Circa 160.000 persone sono attese nel Terreiro do Paço (foto) e nelle zone circostanti in occasione della Messa che Benedetto XVI presiederà a Lisbona l'11 maggio. La commissione organizzatrice della Messa ha confermato che non sono previste restrizioni di accesso ai partecipanti alla celebrazione, informa l'agenzia Ecclesia. La Messa conterà sulla presenza di 3.000 volontari. Sono previsti spazi per persone con difficoltà a muoversi (1.500 posti nella Piazza del Municipio, dove passerà la papamobile), per giovani e bambini (accanto all'altare). Intorno al Terreiro do Paço ci saranno dei maxischermi e degli altoparlanti, per garantire la possibilità di accompagnare la cerimonia a coloro che non troveranno posto nello spazio della celebrazione. Padre Mário Rui, responsabile della commissione, ha detto che attualmente i costi relativi alla Messa di avvicinano allo "zero", grazie alle donazioni di imprese e privati, oltre ai proventi della vendita del merchandising. Nell'offertorio dell'11 maggio verranno raccolte le donazioni che i presenti vorranno offrire per far fronte alle spese, stimate nell'ordine dei 200.000 euro. Le circa 300 parrocchie della diocesi di Lisbona hanno ricevuto un foglietto con informazioni sul programma di Benedetto XVI per l'11 maggio. Il testo include un messaggio del Patriarca di Lisbona, card. José Policarpo, che ha invitato i cattolici ad essere fisicamente presenti alle varie iniziative, soprattutto alla Messa nel Terreiro do Paço. "Chi può venga a Lisbona a pregare con lui. Lisbona sarà pronta ad accogliervi. Seguire via televisione non è la stessa cosa. Il Pontefice ha bisogno di sentirci con lui, uniti a lui, come membri della Chiesa", ha scritto il porporato. Nel corso della celebrazione eucaristica, il Papa potrebbe usare dei paramenti confezionati appositamente per l'occasione. Anche se dal Vaticano arriveranno in Portogallo le vesti liturgiche che userà durante le cerimonie, l'organizzazione a Lisbona ha deciso di far confezionare dei paramenti speciali "in base alla misura e ai gusti del Papa". Il responsabile delle cerimonie pontificie, mons. Guido Marini, "ha visto e approvato i paramenti", ha segnalato mons. Carlos Azevedo, coordinatore della commissione organizzatrice del viaggio del Papa in Portogallo. Il loro utilizzo dipende solo dallo "stato del tempo" e dal "peso dei paramenti". Il presidente della Conferenza Episcopale portoghese, mons. Jorge Ortiga, arcivescovo di Braga, ha affermato che il viaggio del Papa in Portogallo sarà per la Chiesa locale "un grande aiuto spirituale e allo stesso tempo ecclesiale". In un video consultabile sul portale ufficiale www.bentoxviportugal.pt, il presule osserva che la Chiesa Cattolica in Portogallo "vive questo momento con grande gioia" e chiede ai portoghesi di ricevere il Papa "in festa", ma anche di prepararsi ad accogliere il messaggio che porterà. "Vogliamo camminare con lui, nel sentimento interno, nella preghiera e nell'apertura a tutto ciò che ci comunicherà, soprattutto nei momenti più significativi della sua visita", ha riferito mons. Ortiga. "Vogliamo saper meritare questa visita del Santo Padre, dandogli affetto e dedizione e in particolare accogliendo il messaggio che ci rivolgerà", ha aggiunto. Twitter è la nuova realtà che la preparazione del viaggio di Papa Benedetto XVI in Portogallo vuole lanciare. Basta collegarsi a twitter.com/bentoxvi_pt e si potranno trovare tutte le notizie collegate al Pontefice. Tutti i giorni verrà pubblicato un pensiero di Benedetto XVI su temi collegati all'attualità: la questione europea, chi è Dio, che cos'è l'amore, cosa pensa il Papa del peccato, che cos'è la confessione. E' stata anche lanciata la pagina della visita del Papa su Facebook: www.facebook.com/home.php?#!/event.php?eid=111487195535141&ref=ts.
