. Il pensiero torna alla tendopoli di Onna, alla veste bianca rigata di fango nel paesino-epicentro del sisma in Abruzzo. Tre anni dopo, Benedetto XVI è ancora tra i terremotati, stavolta nell'Emilia messa in ginocchio dalle scosse. Il viaggio che compie nelle zone devastate dal terremoto, il Papa desidera che sia "segno della solidarietà di tutta la Chiesa". Lo ha detto egli stesso ieri dopo l'Angelus domenicale. Per questo il Pontefice teologo e pastore ha inviato tutti ad accompagnarlo con la preghiera. E' in occasioni come questa che affiora maggiormente la carica umana di Joseph Ratzinger che già ad inizio giugno, al VII Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano, aveva solidarizzato con le popolazioni emiliane colpite dal sisma. Qui la gente lo attende come un messaggero di speranza. "Abbiamo sofferto tanto, la sua presenza è un segno di rinascita", commenta Ilenia Franco. Ieri negli stessi luoghi il Dalai Lama ha confortato la popolazione e ha portato in dono il frutto di una coletta. "Non potevo presentarmi a mani vuote", ha detto. Il Papa dopo aver donato 500mila euro ai vescovi di Mantova, Modena, Ferrara, Carpi e Bologna per aiutare le famiglie vittime del sisma, esprimerà anche fisicamente la sua vicinanza a tutti coloro che sono stati provati dalla tragedia. “Il Papa viene per incontrare i terremotati e dare loro un messaggio di solidarietà e speranza, viene per dare conforto e non per arrecare disturbo - ha detto il vicario generale don Carlo Malavasi -; la visita dovrà dunque essere della massima semplicità possibile”. Ridurre al minimo le auto per il trasferimento del Santo Padre da un luogo all’altro, limitare allo stretto necessario le misure di sicurezza, ma soprattutto cercare di privilegiare l’incontro di Benedetto XVI con la gente del luogo: queste le linee guida definite dal comitato organizzatore. L’arrivo del Papa in elicottero al campo sportivo di San Marino, come da programma diffuso dalla Santa Sede, è previsto per le 10.15. Sarà accolto dal vescovo della diocesi di Carpi Francesco Cavina e dal capo del Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli. A seguire, il trasferimento su pulmino con auto di scorta fino davanti alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria sulla via principale di Rovereto (via Chiesa Nord). Qui il Papa scenderà e si fermerà alcuni momenti in preghiera, da solo; non è previsto nessun allestimento particolare presso la chiesa. Il Santo Padre salirà poi su un’auto scoperta e percorrerà la via principale, dal fondo verso il luogo dell’incontro, per poter salutare la gente. Una volta sceso dall’auto, Benedetto XVI si recherà presso il palco allestito sotto un piccolo gazebo, dove vi saranno tre sole sedie: per il Papa, per il card. Carlo Caffarra, presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna e per il presidente della Regione Vasco Errani. Questi sono gli unici interventi previsti. Le autorità saranno in mezzo alla gente, che potrà disporsi in piedi, negli spazi predisposti. Sono previste circa 50 sedie per anziani, ammalati, persone non autosufficienti. Per i saluti al Papa sono ammesse circa 50 persone delle zone terremotate: due famiglie, una di Rovereto e una di Novi, scampate al crollo della propria abitazione, a rappresentare idealmente tutte le persone colpite dal sisma; una rappresentanza di sindaci, una rappresentanza di parroci (uno per ogni diocesi terremotata), i vescovi delle diocesi terremotate. A questi si aggiungono rappresentanti della Protezione civile, del mondo del volontariato e dell’associazionismo che si sono impegnati in queste settimane a servizio della popolazione. Il Papa ripartirà dopo circa un’ora di sosta, ripassando davanti alla chiesa, per riprendere l’elicottero a San Marino. Commenta mons. Cavina: “La visita del Santo Padre è uno dei doni che il Signore vuole farci, per rianimarci nella nostra speranza, per godere di un momento di gioia, di serenità e di pace insieme al Pastore supremo della Chiesa”. A Carpi Andrea Binci è arrivato da volontario: "Il Papa arriva in mezzo ai nostri disagi e ci dà l'esempio. A 85 anni affronta il caldo soffocante per testimoniarci che non siamo soli e la sua visita è la promessa che non verremo dimenticati dalle istituzioni. Sarà il nostro difensore, parleremo attraverso la sua voce". Poco lontano da lui Mario Famiglietti aggiunge: "Non sono praticante, ma apprezzo il coraggio e la forza d'animo di un Pontefice che sa riconoscere e confortare la gente nelle sofferenze. D'ora in poi sarà più difficile ignorare il nostro grido d'allarme e le nostre richieste d'aiuto per le case inagibili, le aziende in crisi, le famiglie costrette a vivere nelle tende.

Giacomo Galeazzi, Vatican Insider - Modena online