domenica 27 dicembre 2009

La visita alla mensa dei poveri della Comunità Sant'Egidio. Il Papa: vi sono vicino e vi voglio bene. Nessuno sia emarginato o abbandonato

Per la prima volta nella storia, un Papa visita la mensa dei poveri della Comunità di Sant'Egidio, pranzando con circa 150 clochard. Al termine della recita dell'Angelus, infatti, il Papa si è trasferito a bordo della vettura targata SCV1 alla mensa dei poveri. Nessun cambiamento nemmeno nel protocollo abituale del Pontefice che prima dell'ingresso nella struttura ha voluto salutare la folla, baciando i bambini e salutando le numerose persone che l'hanno accolto. È stato il primo 'bagno di folla' dopo l'aggressione di giovedì notte. E anche il primo banco di prova della sicurezza vaticana all'indomani dell'incidente nella Basilica di San Pietro.
"Quante persone provenienti da vari paesi segnati dal bisogno si ritrovano qui per cercare una parola, un aiuto, una luce. Impegnatevi perchè nessuno sia solo - ha affermato il Pontefice salutando la folla riunita davanti alla mensa a Trastevere - nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato". Un incontro semplice, intimo, familiare, e soprattutto gioioso quello di Benedetto XVI con gli ospiti e i volontari della Comunità di Sant’Egidio, in un luogo senz’altro significativo per la città, ma soprattutto carico di umanità, dove è possibile toccare con mano la presenza di Cristo nel fratello che ha fame e in colui che gli offre da mangiare, dove emerge il senso più profondo dell’amore cristiano, dove il messaggio del Natale risuona ogni giorno e la carità si palesa in gesti concreti.
Ecco quanto ha detto il Papa: “Attraverso gesti di amore di quanti seguono Gesù diventa visibile la verità che Dio per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore ("Deus caritas est", 17). Gesù dice: ‘ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi’ (Mt 25,35-36). E conclude: ‘tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me’ (v. 40). Ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce? E non solo amici, ma anche familiari”. A tavola con Benedetto XVI erano sedute 12 persone, tra questi una famiglia di zingari, un afghano sciita, un novantenne vedovo, un ragazzo di 25 anni in sedia a rotelle fin dalla nascita e abbandonato dalla famiglia. Con cordialità ed affetto il Papa durante il pranzo ha parlato con loro, ascoltato le loro storie difficili, qui in questo luogo dove non ci limita a sfamare gli affamati ma si serve la persona senza distinzioni di razza, religione e cultura. Qui dove oggi si respira una gioia particolare, frutto non di certo di cose materiali ma dello scoprirsi fratelli in Cristo Gesù. Ancora il Papa: "Cari Amici! E’ per me un’esperienza commovente di essere con voi, di essere qui nella famiglia di Sant’Egidio, di essere con gli amici di Gesù perché Gesù ama proprio le persone sofferenti, le persone con difficoltà e vuole averli come i suoi fratelli e sorelle. Durante il pranzo, ho ascoltato storie dolorose e cariche di umanità, anche la storia di un amore trovato qui: storie di anziani, emigrati, gente senza fissa dimora, zingari, disabili, persone con problemi economici o altre difficoltà, tutti, in un modo o nell’altro, provati dalla vita. Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene". Sono venuto tra voi nella Festa della Sacra Famiglia - ha detto poi Benedetto XVI - perché in un certo senso essa vi assomiglia.
"Anche la famiglia di Gesù, fin dai primi passi ha incontrato difficoltà, ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità, fu costretta ad emigrare in Egitto per la violenza del re Erode. Voi conoscete la sofferenza ma avete qui, qualcuno che si prende cura di voi, anzi, qualcuno qui ha trovato la sua famiglia grazie al servizio premuroso della Comunità di Sant'Egidio, che offre un segno dell’amore di Dio per i poveri. Qui oggi si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno".
Al termine del pranzo con gli oltre 150 ospiti, il Papa ha voluto personalmente offrire dei doni a tutti i bambini presenti: macchinine, bambole, puzzle, aeroplanini, libri, zainetti, sonagli, animali di peluche. I bimbi, dai 2 ai 7 anni, provengono dall'Africa, America Latina, Asia e dall'Europa in particolare da Romania, Bosnia e Serbia. Poi la visita nella scuola di italiano per i cittadini stranieri, all’interno della struttura; infine il saluto a quella folla festosa fatta di stranieri, anziani del quartiere, poveri troppo spesso emarginati, persone sole talvolta malate che il Papa ha voluto salutare quasi una per una, ribadendo che esiste una sola lingua capaci di unirci tutti: quella dell’amore.
La mensa di via Dandolo, a Trastevere, gestita dalla Comunità di Sant'Egidio, esiste dal 1998 come risposta ai numerosi clochard che ogni giorno bussano per avere un pasto caldo, una coperta, o un vestito con cui coprirsi. All'inizio aiutava circa 40 persone a settimana. Oggi offre assistenza a oltre 2mila persone a settimana. In media distribuisce 1.200 pasti al giorno, il 75% a stranieri, il restate a italiani. La mensa è aperta tre volte alla settimana: il mercoledì, il venerdì, il sabato dalle 17 alle 20. Ogni anno vengono forniti 150mila pasto. Nel menu c'è sempre una scelta tra due primi e due secondi e sono esclusi maiale e vino, per andare incontro alle esigenze di eventuali persone di fede islamica.

