Il Papa all'ambasciatore dell'Ecuador: non si può rimanere neutrali di fronte alle aspirazioni dell'uomo o indifferenti nel lottare per la giustizia
I vescovi “sono consapevoli di non dover entrare nel dibattito politico, proponendo soluzioni concrete o imponendo il proprio comportamento. Però non possono nemmeno rimanere neutrali di fronte ai grandi problemi o alle aspirazioni dell’essere umano, né rimanere indifferenti quando è il momento di lottare per la giustizia”: lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, parlando all’ambasciatore dell’Ecuador Luis Dositeo Latorre Tapia (foto), durante la presentazione delle Lettere credenziali. “Con il dovuto rispetto per la pluralità di opzioni legittime, il loro ruolo consiste piuttosto nell'illuminare con il Vangelo e con la Dottrina sociale della Chiesa le menti e le volontà dei fedeli, affinché scelgano con responsabilità le decisioni volte all'edificazione di una società più armoniosa e ordinata”. Quanto alla realtà dell'Ecuador, Benedetto XVI ne ha sottolineato la “filigrana di rare bellezze paesaggistiche” e la “serie di qualità che contraddistinguono gli ecuadoriani, gente ospitale e operosa, che riconosce che non c'è progresso giusto né bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro totalità di anima e corpo”. A questo proposito, ha ricordato che “la storia insegna che ignorare o distorcere questa verità sull'uomo conduce spesso a ingiustizie e a totalitarismi”. “Le autorità ecuadoriane – ha affermato il Papa – presteranno un grande servizio al Paese contribuendo all’insigne patrimonio umano e spirituale, da cui trarre energie e ispirazione per continuare a costruire i pilastri di ogni comunità umana degna di questo nome, come la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale, la libertà religiosa, la libera espressione del pensiero, così come la altre libertà civili, per realizzare una autentica condizione di vera giustizia sociale”. Tutto ciò “a partire dall’appoggio e tutela, anche in termini giuridici ed economica, della cellula originaria della società, che è solo la famiglia fondata sull’unione matrimoniale tra uomo e donna”. Importanti, secondo il Papa, sono anche i programmi per “sradicare la disoccupazione, la violenza, l’impunità, l’analfabetismo, la corruzione”. A proposito della riforma educativa di cui sta discutendo molto in Ecuador, il Papa è intervenuto ricordando l’impegno della Chiesa “nell’istruzione dei bambini e dei giovani” soprattutto “nelle regioni più isolate e povere della nazione”. “E’ giusto non ignorare questo arduo compito ecclesiale – ha sottolineato Benedetto XVI -, esempio di una sana collaborazione con lo Stato. Anzi, la comunità cristiana desidera continuare a porre la sua vasta esperienza in questo campo al servizio di tutti”. “Perciò è pronta a collaborare all'elevazione del livello culturale, che costituisce una sfida prioritaria per il retto progresso umano, il che esige allo stesso tempo quella libertà senza la quale l'educazione smetterebbe di essere tale”. Sul tema dell'istruzione, il Pontefice ha anche sottolineato che “l'identità più profonda della scuola e dell'università non si esaurisce nella mera trasmissione di dati e d'informazioni utili, ma risponde alla volontà di infondere negli studenti l'amore per la verità, affinché li conduca verso quella maturità personale con cui dovranno esercitare il loro ruolo di protagonisti dello sviluppo sociale, economico e culturale del Paese”. L’autorità pubblica, ha precisato, “deve garantire il diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose e i propri criteri etici”. In questa prospettiva, “è importante che l’autorità pubblica rispetti l’identità specifica e l’autonomia delle istituzioni educative e dell’università cattolica, in sintonia con il modus vivendi sottoscritto più di settanta anni fa tra Repubblica dell’Ecuador e Santa Sede. D’altra parte, in virtù dei diritti educativi, i genitori devono poter contare sulla libertà di educazione promossa anche all’interno delle istituzioni scolastiche statali, dove la legge continuerà a garantire l’insegnamento della religione”. Nel suo saluto al Papa, riportato da L'Osservatore Romano, l'ambasciatore ecuadoriano ha ricordato che il Governo del suo Paese sta operando “in costante coordinamento con i pastori della Chiesa, per promuovere e difendere la dignità di tutti gli ecuadoriani dentro e fuori del Paese, ognuno nel proprio ambito di competenza”. “Nell'ambito educativo, è cresciuta l'attenzione ai settori più bisognosi della società”, “nel campo della salute, si stanno compiendo considerevoli sforzi per soddisfare i bisogni, sul piano sia della prevenzione sia della cura, degli ospedali pubblici dotandoli di tecnologie avanzate e di un maggior numero di medici nelle diverse specializzazioni”, “si stanno inoltre migliorando le infrastrutture e costruendo nuovi centri sanitari nei villaggi e nelle zone di frontiera”, ha riconosciuto. Il diplomatico ha quindi sottolineato che per l'Ecuador “è particolarmente importante il sostegno morale da parte della Chiesa universale all'iniziativa Yasuní ITT (Ishpingo-Tambococha-Tiputini), che intende non estrarre una quantità di petrolio corrispondente a più di ottocento milioni di barili, sebbene la sua estrazione produrrebbe un'entrata di circa settemiladuecento milioni di dollari, di cui il Paese avrebbe realmente bisogno”. “Consapevole che la vita umana è altrettanto, anzi più importante di qualsiasi ricchezza che possiamo generare, il mio Governo è disposto a rinunciare a un simile beneficio, in cambio di un indennizzo, da parte della comunità internazionale, di almeno il cinquanta per cento dell'entrata che queste riserve produrrebbero. Tale sacrificio eviterebbe anche di inquinare il pianeta con oltre quattrocento milioni di tonnellate metriche di biossido di carbonio”. “Santissimo Padre, il suo sostegno morale a tale iniziativa svolgerà un ruolo decisivo nella scelta da parte di molti Stati, organizzazioni e singole persone di sostenere economicamente il progetto, che è in sintonia con la dottrina sociale della Chiesa, sull'esempio di Cristo, che è venuto a darci vita, vita in abbondanza”, ha concluso.