"Benedetto XVI ha apprezzato il coraggio delle vittime nel denunciare quanti hanno commesso gli abusi". Lo afferma mons. Alfred Xuereb, secondo segretario del Papa, in un'intervista a L'Osservatore Romano. Di nazionalità maltese il sacerdote ha assitito all'incontro del Pontefice con le vittime di abusi sessuali di sacerdoti avvenuto lo scorso 18 aprile, durante il suo viaggio apostolico a Malta. "E' stato un momento molto toccante e di speciale grazia. Le vittime - assicura il sacerdote maletse - sono rimaste colpite dal fatto che il Papa abbia preso le loro mani tra le sue. Quel momento - confida - mi ricorda il gesto misericordioso di Gesù che toccava e sanava. Anche in questo caso abbiamo avuto una guarigione, magari non fisica, ma sicuramente spirituale e psicologica". "L'incontro - ricorda il presule maltese - è durato circa mezz'ora, ma i presenti hanno avuto la sensazione che se avessero parlato più a lungo il Papa li avrebbe ascoltati per tutto il tempo. E questo nonostante fosse stanco ed in forte ritardo sul programma previsto. Perciò quando si è congedato, i presenti ci hanno chiesto più volte, con insistenza, di porgere al Papa il loro vivo ringraziamento. E - conclude Xuareb - si leggeva nei loro volti tanta commozione". Anche l’accoglienza del popolo maltese è stata di “rara umanità” come quella riferita da San Paolo nelle sue lettere, e nonostante i timori della vigilia “il viaggio è stato un grande successo” e la partecipazione al di sopra delle aspettative: “Lungo il tragitto non c’era una strada che non fosse piena di uomini, donne, giovani e bambini in festa”. La folla entusiasta “lo ha reso felice” così come la sentita partecipazione alla Messa a Floriana, “il cuore del pellegrinaggio”, e la “freschezza” della Chiesa maltese, testimoniata dai giovani accorsi a salutarlo: “Da questa esperienza di una Chiesa viva è ripartito rinvigorito nella fede”. Racconta il segretario: “Il Papa ha più volte parlato in privato di questo bell’incontro (...) e quando gli ho confidato l’infinita riconoscenza per il dono fattoci nell’aver scelto di visitare Malta, ha risposto: ‘Il regalo l’ho ricevuto anche io’. Mi è restata in cuore l’impressione che, come san Paolo, dopo aver sperimentato una furiosa tempesta, ripartì dall’isola rinfrancato dalla ‘rara umanità’ degli abitanti, sia accaduto altrettanto per Benedetto XVI”. Mons. Xuereb consegna al quotudiano vaticano anche alcuni tratti più personali. Parla del carattere dei maltesi che nonostante la dominazione britannica “non hanno imparato più di tanto la precisione tipica degli inglesi. In compenso siamo un popolo solare”. Parla del sogno “da giovane sacerdote” di “fare il missionario, magari in Brasile”. Ma il suo vescovo ha deciso altrimenti, e ha imparato a fare il prete a Roma, finché “la Provvidenza mi ha guidato su una ‘nuova rotta’”. Il segretario del Papa sottolinea lo slancio missionario della Chiesa maltese, e alle critiche sulle politiche migratorie, replica: “Credo si tratti di un’impressione sbagliata. Dal 2002 sono stati accolti ben tredicimila immigrati. Tantissimi su una popolazione di appena 443 mila individui”. Il governo “provvede con un piccolo sostentamento economico e ha rafforzato le leggi contro lo sfruttamento” e anche la Chiesa contribuisce al sostegno e all’accoglienza. C’è anche un’altra particolarità di Malta: l’assenza nell’ordinamento di leggi su aborto e divorzio. “La legislazione rispecchia i sentimenti della maggioranza della popolazione, che aderisce al Vangelo piuttosto che alla mentalità secolare”. Un cambiamento “sarebbe senz’altro un passo indietro, certamente non un progresso”.
Messaggio autografo di augurio di Benedetto XVI al Rabbino emerito Rav Elio Toaff (foto), in occasione del suo 95° compleanno: lo ha letto pubblicamente mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa, durante la cerimonia, tenutasi ieri a Roma, in occasione della serata inaugurale della Fondazione Elio Toaff per la Cultura Ebraica. “Nella felice ricorrenza del Suo 95° genetliaco – scrive il Pontefice richiamando il Salmo 23 - desidero unirmi a quanti si rallegrano con Lei per i doni che la misericordia dell’Altissimo Le ha elargito in un’esistenza lunga e feconda di bene. Penso, con le espressioni del Salmo, a come il Signore abbia rinfrancato l’anima Sua, guidandoLa per il giusto cammino, anche nella valle più scura, nell’ora della persecuzione e dello sterminio del popolo ebraico. Il Signore, nei suoi misteriosi disegni, ha voluto che Ella sperimentasse in maniera singolare la sua salvezza, divenendo un segno di speranza per la rinascita di molti Suoi fratelli. Mi è specialmente caro ricordare il Suo impegno per la promozione di relazioni fraterne tra cattolici ed ebrei, e la sincera amicizia che La legò al mio venerato predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Il mio augurio è che si compiano per Lei le parole conclusive dello stesso Salmo: ‘Bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni’. Shalom!”.
