
sabato 17 novembre 2012
Bono Vox: la Chiesa merita un credito incredibile per essere all'avanguardia nella campagna per la riduzione del debito dei Paesi poveri. Sarei felice di incontrare Benedetto XVI

Lombardi: Benedetto XVI spiega il valore specifico di questa età della vita come la serena e paziente accettazione dei limiti della vecchiaia continuando a sapersi amati da Dio, e come la condivisione con gli altri della 'sapienza di vita'
Con le sue parole e il suo agire "Benedetto XVI spiega il valore specifico di questa età della vita come la serena e paziente accettazione dei limiti della vecchiaia continuando a sapersi amati da Dio, e come la condivisione con gli altri della 'sapienza di vita'".
Lo sottolinea, nell'editoriale per il settimanale del Centro Televisivo Vaticano "Octava Dies", il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
"A differenza del suo predecessore egli non condivide la situazione dell'anziano malato e impedito, ma quella dell'anziano si'", osserva in proposito padre Lombardi che ha voluto commenatre oggi le parole e i gesti del Pontefice nella visita di lunedì scorso agli anziani ospiti al Gianicolo della Comunità di Sant'Egidio. Agli anziani, ricorda padre Lombardi, il Papa ha chiesto di "essere come un libro aperto in cui le giovani generazioni possono trovare preziose indicazioni per il cammino della vita". Ed affermando che "è bello essere anziani", secondo il suo portavoce, il Pontefice ci ha consegnato "un manifesto di una dignità oggi spesso negata a chi vive la condizione di un'età non più verde". Il Papa, tuttavia, non si è limitato a un "autentico elogio della vecchiaia e di quelle ricchezze di cui èportatrice questa particolare stagione della vita", ma ha ricordato anche che la sapienza di vita "non si improvvisa, perchè in certo senso, soprattutto quando si soffre per davvero, la vecchiaia è il momento della verità". In proposito, padre Lombardi, che come Joseph Ratzinger ha studiato teologia in Germania, cita il grande teologo italo-tedesco Romano Guardini per il quale "il contingente lascia trasparire l'assoluto". Da qui, conclude, "l'importanza della richiesta del Papa agli anziani, di pregare per i bisogni del mondo, per la pace, contro la violenza".
Agi
Card. Koch: per i 500 anni della Riforma luterana una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme le nostre colpe. Se la Riforma non ha raggiunto il suo scopo, il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti
Avevamo dato la notizia con il punto di domanda lo scorso mese di settembre quando al termine del "Ratzinger Schülerkreis", l’annuale incontro di Castelgandolfo fra il Papa e i suoi ex alunni, padre Stephan Horn in poche battute raccolte da Radio Vaticana, aveva rivelato un’ipotesi abbastanza concreta da realizzarsi in occasione del 500° anniversario della Riforma luterana (1517).
Una sorta di mea culpa a due voci diceva l’anziano teologo: “La storia non si può cancellare, ma può cambiare la sua interpretazione, il modo con cui si giudicano i fatti”. E nel mondo tedesco che il Papa ben conosce, le voci e le richieste si intensificano sempre di più.
Che si tratti di qualcosa di più che un’ipotesi è confermato dalle parole del membro più autorevole da parte cattolica, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Al termine dei lavori dell’Assemblea plenaria tenutasi in questi giorni a Roma, Koch ha risposto alla domanda di Mario Galgano di Radio Vaticana su come ritiene possibile celebrare l’evento cercando di curare le ferite: “Per esempio, con una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme le nostre colpe, perché il fatto che la Riforma non abbia raggiunto il suo scopo, e cioè il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti: le ragioni sono di ordine teologico e politico. Riconoscerlo e perdonarsi vicendevolmente per tutto questo, trovo che sarebbe un gran bel gesto”.
"La Commissione internazionale per il dialogo - prosegue il porporato tra la Federazione mondiale luterana e il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, quindi con la Chiesa Cattolica romana, hanno reso noto, dopo una lunga elaborazione, un documento comune che si chiama 'Dal conflitto alla comunione', e in questo si rivaluta il significato di questi 500 anni di Riforma, ma anche quello che è stato fatto nei 50 anni da quando questa Commissione è stata istituita, e quali punti in comune sono stati riconosciuti. Credo che questo titolo – 'Dal conflitto alla comunione' – indichi nel migliore dei modi l’orientamento che il documento vuole dare e può rappresentare un ottimo punto di partenza per il cammino del futuro”, ha concluso il card. Koch.
Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider
Maria Teresa Pontara Pederiva, Vatican Insider
Il card. Bertone ordina vescovo mons. Guido Pozzo, elimosiniere di Sua Santità: la carità in forma di beneficenza che eserciterai a nome del Papa si inscriverà nella multiforme espressione della carità pastorale propria del ministero episcopale
Benedetto XVI "ti conosce fin dal
tempo in cui era prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede;
ti ha avuto come suo collaboratore
nella Sezione Dottrinale, e ora
ti ha chiamato per svolgere un servizio
che ti rende membro della Famiglia
pontificia" con "la responsabilità
di esercitare la carità verso i poveri
a nome del Papa". È con queste
parole che oggi il cardinale segretario di
Stato Tarcisio Bertone si è rivolto
direttamente all’arcivescovo Guido
Pozzo, nuovo elemosiniere di Sua
Santità, durante la cerimonia di ordinazione
episcopale nella Basilica romana di San
Lorenzo in Damaso. Conconsacranti
gli arcivescovi Gerhard Ludwig
Müller, prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede, e Giampaolo
Crepaldi, vescovo di Trieste,
diocesi di origine di mons. Pozzo.
Tra i concelebranti l’arcivescovo
Becciu, sostituto della Segreteria di
Stato, che ha letto il mandato, e
i monsignori Piechota e Lucchini. Il
rito è stato diretto da mons.
Karcher.
L’ordinazione di un nuovo vescovo
è sempre occasione per riflettere
sulla missione della Chiesa, che consiste, ha detto il card. Bertone, nel "partecipare a tutti l’amore divino
attraverso la predicazione, i Sacramenti,
e attraverso l’amore fraterno
e servizievole, specialmente verso
i più bisognosi".
E, infatti, "quando un gesto, una
parola, un sorriso, una mano tesa,
una presenza attenta scaturiscono da
autentico amore, possono diventare
facilmente per quanti ne beneficiano
occasioni propizie e feconde per accendere
o rinvigorire la fiamma della
fede. Quanto bene si può compiere
anche nell’ambito della solidarietà e
della carità con gesti semplici ed
umili! Specialmente se tali azioni sono
vivificate dal costante riferimento
all’esempio di Gesù, il quale, mentre
guariva le malattie del corpo - alle
quali può ben essere assimilata la
povertà -, rivelava con la sua tenerezza
il volto misericordioso del Padre".
Il segretario di Stato ha quindi ricordato
come "anche durante il recente
Sinodo dei Vescovi sulla nuova
evangelizzazione per la trasmissione
della fede cristiana", sia possibile
ascoltare "dalla viva voce di
molti dei presenti significative testimonianze
della vivacità della vita di
fede quando la carità verso i poveri
e agli umili è diffusa nel cuore della
comunità credente".
È proprio "in questa luce che si
situa la particolare funzione ecclesiale
a cui sarà deputato mons.
Guido Pozzo quale elemosiniere
apostolico. Egli - ha spiegato il card.
Bertone - non è chiamato a
reggere una Chiesa particolare, ma a
essere a titolo speciale responsabile
di una delle molteplici forme in cui
si esprime la carità del Sommo Pontefice.
Si tratta del sostegno in favore
delle persone di Roma e di tutto
il mondo che quotidianamente bussano
alla porta del Successore di
Pietro".
L’Elemosineria Apostolica, infatti,
"è l’organismo della Santa Sede che
da secoli ha il compito di esercitare
la carità verso i poveri a nome del
Papa, portando un po’ di sollievo a
quanti soffrono e sono in difficoltà e
offrendo loro un segno concreto della
presenza solidale e dell’attenzione
del Vicario di Cristo".
Si tratta, ha spiegato il porporato, "di una solidarietà feriale, che
non comporta grandi progetti o iniziative
eclatanti, ma piccoli aiuti e
gesti quotidiani compiuti silenziosamente
e con discrezione, nel solco
dell’insegnamento di Papa Benedetto
XVI che costantemente invita alla
fraternità cristiana, alla condivisione
con gli altri. E il modo per realizzarla
è proprio la caritas, l’aiuto premuroso
alle persone che, trovandosi in
situazioni di indigenza, si rivolgono
fiduciose al Santo Padre".
Ecco che "il servizio episcopale,
proprio perché scaturisce dall’a m o re
del vescovo verso il Signore, diventa
- ha proseguito il cardinale - donazione
gratuita e appassionata, generoso
slancio di carità, a immagine
dello straordinario amore con il quale
il Padre ha donato il proprio Figlio
Unigenito per la salvezza del
mondo", "memori della parola di
Gesù" secondo cui "si è più beati
nel dare che nel ricevere". Così i
tratti della missione episcopale hanno
un "orizzonte vasto e l’atteggiamento
con cui il vescovo vi si situa è
quello proprio di Cristo: servire l’uomo".
