giovedì 15 luglio 2010

Mons. Franceschini: sull'omicidio di mons. Padovese è caduto il silenzio, aspettiamo di conoscere la verità. La Chiesa qui è forte ma soffrirà ancora

"È caduto il silenzio su questo tragico avvenimento e per questo sono un po’ rattristato. Da fonti locali ho saputo che il ragazzo è stato ricoverato ad Adana, per questa ‘pretesa’ malattia mentale, e che si prospetta una facile guarigione in quanto non sarebbe stato riscontrato nulla di grave. Speriamo che il futuro non sia come quello di don Andrea Santoro, ovvero che ci sia una facile assoluzione di tutto!”. A parlare da Smirne, diocesi di cui è arcivescovo, è mons. Ruggero Franceschini, che dopo la tragica morte di mons. Luigi Padovese (nella foto con Benedetto XVI), ucciso da suo autista, Murat Altun, a Iskenderun il 3 giugno, ha assunto per mandato della Santa Sede anche la responsabilità del vicariato apostolico di Anatolia. "Siamo sereni – afferma in un’intervista all'agenzia SIR – ho trovato una Chiesa forte, dopo le prime burrasche, non ho visto animosità, il perdono è stato concesso senza problemi. Sappiamo che la Chiesa per andare avanti in questi luoghi dovrà soffrire ancora, ma nessuno ha avuto l'idea, dopo lo scoraggiamento iniziale, di lasciare, di partire. Oggi più che mai sono desiderosi di restare e di dare una mano". Sulle tante ipotesi formulate sulla morte di mons. Padovese, l’arcivescovo di Smirne non ha dubbi: “Mi dispiace che la gente sia imbottita di falsità. Mi dispiacerebbe che per mons. Padovese, persona limpida, prevalesse il motivo passionale, assolutamente da escludere anche per le prove scientifiche. Bisogna cancellare anche il fatto della labilità della persona, che pure c’è. Sarebbe piuttosto utile indagare perché si usano spesso persone labili, che da sole non sarebbero capaci di gesti come questo. Su altre ipotesi ho delle idee del tutto personali che tengo per me. Di concreto c'è che aspettiamo di conoscere la verità su questa morte. Mi fa soffrire questa attesa nel silenzio". Nell’intervista all'agenzia SIR, mons. Franceschini parla anche della chiesa di San Paolo a Tarso, della libertà religiosa, invocando una reciprocità “dei buoni rapporti umani” e dei 50 anni dell’istituzione delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Turchia.