
giovedì 11 novembre 2010
'Verbum Domini'. Vian: la specificità cristiana è l'annuncio che la Parola eterna si è fatta carne, Parola viva da leggere nella Chiesa

'Verbum Domini'. Mons. Ravasi: un trattato costruito come un trittico. La corretta interpretazione del testo sacro di fronte a vago allegorismo

SIR, Radio Vaticana
'Verbum Domini'. Mons. Frezza: per il Papa ‘comprendere e vivere’ la Liturgia in vista della comprensione della Parola di Dio, stringente reciprocità

SIR
Il Papa: dai Congressi Eucaristici un contributo alla nuova evangelizzazione. La centralità dell'Eucaristia per un autentico cammino di rinnovamento

Radio Vaticana, SIR
UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO COMITATO PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI - il testo integrale del discorso del Papa
Il Papa: la Biblioteca Vaticana mezzo prezioso del Ministero petrino per comprendere il tesoro di fede e cultura e di tutti i ricercatori della verità

Radio Vaticana
Il Papa al presidente dell’Iran: cristiani del Medio Oriente costruttori di pace, pur soffrendo violenze e intolleranze. Dialogo percorso fondamentale

Adnkronos, Asca
'Verbum Domini'. Mons. Eterovic: bellissima Basilica della Parola di Dio per nutrire il popolo cristiano alla ricerca della bellezza e della verità

“Domenica scorsa il Papa ha consacrato a Barcellona la chiesa della Sagrada Familia; la pubblicazione della "Verbum Domini" potrebbe essere considerata una bellissima Basilica della teologia e della Parola di Dio”, costruita per “nutrire il popolo cristiano nel suo cammino alla ricerca della bellezza e della verità”. Mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, definisce in questi termini l’Esortazione Apostolica postsinodale presentata questa mattina nella Sala stampa vaticana. Questi, spiega, gli obiettivi del documento: “Comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale”, riscoprire la Parola di Dio, “fonte di costante rinnovamento ecclesiale”, “promuovere l’animazione biblica della pastorale”, essere “testimoni della Parola”, intraprendere “una nuova evangelizzazione”, “favorire il dialogo ecumenico” e “amare la Parola di Dio”. Nel rilevare il “grande contributo” di Benedetto XVI all’Esortazione, mons. Eterovic sottolinea che “in essa è raccolto il suo ricco magistero sulla Parola di Dio, espresso anche durante la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi”. Il documento, pertanto, “evidenzia ancora una volta la priorità della Parola di Dio” nel pontificato di Benedetto XVI. Per questo, conclude il segretario del Sinodo, “il Santo Padre può essere definito il Papa della Parola di Dio”. Nel suo intervento, mons. Eterovic ha ripercorso i passaggi e significati salienti del documento. Un’Esortazione, ha osservato, che riconosce il grande impulso offerto dalla Costituzione conciliare “Dei Verbum” per la “riscoperta della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Ed ha indicato i tanti frutti del documento che invita innanzitutto i cristiani ad amare la Bibbia e ad essere testimoni del Vangelo nel mondo. Tutti i battezzati, infatti, ha ricordato il presule, “sono responsabili dell’annuncio della Parola di Dio dalla quale proviene la missione della Chiesa”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Eterovic ha spiegato che nel documento sono presenti molte buone indicazioni per migliorare le omelie.
SIR, Radio Vaticana
'Verbum Domini'. Il card. Ouellet: rilancia la contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio, l'attività missionaria e l’evangelizzazione

Radio Vaticana
Esortazione Apostolica 'Verbum Domini' (3). Verbum mundo: l'annuncio della Parola, l'impegno per la pace, le culture e il dialogo interreligioso

Radio Vaticana, Apcom, Agi
Esortazione Apostolica 'Verbum Domini' (2). Verbum in Ecclesia: la Parola nella Liturgia e nella vita della Chiesa, pastorale biblica e matrimonio

Radio Vaticana, Apcom, Agi
Esortazione Apostolica 'Verbum Domini' (1). Verbum Dei: il Dio che parla, la risposta dell'uomo, l'ermeneutica biblica e il dialogo con gli ebrei