Infine, rivolgendosi direttamente a
mons. Pozzo, il cardinale ha
detto che proprio "questo deve essere
e sarà lo slancio della tua carità
ora che, inserito nell’ordine dei vescovi,
proprio in virtù di questa prerogativa,
anche la carità in forma di
beneficenza che eserciterai a nome
del Santo Padre, si inscriverà nella
multiforme espressione della carità
pastorale propria del ministero episcopale". E questo, ha detto ancora
al nuovo elemosiniere, "è l’orizzonte
nel quale anche tu sei chiamato a
svolgere la tua azione. In essa tu
porti, insieme alle doti delle quali il
Signore ti ha arricchito, l’accurata
preparazione teologica, l’amore alla
Chiesa e la fedeltà al Papa, la notevole
esperienza acquisita in tanti anni
di generoso servizio alla Santa Sede,
segnatamente nella Congregazione
per la Dottrina della Fede e da
ultimo come segretario della Pontificia
Commissione Ecclesia Dei".
La nuova opera dell’arcivescovo
Pozzo, ha concluso il cardinale, inizia
dunque con la preghiera a sostegno
della sua "missione al servizio
della Chiesa", in modo che sia "felice
e feconda di frutti". Nello spirito
che il nuovo elemosiniere ha voluto
sintetizzare con il moto episcopale
"Servite Domino in laetitia".
L'Osservatore Romano
L'Osservatore Romano
Il Papa: il messaggio di Cristo e della sua Chiesa non è solamente portatore di un’identità religiosa, ma offre una saggezza che permette di indicare rettamente delle risposte alle questioni pressanti, e persino angoscianti, dei tempi presenti
Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il
Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato il secondo gruppo dei vescovi della Conferenza Episcopale di
Francia, delle province ecclesiastiche di Lille, Reims, Paris, Besançon e
Dijon, delle diocesi di Strasbourg e Metz, l'Ordinariato militare e Ordinariato dei
cattolici delle Chiese orientali residenti in Francia, ricevuti in questi
giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Nel confronto sulle questioni importanti della società, ha sottolineato il Papa, “la Chiesa deve far ascoltare la sua voce senza sosta e con determinazione”. E questo, pur nel rispetto “della tradizione francese in materia di distinzione tra le sfere di competenza della Chiesa e dello Stato”.
“Il messaggio di Cristo e della sua Chiesa – ha ribadito – non è solamente portatore di un’identità religiosa”, ma offre una “saggezza che permette di indicare rettamente delle risposte alle questioni pressanti, e persino angoscianti, dei tempi presenti". C’è, ha soggiunto, “l’enorme sfida a vivere in una società che non condivide sempre gli insegnamenti di Cristo e che a volte tenta di ridicolizzare o marginalizzare la Chiesa”, cercando di “confinarla unicamente nella sfera privata”. Per rispondere a queste immense sfide, è stata dunque la sua esortazione, la Chiesa “ha bisogno di testimoni credibili”. E’ necessaria, ha aggiunto, “una testimonianza cristiana radicata in Cristo e vissuta nella coerenza della vita” e “senza schemi preconcetti”.
Il Pontefice ha quindi invitato i vescovi assieme ai fedeli ad essere attenti “a quei progetti di legge” che minacciano “la protezione del matrimonio tra un uomo e una donna, la salvaguardia della vita dal concepimento alla morte e il giusto orientamento della bioetica nella fedeltà ai documenti del Magistero”. E’ sempre più necessario, ha avvertito, che “molti cristiani intraprendano il cammino del servizio al bene comune, approfondendo la Dottrina sociale della Chiesa”. Ed ha aggiunto che i fedeli “devono sentire che la loro fede li coinvolge, che è per loro liberazione e non fardello”. Il Papa ha quindi messo l’accento sull’importanza della trasmissione della fede alle nuove generazioni, un compito a cui sono chiamate le famiglie, che vanno dunque sostenute:
“La responsabilità dei genitori in questo campo – ha detto – è un bene prezioso che la Chiesa difende e promuove” come una “dimensione inalienabile e fondamentale del bene comune di ogni società, come anche un’esigenza della dignità della persona e della famiglia”. Ricordando poi il suo storico discorso al Collège des Bernardins di Parigi, nel 2008, il Papa ha quindi messo l’accento sull’importanza della vita religiosa al “servizio esclusivo dell’opera di Dio”. Tutta la società, non solo la Chiesa, ha affermato, “è grandemente arricchita da questa testimonianza”. Infine, si è soffermato sulla centralità della liturgia, “testimonianza dell’amore di Dio” per l’umanità. La bellezza delle celebrazioni ben più “delle innovazioni e degli accomodamenti soggettivi”, ha detto, rendono “durevole ed efficace” l’opera di evangelizzazione.Radio Vaticana
Al gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Francia, in Visita "ad Limina Apostolorum" - il testo integrale del discorso del Papa
Il Papa: evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice 'merce' sottoposta alle leggi del mercato, un bene riservato a pochi. Non sia mai dimenticata l’attenzione particolare dovuta alla dignità della persona sofferente
Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla XXVII Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) sul tema "L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale" (15-17 novembre 2012).
