Zenit
domenica 12 luglio 2009
'Caritas in veritate'. Padre Lombardi: l'Enciclica del Papa e la logica del dono come via per risolvere gli squilibri della terra
Nell'Enciclica "Caritas in veritate", Benedetto XVI mostra la via per uscire dalla crisi globale e intavolare relazioni economiche basate sulla fraternità, afferma il portavoce della Santa Sede. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha sintetizzato il contributo offerto dalla terza Enciclica di questo Pontificato con tre parole, "sviluppo, gratuità e speranza", nell'editoriale dell'ultimo numero di "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano. Il testo papale, rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, secondo il portavoce cerca, tra le altre cose, di "ritrovare il coraggio per progettare il futuro dell'umanità, non con le illusioni delle ideologie tramontate, ma con la libertà di raccogliere in un'ampia sintesi dinamica tutti gli elementi offerti dall'esperienza negativa e positiva dei popoli, dalle riflessioni delle diverse discipline, dalla fatica della ragione". "Tutto ciò resterebbe velleitario e sterile senza il soffio vivo che le offre l'ispirazione delle fede", aggiunge. Come affermazione centrale del documento, il sacerdote riporta una frase che appare al numero 34: "La carità nella verità pone l'uomo davanti alla stupefacente esperienza del dono - dice il Papa -. La gratuità è presente nella sua vita in molteplici forme...L'essere umano è fatto per il dono, che ne esprime e attua la dimensione di trascendenza". Secondo il portavoce vaticano, "la logica del dono e della gratuità è la chiave di quella 'fraternità' in cui il Papa vede profilarsi le vere soluzioni dei drammatici problemi della famiglia umana al tempo della globalizzazione". Tra queste sfide, segnala "il persistere degli squilibri e della fame, ma anche il degrado culturale e spirituale che attenta alla dignità della persona umana vittima di dinamiche economiche esclusivamente utilitaristiche o di una ideologia del potere illimitato della tecnica". "La crisi per cui giustamente oggi si affannano con noi i potenti della terra, e di cui i poveri portano gli effetti più duri, deve essere occasione per guardare più profondamente chi siamo e dobbiamo essere - fratelli chiamati ad amare e donare - e dove dobbiamo andare - al di là dell'orizzonte chiuso e cieco della materia". "Se no, la globalizzazione non diventerà una opportunità di vita, ma una spirale e un intreccio di schiavitù sempre più drammatiche", conclude.