Un nuovo lutto ha colpito il Collegio cardinalizio. Si è spento questa mattina all’età di 92 anni il cardinale piacentino Luigi Poggi (foto), archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa. Benedetto XVI lo ricorda in un telegramma di cordoglio alla famiglia come un “solerte collaboratore”, che ha servito la Chiesa “con fervoroso zelo sacerdotale” dapprima come nunzio apostolico “in molti Paesi” e poi, in Vaticano, nelle sue funzioni di archivista e bibliotecario. Le esequie solenni del porporato saranno presiedute venerdì prossimo alle 17.30 nella Basilica di San Pietro, dal card. Angelo Sodano, Decano del Collegio cardinalizio. Al termine della Celebrazione eucaristica, il Papa parlerà ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Con la scomparsa del card. Poggi, il Collegio cardinalizio risulta composto da 179 porporati, di cui 108 elettori e 71 non elettori.
Si è svolto questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, il briefing di padre Federico Lombardi sul programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo, nel decimo anniversario della Beatificazione dei pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco. Il 15° viaggio internazionale di Benedetto XVI si svolgerà dall’11 al 14 maggio prossimi. Pellegrino tra i pellegrini, Benedetto XVI sarà il terzo Pontefice a recarsi a Fatima, dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II. In questo viaggio apostolico, ha sottolineato padre Federico Lombardi, emerge immediatamente la dimensione mariana. Ed ha ricordato che, nel 2000, quando fu resa pubblica la terza parte del Segreto di Fatima, fu proprio il card. Joseph Ratzinger a svolgere il commento teologico sul documento. Fatima, ha affermato, è dunque un luogo particolarmente significativo per questo Papa: “Un santuario mariano in cui ci sono stati degli eventi di cui Benedetto XVI si è occupato in modo molto approfondito, personalmente, anche proprio dal punto di vista della teologia e della spiritualità. E, naturalmente, Fatima è un luogo in cui lo sguardo si allarga per una meditazione sulla storia”. All’arrivo al Santuario mariano nel pomeriggio del 12 maggio, ha poi detto il direttore della Sala Stampa vaticana, il Papa ricorderà con parole intense il suo predecessore Giovanni Paolo II e l’attentato che subì il 13 maggio del 1981. Tuttavia, ha proseguito padre Lombardi, anche se Fatima sarà il cuore della trasferta, il viaggio del Pontefice interesserà tutta la nazione portoghese. Per questo vi saranno importanti eventi anche nella capitale Lisbona e a Porto, seconda città del Paese. Padre Lombardi ha in particolare messo l’accento sul tema del viaggio: “Insieme a te, camminiamo nella speranza”: “La scelta da parte dei vescovi insieme al Papa: diamo una speranza e camminiamo nella speranza anche per tutto il popolo portoghese”. Proprio per rispondere a questa esigenza di speranza, su proposta dei vescovi portoghesi, il Papa vivrà tre incontri particolari con diverse realtà non solo ecclesiali: il mondo della cultura, i membri del clero e gli operatori della Pastorale sociale nella Chiesa. Nota di cronaca: al Papa verranno consegnate le chiavi della città di Lisbona, in occasione della grande Messa che verrà celebrata nel pomeriggio dell'11 maggio nella capitale portoghese.
Ancora una volta Benedetto XVI ha dovuto esprimere il proprio dolore per una notizia di violenza in arrivo dall’Iraq. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa si dice “profondamente rattristato per la tragica perdita di vite e per i feriti” causati dall’attentato che domenica scorsa ha fatto strage su un convoglio di bus che portava numerosi studenti cristiani all’Università di Mosul. Quattro di loro sono rimasti uccisi nella doppia deflagrazione e 171 sono risultati i feriti, molti in gravi condizioni. Nel pregare per le vittime e le loro famiglie, Benedetto XVI ribadisce la “sua vicinanza spirituale alle comunità cristiane dell'Iraq” e "rinnova il suo appello – si legge nel telegramma – a tutti gli uomini e le donne di buona volontà perché mantengano salde le vie della pace e respingano tutti gli atti di violenza che hanno causato così tante sofferenze”.