Erano presenti all’udienza anche i partecipanti al XXV Congresso congiunto dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani e della Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche che, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, hanno riflettuto sul tema "Bioetica ed Europa cristiana", membri dell’UNITALSI e di altre associazioni, studenti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia e dei Corsi di laurea delle Professioni Sanitarie. “La Chiesa si rivolge sempre con lo stesso spirito di fraterna condivisione a
quanti vivono l’esperienza del dolore”, ha esordito il Papa nel suo discorso. Rivolgendosi ai professionisti e ai volontari della sanità, il Papa ha
sottolineato: “La vostra è una singolare vocazione, che necessita di studio, di
sensibilità e di esperienza. Tuttavia, a chi sceglie di lavorare nel mondo della
sofferenza vivendo la propria attività come una ‘missione umana e spirituale’ è
richiesta una competenza ulteriore, che va al di là dei titoli accademici. Si
tratta della ‘scienza cristiana della sofferenza’, indicata esplicitamente dal
Concilio come ‘la sola verità capace di rispondere al mistero della sofferenza’
e di arrecare a chi è nella malattia ‘un sollievo senza illusioni’”. Di questa
“scienza cristiana della sofferenza”, è stato l’invito del Pontefice, “siate
degli esperti qualificati! Il vostro essere cattolici, senza timore, vi dà una
maggiore responsabilità nell’ambito della società e della Chiesa: si tratta di
una vera vocazione, come recentemente testimoniato da figure esemplari quali San
Giuseppe Moscati, San Riccardo Pampuri, Santa Gianna Beretta Molla, Santa Anna
Schäffer e il servo di Dio Jérôme Lejeune”. “È questo un impegno di nuova evangelizzazione – ha precisato il Santo Padre -
anche in tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute.
Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice 'merce' sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi. Non può essere mai dimenticata - ha insistito il Pontefice - l'attenzione particolare dovuta alla dignità della persona sofferente, applicando anche nell'ambito delle politiche sanitarie il principio di sussidiarietà e quello di solidarietà". "Oggi - ha spiegato - se da un lato a motivo dei progressi nel campo tecnico-scientifico, aumenta la capacità di guarire fisicamente chi è malato, dall'altro appare indebolirsi la capacità di 'prendersi cura' della persona sofferente, considerata nella sua integralità e unicità. Sembrano quindi offuscarsi gli orizzonti etici della scienza medica, che rischia di dimenticare come la sua vocazione sia servire ogni uomo e tutto l'uomo, nelle diverse fasi della sua esistenza". "E' auspicabile - ha concluso - che il linguaggio della 'scienza crIstiana della sofferenza' cui appartengono la compassione, la solidarietà, la condivisione, l'abengazione, la gratuità, il dono di sè, diventi il lessico universale di quanti operano nel campo della assistenza sanitaria. È il linguaggio del Buon Samaritano della parabola evangelica, che può essere
considerata - secondo il beato Papa Giovanni Paolo II – ‘una delle componenti
essenziali della cultura morale e della civiltà universalmente umana’”. In
questa prospettiva “gli ospedali vanno considerati come luogo privilegiato di
evangelizzazione, perché dove la Chiesa si fa ‘veicolo della presenza di Dio’
diventa al tempo stesso ‘strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del
mondo’”. Secondo il Pontefice, “solo avendo ben chiaro che al centro
dell’attività medica e assistenziale c’è il benessere dell’uomo nella sua
condizione più fragile e indifesa, dell’uomo alla ricerca di senso dinanzi al
mistero insondabile del dolore, si può concepire l’ospedale come ‘luogo in cui
la relazione di cura non è mestiere, ma missione; dove la carità del Buon
Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il Volto stesso
di Cristo’”. “Questa assistenza sanante ed evangelizzatrice – ha chiarito il Santo Padre - è
il compito che sempre vi attende. Ora più che mai la nostra società ha bisogno
di ‘buoni samaritani’ dal cuore generoso e dalle braccia spalancate a tutti,
nella consapevolezza che ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel
rapporto con la sofferenza e col sofferente’. Questo ‘andare oltre’ l’approccio
clinico vi apre alla dimensione della trascendenza, verso la quale un ruolo
fondamentale è svolto dai cappellani e dagli assistenti religiosi”, ai quali
compete “in primo luogo di far trasparire nel variegato panorama sanitario,
anche nel mistero della sofferenza, la gloria del Crocifisso Risorto”. Benedetto
XVI ha riservato, infine, un ultimo pensiero ai malati: “La vostra silenziosa
testimonianza è un efficace segno e strumento di evangelizzazione per le persone
che vi curano e per le vostre famiglie, nella certezza che ‘nessuna lacrima, né
di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio’. Voi ‘siete i
fratelli del Cristo sofferente; e con lui, se lo volete, voi salvate il
mondo!’”.
