giovedì 11 novembre 2010

Esortazione Apostolica 'Verbum Domini' (3). Verbum mundo: l'annuncio della Parola, l'impegno per la pace, le culture e il dialogo interreligioso

Nella terza parte del documento, "Verbum mundo", c’è l’appello a “rinvigorire nella Chiesa la coscienza missionaria”, nella consapevolezza “che quanto è rivelato in Cristo è realmente la salvezza di tutte le genti”. “Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna...esse sono per tutti...Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio...A noi la responsabilità di trasmettere quello che a nostra volta, per grazia, abbiamo ricevuto” (91-92). “Non si tratta di annunciare una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione” (93). Viene ribadito che la missione di annunciare la Parola di Dio è compito di tutti i battezzati. “Questa consapevolezza deve essere ridestata in ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e movimento ecclesiale”. Il Sinodo riconosce “con gratitudine” l’impegno dei movimenti ecclesiali nell’evangelizzazione (94). “In nessun modo – si afferma - la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale”. E’ necessario un “annuncio esplicito”: “La Chiesa deve andare verso tutti con la forza dello Spirito e continuare profeticamente a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche a rischio della persecuzione”. Il Papa rivolge con commozione il suo pensiero a tutti i perseguitati a causa di Cristo. In particolare, scrive, “ci stringiamo con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa...che in questo tempo rischiano la vita o l’emarginazione sociale a causa della fede...Nel contempo non cessiamo di alzare la nostra voce perché i governi delle Nazioni garantiscano a tutti libertà di coscienza e di religione, anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente” (95-98). Benedetto XVI ricorda inoltre come l’ascolto della Parola conduca ad un forte impegno a “rendere il mondo più giusto...È la stessa Parola di Dio a denunciare senza ambiguità le ingiustizie e promuovere la solidarietà e l’uguaglianza”. “L’impegno per la giustizia e la trasformazione del mondo è costitutivo dell’evangelizzazione”. “Certo – si ribadisce - non è compito diretto della Chiesa creare una società più giusta, anche se a lei spetta il diritto ed il dovere di intervenire sulle questioni etiche e morali che riguardano il bene delle persone e dei popoli. È soprattutto compito dei fedeli laici...intervenire direttamente nell’azione sociale e politica”. "Tante testimonianze nel Sinodo - sottolinea il Pontefice - hanno documentato i gravi e sanguinosi conflitti e le tensioni presenti sul nostro pianeta. A volte tali ostilità sembrano assumere l'aspetto del conflitto interreligioso. Ancora una volta - ribadisce - desidero ribadire che la religione non può mai giustificare intolleranza o guerre". “Ancora una volta – afferma il Papa - desidero ribadire che la religione non può mai giustificare intolleranza o guerre. Non si può usare la violenza in nome di Dio! Ogni religione dovrebbe spingere verso un uso corretto della ragione e promuovere valori etici che edificano la convivenza civile". Benedetto XVI ricorda ai cattolici di tutto il mondo, con le parole di San Paolo, che "Cristo è la nostra pace, colui che abbatte i muri di divisione". "Fedeli all'opera di riconciliazione compiuta da Dio in Gesù Cristo, crocifisso e risorto, i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà si impegnino - chiede il Papa - a dare esempi di riconciliazione per costruire una società giusta e pacifica". "Non dimentichiamo mai - raccomanda - che là dove le parole umane diventano impotenti, perchè prevale il tragico rumore della violenza e delle armi, la forza profetica della Parola di Dio non viene meno e ci ripete che la pace è possibile, e che dobbiamo essere noi strumenti di riconciliazione e di pace" (99-103). L’attenzione al mondo giovanile “implica il coraggio di un annuncio chiaro”. L'Esortazione Apostolica dedica un capitolo anche al problema degli immigrati, pur senza entrare nelle "questioni assai delicate riguardanti la sicurezza delle nazioni e l'accoglienza da offrire a quanti cercano rifugio, condizioni migliori di vita, salute e lavoro". "Un