La pioggia non li ha scoraggiati, né ha spento l’entusiasmo di un incontro che quattro ragazze tornando a casa abbracciate sotto un unico ombrello definiscono all’unisono "emozionante!". Sono i giovani che domenica pomeriggio hanno atteso il Papa in Piazza San Carlo in un clima di festa segnato dalla musica del "Grande coro Hope" appositamente costituito per accogliere Benedetto XVI comunicando attraverso le canzoni la voglia di lasciarsi provocare e stimolare dalle parole del Papa e dal messaggio della Sindone. Giovani di parrocchie e movimenti delle diocesi di tutto il Piemonte, circa 30 mila, che con applausi, striscioni, sventolii di bandiere e foulard, hanno accolto festosamente il Papa in una giornata "così straordinaria che – commenta Barbara – ce ne vorrebbe una all’anno". "Adesso – racconta Lucia Censi della parrocchia di Sant’Alfonso – ho voglia di andare a casa a vedere se su Internet posso scaricarmi una copia del discorso, per gustarlo meglio. Le parole del Papa mi hanno colpito perché le ho sentite vicine alla nostra realtà, a ciò che noi viviamo, soprattutto il riferimento alle 'scelte definititve' che credo sia il più difficile da vivere per noi giovani. È stato un momento bello anche perché vicino a noi c’erano giovani non solo di altre parrocchie di Torino, che magari ci capita di incontrare in altri appuntamenti, ma anche di altre diocesi come Pinerolo o Ivrea e questo ci ha fatto sentire di più il senso di essere una Chiesa che non ha confini. Poi mi ha colpito il riferimento a Pier Giorgio Frassati che è un beato che sento molto vicino". Entusiasti del riferimento al giovane anche i ragazzi della parrocchia a lui dedicata che hanno subito accolto con gioia e applausi il richiamo del Papa al beato. Come hanno fatto i cento della parrocchia Maria Regina della Pace, colpiti dal messaggio di speranza che ha trasmesso: "Ci ha detto – spiega Luisa Gatto – che con Gesù si può fare tutto e per noi è importante in un momento in cui il futuro ci viene presentato come complicato e difficile. Dà fiducia anche il vedersi in così tanti insieme per gli stessi valori". "In realtà – aggiunge Emilie Santa-Creu della parrocchia di Santa Rita – le parole di Benedetto XVI sono state molto semplici e potrebbero apparire scontate se non vengono ascoltate con attenzione. Ma proprio per questo sono state significative perché spesso noi giovani rischiamo di prendere il messaggio evangelico come scontato e di non pensare che invece tocca e provoca nel profondo la vita di ciascuno, a ogni età. A me ad esempio ha colpito molto l’invito a 'vivere e non vivacchiare'". "È stato semplice, chiaro, esaustivo – sottolinea Eleonora Narese di Santa Caterina – eravamo tanti e di ogni età, dai ragazzi delle scuole medie agli universitari, eppure è riuscito a parlare a tutti e in modo da toccare anche le sensibilità più diverse". E così ecco anche Lucia che con la semplicità dei suoi quattro anni uscendo dalla piazza chiede al papà di poter telefonare alla mamma e dirle tutto d’un fiato "sai che ho visto il Papa e qui c’era tanta allegria ed erano tutti contenti, era bello...". Se la pioggia ha fatto svuotare in fretta la piazza al termine dell’incontro, l’entusiasmo dei giovani dal passaparola delle vie del centro è passato rapidamente su Internet: "Grande giornata a Torino – scrive Lorenza sul blog curato dalla comunità del Seminario maggiore di Torino – preghiera festa e un messaggio importante per i giovani e non solo: fare scelte importanti per tutta la vita con generosità e amore; guardare a Cristo come compagno di viaggio, non lasciarsi abbattere mai! Grazie Papa Benedetto! Nel tuo volto e nei tuoi occhi sorridenti, nelle tue parole ieri abbiamo ricaricato la gioia di testimoniare l’amore di Gesù!".