SIR, TMNews
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA XXVII CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE) (15-17 NOVEMBRE 2012) - il testo integrale del discorso del Papa
SIR, TMNews
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA XXVII CONFERENZA INTERNAZIONALE ORGANIZZATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI (PER LA PASTORALE DELLA SALUTE) (15-17 NOVEMBRE 2012) - il testo integrale del discorso del Papa
Padre Alumuku: la nomina di mons. John Olorunfemi Onaiyekan a cardinale ha suscitato l’orgoglio di tutta la Nigeria. Al Concistoro è prevista la partecipazione di almeno 200 persone dalla sola arcidiocesi di Abuja

Fides
Anno della fede. Inaugurato il 'Faith Scroll', un rotolo di almeno 50 metri su cui i pellegrini che arrivano a Roma potranno scrivere che cosa è la fede per loro. Il card. Farina e mons. Fisichella i primi a lasciare un messaggio
Un rotolo di almeno 50 metri, ma probabilmente ne serviranno molti di più, su cui i pellegrini che arrivano a Roma per l'Anno della fede indetto da Papa Benedetto XVI potranno scrivere che cosa è la fede per loro: è il ''Faith Scroll'', inaugurato giovedì a Roma, presso gli uffici dell'Opera romana pellegrinaggi di San Pietro (Piazza Pio XII, 9). Il ''Faith Scroll'', ''rotolo della fede'', sarà il ''luogo dove i pellegrini e i cattolici di tutto il mondo possono scrivere i loro pensieri sul tema 'che cosa è la fede per te'''. E' anche possibile lasciare un'intenzione di preghiera personale per la quale si pregherà durante una Santa Messa mensile dedicata nella Basilica di San Pietro.
I primi a lasciare il loro messaggio sullo ''scroll'' sono stati il card. Raffaele Farina e mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. ''La fede è il mio incontro quotidiano con Gesu' nel quale trovo la mia identità e rispondendo alla sua chiamata di amore, ne testimonio l'annuncio'', ha scritto il primo, ''davanti alle tante domande che albergano nel cuore di ogni persona sul senso della propria vita, la fede si presenta come la risposta ultima e definitiva perchè ti fa incontrare il volto di Gesù Cristo, il figlio di Dio'', il secondo. Il ''Faith Scroll'' sarà disponibile per tutti i pellegrini fino al 24 novembre 2013, data in cui si concluderà l'Anno della fede.
Asca
Asca
Il Papa: anche se non abbiamo la forza di credere, dobbiamo vivere sulla base di quest’ipotesi, altrimenti il mondo non funziona. I molti problemi non saranno mai del tutto risolti se Dio non è posto al centro, se non diventa nuovamente visibile nel mondo e determinante nella nostra vita
"Sarebbe bello se i non credenti cercassero di vivere 'come se Dio esistesse'. Anche se non abbiamo la forza di credere, dobbiamo vivere sulla base di quest’ipotesi, altrimenti il mondo non funziona. Ci sono molti problemi che devono essere risolti, ma non lo saranno mai del tutto se Dio non è posto al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo e determinante nella nostra vita".
Benedetto XVI lo scrive ai partecipanti al Cortile dei Gentili, che si è aperto ieri a Guimaraes e prosegue oggi a Braga, in Portogallo, "per affermare il valore della vita umana sopra la marea crescente della cultura della morte". Nel suo messaggio il Papa ricorda che "la consapevolezza della sacralità della vita che ci è affidata, non come qualcosa di cui si può disporre liberamente ma come un dono da conservare fedelmente, appartiene al patrimonio morale dell’umanità". Ma qualcuno potrebbe allora obiettare: "Se la ragione può accreditare tale valore della vita, perché chiamare in causa Dio?". Benedetto XVI risponde con un esempio e un’esperienza: "La morte di una persona cara è, per coloro che la amano, l’evento più assurdo che si possa immaginare: ella è senza alcun dubbio degna di vivere, è buono e bello che esista (un filosofo direbbe che buono e bello trascendentalmente si equivalgono). Invece la medesima morte della medesima persona, agli occhi di chi non la ama, appare come un evento naturale, logico (non assurdo).
Chi ha ragione? Chi ama o chi non ama?". La risposta del pontefice è netta: "La prima posizione è difendibile solo se ogni persona è amata da un Potere infinito, ed ecco il motivo per cui è necessario richiamarsi a Dio. In realtà, colui che ama non vuole che la persona cara muoia, e se potesse lo impedirebbe per sempre. Se potesse...L’amore finito è impotente, l’amore infinito è onnipotente... Sì! Dio ama ogni persona e quindi ognuno è degno di vivere, senza condizioni". Il Papa offre infine un secondo esempio per spiegare l’irrazionalità di chi voglia sfuggire a tale lettura: avviene "quasi come negli edifici in cemento armato senza finestre, dove è l’uomo che provvede al clima e alla luce; e tuttavia, persino in un mondo auto-costruito si deve far ricorso agli 'aiuti' di Dio, che si trasformano in nostri prodotti". Insomma, alla fine "il valore della vita diventa evidente solo se Dio esiste... Colui che si apre a Dio non si aliena dal mondo e dagli uomini, ma incontra dei fratelli: in Dio cadono i nostri muri di separazione, facciamo parte gli uni degli altri".