grande numero di persone, che non conoscono Cristo o che ne hanno un'immagine inadeguata, si insediano in Paesi di tradizione cristiana" ed "hanno il diritto - afferma Ratzinger - di ascoltare l'annuncio della salvezza, che viene loro proposto, non imposto". "Se sono cristiani - continua Benedetto XVI - necessitano di assistenza pastorale adeguata per rafforzare la fede ed essere essi stessi portatori dell'annuncio evangelico". "Consapevoli della complessità del fenomeno, è necessario - ricorda la "Verbum Domini" - che le diocesi interessate si mobilitino affinche' i movimenti migratori siano colti anche come occasione per scoprire nuove modalità di presenza e di annuncio e si provveda, a seconda delle proprie possibilità, ad un'adeguata accoglienza ed animazione di questi nostri fratelli perchè, toccati dalla Buona Novella, si facciano essi stessi annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo". Infine, i poveri: “La diaconia della carità, che non deve mai mancare nelle nostre Chiese, deve essere sempre legata all’annuncio della Parola e alla celebrazione dei santi misteri. La Chiesa non può deludere i poveri: ‘I pastori sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia’”. Viene quindi espresso anche il legame tra ascolto della Parola e salvaguardia del Creato (104-108). Il documento lancia un appello a un “rinnovato incontro tra Bibbia e culture”. “Vorrei ribadire a tutti gli operatori culturali – scrive il Papa - che non hanno nulla da temere dall’aprirsi alla Parola di Dio; essa non distrugge mai la vera cultura, ma costituisce un costante stimolo per la ricerca di espressioni umane sempre più appropriate e significative”. Inoltre, “va pienamente ricuperato il senso della Bibbia come grande codice per le culture”. Si auspica anche la promozione della conoscenza della Bibbia nelle scuole e università, “vincendo antichi e nuovi pregiudizi”. Si esprime apprezzamento, stima e ammirazione di tutta la Chiesa per gli artisti “innamorati della bellezza”, che si sono lasciati ispirare dai testi sacri, aiutando “a rendere in qualche modo percepibile nel tempo e nello spazio le realtà invisibili ed eterne”. Si sollecita “un impegno ancora più ampio e qualificato” nel mondo dei media rilevando il ruolo crescente di internet, “che costituisce un nuovo forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza, però, che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale” (109-113). Parlando di inculturazione si osserva che “non va scambiata con processi di adattamento superficiale e nemmeno con la confusione sincretista che diluisce l’originalità del Vangelo per renderlo più facilmente accettabile”. “La Parola divina...trasfigura i limiti delle singole culture creando comunione tra popoli diversi” (114-116). D’altra parte, “la Chiesa riconosce come parte essenziale dell’annuncio della Parola l’incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose dell’umanità, evitando forme di sincretismo e di relativismo” (117). “Riconosciamo che nella tradizione dell’Islam vi sono molte fi gure, simboli e temi biblici”, scrive il Papa. “In continuità con l’importante opera del Venerabile Giovanni Paolo II, auspico che i rapporti di fiducia, instaurati da diversi anni, fra cristiani e musulmani, proseguano e si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso. In questo dialogo, il Sinodo ha espresso l’auspicio che possano essere approfonditi il rispetto della vita come valore fondamentale, i diritti inalienabili dell’uomo e della donna e la loro pari dignità. Tenuto conto della distinzione tra l’ordine socio-politico e l’ordine religioso, le religioni devono dare il loro contributo per il bene comune” (118). Il Papa esprime quindi “il rispetto della Chiesa per le antiche religioni e tradizioni spirituali dei vari continenti” (119). Tuttavia, si sottolinea, “il dialogo non sarebbe fecondo se questo non includesse” il riconoscimento della “libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza” (120). La nostra epoca, conclude il Papa, “dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione”, perché “ancora oggi Gesù risorto ci dice ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura’” (122).

Radio Vaticana, Apcom, Agi