Per lei, il mondo è racchiuso nella mano della 'sua' suora. È sfiorando quella pelle raggrinzita dagli anni, è inseguendo quelle dita veloci con i suoi polpastrelli, è sfiorando il dorso nel riconoscersi l’un l’altra che Angela Villani si muove nel buio che la circonda dalla nascita. Buio pesto, in tutti i sensi: l’ospite della Piccola Casa della Divina Provvidenza, una dei dieci malati scelti per salutare il Papa al termine dell’incontro di domenica nella chiesa dell’istituto, è cieca ma anche sorda ed è sorda oltre che muta. Una testimone di quella "quotidiana sofferenza" che Benedetto XVI è venuto a incontrare al Cottolengo, la tappa più calda del pellegrinaggio. Sommersa dai cori delle juniores, le suorine venute da tutto il mondo per festeggiare la seconda visita di un Papa, soverchiata dagli applausi che facevano rimbombare la chiesa edificata poco dopo la morte del fondatore, facendosi largo nella selva di carrozzelle e lettighe che, letteralmente, abbracciavano il Santo Padre, Angela si è trovata di fronte a lui senza potergli dire una parola. Così, ha parlato con un bacio, stampato sulla guancia del Papa. Immaginatevi gli sguardi del cerimoniale vaticano. Immaginiamoci quello di San Giuseppe Benedetto Cottolengo: avrebbe sorriso, lui che definiva la sofferenza "una carezza della Sua mano" non avrebbe trovato nulla di strano. Ha sorriso e ha ricambiato il bacio con una carezza anche Joseph Ratzinger. Aveva appena spiegato che l’insegnamento di San Giuseppe Benedetto Cottolengo consiste nel "ristabilire e valorizzare tutto l’umano" portando "la persona a sentirsi ancora parte viva della comunità ecclesiale e del tessuto sociale". L’aveva appena chiamato "grande apostolo della carità". Soprattutto, aveva esortato Angela e gli altri malati a non sentirsi "estranei al destino del mondo". Li aveva chiamati, pochi minuti prima, "tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno". Infine, in perfetta assonanza con il tema del pellegrinaggio, che è "Passio Christi, passio hominis", aveva rivisto nei loro volti sofferenti un riflesso della "Sacra Sindone, in cui possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo". Parole che hanno lasciato un segno profondo, e non solo nei malati, "confermandoci nella fede e anche nella convinzione che la nostra missione ha un ruolo preciso nell’opera di evangelizzazione della Chiesa", come commentava, al termine, don Carmine Arice, responsabile dell’ufficio pastorale della Piccola Casa. Accolto dai superiori delle famiglie religiose fondate dal Santo, don Aldo Sarotto (sacerdoti), suor Giovanna Massé (suore) e Giuseppe Meneghini (fratelli), Benedetto XVI non ha nascosto la commozione di fronte a Maria Luisa Buttini, una mamma in cura al reparto oncologico che gli chiedeva "solo una preghiera", e al piccolo Bogdar, imprigionato nel proprio corpo. Icone della sofferenza di Gesù e al tempo stesso volti che sotto il peso della loro croce non hanno perduto né dignità né speranza. "Non ci sono parole per descrivere quello che si prova a incontrare il Papa", ci raccontava, all’uscita, Vito D’Andrea. È nato senza braccia né gambe, "quando i bambini non si operavano, semplicemente li si abbandonava". Vito ha 59 anni, è di Avellino ma vive da sempre al Cottolengo. Sulla sua carrozzella è andato a scuola, ha imparato a usare il computer e oggi disegna spazi web per la Piccola Casa. "Non servono le mani, né piedi; serve l’intelligenza", ti dice con un sorriso aperto e poi, quasi rivelandoti un segreto, aggiunge: "Purché non si resti soli". La Piccola Casa, che il fondatore ha organizzato in famiglie, microcomunità di 10-15 ospiti, aiuta a credere di essere veramente "parte viva della comunità" come ha detto il Papa. Uscendo dalla chiesa abbiamo incontrato anche Teresina Belardinelli. Gira su una carrozzella che porta una vistosa targa automobilistica: 'TI AMO'. Era una ragazzina quando, negli anni Cinquanta, le diagnosticarono una forma di distrofia muscolare e il padre la ricoverò qui. Ammette: "Fu una tragedia all’inizio, perché sognavo di uscire con le amiche, innamorarmi, sposarmi e invece mi vedevo condannata a vivere in un mondo di malati". Oggi Teresina è una delle più convinte testimonial della speranza e della sacralità della vita. Della giovinezza che lasciò 'fuori' conserva la schiettezza: "Le parole del Papa – è stato il suo commento al termine della visita – ci hanno restituito un ruolo nella società, ma la società è ancora ferma ai luoghi comuni, alle paure. Credeteci, il Cottolengo non è la casa dei 'mostri': venite a trovarci. Non c’è solo dolore".