I responsabili dello Ior "prendono atto" delle motivazioni addotte dal Tribunale del Riesame per la conferma del sequestro preventivo del deposito Ior e "le approfondiscono con i loro legali". In ogni caso, sottolinea in una nota il direttore della Sala Stampa del Vaticano padre Federico Lombardi, "i responsabili dello Ior confermano la volontà di proseguire sulla linea di trasparenza di tutte le operazioni finanziarie già indicata nel Comunicato della Segreteria di Stato del 21 settembre scorso" e "confidano di poter offrire al più presto tutti i chiarimenti richiesti nelle sedi e agli organismi competenti". La banca del Vaticano non ha rispettato la normativa antiriciclaggio, effettuando operazioni prive di trasparenza e tracciabilità. Sono le motivazioni con cui il tribunale del Riesame di Roma ha confermato il sequestro di 23 milioni di euro depositati in un conto del Credito Artigiano. La somma sequestrata allo Ior doveva essere trasferita alla Jp Morgan di Francoforte e a un'agenzia della Banca del Fucino di Roma. "Lo Ior - si legge nel documento del collegio - non ha comunicato per chi intendesse eseguire le operazioni, né natura e scopo delle stesse". Il tribunale ha ricordato che lo Ior "deve considerarsi, a tutti gli effetti, una banca estera extracomunitaria esclusa dall'elenco dei paesi che hanno regime antiriciclaggio equivalente agli standard vigenti nei Paesi dell'Unione Europea". Per tale ragione, si legge nel documento "lo Ior deve uniformarsi ai criteri di trasparenza e tracciabilità delle operazioni compiute con Banche italiane", imposti dalla normativa antiriciclaggio la cui violazione è sanzionata penalmente. Nell'inchiesta sono indagati il presidente dell'istituto opere di religione, Ettore Gotti Tedeschi (nella foto con Benedetto XVI) e il direttore generale Paolo Cipriani.