mercoledì 26 maggio 2010

Il Papa in Portogallo. Saraiva Martins: nel mistero di Fatima la sofferenza della Chiesa che deve identificarsi con Cristo, anche lui perseguitato

Alla visione affidata dalla Madonna ai tre pastorelli di Fa­tima è necessario "dare u­na dimensione ecclesiale", perché se è vero che essa si è adempiuta storicamen­te nell’attentato a Giovan­ni Paolo II è anche vero che deve "essere applica­ta a tutta la Chiesa e alla sua sofferenza". A sottoli­nearlo è il cardinale por­toghese José Saraiva Mar­tins, prefetto emerito del­la Congregazione delle Cause dei Santi in un’in­tervista al L’Osservatore Romano nella quale trac­cia un bilancio del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Porto­gallo. Soffermandosi sui due pastorelli beatificati 10 anni fa e ricordati da Papa Rat­zinger nel suo viaggio, il porporato sottolinea che la loro santità è caratteriz­zata da "una pietà profon­da, una devozione ferven­te alla santissima Trinità, alla Madonna e all’Eucari­stia. Parlando di eroicità – aggiunge Saraiva Martins –, risalta come ognuno di loro era disposto a dare la vita piuttosto che menti­re". E sul mistero di Fatima il cardinale ricorda l’impor­tanza di applicare anche una dimensione ecclesia­le nella sua interpretazio­ne: "La Chiesa per sua na­tura non può trovarsi in u­na condizione priva di sof­ferenza, perché deve iden­tificarsi con Cristo – sotto­linea il cardinale –. Infatti, essa non è altro che Gesù stesso incarnato in una co­munità, che continua la sua missione attraverso i secoli. La sofferenza entra nella vita normale della Chiesa. Gesù ha detto: se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi – conclude il porpora­to –. Certe campagne che si stanno facendo contro la Chiesa sono delle per­secuzioni vere e proprie".

Avvenire