Adnkronos
lunedì 7 settembre 2009
Messori: il no di Benedetto XVI al 'federalismo clericale'. Non un regolamento di conti tra cardinali ma una strategia di lungo respiro del Papa
Le dimissioni di Dino Boffo da direttore di Avvenire e il caso che si è creato attorno a questa vicenda potrebbero rivelarsi ''un boomerang politico''. Lo sostiene Vittorio Messori in un articolo sul Corriere della Sera di domenica 6 settembre, nel quale fa alcune osservazioni che delineano un quadro più generale. ''Una Cei che aveva un parterre moderato, non ostile all'attuale governo, parla ora (come Boffo nella sua lettera) di ''un oscuro blocco di potere laicista'' che, dall'interno della maggioranza, aggredirebbe la Chiesa - fa notare - La rivelazione, così brutale, dei possibili ''peccatucci'' del direttore è stata presentata come un'operazione anticristiana. E il prossimo responsabile del quotidiano sarà obbligato a una politica meno conciliante con questo governo di quella del suo sfortunato predecessore, noto per la sua moderazione, se non addirittura per un penchant per il centrodestra. ''Quanto ai molti discorsi, innescati dal caso Boffo, su dissidi e antagonismi tra Segretario di Stato e Presidente della Cei: al di là della diversità di temperamenti e di prospettive (peraltro assai meno accentuata di quanto spesso si affermi), il problema va ben oltre le persone - prosegue Messori - Già molti anni fa, in "Rapporto sulla fede", Joseph Ratzinger affermava che le più che 100 Conferenze Episcopali del mondo non hanno base teologica, non fanno parte della struttura divina della Chiesa. Questa, osservava, non è una Federazione di Chiese nazionali, dove si converga solo sui grandi principi del Credo. Il potere dei ''piccoli vaticani'' sparsi nei cinque continenti, uno per ciascuna nazione, va ridimensionato. Pietro è uno solo. E sta a Roma. Divenuto Papa, l'allora cardinale prefetto del Sant'Uffizio ha cominciato a provvedere. Sta qui il motivo del cortese ma fermo avvertimento di Bertone, il suo ''primo ministro'', a Bagnasco, rappresentante della ''Chiesa nazionale italiana''. ''Rispetto e fiducia, si intende, ma le grandi linee di governo vengono avocate a sè dal Vertice della Chiesa. Non è in atto un regolamento di conti tra cardinali (malgrado le attuali difficoltà dell'arcivescovo di Genova per il caso dell'uomo-media ereditato da Ruini), è in atto semmai una strategia di lungo respiro di Benedetto XVI per contrastare un per lui inaccettabile 'federalismo clericale''', conclude Messori.