“Riscoprire la centralità della Parola di Dio” nella vita personale e della Chiesa e “l’urgenza e la bellezza” di annunciarla per la salvezza dell’umanità come “testimoni convinti e credibili del Risorto”: è questo, in sintesi, il messaggio di Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica postsinodale “Verbum Domini”, che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse dal Sinodo dei vescovi svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2008 sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il documento, lungo quasi 200 pagine e diviso in tre parti, che porta la firma del 30 settembre, memoria di San Girolamo, è un appassionato appello rivolto dal Papa ai pastori, ai membri della vita consacrata e ai laici a “diventare sempre più familiari con le Sacre Scritture”, non dimenticando mai “che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa” (121). “In un mondo che spesso sente Dio come superfluo o estraneo – afferma il Papa - non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza” (2). Nell prima parte, "Verbum Dei", Benedetto XVI sottolinea con forza che “Dio parla e interviene nella storia a favore dell’uomo”. “La Parola di Dio, infatti non si contrappone all’uomo, non mortifica i suoi desideri autentici, anzi li illumina, purificandoli e portandoli a compimento...Nella nostra epoca purtroppo si è diffusa, soprattutto in Occidente, l’idea che Dio sia estraneo alla vita ed ai problemi dell’uomo e che, anzi, la sua presenza possa essere una minaccia alla sua autonomia”. In realtà, “solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di ogni uomo!”. Per il Papa “è decisivo, dal punto di vista pastorale, presentare la Parola di Dio nella sua capacità di dialogare con i problemi che l’uomo deve affrontare nella vita quotidiana” (22-23). In questo senso è importante educare i fedeli a riconoscere “la radice del peccato nel non ascolto della Parola del Signore” (26). Ricordando “il grande impulso” dato dal Concilio Vaticano II per la riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa (3), si ribadisce la grande venerazione per le Sacre Scritture, “pur non essendo la fede cristiana una ‘religione del Libro’: il cristianesimo è la ‘religione della Parola di Dio’, non di ‘una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente’” (7) alla cui luce “si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana” (6). Infatti, Gesù Cristo è la “Parola definitiva di Dio”: per questo “non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore”. In questo contesto occorre “aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private”, il cui ruolo “non è quello...di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica”. La rivelazione privata è “un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso” (14). Il Papa analizza lo stato attuale degli studi biblici, rilevando l’importante apporto dato “dall’esegesi storico critica” (32) ma lancia l'allarme di una "ermeneutica secolarizzata" della Bibbia e avverte che la tentazione di 'umanizzare' la Sacra Scrittura attecchisce anche all'interno della Chiesa. "La mancanza di un'ermeneutica della fede nei confronti della Scrittura - scrive il Papa nella "Verbum Domini" - non si configura poi unicamente nei termini di un'assenza; al suo posto inevitabilmente subentra un'altra ermeneutica, un'ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale è la convinzione che il Divino non appare nella storia umana. Secondo questa ermeneutica, quando sembra che vi sia un elemento divino, lo si deve spiegare in altro modo e ridurre tutto all'elemento umano. Di conseguenza, si propongono interpretazioni che negano la storicità degli elementi divini". "Si deve inoltre segnalare - precisa il Papa - che tale dualismo produce a volte incertezza e poca solidità nel cammino formativo intellettuale anche di alcuni candidati ai ministeri ecclesiali". Per Benedetto XVI, più in generale, "da una parte, occorre una fede che mantenendo un adeguato rapporto con la retta ragione non degeneri mai in fideismo, il quale nei confronti della Scrittura diverrebbe fautore di letture fondamentaliste. Dall'altra parte, è necessaria una ragione che indagando gli elementi storici presenti nella Bibbia si mostri aperta e non rifiuti aprioristicamente tutto ciò che eccede la propria misura" (33-36). Benedetto XVI esprime, quindi, l’auspicio che nell’ambito dell’interpretazione dei testi sacri “la ricerca...possa progredire” (19) e nello stesso tempo che si possa ampliare il dialogo tra pastori, esegeti e teologi (45) nella consapevolezza che spetta al Magistero “d’interpretare autenticamente la Parola di Dio, scritta o trasmessa” (33). Osservando che “la rivelazione dell’Antico Testamento continua a valere per noi cristiani”, il Papa ribadisce che “la radice del Cristianesimo si trova nell’Antico Testamento e il Cristianesimo si nutre sempre a questa radice” (40). Sarebbe "sbagliato", per il Papa, "non considerare quei brani della Scrittura che ci appaiono problematici". "La rivelazione si adatta al livello culturale e morale di epoche lontane e riferisce quindi fatti e usanze, ad esempio manovre fraudolente, interventi violenti, sterminio di popolazioni". Il Papa scrive che, piuttosto, "si deve essere consapevoli che la lettura di queste pagine richiede l'acquisizione di un'adeguata competenza, mediante una formazione che legga i testi nel loro contesto storico-letterario e nella prospettiva cristiana, che ha come chiave ermeneutica ultima 'il Vangelo e il comandamento nuovo di Gesù Cristo compiuto nel mistero pasquale'. Perciò - conclude - esorto gli studiosi e i Pastori ad aiutare tutti i fedeli ad accostarsi anche a queste pagine mediante una lettura che faccia scoprire il loro significato alla luce del mistero di Cristo" (42). “Agli ebrei Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: siete i "nostri ‘fratelli prediletti’ nella fede di Abramo, nostro patriarca. Certo, queste affermazioni non significano misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle istituzioni dell’Antico Testamento e meno ancora dell’adempimento delle Scritture nel mistero di Gesù Cristo, riconosciuto Messia e Figlio di Dio. Tuttavia, questa differenza profonda e radicale non implica affatto ostilità reciproca". “Traiamo, quindi, il nostro nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avuto un rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura”, scrive Benedetto XVI. “E’ bene che dove se ne veda l’opportunità si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto che favoriscano l’incremento della conoscenza reciproca, della stima vicendevole e della collaborazione anche nello studio stesso delle sacre Scritture”. “Desidero riaffermare ancora una volta - scrive - quanto prezioso sia per la Chiesa il dialogo con gli ebrei” (43). “Il ‘letteralismo’ propugnato dalla lettura fondamentalista in realtà rappresenta un tradimento sia del senso letterale che spirituale – scrive ancora il Papa nella "Verbum domini" – aprendo la strada a strumentalizzazioni di varia natura, diffondendo, ad esempio, interpretazioni antiecclesiali delle Scritture stesse”. (44) Il documento sottolinea anche “la centralità degli studi biblici nel dialogo ecumenico” (46).
Radio Vaticana, Apcom
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