Apcom, Radio Vaticana


Il saluto di Benedetto XVI al 'Family Day' di Madrid: la famiglia la migliore scuola per imparare a vivere i valori che danno dignità alla persona

La famiglia è "fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna": occorre "salvaguardarla e sostenerla perchè è di fondamentale importanza per il presente e il futuro dell'umanità". È l'appello di Papa Benedetto XVI lanciato all'Angelus domenicale, rivolgendo un saluto particolare alle migliaia di fedeli che si trovano in piazza de Lima a Madrid per assistere al 'Family Day' organizzato nel giorno della festa della Santa Famiglia e intitolato "Il futuro dell'Europa passa per la famiglia". "Dio essendo venuto al mondo nel seno di una famiglia, mostra che questa istituzione è un cammino sicuro per incontrarlo e conoscerlo... Quindi uno dei più importanti servizi che noi cristiani possiamo rendere agli altri è offrire la nostra testimonianza, serena e ferma, della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, salvaguardandolo e promuovendolo, essendo tale istituzione di somma importanza per il presente e il futuro dell’umanità. In effetti, la famiglia è la migliore scuola nella quale si impara a vivere quei valori che danno dignità alla persona e fanno grandi i popoli. In essa, inoltre, si condividono i dolori e le gioie, sentendosi tutti avvolti dall’amore che regna in casa per il solo fatto di essere membri della stessa famiglia. Chiedo a Dio che nei vostri focolari si respiri sempre questo amore di totale dedizione e fedeltà che Gesù ha portato nel mondo con la sua nascita, alimentandolo e rafforzandolo con la preghiera quotidiana, la pratica costante delle virtù, la reciproca comprensione e il mutuo rispetto”.

Apcom, Radio Vaticana

L'Angelus della Santa Famiglia di Nazaret. Il Papa: Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione

E' un inno al valore e alla tutela della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna l'Angelus che questa mattina il Papa ha recitato dalla finestra del suo studio privato nella Festa della Santa Famiglia di Nazaret. Prendendo spunto proprio dall'esempio di Maria e Giuseppe, Benedetto XVI ha ricordato come in questo senso "la famiglia umana è diventata icona di Dio. Dio è Trinità, è comunione d'amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione", ha detto davanti a migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro. "L'uomo e la donna creati ad immagine di Dio - ha sottolineato - diventano nel matrimonio 'un'unica carne', cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana è dunque icona della Trinità sia per l'amore interpersonale, sia per la missione di procreare la vita". Benedetto XVI ha commentato quindi il Vangelo odierno di Gesù dodicenne che rimane nel Tempio, a Gerusalemme, all’insaputa dei suoi genitori. Alla Madre che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde che deve occuparsi delle cose del Padre suo. “Domandiamoci: da chi aveva appreso Gesù l’amore per le ‘cose’ del Padre suo? Certamente, come Figlio, ha avuto un'intima conoscenza di Dio, una profonda relazione personale, permanente, con suo Padre, ma nella sua cultura concreta ha certamente imparato le preghiere, l'amore del Tempio e delle istituzioni d'Israele dai suoi genitori. Dunque, possiamo affermare che la decisione di Gesù di rimanere nel Tempio era soprattutto frutto della sua intima relazione col Padre ma anche frutto dell’educazione ricevuta da Maria e da Giuseppe”. Il Papa ha invitato inoltre i genitori a una educazione cristiana. "La famiglia cristiana - ha affermato - è consapevole che i figli sono dono e progetto di Dio. Pertanto, non li può considerare come proprio possesso, ma, servendo in essi il disegno di amore del Padre, è chiamata ad educarli alla libertà più grande, che è proprio quella di dire 'sì' a Dio per fare la sua volontà". Il Papa ha infine affidato a Maria "tutte le famiglie" pregando "in particolare per la loro preziosa missione educativa". Infine, il Papa si è rivolto ai pellegrini italiani riuniti in Piazza San Pietro: “In questa domenica della Santa Famiglia rivolgo un caloroso saluto a tutte le famiglie di Roma e d’Italia, con una preghiera speciale per quelle che attraversano maggiori difficoltà. Il Signore vi benedica!”

Apcom, Radio Vaticana

LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

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