Zenit
mercoledì 16 giugno 2010
Joseph Ratzinger e i Mondiali di calcio: avvenimento con cui si tocca qualcosa di radicalmente umano, che unisce attraverso l'obiettivo comune
Benedetto XVI, quando non era ancora Papa, ha scritto di calcio, interessato all'enorme impatto che hanno eventi come i Mondiali. "Con la sua periodicità di quattro anni, il Campionato Mondiale di Calcio dimostra di essere un avvenimento che attira centinaia di milioni di persone", riconosceva il card. Joseph Ratzinger in un testo scritto negli anni ottanta, ora consultabile sul portale della rivista Humanitas, www.humanitas.cl, della Pontificia Università Cattolica del Cile. "Non c'è quasi alcun altro avvenimento sulla terra che abbia una ripercussione di simili proporzioni - aggiungeva -. Il che dimostra che con questo si sta toccando qualcosa di radicalmente umano, e bisogna chiedersi dove si trova la base di questo potere". Lo scritto venne raccolto nel 1985 in un testo intitolato "Suchen was droben ist", "Cercare ciò che sta in alto". L'allora cardinale sottolineava che, "come gioco di squadra, il calcio obbliga a un ordinamento di ciò che è proprio all'interno dell'insieme; unisce attraverso l'obiettivo comune: il successo e l'insuccesso di ciascuno sono basati sul successo e sull'insuccesso dell'insieme". "Il calcio insegna uno scontro pulito in cui la regola comune alla quale il gioco si sottomette continua ad essere ciò che unisce e vincola anche nella posizione di avversari". In conformità al titolo della raccolta, l'autore concludeva che "la libertà vive della regola, della disciplina che impara l'agire congiunto e lo scontro corretto, l'essere indipendente dal successo esteriore e dall'arbitrarietà, e in questo modo arriva ad essere realmente libero".