Avvenire
Messaggio ai partecipanti alla sessione del Cortile dei Gentili in Portogallo [Guimarães e Braga, 16-17 novembre 2012] (13 novembre 2012)
Avvenire
Messaggio ai partecipanti alla sessione del Cortile dei Gentili in Portogallo [Guimarães e Braga, 16-17 novembre 2012] (13 novembre 2012)
Ultimi ritocchi nella preparazione del Concistoro per la creazione di sei nuovi cardinali. La notificazione della cerimonia del 24 novembre e della Messa del giorno successivo
Conto alla rovescia per il mini Concistoro e nelle sartorie specializzate dove vengono confezionati gli abiti rossi si stanno facendo le ultime prove prima della consegna. Il 24 novembre alle 11.00, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI creerà sei nuovi porporati. Imporrà loro la berretta, consegnerà l'anello e assegnerà un Titolo o una Diaconia. Tra le new entry nel Collegio cardinalizio non figura nessun europeo, ma un nigeriano, un libanese, uno statunitense, un indiano, un colombiano e un filippino. Il Vaticano ha diramato una nota per informare i diretti interessati delle regole da seguire e degli orari da rispettare. Tutti i cardinali "sono pregati di trovarsi" per le ore 10.30 presso l'altare della Confessione nella Basilica indossando la veste talare rossa, il rocchetto, la mozzetta e la berretta.
L’appuntamento per i sei neo porporati, invece, è alla cappella di San Sebastiano. Dovranno indossare un abito corale, ma senza anello e senza berretta rossa. I nuovi cardinali sono James Michael Harvey (Usa), prefetto della Casa Pontificia uscente, che sarà nominato arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura; sua beatitudine Bechara Boutros Rai, patriarca dei maroniti in Libano; sua beatitudine Basileos Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo nigeriano di Abuja, Ruben Salazar Gomez, arcivescovo metropolita di Bogotà in Colombia, e Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolita di Manila nelle Filippine.
Dopo la cerimonia, nel pomeriggio, si svolgeranno le visite di cortesia che un tempo si chiamavano visite di calore. Per l’occasione le porte del Palazzo Apostolico apriranno i battenti e permetteranno alla gente di salutare i nuovi porporati in saloni normalmente off limits al pubblico. Il giorno successivo, domenica 25 novembre, alle ore 9.30 il Papa celebrerà la Santa Messa assieme alle new entry.
Attualmente il Collegio cardinalizio conta 116 elettori, ossia porporati che, avendo meno di 80 anni entrano di diritto in conclave. Due cardinali, tuttavia, compiranno ottant'anni entro la fine di dicembre facendo scendere la quota a 114, e dunque, con il Concistoro del 24 novembre, riportando il numero dei porporati elettori a quota di 120 che era stata fissata da Paolo VI. Degli attuali cardinali elettori, 63 sono europei, 20 provengono dall'America Latina, 11 dall'Africa, 8 dall'Asia e solo uno dall'Oceania.
Franca Giansoldati, Il Messaggero
Notificazione
Franca Giansoldati, Il Messaggero
Notificazione
'L'infanzia di Gesù'. Martedì la conferenza stampa di presentazione: un libro che unisce capacità narrativa, accuratezza nella ricerca delle fonti storiche, e padronanza assoluta della materia teologica
Libreria Editrice Vaticana e Rizzoli invitano la stampa internazionale alla Conferenza di presentazione del terzo volume su Gesù di Nazaret, scritto da Joseph Ratzinger–Benedetto XVI.
"L’infanzia di Gesù" sarà presentato a Roma martedì 20 novembre alle 11.00 nella Sala Pio X, in Via dell’Ospedale 1.
Interverranno il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Maria Clara Bingemer, docente di teologia alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana e Paolo Mieli, Ppesidente di Rcs Libri.
Introduce e modera padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Nonostante gli evangelisti abbiano liquidato l’infanzia di Gesù in poche righe, senza dilungarsi troppo sui dettagli della vita e della quotidianità, riportando solo alcuni episodi, Papa Ratzinger è riuscito a dare alle stampe un manoscritto di circa 150 pagine, in lingua tedesca. Il suo ultimo libro è stato pensato per raccontare l’infanzia di Gesù, sviscerandola nei diversi passaggi biografici, unendo capacità narrativa, accuratezza nella ricerca delle fonti storiche, e padronanza assoluta della materia teologica. Da teologo Ratzinger ha affrontato ogni minimo aspetto, valutandolo anche sotto il profilo storico, riportando persino un antico studio cinese che fa riferimento ad un allineamento di pianeti avvenuto in quei tempi e alla comparsa di una grande cometa nel cielo di Betlemme. Ha messo sotto la lente di ingrandimento le figure dei Magi, uomini importanti giunti a Gerusalemme da Oriente per adorare il re dei Giudei, di cui avevano visto sorgere la stella. Figure, quelle dei Magi, assai care alla tradizione tedesca, le cui reliquie sono conservate a Colonia. Secondo tradizioni (non provate storicamente) un nobile greco, Eustorgio, venne inviato, nel IV secolo dall'imperatore Costantino a Milano dove, per le sue opere meritorie, venne ben presto proclamato vescovo. Tornato a Costantinopoli per ricevere l'approvazione imperiale alla sua nomina, ebbe in dono da sant'Elena, la madre di Costantino, le reliquie dei Re Magi affinché le portasse a Milano dove furono custodite fino al XII secolo. Per volere dell'imperatore Federico Barbarossa, furono trasferite a Colonia in una delle più importanti cattedrali gotiche della Germania.
