SIR
mercoledì 10 marzo 2010
Il Papa in Terra Santa. Mons. Sayegh: resta vivo nella popolazione della Giordania il suo volto semplice e felice, anche nel mondo musulmano
A poco meno di un anno dal viaggio di Benedetto XVI in Giordania, nel maggio 2009, “il ricordo del Pontefice, il suo volto semplice e felice, resta vivo nella popolazione. Chi lo aveva descritto, sbagliando, come un Papa severo, tradizionalista, si è dovuto ricredere. Anche il mondo musulmano giordano ha scoperto il vero volto di Benedetto XVI. Il viaggio è stato una benedizione per tutta la Giordania”. Mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini per la Giordania, in una intervista all'agenzia SIR, parla del pellegrinaggio che ha portato Benedetto XVI in Giordania, Israele e Territori palestinesi. Tra i frutti principali il rafforzamento del dialogo interreligioso. “I cristiani – spiega il vicario – in Giordania non vivono in un ghetto ma in quanto cittadini giordani vivono nella pienezza della loro cittadinanza. I rapporti sono ottimali non solo con le autorità di Governo ma anche con le varie tribù”. Tuttavia, riconosce mons. Sayegh, “un certo fondamentalismo è in crescita”, sebbene sia limitato “a qualche scuola integralista che educa i suoi al rifiuto dell’altro, tanto più se cristiano”. La Chiesa giordana, forte dell’incoraggiamento del Papa, continua adesso la sua opera nel campo dell’istruzione, “terreno comune su cui cristiani e musulmani possono implementare l’amicizia e la reciproca conoscenza” e a favore dei più deboli, come i disabili, lavorando “insieme ai musulmani; questa testimonianza è la migliore risposta che si può dare al fondamentalismo islamico”. Per il futuro lo sguardo è al Sinodo per il Medio Oriente di ottobre: “Abbiamo distribuito i Lineamenta ai parroci perché diano le risposte alle domande in essi contenute. Le nostre Chiese locali – conclude mons. Sayegh – stanno pregando e lavorando alacremente, sacerdoti, religiosi e laici insieme, per fornire utili strumenti di riflessione per poter celebrare questo Sinodo nel modo migliore possibile. E questo rinnovato impegno è un’altra eredità lasciataci dalla visita del Santo Padre”.