Il libro del Papa è già un best seller. Edito da Rizzoli, il libro conclude la trilogia iniziata nel 2007 e proseguita nel 2011 con il secondo volume dedicato alla Passione e alla Resurrezione. "Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola sala d’ingresso ai due precedenti" ha scritto Benedetto XVI pochi mesi fa, prima della presentazione del volume alla Buchmesse di Francoforte, la Fiera internazionale del Libro.
"L’Infanzia di Gesù" di Joseph Ratzinger affronta l’esegesi della figura di Cristo ripercorrendo le tappe principali dell’Annuncio a Maria, della Nascita e della visita dei Magi al bambino. In fondo è un libro che indaga sulle ragioni profonde della fede, ed è destinato ad aprire nuovi dibattiti, confronti e discussioni teologiche.
Franca Giansoldati, Il Messaggero
AVVISO:
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI JOSEPH RATZINGER – BENEDETTO XVI: "L’INFANZIA DI
GESÙ" - TERZO VOLUME SU GESÙ DI NAZARET
Franca Giansoldati, Il Messaggero
Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Su richiesta di numerose diocesi dell'America Latina Aiuto alla Chiesa che Soffre distribuirà ai giovani oltre 500mila copie del volume 'YouCat'

Zenit
Mons. Fellay: con la Santa Sede le cose sono bloccate, si è tornati al punto di partenza. La 'nuova' Messa è cattiva, vescovi e cardinali benedicono le vie che portano all'inferno
Lo scorso 6 settembre con una lettera alla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" il superiore della Fraternità San Pio X, il vescovo Bernard Fellay, aveva chiesto tempo prima di rispondere alla proposta della Santa Sede, che nel giugno di quest’anno aveva sottoposto ai lefebvriani l’ultima versione del preambolo dottrinale insieme a una proposta di ordinamento canonico (prelatura personale).
Ora per la prima volta lo stesso Fellay risponde in maniera esplicita e pubblica ricostruendo la storia degli ultimi mesi delle relazioni con Roma. Il vescovo ha parlato nell’omelia della Messa celebrata a Parigi, nella chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, lo scorso 11 novembre.
Un’omelia per descrivere i mesi di "sofferenze" interne alla Fraternità e affermare: "Siamo allo stesso punto in cui era mons. Lefebvre nel 1974".
Fellay, dopo aver spiegato che l’espulsione del vescovo Richard Williamson non è stata determinata dai rapporti con la Santa Sede ma è stato il risultato di "un problema che durava da più tempo", si è chiesto come Roma possa vedere la continuità del Concilio Vaticano II con la tradizione precedente nel caso della riunione interreligiosa di Assisi o nel bacio del Corano (il riferimento è un gesto compiuto da Giovanni Paolo II).
Il superiore lefebvriano ha parlato esplicitamente di una "contraddizione" della Santa Sede e delle persone della Santa Sede, parlando di una "spaccatura" nell’esercizio dell’autorità e di "sabotaggio" nel caso di decisioni prese in favore dei tradizionalisti. Fellay ha ricordato che i dialoghi dottrinali si sono conclusi con un mancato accordo. Ma che il Papa "ha proposto una soluzione canonica". E ha parlato di messaggi ufficiali, il testo del preambolo da firmare, le condizioni, che si affiancano a messaggi ufficiosi, provenienti da persone di "Ecclesia Dei" e anche da un cardinale, che parlavano invece del fatto che Benedetto XVI avrebbe riconosciuto la Fraternità San Pio X senza chiedere a questa di cambiare posizione. Negli ultimi mesi, secondo il vescovo, si sarebbero dunque accavallati messaggi ufficiali e ufficiosi circa la volontà del Papa di concludere l’accordo.
Fellay ha spiegato di aver voluto verificare quale delle due linee fosse quella vera. Così, di fronte alla richiesta contenuta nel preambolo di accettare il Concilio Vaticano II, ha scritto direttamente al Pontefice. La risposta, com’è noto, è arrivata e non è piaciuta. Benedetto XVI ha richiamato le condizioni necessarie per l’accordo. La prima è l’accettazione del fatto che il magistero della Chiesa a stabilire ciò che appartiene alla tradizione. La seconda è l’accettazione del Concilio Vaticano II come appartenente a questa tradizione. La terza è l’accettazione della validità e della legittimità della Messa "Novus Ordo".
Citando la nuova Messa, Fellay ha parlato di "devastazioni" che questa avrebbe provocato, citando "la perdita della fede" e "le chiese vuote". "Non parliamo nemmeno di legittimità, diciamo semplicemente che la Messa è cattiva, e questo basta". Per questo, il superiore della San Pio X afferma che "le cose sono bloccate, si è tornati al punto di partenza, siamo esattamente allo stesso punto in cui era mons. Lefebvre nel 1974. E così continuiamo la nostra lotta".
Per Fellay la crisi è attuale "è probabilmente la più terribile che la Chiesa abbia mai sofferto", perché ci sono "vescovi e cardinali che non conducono più le anime al Cielo, ma benedicono le vie che portano all’inferno". E ha concluso l’omelia citando le apparizioni di La Salette e di Fatima, le cui profezie annunciano "un tempo doloroso, terribile", con Roma che diventerà "la sede dell’Anticristo e perderà la fede".
Andrea Tornielli, Vatican Insider
Andrea Tornielli, Vatican Insider
Il ministro degli esteri della Slovacchia invita Benedetto XVI nel Paese per il 20° anniversario della nascita dello Stato e i 1150 anni dall’arrivo dei Santi Cirillo e Metodio sul suo territorio
Il ministro degli Esteri slovacco Miroslav Lajcak ha incontrato mercoledì Papa Benedetto XVI e lo ha invitato a nome del governo a recarsi in Slovacchia. Lajcak, che si trovava a Roma per una visita ufficiale alla Santa Sede, ha detto che gli slovacchi sarebbero stati felici di vedere il Papa il prossimo anno, quando si festeggiano due anniversari importanti per il Paese, il 20° anniversario dell’esistenza dello Stato slovacco e i 1150 anni dall’arrivo dei Santi Cirillo e Metodio sul suo territorio.
L’invito, già fatto a suo tempo personalmente dal precedente ministro Dzurinda, dal presidente della Repubblica e dalla Conferenza episcopale slovacca, specifica naturalmente che la data del viaggio potrà essere scelta dal Santo Padre a suo comodo, considerando la sua affollata agenda interna e internazionale. Secondo Lajcak, il Pontefice è ben consapevole anche degli inviti già ricevuti e dell’importanza che le occasioni richiamate rivestono per gli slovacchi, laici e cattolici, e li starebbe valutando. Il Santo Padre ha detto di augurarsi che il governo slovacco consideri l’anniversario cirillometodiano una opportunità eccezionale per ricordare il timbro più importante, spirituale e culturale, della storia della nazione slovacca, che nei difficili tempi attuali profondamente segnati dalla crisi globale è una fonte di ispirazione e di valori universali per le generazioni presenti e future. Lajcak ha portato in omaggio al Papa due sculture slovacche in legno dei santi Cirillo e Metodio. Ha poi espresso il suo profondo apprezzamento per i suoi sforzi a a tutto campo per promuovere libertà, pace e stabilità nel mondo, oltre che per promuovere il dialogo tra le culture e le religioni.
Un altro invito, proveniente dal primo ministro Robert Fico, è stato esteso al Segretario di Stato della Santa Sede, il card. Tarcisio Bertone, per assistere alle celebrazioni della Festa dei santi Cirillo e Metodio il 5 luglio 2013 a Nitra.
Secondo quanto ha lasciato intendere il ministro una volta rientrato, il Vaticano sarebbe pronto a discutere della questione spinosa che riguarda l’intenzione del governo slovacco di cancellare la Festa nazionale della Madonna Addolorata, patrona della Slovacchia, spostandola dal 15 settembre alla domenica successiva. Lajcak ha detto che in Oltretevere si sarebbero dimostrati ragionevolmente disposti a discuterne, non respingendo quest’idea in linea di principio. Nella discussione che il ministro ha avuto con gli alti prelati, egli avrebbe spiegato il contesto in cui è nata la proposta, riferendosi anche a esempi già compiuti con successo in Portogallo (4 feste su 14 cancellate di cui due religiose) nell’arco di cinque anni, con una sospensione temporanea di alcune disposizioni del trattato del Portogallo con la Santa Sede. Suggerendo in questo modo che una cosa simile potrebbe avvenire in Slovacchia, dato che la celebrazione della Festa della Madonna Addolorata il 15 settembre è previsto come giorno festivo nel trattato della Slovacchia con il Vaticano.
Nelle intenzioni, il governo slovacco intenderebbe abolire due feste nazionali, una di Stato e una religiosa (l’1 e il 15 settembre), al fine di incrementare la produzione economica. "Continueremo il dibattito con il nunzio apostolico in Slovacchia Mario Giordana e la Conferenza Episcopale slovacca", ha avvertito Lajcak.
Buongiorno Slovacchia
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